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martedì 31 dicembre 2019

L’anno vecchio



KARL KRAUS

SAN SILVESTRO 1917

L'anno vecchio è affondato inerme
e dallo scannatoio sorge il nuovo.
I bei tempi sono infami?
E la vergogna non frena il corso degli anni?

Un orecchio timoroso ascolta lontano:
solo di tanto in tanto si sente tremare la terra.
Ma imperturbabili passano i tempi
su questo sogno peccaminoso.

Passano con i lunari,
continuando nel nuovo anno l'usata attività:
si congedano dagli assassini dell'umanità,
buon anno augurando ai profanatori del creato.


(da Poesia, 329 - Settembre 2017 - Traduzione di Gio Batta Bucciol)

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Sembra scritta ieri questa poesia del caustico aforista austriaco Karl Kraus, invece ha più di un secolo. Anche noi – inermi come l’anno vecchio – lasciamo quasi con fatalismo che le stagioni si avvicendino, che un anno si sussegua all’altro. Facciamo i nostri conti, traiamo i nostri bilanci quando dicembre si avvicina alla conclusione, magari riusciamo anche a formulare qualche proposito per l’anno nuovo, che spesso viene travolto dal trantran che ricomincia a macinare quando gennaio richiama alle “usate cose”.

Ma, bando a questo preambolo malinconicamente ispirato forse dallo stesso Kraus! Abbandoniamoci piuttosto alla speranza dell’anno che nascerà bambino come un foglio bianco da riempire. Vi auguro agende colorate e bei pensieri.

Buon anno dal Canto delle Sirene!

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FOTOGRAFIA © COUNSELLING

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LA FRASE DEL GIORNO
La bruttezza del presente ha valore retroattivo.
KARL KRAUS, Pro domo et mundo




Karl Kraus (Jičín, 28 aprile 1874 – Vienna, 12 giugno 1936), scrittore, giornalista, aforista, umorista, saggista, commediografo, poeta e autore satirico austriaco. È noto specialmente per le sue critiche altamente ironiche e taglienti alla cultura, alla società, ai politici tedeschi e ai mass media.






Greca


STATISTICHE DEL CANTO DELLE SIRENE PER L’ANNO 2019

VISITE: 124.566 (-15%)

PAGINE VISTE: 220.000 (-18%)

TEMPO MEDIO SUL SITO: 1:44 (-9%)


LE DIECI PRINCIPALI CHIAVI DI RICERCA
(escludendo “Il canto delle sirene” e simili):

  1. francesca woodman
  2. poesia contemporanea paraguaiana
  3. dora markus montale
  4. pasolini e il dialetto
  5. mio blu dicevi
  6. haiku sull’autunno
  7. moralisti francesi
  8. haiku inverno
  9. luis lopez anglada
  10. canto del convalescente

RECORD DI VISITE: 1109, il 31 agosto)
(il più basso 162 l’11 agosto)


I POST PIÙ LETTI IN ASSOLUTO NEL 2019

  1. Ciò che la primavera fa con i ciliegi (Pablo Neruda, Giochi ogni giorno con la luce…)
  2. Poiché tutto passa (Guillaume Apollinaire, Corni da caccia)
  3. Pezzi di pagine strappate (Amrita Pritam, Incontro)
  4. Ma strada, ancora strada (Eugenio Montale, A galla)
  5. Il bimbo e la mela (Guido Gozzano, Parabola)
  6. Il poeta è un fingitore (Fernando Pessoa, Autopsicografia)
  7. Le affinità d’anima (Eugenio Montale, Ex voto)
  8. Apollo e Dafne
  9. Poesie per settembre
  10. Se vuoi essere amato, ama

I POST PIÙ LETTI TRA QUELLI SCRITTI NEL 2019

  1. Mary Oliver (Giorno d’estate, Niente è troppo piccolo…)
  2. Sogno d’un dì d’estate (Giovanni Pascolo, Patria)
  3. Una scala di cristallo (Langston Hughes, La madre al figlio)
  4. Se disturbo (Eeva Kilpi, Dimmi se disturbo)
  5. Divinità del mutamento (Anna Świrszczyńska, Una donna parla della sua vita)

SITI CHE LINKANO IL BLOG
(cui va Il mio doveroso grazie)

  1. La Poesia di Claudio Malune
  2. La belle auberge
  3. La Spada
  4. Friuli multietnico
  5. Blanc de ta nuque

PROVENIENZE DA SOCIAL NETWORK, AGGREGATORI E MOTORI DI RICERCA

  1. Google
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  5. Blogger
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  10. Virgilio
  11. Arianna

lunedì 30 dicembre 2019

Al primo sole


NELO RISI

TRINITÀ DEI MONTI


Su queste scale
tarmate nei marmi
usate come suole
dove è appena spiovuto
e ancora deserte stamane
al primo sole sto così bene
che respiro a fondo con la mente -
anche il giornale
parla di distensione.


(da Il contromemoriale, All’Insegna del Pesce d’Oro, 1957)

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Ci sono momenti così – momenti in cui si respira magari solo per pochi istanti l’armonia, momenti in cui ci si sente bene, in pace con se stessi e con il mondo. E certo, può servire anche avere una “location” come quella citata dal poeta Nelo Risi, la scalinata di Trinità dei Monti a Roma, assolata e ancora non affollata di turisti.

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FOTOGRAFIA © CATAND

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LA FRASE DEL GIORNO
Se occorre arte perché siano vere / le parole rare / forse più ne occorre / per essere stilisti dell’usuale.
NELO RISI, Di certe cose




Nelo Risi (Milano, 21 aprile 1920 - Roma. 17 settembre 2015), poeta e regista italiano. Laureato in Medicina, non praticò mai la professione. Partito da una lezione montaliana, si staccò dall’ermetismo trovando il suo spazio espressivo in uno spirito critico, spesso ideologico, capace di indagare con una precisione nitida e scrupolosa gli aspetti psicologici e sociali del vivere.

domenica 29 dicembre 2019

Centenario di Aris Dikteos


Cento anni fa, il 29 dicembre 1919, nasceva a Iràklion, sull’isola di Creta, il poeta greco Aris Dikteos. Iscritto a Giurisprudenza, abbandonò gli studi a causa della Seconda guerra mondiale e del reclutamento. Dopo il conflitto si trasferì ad Atene, dove lavoro come giornalista alla radio nazionale. I suoi versi si inseriscono in un solco esistenziale, influenzato dal pensiero di Jean-Paul Sartre.

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LA POESIA

Ma tu, Poesia
che un giorno vestisti la nostra nuda ebbrezza,
quando avevamo freddo e nessun abito
da indossare
quando sognavamo perché non c’era altra vita
da vivere,
Ci saranno nuvole per viaggiare il nostro sogno?
Ci saranno corpi per vivere il nostro amore?
 
Ma tu, Poesia
che le forme non possono contenere,
ma tu, Poesia
che non ti possiamo toccare con la parola,
tu
ultima traccia della presenza di Dio tra
noi,
salva l’ultima ora dell’uomo,
la più brutale e disperata,
 
che la Morte
la Solitudine
il Silenzio,
lo attendono in un istante futuro.


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IL POETA

Tu che pronunci terribili oracoli
                                      Píndaro

Ecco uno che cantava
come la sete al mese di luglio,
assetato di vicinanza a se stesso,
si cercò nel vento,
si inseguì nel mare.

Ecco un uomo inconsolabile
perché una volta dentro di lui fece burrasca il mare,
perché una volta dentro di lui giocò il vento;
ora si è perso nella foresta delle scimmie,
ora si è perso nel bosco delle sorgenti,
nel bosco dei latrati.

Vide salire il sole da ponente,
il cielo sotto i suoi piedi,
i vivi scendere nelle tombe,
i morti governare il mondo.
Pagò la saggezza della sua visione a se stesso,
dissolvendosi tra fantasmi e immagini.

Ecco un uomo inconsolabile che ricorda:
un’isola lo rinchiuse con un cerchio d’acqua,
le rovine di un’antica città lo scoprirono:
imparò che se hai memoria ottieni la pace,
se canti ottiene il tempo,
ma non ebbe tempo di ottenere se stesso.

Ecco un uomo che canta e ricorda;
sa, non sa, vive, non vive, è morto, non è morto...
Lo spazio, dal passato al futuro, lo ha distrutto
e ha visto una scala unire la terra al cielo,
e qui, sul quarto gradino, si è seduto inconsolabile.

Ecco un uomo disperato che cantava:
vide, non vide, vive, non vive, è morto, non è morto...

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LA FRASE DEL GIORNO
E come comprenderanno / che tutte le metafore e le analogie non sono altro / che la sua relazione e i suoi legami con tutto il mondo?
ARIS DIKTEOS




Aris Dikteos, pseudonimo di Konstantinos Constanturakis (Iràklion, 29 dicembre 1919 – Atene, 8 marzo 1983), critico letterario, traduttore e poeta greco. Nel 1956 ottenne il Premio Nazionale di Poesia con Ghiannis Ritsos. La sua poesia è caratterizzata da un’ansia esistenziale influenzata da Sartre.


sabato 28 dicembre 2019

Pastore errante


LUCIANO ERBA

TAGIKO

In città ci si abitua, dicono
a non vedere le stelle
a trascurare la luna
a non accorgersi dei segni del cielo
ma riflesso nella vetrina lungo il corso
tra una banca e un negozio di scarpe
vedo un volto che avrei potuto avere
di pastore errante, di tagiko
e allora è tutt'uno domandarmi
se rannuvola e si alza un po' di vento
chi sentirà la prima goccia di pioggia
al quartiere delle case d'epoca?
sarà il sarto? il postino? di qui passo
ad altre domande sul destino.


(da Nella terra di mezzo, 2000)

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Odore di minestra e mele cotte / o collegio di preti / o meglio che caserma e che bordello / portavo un maglione marronverde / distribuivo mestoli di sbobba / tra lettini di ferro / mi davano del cinese dicevano / ancora Cina Budda”: raccontava così della sua esperienza in collegio il poeta milanese Luciano Erba. Quel volto dalle fattezze un poco asiatiche che i ragazzini prendevano in giro, ritorna segnato dal tempo nelle vetrine di un negozio di Milano. E fa sorgere domande su ciò che è stato, su ciò che non è stato e sarebbe potuto invece essere, sulla capacità di “sentire il tempo” e leggere il cielo e le stelle di chi ha vissuto lontano dalla città.

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ILLUSTRAZIONE DI SKILLMAN1

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia è il rovescio dell’esperienza, nel senso che ti devi trattenere dall’esperienza per scrivere, anche se anche scrivere è un’esperienza, riflessa.
LUCIANO ERBA, Testo, n. 64, Luglio-Dicembre 2012




Luciano Erba (Milano, 18 settembre 1922 – 3 agosto 2010), poeta, critico letterario, traduttore del secondo Novecento, appartenente alla Quarta generazione della Linea Lombarda. Insegnò Letteratura Francese e Letterature Comparate  all’Università Cattolica di Milano.

venerdì 27 dicembre 2019

Così morbide


MORTEN SØNDERGAARD

PENSA


Pensa,
non sapevo
che delle labbra
potessero essere
così morbide.
I tuoi baci possono
fermare guerre
e io so
che l'acqua invidia
i tuoi occhi.
Così limpido
nulla
può essere.
Solo, semmai,
la parola
"azzurro"
quando prova
a descrivere
la prima luce del mattino.
Dobbiamo
brancolare ancora
per entrare
nella tintinnante euforia
della poesia.


(da A Vinci, dopo, Del Vecchio, 2002 – Traduzione di Bruno Berni)

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Le labbra dell’amata hanno una forza sovrumana, dice il poeta danese Morten Søndergaard. E i baci hanno potenze in megatoni “Per un bacio ho tradotto Omero / tutto d’un fiato / poi sono diventata bianca come la luna” scriveva Alda Merini; gli occhi sono un imparagonabile esempio di bellezza. Eppure questa sorprendente scoperta ancora non basta per perforare il mistero della poesia.
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DIPINTO DI FRANCINE VAN HOVE

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LA FRASE DEL GIORNO
La Bellezza non ha causa: / Esiste. / Inseguila e sparisce. / Non inseguirla e rimane.
EMILY DICKINSON, Poesie




Morten Søndergaard (Copenaghen, 3 ottobre 1964), poeta, scrittore, traduttore, artista ed editore danese. La sua opera è una ricerca delle collisioni tra senso e materia, un’intromissione del mondo nell’immaginazione. Dal suo soggiorno di alcuni anni a Vinci e Pietrasanta è nata la sua raccolta A vinci, dopo.

giovedì 26 dicembre 2019

Conoscere la notte


PABLO ANTONIO CUADRA

LA NOTTE È UNA DONNA SCONOSCIUTA

Domandò la ragazza al forestiero.
- Perché non passi? Nella mia casa
il fuoco è acceso.

Rispose il pellegrino: – Sono un poeta,
voglio solo conoscere la notte.

Lei, allora, sparse cenere sul fuoco
e avvicinò nel buio la sua voce al forestiero:
- Toccami! – disse –. Conoscerai la notte!


(da Il giaguaro e la luna, 1959)

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Una favoletta, o almeno è quello che sembra a prima vista questa poesia di Pablo Antonio Cuadra, gloria letteraria del ‘900 nicaraguense. In realtà vi è sottilmente personificato il mistero che tenta il poeta, l’ignoto che lo invita continuamente a cercare di comprenderlo.

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ARTHUR HACKER, "LA TENTAZIONE DI PARSIFAL"

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LA FRASE DEL GIORNO

Solo due strade ha l’amante stanco: / quella del tuo volto, che impedisce il riposo. / quella del tuo cuore che lo offre. / Cerco la parole che penetri il tuo sangue!

PABLO ANTONIO CUADRA, Il giaguaro e la luna




Pablo Antonio Cuadra Cardenal (Managua, 4 novembre 1912 – 2 gennaio 2002), poeta, saggista, drammaturgo e critico letterario nicaraguense. Fondatore della rivista Vanguardia ed editore del quotidiano La Prensa, si oppose sia all’invasione statunitense sia alla dittatura di Somoza.


mercoledì 25 dicembre 2019

Bianco di grazia


FERNANDO PESSOA

NATALE... SULLA PROVINCIA NEVICA

Natale... Sulla provincia nevica.
Tra i lari confortevoli,
un sentimento conserva
i sentimenti passati.

Cuore contrapposto al mondo,
come la famiglia è verità!
Il mio pensiero è profondo,
sto solo e sogno rimpianto.

E come è bianco di grazia
il paesaggio che non so,
visto per la vetrata,
della casa che mai avrò!


(da Poesie, 1942)

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Il bianco paesaggio dell’infanzia, pieno di candore e innocenza, quando i sogni non sono ancora svaniti e le illusioni luccicano. Il Natale di Fernando Pessoa, con questa poesia del 1928 divisa in due parti: i primi sei versi sono quelli di un Natale in famiglia, con le tradizioni e i parenti, gli ultimi sei sono quelli di un Natale solitario, trascorso lontano da casa, con malinconia e rimpianto.

Buon Natale, amici lettori del Canto delle Sirene, in particolare a chi oggi come Pessoa trascorre un Natale lontano dagli affetti.


FOTOGRAFIA DA PINTEREST

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LA FRASE DEL GIORNO
Ogni tanto bisognerebbe ricordarsi che Natale non significa solo farsi largo tra i reparti di un grande magazzino e spintonarsi con gli altri! Qualcuno dovrebbe spiegare che il Natale è una cosa diversa. Migliore di questa più importante, più bella, più autentica e ha a che fare con la passione, l'amore la carità, la compassione.
ROD SERLING, Ai confini della realtà, Stagione 2, episodio 11




Fernando António Nogueira Pessoa (Lisbona, 13 giugno 1888 – 30 novembre 1935),  poeta, scrittore e aforista portoghese, considerato uno dei maggiori poeti di lingua portoghese, diede l’avvio al Modernismo nel suo paese. In poesia si scompose in varie altre personalità, contrassegnate da diversi eteronomi, ognuno con un suo stile.


martedì 24 dicembre 2019

Nel fieno del presepe


GIOVANNI PASCOLI

IN ORIENTE

Si vegliava sui monti. Erano pochi
pastori che vegliavano sui monti
di Giuda. Quasi spenti erano i fuochi.

Altri alle tombe mute, altri alle fonti
garrule, presso. Il plenilunio bianco
battea dai cieli sopra le lor fronti.

Ognun guardava ai cieli, come stanco,
stanco nel cuore; ognuno avea vicino
il dolce uguale ruminar del branco.

Sostava sino all’alba del mattino
il cuor del gregge, sazio di mentastri;
ma il cuore de’ pastori era in cammino

sempre; ch’erano erranti come gli astri,
essi: avean la bisaccia irta di peli
al collo, e tra i ginocchi i lor vincastri,

e cinti i lombi, e nella mano steli
d’issopo. E alcuno, come è lor costume,
cantava, fiso, come stanco, ai cieli.

E il canto, sotto i cieli arsi dal lume,
a pie’ dell’universo, era sommesso,
era non più che un pigolìo d’implume

caduto, sotto il suo grande cipresso.



II


Maath cantava: — O tu che mai non poni
il tuo vincastro, e che pari nell’alto
le taciturne costellazïoni,

Dio! che la nostra vita cader d’alto
fai, come pietra, dalla tua gran fionda...
la pietra cade sopra il Mar d’asfalto.

Pietra ch’è nel Mar morto e non affonda,
la vita! Cosa grave che galleggia,
e va e va dove la porta l’onda!

O Dio, noi siamo come questa greggia
che va e va, né posso dir che arrivi,
nemmen se giunga al pozzo della reggia! —

Addì cantava: — Tu, sola tu, vivi,
o greggia, che non mai dalle tue strade
vedi la Morte ferma là nei trivi.

Vedo qualche smarrito astro che cade:
muore anche l’astro. Ma tu, pago il cuore,
stai ruminando sotto le rugiade.

O greggia, solo chi non sa, non muore!
Tu non odi l’abisso che rimbomba
presso il tuo dente, e strappi lieta il fiore

del loto eterno ai sassi della tomba. —



III


E un canto invase allora i cieli: Pace
sopra la terra! E i fuochi quasi spenti
arsero, e desta scintillò la brace,

come per improvviso ala di venti
silenzïosi, e si sentì nei cieli
come il soffio di due grandi battenti.

Erano in alto nubi, pari a steli
di giglio, sopra Betlehem: già pronti
erano, in piedi, attoniti ed aneli,

i pastori guardando di sui monti,
e chi presso le tombe, onde una voce
uscìa di culla, e chi presso le fonti,

onde un tumulto scaturìa di foce:
e un angelo era, con le braccia stese,
tra loro, come un’alta esile croce,

bianca; e diceva: “Gioia con voi! Scese
Dio su la terra„. Ed a ciascuno il cuore
sobbalzò verso il bianco angelo, e prese

via per vedere il Grande che non muore,
come l’agnello che pur va carponi;
il Dio che vive tutto in sé, pastore

di taciturne castellazïoni.



IV

Mossero: e Betlehem, sotto l’osanna
de’ cieli ed il fiorir dell’infinito,
dormiva. E videro, ecco, una capanna.

Ed ai pastori l’accennò col dito
un angelo: una stalla umile e nera,
donde gemeva un filo di vagito.

E d’un figlio dell’uomo era, ma era
quale d’agnello. Esso giacea nel fieno
del presepe, e sua madre, una straniera,

sopra la paglia. Era il suo primo, e il seno
le apriva; e non aveva ella né due
assi: all’albergo alcun le disse: È pieno.

Nella capanna povera le sue
lagrime sorridea sopra il suo nato,
su cui fiatava un asino ed un bue.

— Noi cercavamo Quei che vive... — entrato
disse Maath. Ed ella con un pio
dubbio: Il mio figlio vive per quel fiato...

— Quei che non muore... — E ella: Il figlio mio
morrà (disse, e piangeva su l’agnello
suo tremebondo) in una croce... — Dio... —

Rispose all’uomo l’Universo: È quello!


(da Poesie varie, Zanichelli, 1914)

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E come promesso ieri, ecco anche il presepe: a farlo è nientemeno che Giovanni Pascoli. Una tradizione popolare, che ha avuto albergo in tutte le case d’Italia – lo sfondo di carta a rappresentare un cielo di stelle o un paesaggio arabeggiante con le palme, il muschio, la capanna, San Giuseppe e della Madonna, il Bambino da deporre nella mangiatoia la sera della Vigilia, i pastori e le pecorelle, le ingenue statuine rappresentanti i più svariati mestieri… Cose che forse ora sanno di vecchio, eppure scaldano ancora il cuore. Sarà per questo che amo girare i paesi dei dintorni per visitare le svariate mostre di presepi.

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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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LA FRASE DEL GIORNO
Bontà che viene d’animo profondo, / se bene è grande, piccola riluce, / come la stella, ch’è nel cielo un mondo / e sulla terra un atomo di luce.
GIOVANNI PASCOLI, Poesie varie




Giovanni Pascoli (San Mauro di Romagna, 31 dicembre 1855 – Bologna, 6 aprile 1912), poeta e accademico italiano, eccelso latinista, figura emblematica della letteratura di fine Ottocento. Nonostante la sua formazione eminentemente positivistica, è il maggiore esponente del Decadentismo.

lunedì 23 dicembre 2019

Alberello natalizio


EDWARD ESTLIN CUMMINGS

ALBERELLO


Alberello
piccolo zitto alberello natalizio,
sei così piccolo
assomigli più a un fiore

chi ti trovò nella verde foresta
e ti è tanto dispiaciuto andartene?
vedi ti consolerò
perché hai un dolce profumo

bacerò la tua fresca scorza
e t’abbraccerò forte e stretto
come farebbe tua madre,
ma non aver paura

guarda la laminetta
che dorme tutto l’anno in una scatola scura
sognando di poter uscire a brillare,
le palle le catenelle rosse e oro e fili di neve,

solleva le piccole braccia
e te le darò tutte da tenere
ogni dito avrà il suo anello
e non vi sarà angolo scontento o buio

poi quando sarai vestito
starai alla finestra e tutti ti vedranno
e che occhi faranno!
oh ma tu sai molto orgoglioso

e la mia sorellina ed io ci daremo la mano
e guardando il nostro bell’albero
balleremo e canteremo
«Noel Noel»


(Little Tree, da The Dial, 1920 - Traduzione di Mary de Rachelwitz)

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Ci tocca. Come da tradizione anche quest’anno facciamo l’albero sul Canto delle Sirene – anche il presepio, domani. Addobbiamo intanto questo piccolo alberello del poeta statunitense Edward Estlin Cummings con le palline e le lucine, con i nastri dorati e i fili d’argento. Torniamo bambini e cantiamo anche noi “Noel Noel”…
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FOTOGRAFIA © RODOLFO MARQUES
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LA FRASE DEL GIORNO

Da un punto di vista commerciale, se il Natale non esistesse bisognerebbe inventarlo.
KATHARINE WHITEHORN



Edward Estlin Cummings,  noto anche come e.e. cummings (Cambridge, 14 ottobre 1894 – North Conway, 3 settembre 1962),  poeta, drammaturgo, scrittore e saggista statunitense. È celebre per il suo uso poco ortodosso delle maiuscole e delle regole della punteggiatura, e per il fatto di servirsi delle convenzioni sintattiche in modo avanguardista e innovativo.

domenica 22 dicembre 2019

Dissodamento


GIUSEPPE UNGARETTI

INVERNO


Come la semente anche la mia anima ha bisogno del dissodamento nascosto di questa stagione


Comme une graine mon âme aussi a besoin du labour caché de cette saison

(da Allegria di naufragi, Vallecchi, 1919)

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Una delle poesie scritte in francese da Giuseppe Ungaretti e inserite alla fine di Allegria di naufragi in una sezione intitolata Derniers jours. È quella che ho scelto per celebrare il solstizio d’inverno – oggi alle 5.19 di mattina. Con il Sol invictus dei romani anche per noi giunge il tempo della rinascita, di quel “dissodamento” che si opera nei campi per prepararli alla nuova primavera.

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FOTOGRAFIA © MIRROR
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LA FRASE DEL GIORNO
Nel bel mezzo dell’inverno, ho infine imparato che vi era in me un’invincibile estate.
ALBERT CAMUS, L’estate




Giuseppe Ungaretti (Alessandria d’Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970) è uno dei tre grandi poeti dell’Ermetismo italiano. Trasferitosi a Parigi nel 1912, prese parte alla Prima guerra mondiale nelle trincee del Carso e poi in Champagne. Dal 1935 al 1942 insegnò in Brasile e dal 1947 al 1965 fu professore di letteratura moderna alla Sapienza.

sabato 21 dicembre 2019

Tutte le strade


LILIANE WOUTERS

ERO PIÙ POVERA DELLA NOTTE

Ero più povera della notte,
più taciturna di un re alla finestra,
più solitaria di uno stilita.

Non avevo sulle palme delle mani
che la polvere della mia vita.

Tu sei venuta, le pietre hanno gridato,
le rovine hanno alzato la testa,
la brace nel mio sangue si è ravvivata,
la vita ha ripreso a correre,
l’ombra ha partorito.

Tutte le strade portano da te.


(da L’aloe, 1983)

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La vita era arida senza l’amore – dice la poetessa belga Liliane Wouters, che delinea paesaggi solitari e personaggi infelici e solitari. Poi, improvvisamente, dalla polvere di quel deserto sono sorti fiori, si sono innalzati nuovi edifici, la vita ha ripreso il suo corso come un fiume secco inondato dall’acqua.

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DIPINTO DI VLADIMIR KUSH

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LA FRASE DEL GIORNO
Amare è, attraverso il corpo, / incontrare l'anima; è anche / andare per i sentieri dell'anima / alla scoperta del corpo.
LILIANE WOUTERS, Il libro del sufi




Liliane Wouters, (Ixelles, 5 febbraio 1930 – Gilly, 28 febbraio 2016), poetessa, drammaturga, traduttrice e saggista belga di lingua francese. La sua poesia è all’insegna del “grido controllato”, rigorosa, precisa ed elegante, generalmente espressa in brevi componimenti ricchi di immagini e di musicalità.


venerdì 20 dicembre 2019

L’anno di mille anni fa


THOMAS BERNHARD

QUEST’ANNO È COME L’ANNO DI MILLE ANNI FA

Quest'anno è come l'anno di mille anni fa,
noi portiamo la brocca e sferziamo la schiena della vacca,
falciamo e non sappiamo nulla dell'inverno,
beviamo mosto e non sappiamo nulla,
presto saremo dimenticati
e i versi svaniranno come neve davanti alla casa.


Quest'anno è come l'anno di mille anni fa,
guardiamo nel bosco come nella stalla del mondo,
mentiamo e intrecciamo cesti per mele e pere,
dormiamo mentre le intemperie consumano
davanti alla porta le nostre scarpe infangate.
Quest'anno è come l'anno di mille anni fa,


non sappiamo nulla,
non sappiamo nulla del declino,
delle città sprofondate, del vortice in cui sono affogati
cavalli e uomini.


(da Sotto il ferro della luna, Crocetti, 2015 – Traduzione di Samir Thabet)

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Un tempo remoto, lontano, solitario, eppure così presente nella solitudine della montagna dove si era rintanato lo scrittore austriaco Thomas Bernhard: un tempo dove sopravvivere alla malattia polmonare che lo ucciderà, con la stessa durezza semplice e naturale di quei luoghi dove pascolano le vacche e si prepara il formaggio, dove si pigia l’uva e la si fa fermentare. Un tempo selvaggio in cui nulla soccorre e “nel vento / si agitano  / paure”.

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PIETER BRUEGEL IL VECCHIO, "CACCIATORI NELLA NEVE"

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LA FRASE DEL GIORNO
Quando mi dirà il mio Dio dove e quando / il tempo affonda l’aculeo nella carne?
THOMAS BERNHARD, Sotto il ferro della luna





Thomas Bernhard, nato Nicolaas Thomas Bernhard (Heerlen, Olanda, 9 febbraio 1931 – Gmunden, 12 febbraio 1989), scrittore, drammaturgo, poeta e giornalista austriaco, tra i massimi autori della letteratura del Novecento non solo di lingua tedesca. Le sue poesie trattando l’ars moriendi.

giovedì 19 dicembre 2019

La fraternità delle stelle


ANISE KOLTZ

VIVO NELLA FRATERNITÀ

Vivo nella fraternità
delle stelle

È soltanto ai solitari
che l’universo
spalanca le sue porte.


(da Galassie interiori, 2013)

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La meditazione solitaria come comprensione dell’universo: un allontanamento e un isolamento per ritrovare la calma, per chiudersi in se stessi ed aprirsi al cosmo, per cercare una comunanza con quelle stelle e quel cielo senza fine. La poetessa lussemburghese Anise Koltz quasi con stupore scopre di avere trovato questa sua soluzione: “Porto in me/ un derviscio // che gira su se stesso / in perfetta geometria / con il cosmo // che conosce la cabala / di questo  volteggiatore misterioso?"

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DIPINTO DI RAFAL OLBINSKI

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LA FRASE DEL GIORNO
Il mondo continua a girare / nei miei sogni // Orbite di parole / descrivono una strana poesia // Ho delle galassie interiori // L’universo dà peso / a ciascuna mia parola.
ANISE KOLTZ, Galassie interiori




Anise Koltz (Eich, 12 giugno 1928), poetessa lussemburghese. Di origini ceche, tedesche, inglesi e belghe, iniziò a pubblicare in tedesco per poi divenire una delle principali scrittrici in lingua francese. Al suo attivo ha anche dei racconti per bambini e numerose traduzioni.

mercoledì 18 dicembre 2019

Belle speranze a prua


BARTOLO CATTAFI

PARTENZA DA GREENWICH


Si parte sempre da Greenwich
dallo zero segnato in ogni carta e in questo
grigio sereno colore d’Inghilterra.
Armi e bagagli, belle
speranze a prua,
sprezzando le tavole dei numeri
i calcoli che scattano scorrevoli
come toppe addolcite
da un olio armonioso, in un’esatta
prigione.
Troppe prede s’aggirano tra i fuochi
delle Isole, e navi al largo,
piene, panciute, buone
per essere abbordate dalla ciurma
sciamata ai Tropici
votata alla cattura
di sogni difficili, feroci.
Ed alghe, spume,
il fondo azzurro in cui
pesca il gabbiano azzurro del ricordo
posati accanto al grigio
disteso colore
degli occhi, del cuore, della mente,
guano australe ai semi
superstiti del mondo.


(1953)

(da Partenza da Greenwich, Edizioni della Meridiana, 1955)

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Secondo Giorgio Bàrberi Squarotti, i viaggi del poeta siciliano Bartolo Cattafi sono “i viaggi di un moderno antifrastico, inquieto turbato Ulisse” che “va dove gli si rivela il destino”. È dunque un viaggio alla ricerca di sé e della verità, del senso del vivere, ma è un viaggio non lineare, come quello di Ulisse, pieno di trabocchetti e di distrazioni che sviano dalla rotta.


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DIPINTO DI RAFAL OLBINSKI
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--------------------------------------------------------------------------------------------------------LA FRASE DEL GIORNO
Com’è duro, difficile arrivare / all’altra faccia del cuore, / leggerne il bigio, agevole disegno /  mentre i fantasmi lasciano una traccia  /di rischioso colore, / mentre l’insetto stordito guada il mare / il regno proibito / l’avventuroso fondo del bicchiere.
BARTOLO CATTAFI, Partenza da Greenwich




Bartolo Cattafi (Barcellona Pozzo di Gotto, 6 luglio 1922 – Milano, 13 marzo 1979),  poeta italiano. La sua poesia spazia sui dilemmi esistenziali con sensibilità di diarista, spesso con uno sguardo metafisico dove sono protagonisti il vuoto e la solitudine. Nei suoi versi il tema del viaggio è una costante metafora del vivere.

martedì 17 dicembre 2019

Non abitiamo qui


MARIE-CLAIRE BANCQUART

VISITA IMMOBILIARE

Nel telefono
dormono parole d'amore

un pezzo di cielo è al suo posto
alla finestra
ma il muro conserva

un’impronta di dita distinta solo sotto le lampade.
Un volto tace nello specchio.
Un passo che attraversa l’assenza ha lasciato la sua orma sul pianerottolo.
Non abitiamo qui.

Troppi segreti
sono rimasti bocca a bocca.
Altri saranno nostri.
Altrove.

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Un appartamento da affittare o da comprare: la poetessa francese Marie-Claire Bancquart lo visita e vede quello che non c’è, quel vuoto di affetti, quell’assenza di persone che l’hanno abitato. I fantasmi di parole d’amore, di visi passati per un attimo dentro gli specchi, impronte di vite vissute, segni di giorni trascorsi.

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EDWARD HOPPER, "SOLE IN UNA STANZA VUOTA"

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--------------------------------------------------------------------------------------------------------LA FRASE DEL GIORNO
Sì, un poeta / ha un mondo intero sulle braccia // la sua parola / talvolta / cattura una piuma o una nuvola.
MARIE-CLAIRE BANCQUART, Poesie





Marie-Claire Bancquart, nata Chauvet ( Aubin, 21 luglio 1932 – Parigi, 19 febbraio 2019), poetessa, scrittrice, saggista e critica letteraria francese. La  sua poesia ha una natura viscerale, che spesso esplora l'interno del corpo umano come mezzo per esplorare le emozioni e l'umanità.

lunedì 16 dicembre 2019

Il mare immenso


SOPHIA DE MELLO BREYNER ANDRESEN

MEZZOGIORNO

Mezzogiorno. Un angolo di spiaggia senza gente.
In alto il sole, alto, enorme, aperto,
Ha reso il cielo di ogni dio deserto.
La luce cade implacabile come un castigo.
Non ci sono fantasmi né anime,
E il mare immenso solitario e antico
Sembra applaudire.


(da Poesia, 1944)

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Una natura primordiale: mare, cielo, spiaggia e nessuna persona. È l’elemento che la poetessa portoghese  Sophia De Mello Breyner Andresen predilige: è un tempo perduto, un’arcaica età dell’oro che si manifesta ormai soltanto in queste solitudini, “la vasta e lunga spiaggia /  Atlantica e sacra / Dove per sempre la mia anima fu creata”.

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IMMAGINE DA PINTEREST

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LA FRASE DEL GIORNO
Questi che sta intero nella sua vita / Ha fatto del mare e del cielo il suo essere profondo / E ha mantenuto con serena lucidità / Aperto il suo sguardo e posto sopra il mondo.
SOPHIA DE MELLO BREYNER ANDRESEN, Come un grido puro




Sophia de Mello Breyner Andresen (Porto, 6 novembre 1919 – Lisbona, 2 luglio 2004), poetessa portoghese, seconda donna a vincere il Premio Camões nel 1999. La sua opera consta di 15 libri di poesia, pubblicati tra il 1947 e il 1999, che riconoscono alla parola un valore intrinseco e per questo sono rigorosi, armonici ed equilibrati. Scrisse anche racconti, opere teatrali e libri per ragazzi


domenica 15 dicembre 2019

Come viene viene


GIOVANNI RABONI

O FORSE LA FELICITÀ

O forse la felicità
è solo degli altri, d’un altro tempo,
d’un’altra vita e a noi non è possibile
che recitarla come viene viene,
a soggetto, ostinandoci a inseguire
la parte di noi stessi
in un vecchio, bizzarro canovaccio
senza capo né coda…


(da Barlumi di storia, 2003)

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“La felicità esiste, ne ho sentito parlare” chiosava nel suo aforismario Il malpensante lo scrittore siciliano Gesualdo Bufalino. È più o meno il pensiero del poeta milanese Giovanni Raboni: la felicità esiste, la vediamo, ma non tocca a noi, è degli altri, l’importante è non cercarla allora e prendere coscienza della sua impossibilità: “Mai davvero felice e mai del tutto / infelice – oh, l’ho capito; e mi regolo”.

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MARINA MEIRELLES, "FELICITÀ"

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LA FRASE DEL GIORNO
La felicità è il fine di se stessa.
JORGE LUIS BORGES




Giovanni Raboni (Milano, 22 gennaio 1932 – Fontanellato, 16 settembre 2004), poeta, critico letterario, giornalista, traduttore e scrittore italiano appartenente alla "generazione degli anni Trenta. Nel solco della tradizione lombarda, elaborò sin dalla prima raccolta Le case della Vetra (1966) una poetica d'intonazione civile ma anche esistenziale con toni piani e sommessi.


sabato 14 dicembre 2019

I rebus della sabbia


DEREK MAHON

MAREA DISCENDENTE

I rebus della sabbia – campo di alghe
e ghiaia viva qui lasciate dalla marea,
nuova ogni volta la disposizione -
sfuggono alla coerenza, e quando il mare
si ritira, tutto, anche la nostra confidenza, muore
nell’arcaico fetore di fanghiglia originale.


Eh sì, ma è qui che principia nuova vita,
quella “zona intercotidale”dove il sole scalda
vasti riverberi di nubi sopra una distesa di umidore
sotto il cielo: luogo di primordi,
fertile spazio per forme in evoluzione
come noi con la nostra inconsapevole ignoranza.


(da Against the clock, 2018, in Poesia, 354 – Dicembre 2019 – Traduzione di Alessandro Gentili)

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Quando la marea si ritira, lascia un mondo di pozze dove tra grovigli di alghe e mosaici di conchiglie si riflette il cielo: è una sorta di caleidoscopio che ogni volta lascia un’immagine diversa. È questa “zona intercotidale”, cioè la zona dell’ambiente marino compresa tra i livelli della bassa e dell’alta marea, che canta il poeta nordirlandese Derek Mahon. Questa zona, detta anche eulitorale, ospita animali in grado di resistere alle frequenti sommersioni ed emersioni, e fa pensare al mondo com’era in ere antichissime, fa pensare all’evoluzione, ai cambiamenti e alla capacità di adattarsi agli eventi, non solo delle specie marine.

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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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LA FRASE DEL GIORNO
Non occorre telescopio per gustare / il silenzio della musica nel cielo della notte.
DEREK MAHON, Against the clock




DerekMahon_NewBioImageDerek Mahon (Belfast, 23 novembre 1941), poeta nordirlandese. Dopo gli studi a Dublino e Parigi, viaggiò in Canada e negli Stati Uniti fino a trasferirsi a Londra nel 1970. La sua poetica verte sul senso di appartenenza, sul distacco e sull’esilio, sulla percezione di forze vitali nel mondo che ci circonda.

 

venerdì 13 dicembre 2019

Santa Lucia


MORTEN SØNDERGAARD

13 DICEMBRE: SANTA LUCIA

13 dicembre: Santa Lucia.
Conduciamo una donna nella chiesa, porta
avanti i suoi occhi su un piccolo vassoio.
    Ma il tempo dei miracoli è finito.
Lì accanto c'è un meteorologo
nella cella di gomma di uno studio tv
e promette bel tempo per le prossime due settimane.
Noi non ci immischiamo,
    solo è imbarazzante
con tutte quelle quotazioni valutarie e quella grafica al computer.
Ogni poesia illumina il suo tratto di mondo con la sua torcia.
È un modo di precisarlo.
    Cara
noi siamo due orologi in sincronia
che camminano ognuno nella sua vita.
Ci diamo il cambio a portarci l’un l’altro
come bambini stanchi. Infine mettiamo il cuore in parole,
    scriviamo ancora al vento, ciascuno la sua lettera di carne.
Con le punte delle dita mi sono assicurato
    che tu hai comunque un senso.
Con amore


(da A Vinci, dopo, Del Vecchio, 2002 – Traduzione di Bruno Berni)

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Santa Lucia è la festa della luce – un tempo, prima della rivoluzione del calendario gregoriano – nel giorno della sua venerazione cadeva il solstizio d’inverno. È una festa celebrata soprattutto nei paesi del buio nordico, in Scandinavia e Danimarca. È da qui che prende spunto la poesia del danese Morten Søndergaard: dalla processione con la santa –patrona della vista proprio per la luce che porta nel nome e quindi raffigurata con gli occhi su un vassoio – la scena passa subito, con il classico stile iperrealista di Søndergaard, a scene diverse, dallo studio tv in cui la meteorologia diventa quasi scienza borsistica a una lettera d’amore in cui si riflette sui rispettivi ruoli degli innamorati. Nel mezzo la bellissima immagine della poesia, incastonata come un aforisma.

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FOTOGRAFIA © TYDA

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LA FRASE DEL GIORNO
Dobbiamo / brancolare ancora / per entrare / nella tintinnante euforia /della poesia.
MORTEN SØNDERGAARD, A Vinci, dopo




Morten Søndergaard (Copenaghen, 3 ottobre 1964), poeta, scrittore, traduttore, artista ed editore danese. La sua opera è una ricerca delle collisioni tra senso e materia, un’intromissione del mondo nell’immaginazione. Dal suo soggiorno di alcuni anni a Vinci e Pietrasanta è nata la sua raccolta A vinci, dopo.


giovedì 12 dicembre 2019

La linea più distante


ADAM ZAGAJEWSKI

EGLI AGISCE

Egli agisce, nel fulgore e nelle tenebre,
nel fragore delle cascate e nel silenzio del sonno,
ma non come annunciano i vostri
pastori, che restano ben protetti.
Cerca la linea più distante,
una strada così lontana che quasi
non si vede. Si perde
nel dolore. Solo i ciechi, solo
i gufi talora ne percepiscono la tenue impronta
sotto le palpebre.


(da Della vita degli oggetti, Adelphi, 2012 - Traduzione di Krystyna Jaworska)

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Egli agisce. Egli, cioè Dio. Il poeta polacco Adam Zagajewski si interroga sulle modalità dell’intervento divino e sembra indicare una strada diversa da quella della tradizione ebraica e cristiana: non è un Dio assente né tantomeno quello morto, ma un Dio che vive in una sorta di forza naturale.

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IMMAGINE © PIC2ME

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LA FRASE DEL GIORNO
Signore Iddio, dacci un lungo inverno, / una musica sommessa, labbra pazienti, / e un po’ d’orgoglio – prima / che finisca il nostro tempo. / Dacci la meraviglia / e una fiamma, alta, chiara.
ADAM ZAGAJEWSKI, Della vita degli oggetti




Adam Zagajewski (Leopoli, Ucraina, 21 giugno 1945) è un poeta, scrittore e saggista polacco. Esordì nel 1972 con Komunikat. Nel 1976 aderì al Comitato per la Difesa degli Operai e la dittatura comunista gli impedì di pubblicare. Cominciò allora il suo esilio a Houston e Parigi. Tornò a risiedere a Cracovia nel 2002.

mercoledì 11 dicembre 2019

Mescolare l’anima al corpo


LILIANE WOUTERS

AMARE È, ATTRAVERSO IL CORPO

Amare è, attraverso il corpo,
incontrare l'anima; è anche
andare per i sentieri dell'anima
alla scoperta del corpo.
Amare è mescolare l'anima al corpo,
il corpo all'anima, è ancora,
dalla punta delle dita al profondo dell’essere,
toccare, sentire e riconoscere
con la carne, con lo spirito
senza indovinare quale è preso
e quale prende, senza poter dire
chi si sveglia e chi si addormenta
dove comincia l’uno o dove l’altro finisce,
quale è vivo e quale è morto.


(da Il libro del sufi, 2009)

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Amare completamente, compiutamente, è una fusione dell’anima e del corpo – se manca la prima è solo sesso, se manca il secondo è amore platonico. È questo sapiente dosaggio dell’una e dell’altra che è amore, come dice la poetessa belga Liliane Wouters: un compenetrarsi come nelle tassellature dei celebri disegni di M.C. Escher.

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DISEGNO DI M.C. ESCHER
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LA FRASE DEL GIORNO
L’amore, non ha principio né fine. / Non nasce, resuscita. / Non incontra. Riconosce.
LILIANE WOUTERS, L’aloe




Liliane Wouters, (Ixelles, 5 febbraio 1930 – Gilly, 28 febbraio 2016), poetessa, drammaturga, traduttrice e saggista belga di lingua francese. La sua poesia è all’insegna del “grido controllato”, rigorosa, precisa ed elegante, generalmente espressa in brevi componimenti ricchi di immagini e di musicalità.

martedì 10 dicembre 2019

Cercandomi


SOPHIA DE MELLO BREYNER ANDRESEN

BIOGRAFIA

Ho avuto amici che sono morti, altri che se ne sono andati
altri si sono spaccati la faccia contro il tempo.
Ho odiato ciò che era facile
cercandomi nella luce nel mare nel vento
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(da Mar novo, 1958)

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Le onde s'infrangevano una ad una / Io stavo sola con la sabbia e con la spuma / Del mare che cantava soltanto per me”: questo è il mondo della poetessa portoghese Sophia De Mello Breyner Andresen, e chiaramente non poteva che essere una parte della sua autobiografia in versi. Il resto è vita: gli amici incontrati e persi lungo il cammino, la caparbietà, la necessità di isolarsi per meditare.

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FOTOGRAFIA © EGOR SHAVOPALOV


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LA FRASE DEL GIORNO
Mare sonoro, mare senza fondo, mare senza fine. / La tua bellezza aumenta quando siamo soli.
SOPHIA DE MELLO BREYNER ANDRESEN, Il giorno del mare




Sophia de Mello Breyner Andresen (Porto, 6 novembre 1919 – Lisbona, 2 luglio 2004), poetessa portoghese, seconda donna a vincere il Premio Camões nel 1999. La sua opera consta di 15 libri di poesia, pubblicati tra il 1947 e il 1999, che riconoscono alla parola un valore intrinseco e per questo sono rigorosi, armonici ed equilibrati. Scrisse anche racconti, opere teatrali e libri per ragazzi


lunedì 9 dicembre 2019

Una parola senza seguito


MARIE-CLAIRE BANCQUART

AMARE

Amare.
Sarà pure una parola senza seguito.
Ma sarà stata scritta in un momento anch’esso ineffabile del grande calendario
che non conosciamo.


(da Vita violenta, 2012)

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“Forse è per questo che scrivo poesie: perché alle idee, ai comportamenti, alle parole che congelano il pensiero non si può rispondere che con la poesia. La poesia è tutto il contrario: un uso corretto della parola stessa, la messa in luce di una relazione, il sangue ridiventa rosso, la morte ingiusta, il denaro spesso ha un cattivo odore - ma l’amore è folle, la musica accordo immediato, le cose più piccole importanti e l’inesplorato vi appare come un dominio penetrabile, a rischio di sbagliare”. Così la poetessa francese Marie-Claire Bancquart spiega il senso della sua poetica: l’amore, trascorsa la passione giovanile e affievolita la fiamma dell’infatuazione, è dunque un’esperienza tra le tante segnate sul calendario della vita.

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MARC CHAGALL, "NOTTURNO"

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LA FRASE DEL GIORNO
È venuto il nostro turno di essere qui / di amare la terra / di offrire una stretta di mano al mondo // di incarnare la fuggitiva presenza dell’essere.
MARIE-CLAIRE BANCQUART, Poesie




Marie-Claire Bancquart, nata Chauvet ( Aubin, 21 luglio 1932 – Parigi, 19 febbraio 2019), poetessa, scrittrice, saggista e critica letteraria francese. La  sua poesia ha una natura viscerale, che spesso esplora l'interno del corpo umano come mezzo per esplorare le emozioni e l'umanità.


domenica 8 dicembre 2019

Tu lì io qui


EMILY DICKINSON

NON POSSO VIVERE CON TE

Non posso vivere con te -
sarebbe vita -
e la vita è di là -
dietro la mensola


ne ha la chiave il sagrestano -
che mette via
la nostra vita - sua porcellana -
come una tazzina -


scartata dalla massaia
perché antiquata - o rotta -
Un Sèvres nuovo piace -
il vecchio s'incrina -


Non potrei morire - con te -
perché uno deve aspettare
per chiudere lo sguardo dell'altro -
tu - non potresti -


e io - potrei io star lì
e vederti - gelare -
senza il mio diritto di brina -
il privilegio della Morte?


Nemmeno potrei risorgere - con te -
perché la tua faccia
spegnerebbe quella di Gesù -
la nuova grazia -


diverrebbe comune - e straniera
ai miei occhi nostalgici -
a meno che tu di lui
non brillassi più prossimo -


Ci giudicherebbero - come -
tu - servisti il cielo - sai,
o ci provasti -
io non ce l'ho fatta -


tu mi saturavi la vista -
e non avevo altri occhi
per un'eccellenza sordida
come il paradiso


E se tu fossi dannato, lo sarei anch'io -
suonasse pure il mio nome
più forte di tutti
nella fama celeste -


e se tu fossi - redento -
e io - condannata a essere
dove non sei tu -
quel mio essere - sarebbe un inferno -


Così dobbiamo incontrarci lontani -
Tu lì - io - qui -
con solo la porta accostata
che sono oceani - e preghiera -
e quel sostentamento bianco -
la disperazione -

1863

(da Poesie)

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Una litania dell’assenza: così suona questa poesia di Emily Dickinson, non a caso ricca di riferimenti religiosi e percorsa dalla tensione tra il terreno e il celeste. Tutte le vie che prova a percorrere per incontrare l’amato sono sbarrate e, come in un labirinto, Emily deve tornare indietro e provare - invano - un’altra strada: resta soltanto la lontananza, la divisione, che diventa paradossalmente l’unica occasione di incontro tramite le lettere.

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DISEGNO DI WESLEY MERRITT PER THE TELEGRAPH


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LA FRASE DEL GIORNO
La Distanza – non è il Reame della Volpe / né da Staffetta di Uccelli / Annullata – La Distanza è / fino a te, Amore mio
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EMILY DICKINSON, Poesie




Emily Elizabeth Dickinson (Amherst, 10 dicembre 1830 –15 maggio 1886), poetessa statunitense, è considerata tra i migliori lirici del XIX secolo. La sua vita fu priva di eventi esteriori: dopo i trent'anni scelse un volontario isolamento nella casa paterna. La sua poesia spazia dalle piccole cose della vita quotidiana – la natura, le stagioni – ai grandi temi dell’anima innestati sul tema della solitudine.

sabato 7 dicembre 2019

Per un incontro fortuito


VALENTINO ZEICHEN

L’ALTRA METÀ

Nella moltitudine di contenitori
che popolano il mondo invidiamo
quelle mezze scatole avvitabili
che per un incontro fortuito
hanno riconosciuto nel coperchio
l'altra metà mancante.

Evento mitico ricorrente nei sogni
che non ha mai luogo in vita
né per oggetti gli umani,
risultando sempre vane le ricerche
intraprese, senza contare le spese.


(da Pagine di gloria, Guanda, 1983)

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A gentile richiesta torna Valentino Zeichen: il poeta fiumano, ma romano d’adozione, commenta con la sua amara ironia il mito platonico delle due metà narrato nel Simposio dal commensale Aristofane: “Un tempo gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v’era la distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà, trovando la quale torna all’antica perfezione”. Facile a dirsi, nota Zeichen, facile nel sogno e nella fantasia, ma difficile, quasi impossibile in realtà.

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IL MITO PLATONICO DELLE METÀ RAFFIGURATO SU UN VASO GRECO

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LA FRASE DEL GIORNO
Il passato è un futuro raddoppiato o i due sono simmetrici?
VALENTINO ZEICHEN, Aforismi d’autunno




ZeichenValentino Zeichen, all'anagrafe Giuseppe Mario Zeichen (Fiume, 24 marzo 1938 – Roma, 5 luglio 2016), poeta italiano. La sua prima antologia poetica Area di rigore fu pubblicata nel 1974 con introduzione di Elio Pagliarani, che lo definì “un Gozzano dopo la Scuola di Francoforte, sempre però in un’aura che potremmo definire tra neoliberty e neocrepuscolarismo”.