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venerdì 30 dicembre 2022

I giorni nuovi


ANDREA ZANZOTTO

QUANTO A LUNGO

Quanto a lungo tra il grano e tra il vento
di quelle soffitte
più alte, più estese che il cielo,
quanto a lungo vi ho lasciate
mie scritture, miei rischi appassiti.
Con l’angelo e con la chimera
con l’antico strumento
col diario e col dramma
che giocano le notti
a vicenda col sole
vi ho lasciate lassù perché salvaste
dalle ustioni della luce
il mio tetto incerto
comignoli disorientati
le terrazze ove cammina impazzita
la grandine, ombra unica dell’inverno,
ombra tra i demoni del ghiaccio.
Tarme e farfalle dannose
e talpe scendendo al letargo
vi appresero e vi affinarono,
voi sagittario e capricorno
inclinarono le fredde lance
e l‘acquario temperò nei suoi silenzi
nelle sue trasparenze
un anno stillante di sangue, una mia
perdita inesplicabile.

Già per voi con tinte sublimi
di fresche antenne e tetti
s’alzano intorno i giorni nuovi,
già alcuno s’alza e scuote
le muffe e le nevi dai mari;
e se a voi salgo per cornici e corde
verso il prisma che vi discerne
verso l’aurora che v’ospita,
il mio cuore trafitto dal futuro
non cura i lampi e le catene
che ancora premono ai confini.

(da Dietro il paesaggio, Mondadori, 1951)

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L'inquietudine esistenziale di Andrea Zanzotto trova un paradossale appoggio nella fuga del tempo: lo scorrere dell'anno, che giunge al suo giro di boa, passando dal Sagittario al Capricorno e all'Acquario  oggettivizza, ancora una volta, in questo caso la sua opera poetica, consegnandole una capacità di consapevolezza critica.

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FOTOGRAFIA © TAMA66/PIXABAY

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Da un eterno esilio / eternamente ritorno.
ANDREA ZANZOTTO, Appendice dell’edizione del 1981 di Vocativo

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Zanzotto_AndreaAndrea Zanzotto (Pieve di Soligo, 10 ottobre 1921 – Conegliano, 18 ottobre 2011), poeta italiano tra i più importanti del secondo Novecento. La sua poesia, che scava profondamente nella materia linguistica, è legata alle tracce e alle memorie del suo paese natio: "Qui non resta che cingersi intorno il paesaggio”.


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