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lunedì 11 marzo 2024

Nel cortile della scuola


YŌKO ISAKA

ADUNATA DEL MATTINO

Le gonne delle divise sature di vapore
che hanno l'odore del ferro da stiro
quando la pioggia le bagna
e perfino i fili sciolti costretti nelle pieghe
sono rigidamente allineati

al mattino nel cortile della scuola
righe su righe
tracciate da mani e gambe pallide
creano un ruscello di colore blu intenso
anemiche labbra chiuse

Yasuda non è ancora arrivata
Nakahashi neppure

ha inizio la ginnastica
ogni volta che agli ordini della capofila
ci alziamo sulle punte dei piedi
stringendo i genitali
i calzini si arrotolano sulle caviglie
intorno al registro stretto al petto della responsabile
di turno
i raggi del sole filtrano dal cielo nuvoloso
le due ragazze
salgono lente la collina

il ruscello si disperde
la pelle che si è un po' colorata
viene soffocata nel blu intenso
quando passiamo nel corridoio buio
qualcosa di delicato ci attende presso la finestra
le guance ancora accaldate
le emozioni vibranti come onde
non ci chiediamo il motivo
sono arrivate da molto lontano.

(da Gendaishi bunko 92 zoku Isaka Yōko shishū, 2008, in Poeti giapponesi, Einaudi, 2020 - Traduzione di Maria Teresa Orsi)

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Come rileva Hachikai Mimi, nei versi della poetessa giapponese Yōko Isaka, scorre "una particolare tensione che, lungi dall'irrigidire la poesia, la rende al contrario feconda, in un equilibrio in cui dimora la sua luminosità. Non rigidità, ma la molla del salto, nel cambiamento repentino, il continuo eludere la presa". Così accade in questo ricordo scolastico, in bilico tra ordine e caos e venato da un sottile erotismo, che nel 1979 valse alla Isaka la possibilità di essere conosciuta al grande pubblico grazie all'editore Arakawa.

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FOTOGRAFIA © MARINE PEREZ/FLICKR

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  LA FRASE DEL GIORNO  

I vapori della memoria / sono come l'ombra del bastone disciplinare di una prigione.
YŌKO ISAKA, La tribù del violino

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Yōko Isaka (Tokyo, 16 dicembre 1949), poetessa giapponese, considerata una delle più importanti del dopoguerra nipponico. La sua poesia ha una particolare tensione che accosta spesso elementi difficilmente collegabili, come nei sogni, dando voce a un lavoro onirico.


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