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domenica 31 marzo 2024

Porgimi le uova


LEONARDO SINISGALLI

IL CERCATORE DI UOVA

Ho dormito per sette settimane,
mi sono svegliato ch'è Sabato Santo.
È tornato aprile e la tenera frasca,
anch'io ritorno per la buona Pasqua.
Ho portato due panieri, uno lacero
l'altro vacante.
Posso raccoglierne trenta e quaranta.
Palazzo fabbricato con le penne
è stato misurato con la canna.
Il gallo ha cantato, ha scosso le ali.
Andiamocene sfortunato suonatore.
Scendi bella, vieni pure in camicia.
Allunga il braccio, porgimi le uova.
Son qui davanti alla portellina del gatto.
È l'ora prima della Pasqua nuova.

(da La vigna vecchia, Mondadori 1956)

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Il discorso fatto l’altro giorno per Rocco Scotellaro vale anche per Leonardo Sinisgalli, altro poeta lucano lontano dalle tradizioni della propria terra – emigrato in Piemonte per lavorare alla Olivetti, ritorna nella sua Montemurro per rivedere il padre malato: “M'ero messo in viaggio verso una Pasqua / in fiore, incontro al Cristo purpureo / che solleva il coperchio di grano bianco  / cresciuto nelle grotte”. E ritrova la tradizione: “Vanno e vengono per casa le visitatrici  / a portarci i sarmenti per il fuoco, / le ceste d'uova, le parole di cordoglio. / C'è sempre nelle stanze il ricordo / di un lutto recente o il gemito / di un vecchio malato”. Di quella tradizione si riappropria anche la poesia: addirittura nel sottotitolo della sezione di La vigna vecchia che contiene questi versi, intitolata L’albero delle rose, riporta la didascalia “poesie lucane scelte e trascritte dai dialetti indigeni”.

Buona Pasqua!

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FOTOGRAFIA © PETR KRATOCHVIL/PUBLIC DOMAIN PICTURES

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Quand'ecco dai pollai sereno e nuovo / il richiamo di Pasqua empie la terra / con l'antica pia favola dell'ovo.
GUIDO GOZZANO, Le dolci rime

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Leonardo Sinisgalli (Montemurro, 9 marzo 1908 – Roma, 31 gennaio 1981), poeta,  saggista e critico d'arte italiano. Noto come Il poeta ingegnere per il fatto che lavorò per Olivetti e Pirelli e per aver fatto convivere nelle sue opere cultura umanistica e cultura scientifica. Fondò e diresse la rivista “Civiltà delle macchine”.


sabato 30 marzo 2024

Magiche notti


VLADISLAV CHODASEVIČ

LA PASSEGGIATA

È bello che al mondo
ci siano magiche notti,
il ritmico scricchiolio dei pini,
l’aroma di comino e camomilla
e la luna.
È bello che al mondo
ci siano ancora bizzarrie del cuore,
che la principessa, pur senza amare,
conceda un bacio impresso
sulle labbra.
È bello che in forma di ali
sullo stradello d’argento,
si sciolga in ombra lieve,
e oscillando si afflosci,
un nastro nero.
È bello sorridendo pensare
che la principessa (pur senza amare!)
non dimentichi la notte di luna,
né i baci, e me neppure, –
ora né mai!

(da Non è tempo di essere, Bompiani, 2019 - Traduzione di Caterina Graziadei)


Ozioso, nottambulo, bohémien: il poeta russo Vladislav Chodasevič sembra l’anonimo protagonista delle Notti bianche di Dostoevskij, quello che apre il racconto dicendo: “Era una notte incantevole, una di quelle notti che ci sono solo se si è giovani, gentile lettore. Il cielo era stellato, sfavillante, tanto che, dopo averlo contemplato, ci si chiedeva involontariamente se sotto un cielo così potessero vivere uomini irascibili ed irosi”. In una notte simile, notte di primavera, cammina il poeta portando a spasso la sua gioventù.

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ILYA GLAZUNOV, "IL SOGNATORE"

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Insonne vago per la terra fra voi, / invisibile brucio in fuoco leggero, / con le parole più dolci vi narrerò / tutto quello che ho già preso a sognare. 
VLADISLAV CHODASEVIČ, Non è tempo di essere

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Vladislav Felicianovič Chodasevič (Mosca, 16 maggio 1886 – Parigi, 14 giugno 1939),  poeta e critico letterario russo. Esordì su una rivista simbolista nel 1907 con Giovinezza. Discepolo di Maksijm Gor’kij, pubblicò in seguito la raccolta metafisica La lira pesante. Fu marito della scrittrice Nina Berberova.


venerdì 29 marzo 2024

Gli angioli deturpati


ROCCO SCOTELLARO

PER PASQUA ALLA PROMESSA SPOSA

Il giorno, Isabella, maturerà.
Sentirai le raganelle suonare
il tempo nascosto tra le viole.
E se farai ch'io non sia solo
quando l'aria s'intinge di burrasca
e i gheppi son cacciati nella mischia
e cantano la morte del Signore
solo gli angioli deturpati, allora
con tutta l'ansia che non ti so
dire potremo insieme vivere e morire.

1947

(da È fatto giorno, Mondadori, 1954)

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L’atmosfera della Settimana Santa, con il dolore per la passione e la morte di Cristo, così sentita in certi angoli del Sud, non poteva essere aliena a Rocco Scotellaro, poeta lucano, che raccomanda alla fidanzata di non lasciarlo solo in quel momento buio, trasfigurando il dolore del Cristo nel dolore di ogni uomo sotto quel cielo buio e burrascoso.

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FOTOGRAFIA © PIXABAY

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  LA FRASE DEL GIORNO 

E ho saputo la rovina del pianto / il canto del giovane Dio / e come la sera incalza anch’io: Padre, Padre / perché tu m’hai abbandonato!
ROCCO SCOTELLARO, È fatto giorno

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Rocco Scotellaro (Tricarico, 19 aprile 1923 – Portici, 15 dicembre 1953), scrittore, poeta e politico italiano impegnato nella lotta per miglioramento delle condizioni economiche e sociali dei contadini. La sua poesia è caratterizzata da da un'ambientazione pastorale serena, da un'armonia di immagini e visioni che esaltano la vita bucolica.


giovedì 28 marzo 2024

Un’ultima vittoria


UMBERTO SABA

MEDITERRANEA

Penso un mare lontano, un porto, ascose
vie di quel porto; quale un giorno v’ero,
e qui oggi sono, che agli dèi le palme
supplice levo, non punirmi vogliano
di un’ultima vittoria che depreco
(ma il cuore, per dolcezza, regge appena);

penso cupa sirena
– baci ebbrezza delirio – ; penso Ulisse
che si leva laggiù da un triste letto.

(da Mediterranee, 1947)

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Umberto Saba, ormai anziano, è tentato di abbandonare tutti i suoi amori, come il pugile virgiliano Entello, protagonista di questa raccolta con Ulisse: vince la sua ultima gara e dichiara di voler terminare lì la sua gloriosa carriera. Ma le sirene continuano a tentare il poeta, così come tentarono Ulisse: "Me al largo / sospinge ancora il non domato spirito, / e della vita il doloroso amore".

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CARLO LEVI, "RITRATTO DI UMBERTO SABA"

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Arrivati ad una certa età, non si può più discutere. Si può solo imparare o insegnare. Imparare sarebbe, ancora, il meglio. Ma chi può insegnare a un vecchio? Deve imparare da se stesso, o sparire.
UMBERTO SABA, Scorciatoie e raccontini

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Umberto Saba, pseudonimo di Umberto Poli (Trieste, 9 marzo 1883 – Gorizia, 25 agosto 1957), poeta italiano tra i massimi del ‘900. Di famiglia ebraica, fu avviato agli studî commerciali, e fu per lunghi anni direttore e proprietario di una libreria antiquaria a Trieste. La sua poesia, quasi intimo diario e confessione, indaga le cose ultime, la donna, l’amore, il senso atavico del dolore. La sua opera è raccolta nel Canzoniere.


mercoledì 27 marzo 2024

Questa primavera


FRANCO LOI

CUME LA CIÀMUM

Cume la ciàmum, Diu, sta primavera
ch’anca nel piöv la par semper cantà!
l’è la natüra o la tua man legera,
de tì, che vita mort te sé giügà?
Oh, dìss amur cume se dîs de sera
turna matina e tucca j öcc un ciar!
ma sturna vègn la nott, ‘na gazza nera
che sì vulà ghe piâs ma sott gh’è ‘l mar
e quèl möess de l’aqua sensa fund
che piâs stâgh dent ma fann paüra i und.

COME LA CHIAMIAMO

Come la chiamiamo, Dio, questa primavera
che anche nel piovere pare sempre cantare!
è la natura o la tua mano leggera,
di te, di te che vita e morte sai giocare?
Oh, dirsi amore come si dice di sera
torna mattina e tocca gli occhi un chiaro!
ma storna viene la notte, una gazza nera
a cui, sì, volare le piace ma sotto c’è il mare
e quel muoversi dell’acqua senza fondo
in cui è piacevole stare ma fanno paura le onde.

(da Amur del temp, 1999)

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La forza della primavera, il suo rigoglio che lavora sottotraccia già nel mese di febbraio per poi esplodere a marzo, stupisce il poeta Franco Loi, che si domanda se venga dalla natura o dalla "mano leggera" di Dio. Una figura luminosa, così come l'amore. Alla luce si contrappone l'oscurità dell'ultima quartina, il volo della gazza in una notte scura, ambivalenza che rappresenta la dicotomia delle stagioni e della vita stessa, in quella che la filosofia cinese chiamerebbe yin e yang.

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FOTOGRAFIA © GETWALLPAPERS

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Noi chiamiamo natura quel che sappiamo, vediamo, / e tocchiamo, viviamo, mangiamo… forse pensiamo… Ma lei cos’è? Un enigma.
FRANCO LOI, L'angel




Franco Loi (Genova, 21 gennaio 1930 – Milano, 4 gennaio 2021) poeta, scrittore e saggista italiano. Autore in dialetto milanese, i temi ricorrenti nelle sue poesie di sono la guerra, la scoperta della presenza del male nella storia, la sensazione di un tradimento perpetrato e di ferite non rimarginabili, l'energia dell'invettiva, il rimpianto di un paradiso perduto, ma anche la costanza dell'invocazione della preghiera.


martedì 26 marzo 2024

Il cuore del fiore


WANG WEI

UNA PEONIA ROSSA

Che splendore di verde, così casuale e composto;
La tinta del suo vestito mescola il cremisi con il rosa.
Il fiore è quasi lacerato dal dolore:
Lo splendore della primavera conoscerà mai il suo cuore?

(da Trecento poesie Tang, 1763)

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Wang Wei, poeta cinese dell’VIII secolo, è noto soprattutto come cantore e pittore della natura: ma cogliere nella bellezza di un rosso fiore di peonia il sentimento di malinconia, il dubbio sulla funzionalità della bellezza, è pura opera di un poeta.

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ILLUSTRAZIONE © ARTISOO

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Nessun fiore fiorisce quanto la peonia. Confronto a lei, gli altri fiori sembrano imprecare a denti stretti.
AMÉLIE NOTHOMB, Diario di Rondine

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Wang Wei (699 – 759), poeta e pittore cinese. Fu uno dei più famosi e influenti uomini di lettere e arti del suo tempo. Si cimentò in diversi ambiti del sapere, fu inoltre statista e musicista. Molte delle sue poesie ci sono state tramandate e ventinove di esse furono incluse nell'importante antologia del periodo Qing Trecento poesie Tang.


lunedì 25 marzo 2024

Solo un momento


JUAN RAMÓN JIMÉNEZ

LO FACESTI SOLO UN MOMENTO

Lo facesti solo un momento
ma restasti come di sasso
facendolo per sempre.

(da Eternità, 1918)

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“L’amore comincia nell’istante in cui la donna si inscrive con la sua prima parola nella nostra memoria poetica” scrive Milan Kundera nell’Insostenibile leggerezza dell’essere. Nella brevissima poesia del Premio Nobel spagnolo Juan Ramón Jiménez quel gesto, quell’espressione che si imprime nella memoria, il ricordo di un’immagine istantanea, si trasforma in eternità attraverso l’immaginifica creazione della parola.

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IMMAGINE © ASTRIDII

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Oh ricordo, sii me! / Tu - lei - sii ricordo, tutto e solo, per sempre.
JUAN RAMÓN JIMÉNEZ, Pietra e cielo

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JimenezJuan Ramón Jiménez (Palos de Moguer, 24 dicembre 1881 - San Juan, Portorico, 29 maggio 1958), poeta spagnolo premiato con il Nobel nel 1956, fu uno dei principali esponenti della Generazione del ’14 e del Modernismo. La sua ricerca poetica lo portò a privilegiare la poesia nuda ed essenziale, fatta solo di immagine e di parola al di là della musicalità esteriore.


domenica 24 marzo 2024

Domenica ci ameremo


ALEJANDRO AURA

DOMENICA

Andrai a piedi nudi
la domenica,
ti santificherò,
ti renderò felice.

Gireremo
per casa
— ci metteremo dei tappeti —
e tireremo le tende
per far entrare il sole.

Berremo birra
e faremo il bagno.

A pranzo
accenderemo la radio
e con le notizie
dall'Inghilterra
e da Beirut
ti bacerò sulla bocca.

Metterò il palmo delle mani
sulla tua pelle
e tu metterai
sulle mie mani
il palmo delle tue.

Domenica ci ameremo
che c'è così tanta luce.

(da Poesia 1963-1993, 1998)

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La domenica – anche se non è più quella di una volta – continua a essere per molti il giorno per “staccare la spina”, per riposare, per rilassarsi, anche per oziare nella tranquillità della casa. È quel genere di domenica che il poeta messicano Alejandro Aura promette all’amata.

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FOTOGRAFIA © STRINGFIXER

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Non lasciarti portare via la tua domenica; se la tua anima non ha domeniche, rimane orfana.
ALBERT SCHWEITZER

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Alejandro Aura (Città del Messico, 2 marzo 1944 – Madrid, 30 luglio 2008),  saggista, poeta e drammaturgo messicano. Oltre alla sua attività di letterato, ha promosso l'uso degli spazi pubblici per celebrazioni culturali. Tutti i suoi testi si trovano su un blog creato dalla sua ultima moglie, che ha realizzato l'obiettivo dello scrittore offrendo liberamente i suoi versi.


sabato 23 marzo 2024

La pienezza del mondo


OCTAVIO PAZ

UN CORPO

Un corpo, un corpo solo, un solo corpo
un corpo che è giorno rovesciato
e notte consumata;
la luce dei capelli
che non placa mai
l'ombra del mio tocco;
una gola, un ventre che albeggia
come il mare che si illumina
sfiorando la fronte dell'aurora;
caviglie, ponti dell'estate;
cosce notturne che affondano
nella musica verde della sera;
un petto che si solleva
e spazza via le spume;
un collo, solo un collo,
solo poche mani,
poche parole lente che scendono
come sabbia calda sulla sabbia.
Questo che mi sfugge,
acqua e scuro piacere,
mare che nasce e che muore;
queste labbra e questi denti,
questi occhi affamati,
mi spogliano di me
e la loro grazia furiosa mi innalza
fino al cielo calmo
dove vibra l'istante;
la cima dei baci,
la pienezza del mondo e le sue forme.

(da Sotto la tua ombra luminosa, 1937)

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"L'amore ci sospende, ci strappa a noi stessi e ci proietta nello strano per eccellenza: un altro corpo, altri occhi, un altro essere. E solo in quel corpo che non è il nostro e in quella vita irrimediabilmente estranea, possiamo essere noi stessi. Non ce n’è più un altro, non ce ne sono più due. Il momento dell'alienazione più completa è quello della riconquista piena del nostro essere". Octavio Paz, Premio Nobel 1990, ha le idee chiare sulla funzione dei sensi e della fisicità: "Il sesso è la radice", proclama il poeta messicano, "l'erotismo è il fusto e l'amore è il fiore". Quando si trasforma in parola diventa linguaggio e la poesia allora è "corporale".

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HENRI MATISSE, "NUDO DI SPALLE"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Oltre te, oltre me, attraverso il corpo, nel corpo, oltre il corpo, vogliamo vedere qualcosa. Quel qualcosa è la fascinazione erotica, ciò che mi porta fuori da me stesso e mi conduce a te: ciò che mi fa andare oltre te. Non sappiamo con certezza di cosa si tratti, tranne che è qualcosa di più.
OCTAVIO PAZ, Teatro di segni

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Octavio Irineo Paz Lozano (Città del Messico, 31 marzo 1914 – 20 aprile 1998), poeta, scrittore, saggista e diplomatico messicano, premio Nobel per la letteratura nel 1990. Il suo mondo poetico si basa sula poesia surrealista prima e sul pensiero orientale poi per superare l’io della filosofia occidentale e compiere un discorso ininterrotto sulla poesia stessa.


venerdì 22 marzo 2024

Vento di primavera


TAKAI KITŌ

SUI LIBRI ILLUSTRATI

Sui libri illustrati,
nella bottega, i fermacarte:
vento di primavera.

(da Seika-shū, 1789)

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Un semplicissimo rapporto causa-effetto regge questo bellissimo haiku di Takai Kitō, autore vissuto a Kyoto nella seconda metà del XVIII secolo: ci sono i fermacarte a tenere fermi i fogli dei libri illustrati nella bottega, ergo, impazza il vento tiepido e profumato di primavera.

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KATSUSHIKA HOKUSAI, "EJIRI NELLA PROVINCIA DI SURUGA"

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Ode alla primavera - / non si sa / chi è l’autore.
MASAOKA SHIKI

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Takai Kitō noto anche come Shinmei, Takashisha, Shunyarou, Enzantei e Sansei Yohantei (Kyoto, 23 ottobre 1741 - 9 dicembre 1789), poeta giapponese. Maestro di haiku della metà del periodo Edo,  nel 1770, divenne discepolo di Yosa Buson e curò le sue collezioni postume: Kara Naraha e Buson Haiku Collection.


giovedì 21 marzo 2024

Nuno Júdice


Il principale poeta portoghese contemporaneo, Nuno Júdice, è morto domenica scorsa a Lisbona, dopo una lunga battaglia contro il cancro. Era nato nell’Algarve nel 1949. Una delle voci più significative della poesia portoghese, è stato l'esponente di spicco della poetica del "ritorno al reale" esplosa nei Settanta come reazione agli sperimentalismi dei decenni precedenti. Il suo debutto come poeta avvenne nel 1972, con un libro che aveva un titolo programmatico, La nozione di poesia. Il suo è stato un rapporto molto forte con la storia della letteratura, in particolare con il romanticismo, e lo ha portato a scrivere opere riflessive e ironiche.

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FOTOGRAFIA © TVI

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POESIA D’AMORE PER USO TOPICO

Ti amo, come se fossi
la preda indifferente, la più oscura
delle amanti. Amo il tuo volto
di bianche stanchezze, le tue mani
che esitano, ciascuna delle parole
che senza volere mi hai dato. Voglio
che mi ricordi e dimentichi come io
ti ricordo e dimentico: su uno sfondo
in bianco e nero, spogliata come
la neve mattinale si spoglia della notte,
fredda, luminosa,
voce incerta di rosa.

(da Poesia riunita, 2000)

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UNA POESIA D’AMORE

Non so dove sei, se tu stai parlando
o se soltanto guardi l'orizzonte,
che potrebbe essere semplicemente
il muro di una camera da letto.
Ma so che un'ombra aleggia con te,
quando mi chiedo dove sei: inquietudine
che attraversa lo spazio tra me e te,
e ti ruba le certezze dell'oggi,
come mi regala questa poesia.

(da Il movimento del mondo, 1996)

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Altre poesie di Nuno Júdice sul Canto delle Sirene:

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Se volessi parlare dei compiti della poesia / forse comincerei con il paragonarla a ciò che / si deve fare a una finestra quando i vetri / sono sporchi di polvere di tanti anni di vento /  e negligenza. Allora passo il panno della metafora / su quel vetro, ma invece di pulirlo /  aggiungo alla polvere le immagini che erano attaccate al panno.
NUNO JÚDICE

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Nuno Manuel Gonçalves Júdice Glória (Mexilhoeira Grande, 29 aprile 1949 – Lisbona, 17 marzo 2024), poeta, romanziere e saggista portoghese. Eesponente di spicco di quella poetica del "ritorno al reale" che si è andata delineando negli anni Settanta come reazione agli sperimentalismi dei decenni precedenti.


mercoledì 20 marzo 2024

Primavera amore a prima vista


MIURA CHORA

*

Con le ali degli uccelli
lucenti di primavera
amore a prima vista


*

Sulle sere serene
e i giorni silenziosi,
piogge di primavera


*

In questo giorno
che tramonta
sono caduti i fiori di ciliegio


*

Il profumo dell’ume
mi ha colto di sorpresa -
è questo il giorno in cui cadono i fiori?

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Con l’equinozio, alle 4.06 di questa mattina, è iniziata la primavera. Quattro haiku per celebrarne l’arrivo: il poeta giapponese Miura Chora, attivo nel XVIII secolo, sempre attento alla natura, ci parla di petali di ciliegio, di voli di uccelli pronti a rifare il loro nido, di piogge, e del profumo dei fiori della pianta di ume, l’albicocca giapponese.

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FOTOGRAFIA © HANS/PIXABAY

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Presso l'antico santuario / la lamina d'oro appannata… e / il tempo del risveglio delle foglie verdi.
MIURA CHORA

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Miura Chora, pseudonimo di Motokasu (Toba, 1729 – 1780), poeta giapponese. Noto per le sue descrizioni della natura, fu vicino ai discepoli di Yosa Buson a Kyoto e con loro tentò di rinnovare la vitalità della poesia di Bashō. Tra i suoi scritti la raccolta Chora Hokkushu.


martedì 19 marzo 2024

Simile al suo


GIUSEPPE VILLAROEL

PADRE

Strano tempo ch’io vissi. E c’è mio padre
in questi specchi dei negozi antichi.
E, come lui, ombra che guarda, io stesso.
E c’è il silenzio che s’è fatto sangue
simile al suo e soffre sulle strade,
dove più bianco e più deserto, a sera,
coi suoi passi cammino e i suoi pensieri.

(da Quasi vento d’aprile, 1956)

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Crescendo, mi sono accorto sempre più spesso di ritrovarmi in gesti o espressioni di mio padre. Ora che non c'è più, subentra anche un po' di nostalgia, quando me ne accorgo. Simile al padre si ritrova anche il poeta catanese Giuseppe Villaroel, che della poesia della memoria ha fatto una personale bandiera: lo stesso fremito del sangue, lo stesso sguardo, gli stessi pensieri.

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FOTOGRAFIA © EVELYN CHONG/PEXELS

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Mio padre non mi ha detto come vivere; ha vissuto e mi ha fatto osservare come lo faceva.
CLARENCE BUDINGTON KELLAND

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Giuseppe Villaroel (Catania, 26 ottobre 1889 – Roma, 10 luglio 1965), poeta, giornalista, scrittore e critico letterario italiano. Da un originario crepuscolarismo, la sua opera è venuta svolgendosi in poesia di ispirazione amorosa, dai modi e dai toni sempre più contenuti e controllati. Ha scritto anche romanzi, novelle, saggi critici, e racconti per ragazzi.


lunedì 18 marzo 2024

Il fiore incandescente


ALBANO MARTINS

DORMIRE UN PO’

Omaggio a Federico García Lorca

Dormire un po': un minuto,
un secolo. Svegliarsi
sulla cresta
dell'onda, essere
la zavorra di schiuma
nel sonno
delle alghe. Oppure
essere semplicemente
la marea, che
torna sempre
a dire: non sono morta, sono
la farfalla
del vento, il fiore
incandescente di queste acque.

(da Castália e altre poesie, 2001)


Il filo rosso del simbolismo lega il poeta portoghese Albano Martins e Federico García Lorca, del quale assimilò il rigore della composizione. Ecco allora l'omaggio che ne ripercorre la lezione e la amplia, da bravo discepolo.

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FEDERICO GARCÍA LORCA, "MERENDA"

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  LA FRASE DEL GIORNO 

La neve non / cade sempre dal cielo: a volte / esplode in un fiore.
ALBANO MARTINS, Una collina per le labbra

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Albano Dias Martins (Fundão, 6 agosto 1930 – Vila Nova de Gaia , 6 giugno 2018), poeta portoghese. Fu uno dei fondatori della rivista Árvore e collaboratore di Colóquio-Letras e Nova Renascença. La sua poesia mostra  una maggiore attenzione alla parola, alla ricerca di un'espressione raffinata e non discorsiva, che trova nella brevità e in un certo minimalismo nominale una forma originale.


domenica 17 marzo 2024

Un museo di apicoltura


ADAM ZAGAJEWSKI

LA VISITA

Ad esempio una breve visita
nel piccolo museo di apicoltura
a metà strada fra Belgrado
e Novi Sad; un giorno d’agosto,
- spensieratezza, quasi felicità.

Un museo di apicoltura - può forse esserci
qualcosa di più innocente?
Qui non si fanno vedere ministri
né famosi cantanti rock, a dir la verità
neanche le api ci sono più.

Oppure dopo la soirée letteraria,
quando senza fretta torna la vita
ordinaria, e con tranquilla lentezza
torni di nuovo te stesso
- anche allora si può vivere.

(da La vera vita, 2019 – in Guarire dal silenzio, Mondadori, 2020 – Trad. Marco Bruno)

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Adam Zagajewski, poeta polacco, innalza una lode alla normalità, al tranquillo svolgersi della quotidianità: il piccolo museo serbo di apicoltura, certo, ma anche il ritorno a casa dopo un evento mondano – quell’innocenza, quella lentezza, quella spensieratezza sono in fondo, anche se non lo sappiamo, l’anticamera della felicità.

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FOTOGRAFIA © MUSEO DELL'APICOLTURA di RADOVLJICA

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  LA FRASE DEL GIORNO  

La pace, un nulla spesso, pieno di dolce /  succo come una pera a settembre.
ADAM ZAGAJEWSKI, Dalla vita degli oggetti

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Adam Zagajewski (Leopoli, Ucraina, 21 giugno 1945 – Cracovia, 21 marzo 2021), poeta, scrittore e saggista polacco. Esordì nel 1972 con Komunikat. Esponente della New Wave polacca, nel 1976 aderì al Comitato per la Difesa degli Operai e la dittatura comunista gli impedì di pubblicare. Cominciò allora il suo esilio a Houston e Parigi. Tornò a risiedere a Cracovia nel 2002.


sabato 16 marzo 2024

Immensi, insieme


LEOPOLDO PANERO

INSIEME

Contro la luce verde del mattino
ci sentiamo palpitare: palpitiamo insieme
vedendo la solitudine, il volo
dell'anima sprofondata
nella grande valle assolata dove scorre l'acqua,
dove passa il fumo bianco,
i treni lenti
che navigano nel mondo…
I cisti addolciscono la riva,
il verde incerto
dove la distanza scaturisce intatta
con gioia immediata
di aroma, e contempliamo
il dono di Dio, il vento lucido,
la quiete profumata
del sole, il suo biondo mercurio.
Tutto dorme,
tutto trema nudo
e innocente, ai tuoi occhi,
ai miei occhi. Dio conosce il nostro ultimo
pensiero. Dio conosce il nostro nome
dolcemente nascosto
nella distanza nubile
che sfuma in un mormorio
di uccelli. Cammini
alata e nel mare confuso
di luce e di bellezza diffusa
respiri qualcosa di tuo,
qualcosa che dà al tuo sangue
un'origine fresca,
silenzioso sapore di miglia silenziose,
possesso divino, gioia assoluta
della lontananza vergine,
della soleggiata pineta. Dio ci ha messo
dentro al cuore tutta la terra,
l'acqua, il sole più puro,
la riva limpida del primo amore,
il sale della Sua presenza, di qualcosa di Suo.
Contro il suo dolce petto ci sentiamo
immensi, insieme, insieme…

(da Poesie, 1963)

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Nelle poesie dedicate alla moglie e all'amore coniugale, il poeta spagnolo Leopoldo Panero riesce a ricreare spazi aperti e luminosi, colori chiari, scorrere di acque e fiorire di sponde, crea una tenerezza che permea i versi di una spiritualità addirittura religiosa: "Con un nuovo destino e una volontà più pura, / e una verità più chiara di quella sognata, / rinfreschi il mio passato nel tuo oblio / verso una vergine gioventù futura / che dorme oscuramente nel tuo sguardo".

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RAFAL OLBINSKI, “SENTIMENTO CONVENZIONALE”

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Sono l'ospite del tempo; sono, Signore, un vagabondo / che vaga nella foresta e inciampa nell'ombra.
LEOPOLDO PANERO, Poesie

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Leopoldo Panero Torbado (Astorga, 17 ottobre 1909 – Castrillo de las Piedras, 27 agosto 1962),  poeta spagnolo, membro della Generazione del '36. Partecipò al gruppo della rivista Cruz y Raya e in seguito a quello di Juventud creadora. Nella sua produzione lirica, raccolta postuma in Poesie (1963), prevalgono le forme classiche e tradizionali e contenuti religiosi o di carattere personale.


venerdì 15 marzo 2024

Un Artemidoro


KONSTANTINOS KAVAFIS

LE IDI DI MARZO

Anima, temi le cose grandi.
E se non puoi sconfiggere le ambizioni,
assecondale almeno con prudenza,
con esitazione. E più procedi,
con tanta maggior cura indaga.

Raggiunto che avrai il culmine, Cesare ormai,
quando figura d’uomo famoso avrai assunto,
soprattutto allora sii vigile, se esci in strada,
sovrano insigne, con il tuo corteo,
se avviene che ti si accosti dalla folla
un Artemidoro con in mano una lettera
e che ti dica in fretta: «Leggi subito questa,
è una cosa importante, t’interessa»,
fermati pure, allora, dilaziona
ogni affare o discorso; scosta pure
chi ti saluta e ti s’inchina
(li vedrai più tardi); lascia che aspetti
anche il Senato, e leggi subito
le cose gravi che scrive Artemidoro.

(da Le poesie, Einaudi, 2015 - Traduzione di Nicola Crocetti)

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Una meditazione sulla tragedia e sulla storia: Konstantinos Kavafis legge attraverso l'opera di Shakespeare "Giulio Cesare" l'assassinio del console e dittatore romano alle Idi di marzo, il 15, del 44 avanti Cristo. Il poeta greco, con un taglio intimistico e psicologico, si sofferma sui segni del destino, sul fatto che la lettera del sofista Artemidoro, ignorata da Cesare, lo avvertiva del complotto ordito da Bruto e Cassio: quindi, piccoli avvenimenti insignificanti sono in grado di modificare la storia - c'è addirittura una branca della fantascienza che parte da questo assunto per ricreare universi paralleli, l'ucronia.

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VINCENZO CAMUCCINI, "LA MORTE DI GIULIO CESARE"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

A volte gli uomini sono padroni del loro destino; la colpa, caro Bruto, non è delle stelle, ma nostra, che ne siamo dei subalterni.
WILLIAM SHAKESPEARE, Giulio Cesare




Konstantinos Petrou Kavafis, (Alessandria d'Egitto, 29 aprile 1863 – 29 aprile 1933), poeta e giornalista greco. Pubblicò 154 poesie, spesso ispirate all'antichità ellenistica, romana e bizantina, percorre, mirando al sublime, i vari gradi di un'esperienza estetica congiunta alla pratica dell'amore omosessuale.


giovedì 14 marzo 2024

Le magnolie e i cortili


PIERO BIGONGIARI

A FIRENZE

Col brusio dei tuoi sonni, dove tacciono
le magnolie e i cortili,
cedi allo spazio dove il vento tiene
agitati i tuoi fiori: ivi passarono
coi ginocchi infantili
le donne con gli uguali occhi. E che fanno
agli sbocchi delle vie tortuose?
Col cereo lume delle mani additano
le ginestre sui colli, e intanto róse
da un segreto si sfanno. Ultima premi
la tua infanzia sui colli, rosea luna,
e i campanili indietro indietro guardano.

(da La figlia di Babilonia, Parenti, 1942)

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Piero Bigongiari percorre la sua città in un giorno di primavera - pennellate di colore i nuovi fiori nei giardini e sulle colline circostanti e ricordi che affiorano: "O memoria, la terra è il tuo ritorno / negli occhi, le magnolie / in un torno di gridi dai cortili / traboccano, sui lividi ginocchi / spunta l'età più grande come un'alba".

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FOTOGRAFIA © TOP NHUNG HINH ANH DEP

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  LA FRASE DEL GIORNO  

T’attendo: sulla bianca / spalletta, dentro gli occhi di chi è / riflessa in una stanca / pace di luna d’un giro d’eterna / primavera che langue come piuma.
PIERO BIGONGIARI, La figlia di Babilonia

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Piero Bigongiari (Navacchio, 15 ottobre 1914 – Firenze, 7 ottobre 1997), poeta e critico letterario italiano. Insegnò storia della letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Firenze. È considerato esponente di un ermetismo purista in cui dominano metafisicamente il tema dell’assenza, un forte anelito religioso e la trasfigurazione simbolica della realtà.


mercoledì 13 marzo 2024

La via che porta al mare


FRANCESCO SCARABICCHI

DISTANTE

Non è qui, non ancora,
ma distante
la via che solitaria
porta al mare.

(da Il prato bianco, L'Obliquo, 1997)

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La poesia di Francesco Scarabicchi tende alla ricerca della bellezza delle cose, anela nel loro incontro il significato del vivere, pensa di trovare in esse la redenzione dalle bruttezze del quotidiano. E, tra le cose belle, bellissimo è il mare, già scorgerlo da lontano suscita emozione.

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JOHN O'GRADY, "LA STRADA PER IL MARE III"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Anche lontano dal mare, / ho un po’ di mare nei miei occhi / a mandare riflessi azzurri.
JULIETA DOBLES




Francesco Scarabicchi (Ancona, 10 febbraio 1951 – 21 aprile 2021), poeta e traduttore italiano, che si occupava anche di arti visive. La sua è definita una poesia realistica e le sue tematiche sono concentrate sui temi del tempo, della vita, della morte e del ricordo.


martedì 12 marzo 2024

La casa segreta


JORGE TEILLIER

NELLA CASA SEGRETA DELLA NOTTE

Quando io e lei ci nascondiamo
nella casa segreta della notte
nell’ora in cui i pescatori di frodo
sistemano le reti dietro gli sterpi,
anche se tutte le stelle cadessero
non avrei nessun desiderio da esprimere
E non importa che il vento dimentichi il mio nome
e passi gridando beffardo
come un contadino ubriaco che torni dalla fiera,
né che le madri chiudano tutte le porte
perché io e lei siamo nascosti
nella casa segreta della notte.
Lei vaga per la mia stanza
come l'ombra nuda
dei meli sul muro,
e il suo corpo si illumina
come un albero a Pasqua
per una festa di angeli perduti.
L'ultimo treno passa come un temporale
scuotendo le case di legno,
le mamme chiudono tutte le porte
e i pescatori di frodo
ripiegano le loro reti
mentre io e lei ci nascondiamo
nella casa segreta della notte.

(da Morti e meraviglia, 1971)

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Ogni cosa è spazio in questa casa, i confini di questo riparo sono evanescenti ma reali, eppure la casa non esiste: è un luogo segreto, un rifugio che come sempre nella poesia “larica” di Jorge Teillier attinge ai tempi dell’infanzia, a quel rifugio lontano che non suscita più un sentimento di nostalgia ma piuttosto evoca un’idea di protezione: “Ciò che conta non è la casa di tutti i giorni / ma quella nascosta in un angolo dei sogni”.

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ANDREW WYETH, "VENTO DAL MARE"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

L’importante nella poesia non è il lato puramente estetico ma la creazione del mito, di uno spazio e di un tempo che trascendono il quotidiano, utilizzando il quotidiano.
JORGE TEILLIER

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Jorge Teillier Sandoval (Lautaro, 24 giugno 1935 - Viña del Mar, 22 aprile 1996), poeta cileno della “Generazione letteraria dei ‘50”, creatore della “poesia larica”. Per lui l’importante in poesia non è l’estetica, ma la creazione del mito e di uno spazio di tempo che trascende il quotidiano.


lunedì 11 marzo 2024

Nel cortile della scuola


YŌKO ISAKA

ADUNATA DEL MATTINO

Le gonne delle divise sature di vapore
che hanno l'odore del ferro da stiro
quando la pioggia le bagna
e perfino i fili sciolti costretti nelle pieghe
sono rigidamente allineati

al mattino nel cortile della scuola
righe su righe
tracciate da mani e gambe pallide
creano un ruscello di colore blu intenso
anemiche labbra chiuse

Yasuda non è ancora arrivata
Nakahashi neppure

ha inizio la ginnastica
ogni volta che agli ordini della capofila
ci alziamo sulle punte dei piedi
stringendo i genitali
i calzini si arrotolano sulle caviglie
intorno al registro stretto al petto della responsabile
di turno
i raggi del sole filtrano dal cielo nuvoloso
le due ragazze
salgono lente la collina

il ruscello si disperde
la pelle che si è un po' colorata
viene soffocata nel blu intenso
quando passiamo nel corridoio buio
qualcosa di delicato ci attende presso la finestra
le guance ancora accaldate
le emozioni vibranti come onde
non ci chiediamo il motivo
sono arrivate da molto lontano.

(da Gendaishi bunko 92 zoku Isaka Yōko shishū, 2008, in Poeti giapponesi, Einaudi, 2020 - Traduzione di Maria Teresa Orsi)

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Come rileva Hachikai Mimi, nei versi della poetessa giapponese Yōko Isaka, scorre "una particolare tensione che, lungi dall'irrigidire la poesia, la rende al contrario feconda, in un equilibrio in cui dimora la sua luminosità. Non rigidità, ma la molla del salto, nel cambiamento repentino, il continuo eludere la presa". Così accade in questo ricordo scolastico, in bilico tra ordine e caos e venato da un sottile erotismo, che nel 1979 valse alla Isaka la possibilità di essere conosciuta al grande pubblico grazie all'editore Arakawa.

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FOTOGRAFIA © MARINE PEREZ/FLICKR

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  LA FRASE DEL GIORNO  

I vapori della memoria / sono come l'ombra del bastone disciplinare di una prigione.
YŌKO ISAKA, La tribù del violino

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Yōko Isaka (Tokyo, 16 dicembre 1949), poetessa giapponese, considerata una delle più importanti del dopoguerra nipponico. La sua poesia ha una particolare tensione che accosta spesso elementi difficilmente collegabili, come nei sogni, dando voce a un lavoro onirico.


domenica 10 marzo 2024

Mi sembra


OLIVIERIO GIRONDO

SCRUPOLO

Mi sembra di vivere
di sentire i rumori
di guardare le pareti,
che queste mani siano mie,
ma forse mi inganno
e muri e mani
sono solo ricordi
di una vita passata.

Ho detto "mi sembra"
Non garantisco nulla.

(da Persuasione dei giorni, 1942)

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Olivierio Girondo, poeta argentino della cui poesia si è detto che “si disimpegna, zigzaga e cammina sulla corda dell’irriverenza”, si affida alla certezza dei sensi per poter affermare di essere vivo. Ma udito, vista e tatto possono essere illusori, parte di un inganno tessuto dal ricordo o dalla memoria di una vita passata. E anche questa illusione potrebbe in realtà non essere tale: “Quando mi siedo / sento che il mio corpo si siede / in un altro corpo che finisce di sedersi / dove io mio siedo”.

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EGON SCHIELE, "RITRATTO DI ALBERT PARIS VON GÜTERSLOH”

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  LA FRASE DEL GIORNO  

E non basta aprire gli occhi e guardare per convincersi che la realtà è, infatti, il più autentico dei miracoli?
OLIVIERIO GIRONDO

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Oliverio Girondo (Buenos Aires, 17 agosto 1891 – 24 gennaio 1967), poeta argentino. Fa parte della generazione di scrittori post-modernista, chiamata “ultraista”, formatasi grazie ai rapporti e agli scambi culturali con le correnti d'avanguardia europee del primo dopoguerra, come il cubismo e il dadaismo.


sabato 9 marzo 2024

Mai e sempre


MARINOS SIGOUROS

MAI E SEMPRE

Non dire che mi amerai per sempre, come se non sapessi
che semi cadono nell'anima e sbocciano nuovi amori;
non dire che mi dimenticherai e involontariamente mi porterai
nella memoria mentre dolori e desideri arderanno in te.
Nel dolore e nella gioia spesso i morti ritornano,
e i vivi muoiono senza saperlo.

(da Αntologia 1908-1933, Libreria di Estìa, 1933)

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Marinos Sigouros, scrittore greco, è noto soprattutto per la sua opera di traduttore e divulgatore di poesia, in particolare quella classica italiana. Ma era anche poeta in proprio, capace di riflessioni come questa sull'amore e sulla memoria, sull'oblio e sulla nostalgia.

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CHARLES-AMABLE LENOIR, "FANTASTICHERIA"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Niente è meno perenne del "sempre" di due innamorati, e niente più revocabile del "mai".
ROBERTO GERVASO, Il grillo parlante

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Marinos Sigouros (Zante, 26 dicembre 1885 - Atene, 5 ottobre 1961), scrittore, traduttore e diplomatico greco. Collaboratore della rivista Estìa, è conosciuto soprattutto per la sua attività di studioso. Le sue poesie sono liriche e filosfiche. Tradusse in greco moderno le opere di Teocrito, Dante, Petrarca, Tasso, e Leopardi.


venerdì 8 marzo 2024

Non voglio fare i merletti


CRISTINA PERI ROSSI

CHIAROSCURO

(La merlettaia, Jan Vermeer da Delft)

La diligenza delle mani
delle dita
l’attenta inclinazione della testa
l’asservimento
a un lavoro tanto minuzioso
quanto ossessivo
L’apprendistato della sottomissione
e del silenzio
Madre, io non voglio fare i merletti
non voglio i fuselli
non voglio la dolorosa saga
Non voglio essere donna.

(da Le muse inquietanti, 1999)

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La poetessa uruguaiana Cristina Peri Rossi legge un celebre dipinto di Jan Vermeer, La merlettaia, opera del 1671 esposta al Louvre, e ne approfitta per una riflessione sulla condizione sociale della donna e sul ruolo che le è stato assegnato nel corso del tempo. È la poesia che ho scelto per l’8 marzo, ricordando che – se va bene scegliere una giornata per porre l’attenzione – l’8 marzo deve comunque essere ogni giorno.

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JAN VERMEER, "LA MERLETTAIA"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Sono una donna. / Credono che la mia libertà sia loro proprietà / e io glielo lascio credere / e avvengo.
JOUMANA HADDAD, Non ho peccato abbastanza

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Cristina Peri Rossi (Montevideo, 12 novembre 1941), scrittrice, poetessa, traduttrice e attivista politica uruguaiana. In esilio a Barcellona dal 1972, vi ha svolto tutta la sua carriera letteraria. La sua opera, sia in prosa sia in poesia, è basata sul tema amoroso, con un linguaggio denso di allusioni e metafore.