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sabato 31 dicembre 2022

Per dire addio all’anno


HADAA SENDOO

VIGILIA DI CAPODANNO

Adesso
tutti vanno a casa
ad accendere lampade a olio
davanti alla statua del Buddha
 
Adesso
beviamo il latte di cavalla
per dire addio all'anno
e salutare Tsagaan Sar
 
Adesso mi chiedo
se il tempo può scorrere a ritroso,
se l'amore morirà
se i vagabondi provano tristezza.
 
Adesso,
la notte di capodanno
lampade e candele da innumerevoli case
sono a mala pena scorte da qualche passante
nelle strade di Ulan Bator

(da Come back to Earth, 2009)

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E dunque un altro anno se ne va. Un anno difficile, bilanciato tra la guerra in Ucraina, la crisi del gas, la seria situazione internazionale e la difficile uscita dalla pandemia. Ho scelto un poeta mongolo contemporaneo, Hadaa Sendoo, per salutare il 2022 e dare il benvenuto a un si spera più sereno 2023: accendiamo anche noi lampade a olio davanti al Buddha e ai nostri santi, facciamo tutti i gesti tradizionali – lenticchie, uva, brindisi – ed entriamo dunque nel nuovo anno.

Auguri di un buon 2023.

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FOTOGRAFIA © KELLY SIKKEMA/UNSPLASH
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  LA FRASE DEL GIORNO  

Un ottimista sta in piedi fino a mezzanotte per vedere l’Anno Nuovo. Un pessimista sta in piedi fino a mezzanotte per essere sicuro che l’anno vecchio sia passato.
BILL VAUGHAN




Hadaa Sendoo (Mongolia Interna, ora territorio cinese, 24 ottobre 1961), poeta e traduttore  mongolo, fondatore del World Poetry Almanac. La sua poesia è influenzata dall’epica mongola, dagli imagisti russi e dalla poesia ermetica italiana del ‘900.


Greca



STATISTICHE DEL CANTO DELLE SIRENE PER L’ANNO 2022

VISITE: 46.389 (-23%)

PAGINE VISTE: 306.000 (-19%)

TEMPO MEDIO SUL SITO: 1:54 (+2,5%)


LE DIECI PRINCIPALI CHIAVI DI RICERCA
(escludendo “Il canto delle sirene” e simili):

  1. ipse valere opto
  2. il poeta è un fingitore
  3. il rombo del tuono nel cielo nuvoloso
  4. accade che le affinità d’anima
  5. mi sono rivolto mi sono voltato indietro
  6. balaustrata di brezza
  7. haiku autunno
  8. beltà splendea
  9. di che reggimento siete fratelli
  10. ildegarda di bingen poesie

RECORD DI VISITE: 889, il 10 maggio)
(il più basso 111 il 13 agosto)


I POST PIÙ LETTI IN ASSOLUTO NEL 2022

  1. Il poeta è un fingitore (Fernando Pessoa, Autopsicografia)
  2. Un lungo amore (Catullo, Carme 76)
  3. Il bimbo e la mela (Guido Gozzano, Parabola)
  4. L’Isola-Non-Trovata (Guido Gozzano, La più bella)
  5. La sfogliatrice di Pascoli (Giovanni Pascoli, Ultimo canto)
  6. Ciò che la primavera fa con i ciliegi (Pablo Neruda, Giochi ogni giorno…)
  7. Si chiamava Moammed Sceab (Giuseppe Ungaretti, In memoria)
  8. Apollo e Dafne
  9. Haiku d’autunno
  10. Lattiginosa d’alba (Giorgio Caproni, Prima luce)

I POST PIÙ LETTI TRA QUELLI SCRITTI NEL 2022

  1. La stringi tra le braccia (Gabriel Ferrater, Fede)
  2. Centenario di Blaga Dimitrova
  3. Salvando  il mondo (Jorge Luis Borges, I giusti)
  4. Baktash Abtin
  5. Il petalo di ciliegio che cade (Bashō, Io se ne avessi la destrezza)
  6. Thiago de Mello
  7. Così era mutato il mondo (Dino Buzzati, Guerra)
  8. La luna di Kiev (Gianni Rodari, La luna di Kiev)
  9. Scrivo che tu sei bella (Ugo Foscolo, Il ritratto)
  10. Gli idoli di noi stessi (Gabriel Ferrater, Idoli)



SITI CHE LINKANO IL BLOG
(cui va Il mio doveroso grazie)

  1. La Poesia di Claudio Malune
  2. La belle auberge
  3. La Spada
  4. Friuli multietnico
  5. Nervi d’arpa
  6. Mixtura
  7. L’olivo saraceno
  8. 900 letterario
  9. Università di Pisa
  10. Una gerla di idee

PROVENIENZE DA SOCIAL NETWORK, AGGREGATORI E MOTORI DI RICERCA

  1. Google
  2. Bing
  3. Facebook
  4. Blogger
  5. Yahoo
  6. Lens
  7. Duckduckgo
  8. Pinterest
  9. Ecosia
  10. Yandex

venerdì 30 dicembre 2022

I giorni nuovi


ANDREA ZANZOTTO

QUANTO A LUNGO

Quanto a lungo tra il grano e tra il vento
di quelle soffitte
più alte, più estese che il cielo,
quanto a lungo vi ho lasciate
mie scritture, miei rischi appassiti.
Con l’angelo e con la chimera
con l’antico strumento
col diario e col dramma
che giocano le notti
a vicenda col sole
vi ho lasciate lassù perché salvaste
dalle ustioni della luce
il mio tetto incerto
comignoli disorientati
le terrazze ove cammina impazzita
la grandine, ombra unica dell’inverno,
ombra tra i demoni del ghiaccio.
Tarme e farfalle dannose
e talpe scendendo al letargo
vi appresero e vi affinarono,
voi sagittario e capricorno
inclinarono le fredde lance
e l‘acquario temperò nei suoi silenzi
nelle sue trasparenze
un anno stillante di sangue, una mia
perdita inesplicabile.

Già per voi con tinte sublimi
di fresche antenne e tetti
s’alzano intorno i giorni nuovi,
già alcuno s’alza e scuote
le muffe e le nevi dai mari;
e se a voi salgo per cornici e corde
verso il prisma che vi discerne
verso l’aurora che v’ospita,
il mio cuore trafitto dal futuro
non cura i lampi e le catene
che ancora premono ai confini.

(da Dietro il paesaggio, Mondadori, 1951)

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L'inquietudine esistenziale di Andrea Zanzotto trova un paradossale appoggio nella fuga del tempo: lo scorrere dell'anno, che giunge al suo giro di boa, passando dal Sagittario al Capricorno e all'Acquario  oggettivizza, ancora una volta, in questo caso la sua opera poetica, consegnandole una capacità di consapevolezza critica.

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FOTOGRAFIA © TAMA66/PIXABAY

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Da un eterno esilio / eternamente ritorno.
ANDREA ZANZOTTO, Appendice dell’edizione del 1981 di Vocativo

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Zanzotto_AndreaAndrea Zanzotto (Pieve di Soligo, 10 ottobre 1921 – Conegliano, 18 ottobre 2011), poeta italiano tra i più importanti del secondo Novecento. La sua poesia, che scava profondamente nella materia linguistica, è legata alle tracce e alle memorie del suo paese natio: "Qui non resta che cingersi intorno il paesaggio”.


giovedì 29 dicembre 2022

Le vostre chiuse cerniere


LUCIANO ERBA

IL CAVALIERE DEL GARBO

Oppure
svernare agli ultimi piani
nelle cento città. Una corda
molte corde
da una parete all’altra, dai soffitti
al pavimento. Tese.
E il quieto soleggiare sulle dimore.
Mie Rosalbe Carriere
rivedrò i vostri ombrelli piumati?
miei sogni aprirò
le vostre chiuse cerniere?

(da Il male minore, 1960)

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Vi sono molti sogni poetici, trattati con la solita ironia, nei versi di Luciano Erba: qui, in un magrittiano scomporsi delle case, vi compare come guest star Rosalba Carriera, pittrice e miniatrice veneziana del Settecento, nota per aver  introdotto i ritratti a pastello. Forse per questo il critico Mario Costanzo  a proposito di questa poesia di Erba parlò di "una cert'aria fumiste" e di "arguzia un po' fredda delle sue cabalette".

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FOTOGRAFIA © DOMINIKA MAZUR/PEXELS

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Io non so fermarmi  / al segno dell’infinito  / in quest’ombra di cose:  / la mia pioggia  / ha il rumore degli anni.
LUCIANO ERBA, Il male minore

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Luciano Erba (Milano, 18 settembre 1922 – 3 agosto 2010), poeta, critico letterario, traduttore del secondo Novecento, appartenente alla Quarta generazione della Linea Lombarda. Insegnò Letteratura Francese e Letterature Comparate  all’Università Cattolica di Milano.


mercoledì 28 dicembre 2022

Pioggia triste


SIRKKA TURKKA

CADE QUESTA PIOGGIA TRISTE

Cade questa pioggia triste
     sembra che la tua assenza pianga
        e non capisco come può essere.
La pioggia è così triste, così assurda
     che te la offro
        tutta intera.
In essa sei, lontano amore mio,
     tanto sicuro quanto i segni del destino
        custoditi nella mia mano.
     Leggili e vattene presto
           da qui.
Se non capisco quello che scrivo
     né te, né la pioggia,
        è perché ti amo.

(da Torna, piccola Sheba, 1986)

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Piove, bello / lontano amore mio / e la vita intera è per me / un atto assurdo” scrive la poetessa finlandese Sirkka Turkka. L’atmosfera grigia e malinconica, tipicamente autunnale, contrasta con il ricordo dei tempi in cui l’amato era presente: “Di quel tempo ricordo soltanto / la luce dell’acqua, / il sorriso sul tuo volto / come lì in primavera. Una volta / è stata primavera”.

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FOTOGRAFIA © PUBLICDOMAINSNET

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  LA FRASE DEL GIORNO  

L’amore è solo un forestiero. / E avvolgo il mio vuoto / attorno a te come una seconda pelle, la mia stessa oscurità, / quella carica che batte.
SIRKKA TURKKA, Torna, piccola Sheba

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Sirkka Turkka (Helsinki, 2 febbraio 1939 – Lohja, 23 ottobre 2021), poetessa finlandese. Vincitrice del Premio Finlandia nel 1987 e del Premio Eino Leino nel 2000. La sua poesia, molto attenta al tema della natura e dell’esistenza umana, segue percorsi tortuosi che accompagnano l'illusione della parola.


martedì 27 dicembre 2022

Un cardo e la sua memoria


PETER HUCHEL

A WILDENBRUCH

Un cardo e la sua memoria
scomposta dal vento.
Cavalli con finimenti
dall'umore fulmineo.
Nell'acqua arrossata
l'ombra tagliente del pesce.
Presto la nebbia avvolge
la mangiatoia di rami secchi.
La confessione dell'anno,
i corvi la portano
nella bianca ombra del cielo.

(da Giorni contati, 1972)

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Wildenbruch è una frazione del comune di Michendorf, non lontano da Potsdam, nel Brandeburgo, in quella che tra il 1950 e il 1990 fu la Germania Est: si tratta di un'ampia area boschiva a ridosso del  Grande Lago Saddiner. È lì che l'ispirazione poetica coglie lo scrittore tedesco Peter Huchel, che ne disegna un efficace bozzetto con poche immagini dense come pennellate.

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FOTOGRAFIA © LIENHARD SCHULZ

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Ricordati di me, sussurra la polvere.
PETER HUCHEL, Giorni contati

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Peter Huchel, pseudonimo di Helmut Huchel (Berlino, 3 aprile 1903 – Staufen im Breisgau, 30 aprile 1981),  poeta e scrittore tedesco. Caporedattore della radio di Berlino Est e della rivista Sinn und Form; nel 1962 fu costretto a dimettersi. Lasciò la DDR nel 1971.  Descrisse scene di vita del popolo, che coniugò con una spiccata liricità.


lunedì 26 dicembre 2022

Luna rossa nell’uliveta


LEONARDO SINISGALLI

I CANI ALLENTANO LA CORSA

I cani allentano la corsa
Tra i pali arsi delle viti.
Così bassa è Orione
Queste sere miti di fine d'anno.
Oscilla il Carro d'oro a questa svolta.
Tu guardi l'alba della luna rossa
Nell'uliveta. La collina è scossa
Da un rumore di frantoio.
Fresca è la ghiaia: sui passi tuoi
La ruota non la spezza.
Perduta alle spalle la fanciullezza
Si fa più lontana, ombra
Cieca nella polvere.

(da 18 poesie, Scheiwiller, 1936)

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La prima delle 18 poesie di Leonardo Sinisgalli, quella che è una sorta di autobiografia poetica, lega indissolubilmente il poeta lucano trapiantato a Torino alla terra, a quella terra del Sud:  è l’inizio di una presa di coscienza dei propri territori, una delimitazione dei confini di quella che è stata fino ad allora la sua vita: “Sarà la smania di far notte in me solo / E cercar scampo e riposo / Nella mia storia più remota. / Ogni sera mi vado incontro a ritroso”.

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VINCENT VAN GOGH, "GLI ULIVI"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Disseminata è la luce / per crescere sulle pietre.
LEONARDO SINISGALLI, 18 poesie

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Leonardo Sinisgalli (Montemurro, 9 marzo 1908 – Roma, 31 gennaio 1981), poeta,  saggista e critico d'arte italiano. Noto come Il poeta ingegnere per il fatto che lavorò per Olivetti e Pirelli e per aver fatto convivere nelle sue opere cultura umanistica e cultura scientifica. Fondò e diresse la rivista “Civiltà delle macchine”.


domenica 25 dicembre 2022

L’annunzio di speranza


MARGHERITA GUIDACCI

PRIMO NATALE DI FRANCESCA

I tuoi meravigliosi occhi innocenti
sono lo specchio in cui scorgiamo quello
che Dio volle da noi quando, facendosi
infante come te, scese nel mondo.

Nel tuo riso radioso risuona
tutta la musica degli Angeli,
tutto l’annunzio di speranza, mentre
sulla tua vita sorgiva la cometa
passa la prima volta come nel cielo di Betlemme.

Penne, 15/16 novembre 1989

(da Famiglia Cristiana, n. 51,/1994)

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La vita che si affaccia nel mondo è sempre un miracolo che riempie di gioia: così nonna Margherita Guidacci saluta l’arrivo della nipotina Francesca, che in quell’infanzia innocente porta lo stesso messaggio di speranza del Cristo nato a Betlemme.

Ancora Buon Natale, amici lettori del Canto delle Sirene.


FOTOGRAFIA © BONGBABYHOUSEVN/PIXABAY

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Oh generoso Natale di sempre! / Un mitico bambino / che viene qui nel mondo / e allarga le braccia / per il nostro dolore.
ALDA MERINI, Io dormo sola




Margherita Guidacci (Firenze, 25 aprile 1921 – Roma, 19 giugno 1992), poetessa e traduttrice italiana. Dopo la crisi del suo matrimonio, negli Anni’60, superò un decennio di grave sofferenza psichica che culminò nel ricovero in una clinica neurologica. Tra i poeti da lei tradotti John Donne, Emily Dickinson, T.S. Eliot ed Elizabeth Bishop.


sabato 24 dicembre 2022

Dio che nasci


MARIA LUISA SPAZIANI

VERSI PER LA MESSA DI MEZZANOTTE

                                              Natale 1977

Natale è un flauto d’alba, un fervore di radici
che in nome tuo sprigionano acuti di ultrasuono.
Anche le stelle ascoltano, gli azzurrognoli soli
in eterno ubriachi di pura solitudine.

Perché questo Tu sei, piccolo Dio che nasci
e muori e poi rinasci sul ciclo delle foglie:
una voce che smuove e turba anche il cristallo,
il mare, il sasso, il nulla inconsapevole.

Invisibile aria, Tu impregni ciò che vive
e solo vive se di te s’impregna.
Tu sei d’ogni radice l’alto mistero in musica
che innerva il tralcio-lazzaro e lo spinge a fiorire.

(da Geometria del disordine, Mondadori, 1981)

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Dio che nasce e muore: un bellissimo inno alla vita è questo che eleva la poetessa torinese Maria Luisa Spaziani: il senso del Natale è nella nascita e nella rinascita così come le foglie che sorgono dalle gemme di primavera e poi cadono nel vento d’autunno per poi ritornare a esplodere in una nuova primavera.

Tanti auguri di un sereno Natale, amici del Canto delle Sirene!

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BARTOLOMÉ MURILLO, "L'ADORAZIONE DEI PASTORI"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

[Natale] altro non è che fondere a distanza / le nostre solitudini / sopra i molli sargassi / stendere nella notte un ponte d'oro.
MARIA LUISA SPAZIANI, Le acque del Sabato




Maria Luisa Spaziani (Torino, 7 dicembre 1922 – Roma, 30 giugno 2014), poetessa italiana formatasi nel clima postermetico di chiara ascendenza montaliana. La sua poesia è venuta via via distendendosi dal mottetto o epigramma a forme narrativo-discorsive.


venerdì 23 dicembre 2022

Il Natale era così


ADÉLIA PRADO

CAREZZA

Quando eravamo poveri e io bambina
Il Natale era così a casa nostra:
quattro settimane prima
la parola AVVENTO ci assediava,
domenica dopo domenica.
Avremmo mangiato meglio quel giorno,
saremmo stati diversi:
vino, dolci, pazienza.
Perché il BAMBINO tremava nel fieno
e avevamo pietà di Dio fino alle lacrime.
Guardando la mangiatoia, quello che provavo
- senza il sostegno delle parole -
è quello che provo ancora:
Il desiderio di grazia sarà esaudito:
la luce che non tollera gli eccessi,
il muschio, la sabbia, la paglia brillavano,
la roccia. Io brillavo.

(da Terra di Santa Cruz, 1981)

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Nel Canto di Natale di Charles Dickens lo Spirito del Natale Passato accompagna Scrooge sui luoghi dell’infanzia ed egli “si rallegrava oltre ogni dire… (…) gli brillava la fredda pupilla e il cuore gli diede un balzo perché sentì un'insolita dolcezza”. La stessa dolcezza, venata sovente di malinconia, che proviamo nel ripensare ai Natali lontani, come Scrooge, come la poetessa brasiliana Adélia Prado: conservano quella grazia che abbiamo perduto, conservano la dolce innocenza che se ne è andata con gli anni.

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NORMAN ROCKWELL, "BAMBINA CHE GUARDA DALLE SCALE IL PARTY DI NATALE"

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Tutto ciò che la memoria ha amato è già diventato eterno.
ADÉLIA PRADO

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Adélia Luzia Prado de Freitas, meglio conosciuta come Adélia Prado (Divinópolis, 13 dicembre 1935), poetessa, docente e filosofa brasiliana. La sua poesia, modernista, parla del vivere quotidiano in una piccola città con perplessità e con un incanto guidato dalla fede cristiana.


giovedì 22 dicembre 2022

Una cascata di cose


CHARLES WRIGHT

NEVE

Se noi, come siamo, siamo polvere, e la polvere, com’è certo, risorge,
allora risorgeremo, e ci raduneremo
nel vento, nella nuvola, e saremo il loro effluvio,

una cascata di cose nella cascata del mondo, e scivoleremo
fra i rami puntuti e le giunture spezzate dei sempreverdi, formiche bianche, formiche bianche e le piccole nervature.

(da China Trace, 1977 - Traduzione di Antonella Francini)

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La poesia di Charles Wright tende a un fine spirituale: osservare la neve cadere genera in lui questo pensiero di resurrezione che non è solo cristiano, ma che appartiene a molte religioni - dallo zoroastrismo  al culto egizio,  greco e romano dell'oltretomba, dalla reincarnazione buddhista al Giorno del Giudizio islamico.

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FOTOGRAFIA © PEXELS

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Tutte le forme di paesaggio sono autobiografiche.
CHARLES WRIGHT, Appalachia

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Charles Wright (Pickwick Dam, Tennessee, 25 agosto 1935), poeta, accademico e traduttore statunitense, vincitore del Premio Pulitzer per la poesia nel 1998. Professore presso l'Università della Virginia, ha creato uno stile poetico che genera una sensazione di immediatezza e concretezza enfatizzando gli oggetti e la prospettiva personale.


mercoledì 21 dicembre 2022

Un vulcano


VICENTA CASTRO CAMBÓN

PERCHÉ SCRIVO VERSI...?

Perché scrivo versi...?
Perché tu sappia
che sotto la mia neve
pulsa un vulcano.

(da Carillon, 1928)

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Perché scrivi versi? è la domanda che spesso i poeti si sentono porre. La risposta non esiste: la poesia è una spinta che si propone da sé: ma bella è la risposta della poetessa argentina Vicenta Castro Cambón, che riecheggia il “sobre el volcãn la flor” di Gustavo Adolfo Bécquer.

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FOTOGRAFIA © SENSE SICILY

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Dammi la matita e fammi scrivere; / vedrai come è facile riempire / questa pagina di versi poiché / la pagina vuota mi infastidisce.
VICENTA CASTRO CAMBÓN, Carillon

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Vicenta Castro Cambón (Buenos Aires,28 settembre 1882 – 7 maggio 1928), poetessa argentina. Cieca dall'età di sei anni e sofferente di una deformità della colonna vertebrale e di una sordità incipiente, inclinò la sua vita a leggere e scrivere poesie, con i suoi mezzi, attraverso il metodo Braille.


martedì 20 dicembre 2022

Nevica


KARL KROLOW

CANDORE

Candore. Una tovaglia sbrindellata.
Qualcuno la scuote. È la mano bianca
del vento dell'est.
Qualcuno commenta: Nevica.
Lentamente,
l'aria sbrindellata apre gli occhi
dal freddo
Come si scrive bene con la neve.
Il tempo si sottomette
alla durata di un foglio bianco
al gelo e alle mele
finché non si scioglie.

(da Mani invisibili, 1962)

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La neve ha un suo fascino poetico, crea un'atmosfera che ci riporta allo stupore dell'infanzia - almeno finché non dobbiamo farci i conti come automobilisti o pedoni. Ma salutiamo il suo apparire con gioia, "questo quieto nevicare /  che tiene insieme il cielo e / la difficoltà di essere", come dice in altri versi il poeta tedesco Karl Krolow. E, come la neve, anche la poesia si manifesta con l'aspetto di una realtà fluttuante che si stacca dal mondo.

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FOTOGRAFIA © STUART ANTHONY/FLICKR

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  LA FRASE DEL GIORNO   

La neve è una poesia. Una poesia di un candore smagliante.
MAXENCE FERMINE, Neve




Karl Krolow (Hannover, 11 marzo 1915 – Darmstadt, 21 giugno 1999) conosciuto anche come Karol Kröpcke, poeta tedesco. Si è affermato come una fra le voci più autentiche della moderna lirica tedesca con raccolte di versi che si ispirano a una visione della natura sensitiva e precisa, in uno stile che contempera le esigenze innovatrici con un senso vigile della tradizione.


lunedì 19 dicembre 2022

I pezzenti a Natale


ROCCO SCOTELLARO

I PEZZENTI

È bello fare i pezzenti a Natale
perché i ricchi allora sono buoni;
è bello il presepio a Natale
che tiene l'agnello
in mezzo ai leoni.

(da È fatto giorno, Mondadori, 1954)

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L’universo contadino di Rocco Scotellaro è già un presepe di per sé. Il Natale vi aggiunge un altro tocco di (in)giustizia sociale che fa ridere amaro ancora una volta il poeta del popolo per questa carità pelosa dimostrata solo in occasione della festa cristiana.

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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Da san Martino a Natale, ogni povero sta male.
PROVERBIO ITALIANO




Rocco Scotellaro (Tricarico, 19 aprile 1923 – Portici, 15 dicembre 1953), scrittore, poeta e politico italiano impegnato nella lotta per miglioramento delle condizioni economiche e sociali dei contadini. La sua poesia è caratterizzata da da un'ambientazione pastorale serena, da un'armonia di immagini e visioni che esaltano la vita bucolica.


domenica 18 dicembre 2022

La città risplende di luci


JOHN GOULD FLETCHER

LE LUCI DELLA CITTÀ

La città risplende di luci questa sera
come risa forti e aperte da labbra rosse.

(da Stampe giapponesi, 1918)

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Due versi per esprimere con una metafora la sensazione: tanto basta al poeta imagista statunitense John Gould Fletcher. Una sensazione di cui possiamo valutare l’esattezza in queste sere, nelle vie che ci portano verso il Natale, considerando che secondo Fletcher, “le città sono le scatole di giocattoli / con cui gioca il tempo”.

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LUCI DI NATALE A WATSONVILLE, CALIFORNIA, 1920 © PEDIMENT

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Gli stati d'animo di un poeta: / farfalle svolazzanti nella pioggia.
JOHN GOULD FLETCHER, Stampe giapponesi

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John_Gould_Fletcher-1927John Gould Fletcher (Little Rock, Arkansas, 3 gennaio 1886 – 10 maggio 1950), poeta imagista e critico d’arte statunitense, primo poeta del Sud a vincere il Premio Pulitzer. Tra le sue opere: Goblins e pagode (1916), Stampe giapponesi (1918), Poesie scelte (1938) e La montagna che brucia (1946).


sabato 17 dicembre 2022

Aspettandola


MUHAMMAD AL-MAGHUT

INVERNO

Come lupi in una stagione secca
germogliamo ovunque
amando la pioggia,
adorando l’autunno.
Un giorno abbiamo anche pensato di inviare
una lettera di ringraziamento al cielo
e invece di un francobollo
affrancarla
con una foglia secca.
Pensavamo che le montagne sarebbero svanite
i mari sarebbero svaniti
le civiltà sarebbero svanite
ma l'amore sarebbe rimasto.
All’improvviso ci siamo lasciati:
a lei piacciono i grandi divani
a me piacciono le grandi navi
a lei piace sussurrare e sospirare nei caffè
e a me piace saltare e gridare per le strade.
Nonostante tutto
le mie braccia si aprono all'universo
aspettandola.

(da La felicità non è il mio mestiere, 1970)

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Con il suo linguaggio fresco e spontaneo il poeta siriano Muhammad al-Maghut racconta la fine di un amore seguendone le fasi: l’innamoramento nello splendore dell’autunno, la certezza di essere invincibili davanti al mondo, l’improvvisa rottura per incompatibilità e infine la nostalgia.

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LEONID AFREMOV, "VIALE LUNGOLAGO"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

L’amore è un potere attivo dell’uomo; un potere che annulla le pareti che lo separano dai suoi simili, che gli fa superare il senso d’isolamento e di separazione, e tuttavia gli permette di essere se stesso e di conservare la propria integrità. Sembra un paradosso, ma nell’amore due esseri diventano uno, e tuttavia restano due.
ERICH FROMM, L'arte di amare




Muhammad al-Maghut (Salamiyah, 1934 – Damasco, 3 aprile 2006) poeta e scrittore siriano. La sua opera ha combinato la satira e l’umorismo nero con le descrizioni della miseria e del malessere sociale illustrando ciò che considerava il declino etico tra i governanti della regione.


venerdì 16 dicembre 2022

Una manciata di ciliegie


JORGE TEILLIER

QUESTE PAROLE

Queste parole vogliono essere
una manciata di ciliegie,
un sussurro - per chi? -
tra un buio e l'altro.

Sì, una manciata di ciliegie,
un sussurro - per chi? -
tra un buio e l'altro.

(da Per un paese fantasma, 1978)


Queste parole che si allargano / come i chiari sentieri della pioggia / dove bambini scalzi / vanno a scuola la mattina. // Queste parole che crebbero sole / come la linfa nell’arbusto, e / che risalirono appena come il sangue alle guance / di una ragazza di città”. Il poeta cileno Jorge Teillier tagliò queste due strofe centrali dalla versione definitiva di questa poesia, originariamente scritta nell’aprile 1965: ne risulta una piccola perla tutta concentrata, un’esplosione di poesia, rossa e lucente come quelle ciliegie nella luce a rivelarne la forza.

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FOTOGRAFIA © RITA SENECA/UNSPLASH

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Tutta la poesia è una forma di comunicazione, di comunione. Un atto d'amore. Solo i maniaci dell'isolamento e dell'oscurità possono affermare il contrario.
JORGE TEILLIER, Plan, 31 luglio 1968




Jorge Teillier Sandoval (Lautaro, 24 giugno 1935 - Viña del Mar, 22 aprile 1996), poeta cileno della “Generazione letteraria dei ‘50”, creatore della “poesia larica”. Per lui l’importante in poesia non è l’estetica, ma la creazione del mito e di uno spazio di tempo che trascende il quotidiano.


giovedì 15 dicembre 2022

Nuove lavagne


OLAV H. HAUGE

DISEGNO

Fosco giorno d’autunno, nevischio.
Un morbido grigio disegno,
tracciato come in un sogno.
I pini han raccolto cotone di cielo
e infilato i fiocchi tra i capelli,
e le betulle tendono i rami sottili
delicatamente, delicatamente…
Su pozze ghiacciate scrivono gli uccelli
su nuove lavagne.

(da La terra azzurra, Crocetti, 2008 – Traduzione di Fulvio Ferrari)

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"Non darmi tutta la verità, / non darmi l'oceano se ho sete,  / non darmi il cielo se chiedo luce, / ma dammi un luccichio, una goccia di rugiada, una briciola / come gli uccelli portano una goccia d'acqua / e il vento un grano di sale": basta poco al poeta norvegese Olav H. Hauge, basta addentrarsi nel meraviglioso paesaggio scandinavo per ritrovare la spiritualità di cui ha bisogno, come dentro "le capanne di foglie / che costruivamo / quando eravamo piccoli: / infilarcisi dentro,  sedersi / e ascoltare la pioggia, / sapersi soli nella natura, / sentire le gocce sul naso / e tra i capelli".

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FOTOGRAFIA © COULEUR/PIXNIO

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Se riesci a comporre un verso / che soddisfa un contadino / devi esserne contento.
OLAV H. HAUGE

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Olav Håkonson Hauge (Ulvik, 18 agosto 1908 – 23 maggio 1994), traduttore e poeta norvegese. Giardiniere, uomo di grande cultura, tradusse in lingua nynorsk Blake, Brecht, Celan, Hölderlin e Sylvia Plath. La sua è poesia modernista, che invade il territorio della poesia concreta.


mercoledì 14 dicembre 2022

Come un bottone perduto


CHARLES SIMIĆ

DESCRIZIONE DI UNA COSA PERDUTA

Non ha mai avuto un nome
e neanche ricordo come l'ho trovata.
Me la portavo in tasca
come un bottone perduto
ma non era un bottone.

Film dell'orrore,
tavole calde aperte tutta la notte,
sale da biliardo
e bar bui
in vie lustre di pioggia.

Viveva un'esistenza silenziosa e discreta,
come un'ombra in un sogno,
un angelo su uno spillo
e poi svanì.

Gli anni passavano con il loro susseguirsi
di stazioni anonime,
finché qualcuno mi ha detto ci siamo!
E stupidamente
sono sceso su una banchina deserta,
nessuna città in vista.

(da Club Midnight, Adelphi, 2008 – Traduzione di Nicola Gardini)

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Senza nome, come un’ombra o un sogno, con l’incertezza dei ricordi che si vanno ad annidare in un recesso della memoria e intanto sbiadiscono prima di svanire: ha queste caratteristiche la “cosa perduta” del poeta statunitense di origine serba Charles Simić, ci proietta in quella periferia americana, in quell’atmosfera da dipinto di Hopper che esprime solitudine e incomunicabilità, in cui riusciamo a cogliere soltanto ombre senza riuscire a interpretarle.

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EDWARD HOPPER, "I NOTTAMBULI"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La verità è oscura sotto le tue palpebre..
CHARLES SIMIĆ

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Charles Simić, vero nome Dušan Simić (Belgrado, 9 maggio 1938), poeta statunitense di origine serba. Iniziò la propria carriera nella prima metà degli anni settanta con uno stile letterario minimalista, nel tempo divenuto sempre più riconoscibile. Nel 1990 è stato insignito del Premio Pulitzer per la poesia per la raccolta Il mondo non finisce.


martedì 13 dicembre 2022

Scrivimi


AGHA SHAHID ALI

CANCELLERIA

La luna non è diventata il sole.
Ha solo versato sul deserto
in grandi fogli, risme
d'argento che hai fatto a mano.
Ora la notte è la tua industria artigianale
e il giorno è il tuo bazar, veloce, energico.
Il mondo intero è pieno di carta.

Scrivimi.

(da L’Himalaya da mezzo pollice, 1987)

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Una poesia sullo scrivere dal poeta Agha Shahid Ali  – il poeta e il lettore non sono sullo stesso piano temporale: vi è un distacco anche culturale, talora, vi è una differente condotta di vita – ma comunicare le emozioni è basilare per confrontarsi, per rivivere le stesse emozioni o farne nascere altre, per entrare in connessione non solo con il lettore ma con lo stesso foglio di carta che esige la scrittura.

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FOTOGRAFIA © YLANITE/PIXABAY

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Le persone che prendono sul serio la poesia dovrebbero conoscere il loro Shakespeare, dovrebbero conoscere il loro Milton. Dovrebbero divorare la poesia tutto il tempo, e parte del piacere sta nel riconoscerla.
AGHA SHAHID ALI

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Agha Shahid Ali (Nuova Delhi, 4 febbraio 1949 – Northampton, Massachusetts, 8 dicembre 2001), poeta di origine indiana immigrato negli Stati Uniti. Prese parte al movimento letterario noto come Nuovo Formalismo. La sua poesia vortica intorno all'insicurezza e alle ossessioni e tratta memoria, nostalgia e l’autocoscienza di essere un poeta.


lunedì 12 dicembre 2022

Della nuova morale


EZRA POUND

L’INCONTRO

Per tutto il tempo in cui parlarono della nuova morale
i suoi occhi mi esplorarono.
E quando mi alzai per andarmene
le sua dita erano come il tessuto
di un fazzoletto di carta giapponese.

1916

(da Personae, 1926)

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Ezra Pound fa fruttare il suo modernismo in un breve testo che mescola relazioni e percezioni. Un convegno, una conferenza, probabilmente noiosa, in cui gli oratori si alternano sul palco a discutere della nuova morale, tema molto trattato dai movimenti sociali negli Anni Dieci del secolo scorso. E una donna, che non stacca gli occhi dal poeta, lo saluta quando questi se ne va. Quelle dita le sente quasi sfiorargli la pelle, delicatamente, segno di quella “nuova morale” che va facendosi strada.

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DIPINTO DI MACHADO JUAREZ

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Parlo della bellezza. Non ci si mette a discutere su un vento d'aprile. Quando lo s'incontra ci si sente rianimati. Ci si sente rianimati quando si incontra in Platone un pensiero che corre veloce, o un bel profilo in una statua.
EZRA POUND, L’artista serio




Ezra Weston Loomis Pound (Hailey, Idaho, 30 ottobre 1885 – Venezia, 1º novembre 1972), poeta, saggista e traduttore statunitense. Visse per lo più in Europa – in Italia particolarmente - e fu uno dei protagonisti del modernismo e della poesia di inizio XX secolo: temi ricorrenti la nostalgia per il passato e la fusione tra culture diverse.


domenica 11 dicembre 2022

Nessuno è solo


ANNE SEXTON

11 DICEMBRE

Poi a letto penso a te,
la tua lingua metà oceano, metà cioccolata,
penso alle case dove entri scivolando,
ai tuoi capelli di lana d’acciaio,
alle tue mani ostinate e
come rosicchiamo la barriera perché siamo in due.

Come vieni e afferri la mia coppa di sangue,
mi ricompatti e bevi la mia acqua salata.
Siamo nudi. Ci siamo spogliati
e insieme nuotando risaliamo il fiume,
l’identico fiume chiamato Possesso
e sprofondiamo insieme. Nessuno è solo.

(da Diciotto giorni senza te, in Poesie d’amore, 1969)

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La solitudine - come l'interiorità - fa parte delle tematiche della poetessa statunitense Anne Sexton, che qui tiene un diario delle sue sensazioni nei diciotto giorni, in realtà ventuno, di separazione dal proprio terapeuta, partito per l'Europa - siamo nel dicembre del 1966.  Quell'assenza, rimarcata già nel titolo della raccolta, è proiettata con tutto il mettersi a nudo che caratterizza le poesie della Sexton.

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BELINDA DEL PESCO, "DONNA CHE LEGGE A LETTO"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Disse il poeta all’analista /  Il mio lavoro sono le parole. Le parole sono come etichette, /  o monete, o meglio, come uno sciame di api.
ANNE SEXTON

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Anne_Sexton_by_Elsa_DorfmanAnne Sexton (Newton, Massachusetts, 9 novembre 1928 – Weston, Massachusetts, 4 ottobre 1974), scrittrice e poetessa statunitense. La sua poesia, definita confessionale, con dettagli intimi della sua vita privata, descrive la lunga battaglia contro la depressione, terminata con il volontario avvelenamento da monossido di carbonio nel garage di casa.


sabato 10 dicembre 2022

Dove silenzio e solitudine


SOPHIA DE MELLO BREYNER ANDRESEN

NEL PUNTO DOVE SILENZIO E SOLITUDINE

Nel punto dove silenzio e solitudine
Incontrano la notte e il freddo,
Ho aspettato come chi aspetta invano,
Così netto e preciso era il vuoto.

(da Poesia, 1944)

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L’intensità dell’epigramma coglie bene la realtà: la sua brevità consente - come per l’haiku giapponese – di cogliere lo spunto della meditazione e di farlo proprio. La poetessa portoghese Sophia De Mello Breyner Andresen descrive le sue impressioni di una notte fredda e solitaria, rivelando la sua consonanza con il mare e la notte, che alimentano la nostalgia: “Ancora una volta incontro  il tuo volto / mia notte che credevo perduta, / mistero di luci e ombre / sul cammino della spiaggia”.

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ILLUSTRAZIONE DI CATRIN WELZ-STEIN

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Le onde s'infrangevano una ad una / io stavo sola con la sabbia e con la spuma / del mare che cantava soltanto per me.
SOPHIA DE MELLO BREYNER ANDRESEN

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Sophia de Mello Breyner Andresen (Porto, 6 novembre 1919 – Lisbona, 2 luglio 2004), poetessa portoghese, seconda donna a vincere il Premio Camões nel 1999. La sua opera consta di 15 libri di poesia, pubblicati tra il 1947 e il 1999, che riconoscono alla parola un valore intrinseco e per questo sono rigorosi, armonici ed equilibrati. Scrisse anche racconti, opere teatrali e libri per ragazzi.


venerdì 9 dicembre 2022

Nel pozzo dell’amore


JAIME SABINES

NON MUOIO DI AMORE

Non muoio di amore, muoio di te.
Muoio di te, amore, di amore per te,
dell’urgenza della mia pelle di te,
della mia anima di te e della mia bocca
e dell’insopportabile che sono senza te.

Muoio di te e di me, muoio di entrambi,
di noi, di questo,
lacerato, spezzato,
muoio, ti muoio, moriamo.

Moriamo nella mia stanza dove sto solo,
nel letto dove manchi,
per la strada dove il mio braccio va vuoto,
al cinema e al parco, sul tram,
i luoghi dove la mia spalla si abitua alla tua testa
e la mia mano alla tua mano
e tutto di te io conosco come me stesso.

Moriamo nel luogo che ho prestato all’aria
per farti stare fuori di me,
e nel luogo dove l’aria si esaurisce
quando ti copro con la mia pelle
e ci conosciamo dentro, separati dal mondo,
felicemente, profondamente, e di certo, interminatamente.

Moriamo, lo sappiamo, lo ignorano, noi moriamo
tra di noi, ora, separati,
l’uno dall’altra, quotidianamente,
cadendo in statue multiple,
in gesti che non vediamo,
nelle nostre mani che ci necessitano.
Moriamo, amore, muoio nel tuo ventre
che non mordo né bacio,
nelle tue cosce dolcissime e vive,
nella tua carne senza fine, muoio di maschere,
di triangoli oscuri e incessanti.
Muoio del mio e del tuo corpo,
della nostra morte, amore, muoio, moriamo.
Nel pozzo dell’amore a ogni ora,
inconsolabile, con grida,
dentro di me, voglio parlare, ti chiamo,
ti chiamano coloro che nascono, che arrivano
da te, coloro che giungono a te.
Moriamo, amore, e non facciamo niente
se non morire di più, ora dopo ora,
e scriverci e parlarci e morire.

(Da Poesie libere, 1951-1961 – in Poesia, 315, Maggio 2016 - Traduzione di Angela Saliani)

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Il percorso poetico di Jaime Sabines tratta dell’amore, della vita e della morte con un’ossessione che gli deriva dal doloroso peso di dover riconoscere gli eventi quotidiani attraverso la parola. Così appare anche la lontananza dall’amata, una costante assenza in cui la separazione diventa un desiderio che fa male: “In te è cresciuto il mio cuore. / In te è stata fatta la mia angoscia. / Amato, luogo dove riposo, / silenzio in cui mi addoloro”.


PABLO PICASSO, "IL PASTO DEL CIECO"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

L'amore è la proroga perpetua, / sempre il passo seguente, l'altro, l'altro.
JAIME SABINES




Jaime Sabines Gutiérrez (Tuxtla Gutiérrez, 25 marzo 1926 – Città del Messico, 19 marzo 1999),  poeta e politico messicano. Noto come “cecchino della letteratura”, la sua poesia tendeva a trasformare la letteratura in realtà. I suoi scritti si basavano sulla sua presenza in vari luoghi quotidiani.