CHARLES SIMIĆ
DESCRIZIONE DI UNA COSA PERDUTA
Non ha mai avuto un nome
e neanche ricordo come l'ho trovata.
Me la portavo in tasca
come un bottone perduto
ma non era un bottone.
Film dell'orrore,
tavole calde aperte tutta la notte,
sale da biliardo
e bar bui
in vie lustre di pioggia.
Viveva un'esistenza silenziosa e discreta,
come un'ombra in un sogno,
un angelo su uno spillo
e poi svanì.
Gli anni passavano con il loro susseguirsi
di stazioni anonime,
finché qualcuno mi ha detto ci siamo!
E stupidamente
sono sceso su una banchina deserta,
nessuna città in vista.
(da Club Midnight, Adelphi, 2008 – Traduzione di Nicola Gardini)
.
Senza nome, come un’ombra o un sogno, con l’incertezza dei ricordi che si vanno ad annidare in un recesso della memoria e intanto sbiadiscono prima di svanire: ha queste caratteristiche la “cosa perduta” del poeta statunitense di origine serba Charles Simić, ci proietta in quella periferia americana, in quell’atmosfera da dipinto di Hopper che esprime solitudine e incomunicabilità, in cui riusciamo a cogliere soltanto ombre senza riuscire a interpretarle.
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EDWARD HOPPER, "I NOTTAMBULI"
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LA FRASE DEL GIORNO
La verità è oscura sotto le tue palpebre..
CHARLES SIMIĆ
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Charles Simić, vero nome Dušan Simić (Belgrado, 9 maggio 1938), poeta statunitense di origine serba. Iniziò la propria carriera nella prima metà degli anni settanta con uno stile letterario minimalista, nel tempo divenuto sempre più riconoscibile. Nel 1990 è stato insignito del Premio Pulitzer per la poesia per la raccolta Il mondo non finisce.
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