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martedì 30 aprile 2024

La corona del re


JOSÉ EMILIO PACHECO

UNA MANCIATA DI POLVERE

Volevamo tutti la corona del re
Nessuno riusciva a trovarla in mezzo al frastuono della guerra.

Ci siamo impegnati in quella ricerca.
Eravamo tanto assetati di sangue da disgustare le bestie.

Secoli dopo, quando trovai la corona,
Vidi che era solo una manciata di polvere.

(da El Cultural, 13 novembre 2009)

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Il potere – ambito, ricercato con mezzi leciti e talvolta illeciti – è effimero, dice il poeta messicano José Emilio Pacheco in questo breve apologo pubblicato pochi giorni prima che ricevesse il Premio Cervantes. Come tutte le cose umane si ridurrà in polvere.

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IMMAGINE GENERATA CON INTELLIGENZA ARTIFICIALE

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Gli uomini, così come sono, sono naturalmente inclini a perseguire il denaro o il potere, e il potere perché vale quanto il denaro.
RALPH WALDO EMERSON

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José Emilio Pacheco Berny (Città del Messico, 30 giugno 1939 - 26 gennaio 2014), scrittore, poeta, saggista e traduttore messicano. Fu parte integrante della Generazione dei ‘50. La sua poesia concentra l’attenzione sulla storia, sulla ciclicità del tempo, sull’universo dell’infanzia e sulla vita nel mondo moderno.


lunedì 29 aprile 2024

Il tuo segno


IDEA VILARIÑO

LA METAFORA

Bruciami ho detto
e ho ordinato bruciami
e lo porterò
- ed è per sempre -
quel segno
il tuo segno
quella metafora

Madrid, 1989

(da Canzoni, 1993)

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Le poesie d’amore di Idea Vilariño sono lampi, emozioni veloci vergate sul primo pezzo di carta trovato sottomano così da non perdere l’immediatezza del sentimento, la sua urgenza. Ed è la qualità a contare più che la quantità, l’intensità dell’amore più che la sua durata: “Forse abbiamo avuto solo sette notti / non lo so / non le ho contate / come avrei potuto. / Forse non più di sei / o erano nove. / Non lo so / ma valevano / come l'amore più lungo”.

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MICHAEL CARSON, "LENTAMENTE"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Senza di lui / qui / senza di lui. / Il suo fuoco sussurra.
IDEA VILARIÑO, Canzoni

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Idea Vilariño Romani (Montevideo, 18 agosto 1920 – 28 aprile 2009), poetessa, saggista e critica letteraria uruguaiana. Appartenne al gruppo della Generazione del ‘45 con Juan Carlos Onetti e Mario Benedetti. Le sue poesie sono spesso caratterizzate da una introspezione intima. Pur accettando i premi conferiti, rifiutò di rilasciare interviste, di fare promozione ai propri libri e di commentare la sua poetica.


domenica 28 aprile 2024

L’uomo come uomo


RYSZARD KAPUŚCIŃSKI

ANNOTANDO UN’IDEA

Eh sì, c'è voluto molto tempo
prima che imparassi a pensare
all'uomo come uomo,
che scoprissi questo modo di pensare ,
e intraprendessi questa strada
in questa direzione salvifica
e quando parlavo dell'uomo
o pensavo a lui
smettevo di fare domande
del tipo Se è bianco o nero ,
anarchico o monarchico,
seguace della moda o del vecchio stile ,
se è dei nostri o degli altri,
e ho cominciato a chiedermi
cosa c'è di umano in lui
e se c'è qualcos’altro,
e mi sono anche chiesto se essere uomo
è qualcosa di ovvio che accade perché sì
o se devi provarci continuamente ,
insistere con costanza
risvegliare in te stesso il desiderio di essere un uomo
e da allora ho cominciato a cercarlo
nella sua specificità,
nella sua unicità,
volevo avvicinarmi,
soprattutto avvicinarmi ad esso in me,
nel mio intimo,
avrei voluto che esistesse in me senza etichette,
segni, bandiere,
senza tomahawk,
senza un pennacchio di piume
che abbandonasse la sua tromba di latta.

(da Ho scritto sulla pietra, 2007)

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Per praticare il giornalismo, prima di tutto, devi essere una brava persona. Le persone cattive non possono essere buoni giornalisti. Solo chi è buono cerca di comprendere gli altri, le loro intenzioni, la loro fede, i loro interessi, le loro difficoltà, le loro tragedie”: questo era il punto di vista di Ryszard Kapuściński, giornalista, reporter e poeta polacco. Accostarsi all’altro in quanto essere umano, mettersi nei suoi panni, ricercare in se stessi quel tratto comune.


FOTOGRAFIA © NEWSMUSEUM

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Ho paura di un mondo senza valori, senza sensibilità, senza pensiero. Un mondo dove tutto è possibile.
RYSZARD KAPUŚCIŃSKI

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Ryszard Kapuściński (Pinsk, Bielorussia, 4 marzo 1932 – Varsavia, 23 gennaio 2007),  giornalista, scrittore e saggista polacco. Corrispondente dall'estero (1962-81) dell'Agenzia di stampa polacca, ha saputo unire alla lucidità di osservazione del giornalista la profondità di riflessione e di analisi psicologica, il gusto per la metafora, l'affabulazione del grande narratore.


sabato 27 aprile 2024

Bella in jeans


JACOBO RAUSKIN

LEI È COSÌ BELLA

1

Qualsiasi vento che dura
è perduto finché dura.
Come una brezza piumata,
l'amore soffia, se ritorna.

2

Proprio perché è esile,
credo in questa mia speranza.

Solo perché è esile
e perché mi ama qui,

senza dirmi nulla, vivendo
con me le sue ore di oggi

e un sentimento che è ancora musica
ed è amore che ritorna.

3

Bella, in jeans, con i gelsomini
in entrambe le mani vicinissime
per lasciarli lì,
sul tavolo o sul letto.
Mangiare un po', dormire,
interrompere il sonno,
scambiarci i corpi.
A volte, quando ci svegliamo,
c'è la musica e c'è la pigrizia.
Così
piace al vento nella casa aperta.

4

Io e lei parliamo della pioggia
come parliamo di un amico.
E poi non diciamo una sola parola,
ma lei ha occhi che chiedono chissà cosa
e si mette una mano sulla testa e trova la pioggia,
si tocca le guance
e trova la pioggia in gocce ancora più minute.

5

Lontano dal mondo e dalle sue chimere.
Cioè, molto vicino a me.

Bellissimo con la freschezza della pioggia.
Bello come l'estate quando piove sui fiori.

Niente, niente vestiti.
La nudità si adatta perfettamente al corpo.

6

Per un po' guardo il cielo
credendo di guardare
un giardino stellato.
E la vedo accanto a me.

(da Gli anni nel vento, 2008)

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Un’amata che c’è ma non c’è. La donna assente – in questi versi del poeta paraguaiano Jacobo Rauskin – permane come una speranza, un’illusione che percorre tutta la poesia per poi manifestarsi nella morgana di un sentimento che ancora è vivo e che continua a risuonare: “Oggi canto almeno la gioia / di ricordarti per un attimo / come la pioggia di un giorno, // di una giornata intera, di tanti / e bellissimi giorni di pioggia / che sono un giorno solo, uno”.

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SERGE MARSHENNIKOV, "QUEL SORRISO"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Cerca e cerca l’amore una parola / e la incontra al confine del silenzio.
JACOBO RAUSKIN

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Jacobo A. Rauskin (Villarrica, 13 dicembre 1941),  poeta paraguaiano. Ha iniziato a pubblicare negli anni '60, ricevendo il Premio Nazionale di Letteratura 2007. Insegnante emerito di Letteratura all'Università Cattolica di Asunción, è membro della Royal Spanish Academy.


venerdì 26 aprile 2024

Il ricordo di un profumo


PAUL CLAUDEL

NEL CUORE DELLA PEONIA BIANCA

Nel
cuore
della peonia bianca
non c’è un colore
Ma il ricordo di un
colore
non c’è un profumo
ma il ricordo di un
profumo

(da Cento frasi per ventagli, 1942)

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Dal 1921 al 1927 il poeta e drammaturgo Paul Claudel fu ambasciatore francese a Tokyo. La cultura giapponese gli permise di venire a contatto con gli haiku e di mettere a punto quella teoria sulla respirazione poetica che aveva teorizzato nell’Arte poetica del 1907. Le peonie sono belle ed effimere: il giardino giapponese, conforme alla visione buddista dell'impermanenza, “riflette il ritmo delle stagioni, il sentimento dell'effimero, l'ordine cosmico” annota Claudel. E allora ecco “Un profumo / che per sentirlo / bisogna / chiudere / gli occhi”.

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ZBIGNIEW KOPANIA, "PEONIE"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

La poesia non è fatta di queste lettere che pianto come chiodi, ma del bianco che resta sulla carta.
PAUL CLAUDEL, Cinque grandi odi

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Paul Claudel (Villeneuve-sur-Fère, 6 agosto 1868 – Parigi, 23 febbraio 1955), poeta, drammaturgo e diplomatico francese. È stato uno degli esponenti maggiori del rinnovamento cattolico verificatosi nella letteratura francese del XX secolo. Ne derivò una poetica che è in fondo un appello all'ordine classico.


giovedì 25 aprile 2024

Oltre l’amore


FRANCO FORTINI

SAGGEZZA

C’era una donna che sola ho amata
Come nei sogni si ama se stessi
E di bene e di male l’ho colmata
Come gli uomini fanno con se stessi.

Essa era quella che avevo voluta
Per essere chiamato col mio nome:
E lo diceva, quando l’ho perduta.
Ma forse quello non era il mio nome.

E vo per altre stagioni e pensieri
Altro cercando al di là del suo viso;
Ma più mi stanco per nuovi sentieri
Sempre più chiaro conosco il suo viso.

Forse è vero, e i più savi l’hanno scritto:
Oltre l’amore c’è ancora l’amore.
Si sperde il fiore e poi si vede il frutto:
Noi ci perdiamo e si vede l’amore.

(da Foglio di via e altri versi, Einaudi, 1946)

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In quartine rimate il poeta fiorentino Franco Fortini descrive un amore ormai concluso – una donna che frequentò prima del 1941. L’accettazione della fine dii questa storia, la meditazione di chi trae un bilancio del passato, è la saggezza del titolo, ma anche la consapevolezza che, come dissero altri saggi, l’amore sopravvive a se stesso.

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TARYN DAY, "GIOVANE STANCO DELLA SUA CITTÀ"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Io credevo d’amarvi / E voi d’essere amata, se mirarvi / Se sperare di voi / Era amore, se accanto / A voi fioriva ogni mia pena in canto.
FRANCO FORTINI, Foglio di via e altri versi

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Franco Fortini, nato Franco Lattes (Firenze, 10 settembre 1917 – Milano, 28 novembre 1994), poeta, critico letterario, saggista e intellettuale italiano. La sua poesia è testimonianza anche ideologica delle lotte di classe del primo dopoguerra, voce progressista e coscienza critica del fallimento degli ideali.


mercoledì 24 aprile 2024

A quest’incontro


SUSANA CABUCHI

INCONTRO, II

Pensavamo che fosse tardi.
Che i forti lampi del desiderio
si fossero susseguiti nelle vie del fiume,
tra l'erba,
o in qualche macchina ferma
davanti ai treni che passavano,
interminabili ed estranei,
o nelle notti eterne
trascorse a misurare
il respiro
e la durata dei baci.
È già successo. Non abbiamo perso nulla.
A quest'incontro
aggiungiamo
i paesi e le tristezze,
i volti di chi abbiamo amato,
i libri che abbiamo letto,
la bellezza del mondo.
Sereni, come vecchi amanti,
sorpresi come Adamo ed Eva,
maldestri ed esperti,
attori di un momento definitivo,
affermati nel tremore e nell’istinto
votati
a un'altra vittoria:
la gravitazione del fuoco,
la chiarezza del suo mandato.

(da Dietro le maschere, 2008)

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Incontro, che in realtà è un riannodare l’antica relazione, un rinnovare la fiamma rimasta nel cuore: “Ma cosa ho fatto se non aspettarti” dice la poetessa argentina Susana Cabuchi. E così, anni dopo, aggiunta altra esperienza alla vita, eccoli lì i due vecchi amanti, in uno scenario cittadino, a recuperare il tempo perduto, a riprovare a vivere “come prima, quando eravamo felici”.

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JONELLE SUMMERFIELD, "ESPRESSO AL BAR"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Ad ogni colpo di vita, / ad ogni parola che scrivo, / ad ogni dolore a cui resisto, / mi ricordo.
SUSANA CABUCHI, Il viaggiatore

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Susana Cabuchi (Jesús María, 1948 – 26 luglio 2022), poetessa argentina. Allieva di  Alfredo Martínez Howard, divenne a sua volta insegnante di scrittura e partecipò al gruppo "Writer's Workshop" nei primi anni '70. Direttrice del Dipartimento di Lettere, Teatro e Storia fino al 1993.


martedì 23 aprile 2024

Non ci sono nomi


JAMES LAUGHLIN

L’IMPORTANZA DEL SILENZIO

Poiché ci sono alcune cose
per le quali non ci sono nomi

non c'è bisogno che tu cerchi
di inventarli         le tue parole

degli antichi poeti sono belle
da leggere sulla pagina ma

quelle che voglio udire e sentire vengono
dalle tue labbra e dalle tue mani

(da The love poems, 1997)

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"Se ti do un po' del mio silenzio / mi dai in cambio un po' del tuo?" scrive il poeta statunitense James Laughlin, talora definito "un Catullo fin de siècle". E si lancia in un elogio del silenzio, della capacità di due innamorati di esprimersi senza parole - non è quello tra l'altro uno dei principali elementi del gioco della seduzione? “Il silenzio (specialmente se può essere condiviso) / è un’appagante pienezza)”.

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FOTOGRAFIA © STOCKSNAP/PIXABAY

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  LA FRASE DEL GIORNO  

In amore un silenzio vale più di un discorso.
BLAISE PASCAL, Discorsi sulle passioni dell’amore




James Laughlin (Pittsburgh, Pennsylvania, 30 ottobre 1914 – Norfolk, Connecticut, 12 novembre 1997), poeta, saggista e editore statunitense. Legato al modernismo, elaborò una tecnica personale ed eterodossa, fatta di violenti contrasti tra slancio lirico e ironia, tra un raffinato uso della memoria e profanazioni linguistiche del quotidiano.


lunedì 22 aprile 2024

Il canto rosato


ALBERTO ROJAS JIMÉNEZ

CANZONE NOTTURNA

Nell'ombra della stanza
si leva la mia voce nuda:
Il tuo nome è un uccello notturno
che vola per la camera.
Dormi.
Dal mondo limpido del tuo sogno
canti tremante e bianca.
Le mie mani e i miei pensieri
vanno verso di te.
Ma i tuoi occhi sono ciechi.
E tuttavia siamo così vicini,
così vicini, che la mia parola inonda
il canto rosato che ti scorre nelle vene.

(da Hoy, 573, 12 novembre 1942)

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Dopo Valéry, Jiménez, Maria Luisa Spaziani, Jorge Luis Borges, Alexandros MàtsasKarmelo C. Iribarren e Mary Oliver, all’incanto dell’amata o dell’amato dormiente si iscrive anche il poeta cileno Alberto Rojas Jiménez: se resta il mistero di ciò che la donna sogna, emerge però quella comunanza di sentire.

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DIPINTO DI SERGE MARSHENNIKOV

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Cosa farà in questo momento? Probabilmente sta dormendo. (…) E attraverso i muri delle strade e della notte umida e silenziosa, le mie mani fanno segni di richiamo, e il mio sangue trema, nella sterile certezza di vederla apparire, proprio come quando le sue labbra non sono per me né un sogno né una bugia.
ALBERTO ROJAS JIMÉNEZ, Pro Arte, 7 ottobre 1948

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Alberto Rojas Jiménez (Valparaíso, 21 luglio 1900 – Santiago, 25 maggio 1934), poeta, giornalista e disegnatore cileno. Membro della Generazione del 1920, bohémien e e amico di Pablo Neruda, collaborò come editorialista alla rivista Zig-Zag con lo pseudonimo di Pierre Lhéry e ai giornali La Nación e El Correo de Valdivia.


domenica 21 aprile 2024

Quale strana luce


ÁNGELES CARBAJAL

DOMENICA POMERIGGIO

Alcune domeniche pomeriggio
hanno gli occhi tristi
È come se vi si fosse fermata
la vita per sempre...
Iris blu, viole del pensiero,
il silenzioso arrampicare dei caprifogli;
tremano gli umili fiori della stagione.
Un treno lontano si perde vago
ed è l'immagine di un tempo che non esiste;
un dipinto, un’eternità inquietante.
Un altro fischia e passa come una vertigine.
L'universo cade nel suo abisso.
Ma i volti dei viaggiatori
Non si scompongono, tutto sembra irreale,
strane figure
su un treno assurdo come la vita.
E i campi sono tristi, il loro verde splendore
come pronto per qualcosa, qualcosa di bello,
qualcosa di felice Il verde solitario è triste.
E nessuno sa quale strana luce
si incolla alle pareti.
E nessuno sa cosa cerca in quei pomeriggi,
né il motivo della sua tristezza ossessiva,
e nessuno sa perché
il suo cuore affoga senza nessuno.

(da L'ombra di altri giorni, 2002)

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Leopardiana. È la definizione che mi ha ispirato la poesia di Ángeles Carbajal. Vi aleggia quel senso della sera del dì di festa, quel malinconico languore della fine che permea i celebri versi di Giacomo Leopardi: "Ecco è fuggito / il dí festivo, ed al festivo il giorno / volgar succede, e se ne porta il tempo / ogni umano accidente".

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EDWARD HOPPER, "IL SOLE DEL MATTINO"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Era una domenica pomeriggio, umida e triste; e questa nostra terra non può offrire uno spettacolo più noioso di una domenica piovosa a Londra.
THOMAS DE QUINCEY, Confessioni di un mangiatore d'oppio

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Ángeles Carbajal (Argüelles, 1959), poetessa spagnola. Laureata in Storia dell'Arte, collabora con le riviste letterarie Anáfora e Clarín. La sua poesia combina emozione e pensiero con un'espressione semplice e precisa, invitando a guardare il mondo con una nuova prospettiva e a scoprire la bellezza e il mistero nascosti nella vita di tutti i giorni.


sabato 20 aprile 2024

Un rametto di mandorlo


NIKIFOROS VRETTAKOS

PACE

È come un rametto di mandorlo in un bicchiere
nel mio cuore l’amore. Vi cade il sole
e si colma d’uccelli.

L’usignolo più bravo dice il tuo nome.

(da Quercia reale, 1958 - Traduzione di Filippo Maria Pontani)

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Il sole, l’amore, la pace: tre dei temi prediletti del poeta greco Nikifòros Vrettàkos emergono da questi versi. La bellezza e la serenità vanno di pari passo, la felicità dell’amore è il perno su cui si inserisce la poesia stessa di Vrettàkos: “Nella poesia tutto deve girare / come avviene nell’universo. / (…) Cerco di fare un mondo a cui nulla / mancherà. Un mondo com’era / prima della corruzione”.

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VINCENT VAN GOGH, "RAMO DI MANDORLO FIORITO IN UN BICCHIERE"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Come un ramo fiorito / voglio che la mia parola sia raggiungibile (...) / Le mie parole siano percepite / come gli occhi percepiscono la luce.
NIKIFÒROS VRETTÀKOS, L’abisso del mondo

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Nikifòros Vrettàkos (Krokeès, 1° gennaio 1912 – Plumitsa, 4 agosto 1991), scrittore e poeta greco. Partito per Atene alla scoperta del mondo, ne fu deluso. Prese parte in prima linea alla Seconda guerra mondiale e alla resistenza. Espulso dal Partito Comunista per il suo umanesimo di pace, visse in esilio la dittatura dei colonnelli. Tra le sue opere: Le smorfie dell’uomo, 1940, L’abisso del mondo, 1961, Itinerario, 1972, Protesta, 1974, Eliotropio pomeridiano, 1977, La filosofia dei fiori, 1988.


venerdì 19 aprile 2024

Bicentenario di Byron


George Gordon Byron fu tra i principali esponenti del Romanticismo britannico e da romantico fu anche la sua morte, a soli 36 anni: nel gennaio del 1824 si era trasferito in Grecia per seguire da vicino il tentativo dei Greci di liberarsi dalla dominazione turca. Ma il 19 aprile di quell’anno, esattamente due secoli fa, moriva di febbri reumatiche mal curate dai medici a Missolungi, dove è sepolto. La sua opera ha dato origine a un personaggio largamente autobiografico che i critici definirono con il suo nome: l’eroe byroniano, appassionato e idealizzato, talentuoso ma imperfetto, fortemente avverso alle istituzioni – da esso ricambiate - tormentato, spesso nei guai, spesso esiliato, ma anche presuntuoso e autodistruttivo.

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THOMAS PHILLIPS, "LORD BYRON IN COSTUME ALBANESE"

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OCEANO LAGHI FIUMI ERANO CALMI

Oceano laghi fiumi erano calmi,
Nulla muoveva il silenzio degli abissi;
Navi senza marinai marciavano sul mare,
Cadevano a pezzi gli alberi, affondavano
Poi dormivano immobili sul fondo;
Morte le onde, le maree sepolte,
La luna, loro signora era già spenta;
Nell'aria stagnante languivano i venti,
Svanite erano le nuvole perché inutili
Al Buio: il Buio era l'Universo.

(da Pezzi domestici e altre poesie, Einaudi, 1986 – Traduzione di Cesare Dapino)

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SUL MIO TRENTATREESIMO COMPLEANNO

Sulla strada noiosa della vita, così oscura e sporca,
Mi sono trascinato fino ai trentatré
Cosa mi hanno lasciato questi anni?
Niente, tranne il trentatré.

(da Lettere e Diari, 1830)



Altre poesie di George Gordon Byron sul Canto delle Sirene:

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Un grande poeta non appartiene a nessun paese; le sue opere sono di pubblico dominio, e le sue Memorie eredità del pubblico.
GEORGE GORDON BYRON, Conversazione con Thomas Medwin




George Gordon Noel Byron, sesto barone di Byron, noto anche come Lord Byron (Londra, 22 gennaio 1788 – Missolungi, 19 aprile 1824), poeta e politico britannico. Considerato da molti uno dei massimi poeti britannici, fu esponente di spicco del Romanticismo.


giovedì 18 aprile 2024

La voragine


MICHALIS PIERÌS

MEMORIA DI LUNA A PALERMO

Nel sogno entrammo per lo squarcio
che il cielo apriva – non aveva
tetto l’edificio. Il tempo, onnipotente:
e s’abbassava il cielo con le nuvole
scorrenti insieme con la luna.

Magica era, così, ogni cosa;
la voragine aperta nella chiesa
univa del cielo l’artificio
al cielo naturale – tu dicesti,
e mi voltai a guardare. Folto e assurdo
s’ergeva un albero, bagnato
dal chiarore lunare; e fresca, allora,
venisti tu... memoria profumata...

... lo spasimo ancora durava...
nell’alto letto un guizzo estremo
come di piccola, selvatica bestiola.
Pacifica la stanza, mare tranquillo
la sera. A gocce
scendeva la luce dal tuo corpo; uno splendore
lucente e strano avevi nello sguardo,
eri tu e non eri, mia e estranea insieme.
Un non so che sembravi
di perduto, sentito un tempo, ora
dimenticato: una ferita aperta.

Ti alzasti lenta e ti scorreva
la luce in viso. Un sudore – era agosto
t’imperlava; su in terrazza
un violino s’udiva, e gemere un liuto.
Avanti i turchi stavano in attesa, e dietro
i greci s’acquattavano, giovani di leva,
l’anima – e il colpo – in canna.
Ma tu, corpo sottile e svelto
come l’amore, uscisti fuori
leggera nel fiume della notte...

O fata o strega o sogno
sembravi a braccia aperte
volando nel cielo della città che invalida
dormiva. Ecco la luna, da ambo le facce piena.
Ecco la luna, gridasti,
lei che ci unisce ecco si abbassa,
ci guida a un bel giardino.
Odoro luce, pazza mi sento, tra pitture
amorose vo vagando, ecco la bella
mia città sommersa nella luce, città
senza frontiera, venga chi vuole. Io sono
nuda, è un’isola il mio corpo, fatto
per ogni gioia – e si udì allora il colpo.

Là ti trovai, in un rantolo, nel ventre
la pallottola, a metà distesa
fra il Nord oscuro, e il sud.

( da Metamorfosi di città, 1999 - Traduzione di Renata Lavagnini)

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È lo stesso Michalis Pierìs, intervistato da Paola Maria Minucci, a delineare i contorni di questa poesia, relativa alla divisione di Cipro nel 1974: "Ho scritto una poesia nata a Palermo e in cui si parla della morte di una bella ragazza che voleva volare nuda sopra il filo spinato ed è stata uccisa dagli spari di soldati, molto probabilmente di ambo le parti (sia Greci che Turchi). Ero allora sotto il forte effetto di un’esperienza molto dura che ritengo sia stato il punto di partenza di questa poesia. A Palermo in quei giorni si respirava un’aria di violenza e di paura ed era piena di soldati armati che la tenevano sotto controllo per probabili attacchi della mafia. E ogni volta che leggo la poesia scritta in quei giorni,  (...) sento che per me si riferisce anche al destino di Cipro". La chiesa, abbandonata, è quella dello Spasimo, priva di tetto, da cui si vede il cielo.

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PALERMO, CHIESA DELLO SPASIMO - FOTOGRAFIA © PANORMUS

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Il passo di Venezia / del Turco il segno, del re nero la figura, / della regina il torrente, le tracce di Franchi / e di siriani e di pirati e di stranieri / sul piccolo tuo corpo ferito mille volte / sul tuo piccolo corpo greco tanto amato: / come posso guardarlo, mia cara, ora che è diviso?
MICHALIS PIERÌS, Metamorfosi di città

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Michalis Pierìs (Eftagonia, 1952 – Nicosia, 3 novembre 2021), poeta cipriota. Fondatore del “Laboratorio Teatrale dell’ Università di Cipro”, promotore della cultura tradizionale dell’ Ellenismo dialettale periferico, ha curato molti saggi di filologia greca medievale e moderna.


mercoledì 17 aprile 2024

La libertà del vento


NIZAR QABBANI

IL PARTITO DELLA PIOGGIA

Non vivo da nessuna parte
il mio indirizzo è l'inaspettato.
navigo come un pesce selvatico in questa distesa,
nel mio sangue c'è fuoco e nei miei occhi scintille.
Vado alla ricerca della libertà del vento
dominata da tutti i nomadi.
Rincorro una nuvola verde,
Bevo con gli occhi migliaia di immagini,
vado ai confini del viaggio.
Navigo in un altro spazio
scuotendomi la polvere,
dimenticando il mio nome
i nomi delle piante
e la storia degli alberi,
fuggendo da questo sole che mi flagella
con fruste di irrequietezza,
in fuga da città addormentate da secoli
sotto i piedi della luna,
Lasciandomi dietro occhi di vetro
un cielo di pietra
e rifugi di Tamim e Mudar. [1]
Non dire: voltati verso il sole. Ora
Appartengo al partito della pioggia.

[1] Tribù pre-islamiche.

(da Ti ho sposato, Libertà!, 1988)

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Nell’animo del poeta siriano Nizar Qabbani ha sempre albergato la sete di libertà – l’ansia dei popoli nomadi preislamici che cita in questi versi ma anche quella dei contemporanei che non trovano una patria e una storia: in quell’irrequietezza risiede la libertà, nella volontà e nella capacità di volere mutare e non crogiolarsi sulle posizioni acquisite.

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FOTOGRAFIA © GEORGE HODAN/PUBLIC DOMAIN PICTURES
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  LA FRASE DEL GIORNO  

Le nostre grida sono più forti delle nostre azioni, / le nostre spade sono più alte di noi, / questa è la nostra tragedia
NIZAR QABBANI

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Nizar Tawfiq Qabbani (Damasco, 21 marzo 1923 – Londra, 30 aprile 1998), poeta, editore e diplomatico siriano. Il suo stile poetico combina semplicità ed eleganza nell'esplorare i temi dell'amore, dell'erotismo, della religione e dell'emancipazione araba contro l'imperialismo straniero e i dittatori locali.


martedì 16 aprile 2024

Fiore di gioventù


ADA NEGRI

LE SPIRÈE

Quando vedemmo, insieme, il grande arbusto
di spirèe bianche, tutto in fiore, molta
fu l'allegrezza: come dell'arrivo
d'un fratello, improvviso, da lontane
terre. Era un giorno sul finir d'aprile.
Quale dé fiori erano aperti, e quali
stretti nel boccio, d'un pallor che in grigio
sfumava; e fitti sì, che il fresco verde
delle fronde spariva: una rotonda
nube parea, calata giù dal cielo
per gioco, e pronta a risalirvi. Bombi
ronzavano tra il folto delle rame
fragranti: la dolcezza del glucosio
entrava in noi con quel ronzio d'ingorda felicità.

Perché non dura, amici,
tutta l'annata il fior della spirèa,
fiore di gioventù, fior di speranza?
Troppo sarebbe. Non potrà nessuno
su' suoi passi fermar la Primavera.

(da Il dono, Mondadori, 1936)

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Già, perché? Perché non viviamo in un'eterna primavera? Perché non viviamo in un'eterna gioventù? Ce lo possiamo domandare anche noi con Ada Negri, ammaliata dal fiore della spirea, ben consci che il ciclo delle stagioni in fondo assomiglia a quello della vita. E sapendo che l'unica cosa che possiamo fare è seguire il celeberrimo verso di Orazio: "Carpe diem", cogli il giorno.

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FOTOGRAFIA © KINGSBRAE GARDEN/FLICKR

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  LA FRASE DEL GIORNO  

O amore, amore, amor!... Tutto ti sento / nell’esultanza de l’april risorto; / dài profumi a le rose ed ali al vento, / copri la terra di raggi e di baci…
ADA NEGRI, Fatalità

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Ada Negri (Lodi, 3 febbraio 1870 – Milano, 11 gennaio 1945), scrittrice proveniente dalle classi operaie, insegnante a Motta Visconti, predilesse tematiche a sfondo sociale, su cui con il tempo prevalsero i sentimenti e il ricordo. Unica donna ammessa all’Accademia d’Italia, fu candidata due volte al Nobel.


lunedì 15 aprile 2024

Come l’acqua che dorme


LEÓN FELIPE

PIETRA DI SALE

Dormivi
come l'acqua che dorme nello stagno
e ti ho raggiunta come la pietra raggiunge l'acqua che dorme.
Ho sconvolto il tuo rifugio e in ondate d'amore ti sei infranta
come nelle onde si infrange l'acqua che dorme
quando viene a turbare il suo rifugio la pietra.

Ero una pietra per te, sono una pietra e voglio essere una pietra,
ma una morbida pietra di sale che quando ti raggiunge si scioglie
e resta nel tuo corpo ed è
come lievito della tua carne
e come il ferro del sangue nelle tue vene.

E nella tua anima ho lasciato una sete infinita
di amare tutto…
e una sete inestinguibile
di bellezza…
eterna….

(da Versi e preghiere di un viandante, 1920)

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Di metafora in metafora il poeta modernista spagnolo León Felipe costruisce una intensa poesia d’amore in cui il sentimento si scioglie finalmente libero e si fonde, diventa la voce della bellezza e della ricerca dell’infinito – un po’ sulle orme del suo contemporaneo Juan Ramón Jiménez.

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DIPINTO DI GERMAN ARACIL

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Questa è la mia vita, / pietra, / come te. Come te, / piccola pietra; / come te, / pietra chiara; / come te, / canto che rotoli / per le strade / e sui sentieri.
LEÓN FELIPE, Versi e preghiere di un viandante

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León Felipe Camino Galicia (Tábara, Spagna, 11 aprile 1884 - Città del Messico, 17 settembre 1968), poeta modernista e vanguardista spagnolo. Combattente repubblicano nella guerra civile spagnola, andò esule in Messico dopo la vittoria dei nazionalisti. La sua è una poesia spoglia, tesa a trasferire nel proprio io il peso e il dramma dell’uomo.


domenica 14 aprile 2024

Il mare scrive


ALAIN BOSQUET

MARE

Il mare scrive un pesce azzurro,
cancella un pesce grigio.
Il mare scrive un incrociatore che prende fuoco,
cancella un incrociatore scritto male.
Poeta più che i poeti,
musicista più che i musicisti,
è il mio interprete,
il mare antico,
il mare futuro,
portatore di petali,
portatore di pelliccia.
Si calma
nel profondo di me: il mare scrive un sole verde,
cancella un sole purpureo.
Il mare scrive un sole semiaperto
su mille squali che scappano.

(da Secondo testamento, 1959)

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Il poeta francese Alain Bosquet amava il tocco leggero, arguto, talora al limite del motto di spirito: ma al di sotto di questa superficie emerge - come in questa descrizione del mare - la sua missione poetica di ricerca della relazione tra l'uomo e l'universo: "Dio dice al suo poeta: / “Ti ho scelto perché m’informi / sulla mia identità”.

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MIHAI CRISTE, "METAMORFOSI"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Il mare è un trattato di pace tra la stella e la poesia.
ALAIN BOSQUET, Il guardiano dei roseti

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Anatole Bisk, detto Alain Bosquet (Odessa, Ucraina, 28 marzo 1919 – Parigi, 17 marzo 1998), poeta e scrittore di origini ucraine naturalizzato francese nel 1980. Combattente nella Seconda Guerra mondiale prima  con l’esercito belga e poi con quello americano, prese parte alla programmazione dello sbarco alleato in Normandia.


sabato 13 aprile 2024

Sera dolce


SIBILLA ALERAMO

SON TANTO BRAVA

Son tanto brava lungo il giorno.
Comprendo, accetto, non piango.
Quasi imparo ad aver orgoglio quasi fossi un uomo.
Ma, al primo brivido di viola in cielo
ogni diurno sostegno dispare.
Tu mi sospiri lontano: «Sera, sera dolce e mia!»
Sembrami d'aver fra le dita la stanchezza di tutta la terra.
Non son più che sguardo, sguardo sperduto, e vene.

(da Momenti, 1921)

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Momenti raccoglie otto anni di poesie, quelle scritte da Sibilla Aleramo tra il 1913 e il 1921, gli anni in cui, abbondantemente superati i trent'anni, scoprì la sua vena poetica: sono momenti, quasi diaristici, che esprimono i suoi sentimenti, le sue sensazioni. In questo caso si trova ad Assisi nei giorni della mobilitazione per la guerra, nel maggio 1915. Davanti ad un tramonto riflette e soffre per l'amore lontano, per la stanchezza del vivere, per gli eventi che vanno precipitando, ma lo fa, come sottolinea Silvio Raffo, come "una donna che sente palpitare in sé l'eterno femminino ma ha un modo assai maschio di porsi in discussione con la vita".

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EDWARD HOPPER, "STANZA A BROOKLYN"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Verità, tremenda ma semplice ma chiara ma feconda di vita. La verità, era, è, nel nostro amore.
SIBILLA ALERAMO, Lettera a Giovanni Boine, 8 marzo 1915

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Sibilla Aleramo, pseudonimo di Marta Felicina Faccio detta Rina (Alessandria, 14 agosto 1876 – Roma, 13 gennaio 1960), scrittrice e poetessa italiana. Attiva nell’impegno femminista, esordì con il romanzo autobiografico Una donna. La relazione con il poeta Dino Campana generò un importante carteggio e numerose poesie.


venerdì 12 aprile 2024

Un’altra possibilità d’amore


LUALI LAHSEN

IL MIO VERSO

Il mio verso parla per zittire
i botti che perforano
i timpani del silenzio.
Accarezza il tuo nome e si posa
sul tuo sguardo quale aquila ferita,
orfana di intensità.
Il mio verso cerca la tua storia;
si incontrano la mia memoria e il tuo cammino
per ripercorrere un’altra possibilità d’amore.

(da Poesia, 347 - Aprile 2019 - Traduzione di Giulia Maltese)

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La poesia saharawi è quella in lingua spagnola degli autori del Sahara Occidentale, terra di un popolo costretto alla migrazione forzata dopo la decolonizzazione dalla Spagna e la contesa del territorio tra Marocco e Mauritania con il governo costretto all’esilio nel campo profughi di Tindouf, in Algeria. Tra i suoi esponenti di punta c’è Luali Lahsen, autore di questa poesia d’amore che è anche l’accorata richiesta di una patria.

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Quando evito le spine / del tempo e mi rifugio nel / silenzio del tuo corpo,  / cerco solo la pace.
LUALI LAHSEN, Cercando la pace

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Luali Lahsen Salami (Aalb Ergad, Sahara occidentale, 1972), scrittore ed esponente della Generación de la Amistad, un gruppo di poeti con l’obiettivo comune di diffondere la storia e la sofferenza del popolo saharawi. Lavorare come giornalista per Radio Nacional Saharaui.


giovedì 11 aprile 2024

L’aria è morbida


WILLIAM CARLOS WILLIAMS

IN QUESTA NOTTE

In questa notte, la più languida dell’anno,
la luna è nella fase gialla senza luce.
L’aria è morbida, il gufo non ha
che una nota, il ciliegio fiorito

è una nebbia sui boschi, il suo profumo
indovinato appena si muove nel pensiero.
Nessun insetto è desto ancora. Poche foglie.
Non si dorme nell’area degli alberi.

Il sangue è fermo, indifferente, il volto
non duole né trasuda macchia né la bocca
è riarsa. Ora l’amore potrebbe intrecciare giuochi,
e nulla turbare la piena ottava del suo corso.

(da Paterson, 1946 - Traduzione di Cristina Campo)

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Il paesaggio è come sempre nei versi del poema Paterson un'ambientazione di basso profilo, tesa e nuda. Ma la primavera vi si riversa e illanguidisce la notte con il suo silenzio interrotto solo dal monotono verso del gufo. E quella intensità mette in risalto William Carlos Williams.

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FOTOGRAFIA © LILYPHOTOGRAPHX/FLICKR



  LA FRASE DEL GIORNO  

È sul bordo del / petalo che l’amore attende.
WILLIAM CARLOS WILLIAMS, La primavera e il resto

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WilliamsWilliam Carlos Williams (Rutherford, New Jersey, 17 settembre 1883 – 4 marzo 1963), poeta, scrittore e medico statunitense. Fece parte degli “Altri” con Man Ray e Duchamp, divenendo uno dei principali esponenti del Modernismo americano. Per “Quadri da Bruegel e altre poesie” ottenne nel 1963 un Premio Pulitzer postumo.


mercoledì 10 aprile 2024

Manchi solo tu


ALBERTO BEVILACQUA

... AMORE, CONVINCITI, È UNA SERA

…amore, convinciti, è una sera
come le altre,
ci faremo luce insieme,
ora, fra poco,
dovrò
pur ritrovarla la lampada.
Era qui
solo un eterno fa.
Amore, il gioco
- aspetta, abbi pazienza -
sta per ricominciare: nessuna
assenza, manchi solo tu,
cosa vuoi
che sia, un’inezia

(da Il corpo desiderato, Mondadori, 1988)

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"Manchi solo tu, / cosa vuoi / che sia, un'inezia": l'assenza è il convitato di pietra in questa poesia d'amore di Alberto Bevilacqua, ed è ben rappresentata da quel gioco di luci e di ombre. Da notare la finezza di quel "solo un eterno fa": il tempo dell'assenza, amplificato dal desiderio, è sempre più dilatato di quello della presenza.

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JACK VETTRIANO, "FINALMENTE, AMORE MIO"
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  LA FRASE DEL GIORNO  

Nel gioco delle passioni, vale più un'ora sincera che un'esistenza a due trascinata negli anni.
ALBERTO BEVILACQUA, Il gioco delle passioni

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Alberto Bevilacqua (Parma, 27 giugno 1934 - Roma, 9 settembre 2013), scrittore e regista italiano, celebre per i romanzi “La Califfa”, “Questa specie d’amore” e “Il curioso delle donne”, è stato anche sceneggiatore, giornalista e poeta. Sensualità, nostalgia e disillusione sono tra i suoi temi prediletti.


martedì 9 aprile 2024

La sbornia dell’attesa


MARY OLIVER

PICCOLA FOLLE POESIA D'AMORE

Non voglio forse,
voglio presto.
Sono le 5 del mattino. È mezzogiorno.
È il crepuscolo che sta diventando buio.
Ascolto la musica.
Mastico alcune poesie selvagge
mentre il tempo scorre lento
come se avessi tutto il giorno.
Questo è quello che ho.
La noiosa sbornia dell'attesa,
il rossore del mio cuore sull'erba umida,
la luna dal volto di fiore.
Un gabbiano cova sulla riva
dove un momento fa ce n'erano due.
Dolcemente la mia mano destra accarezza la mia mano sinistra
come se fossi tu.

(da Cavalli blu, 2014)

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Questa "piccola folle poesia d'amore" è in realtà un'interpretazione dell'assenza e della solitudine. La poetessa statunitense Mary Oliver rovescia il punto di vista e racconta il suo amore, che ha la forma dell'attesa e del desiderio.

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FOTOGRAFIA © ALMADA STUDIO/PEXELS

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Non devi essere buono. / Non devi trascinarti ginocchioni, / pentito, per cento miglia attraverso il deserto. / Devi soltanto permettere a quel mite animale, al tuo corpo, di amare ciò che ama.
MARY OLIVER, Lavoro dei sogni

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Mary Oliver (Maple Heights, Ohio, 10 settembre, 1935 – Hobe Sound, Florida, 17 gennaio 2019), poetessa statunitense, vincitrice del National Book Awards 1992 e del Premio Pulitzer 1984, è autrice di 32 raccolte poetiche e di quattro saggi sulla poesia. Il New York Times l’ha definita “Di gran lunga, la poetessa di questo paese che ha venduto di più”.