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domenica 29 dicembre 2019

Centenario di Aris Dikteos


Cento anni fa, il 29 dicembre 1919, nasceva a Iràklion, sull’isola di Creta, il poeta greco Aris Dikteos. Iscritto a Giurisprudenza, abbandonò gli studi a causa della Seconda guerra mondiale e del reclutamento. Dopo il conflitto si trasferì ad Atene, dove lavoro come giornalista alla radio nazionale. I suoi versi si inseriscono in un solco esistenziale, influenzato dal pensiero di Jean-Paul Sartre.

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LA POESIA

Ma tu, Poesia
che un giorno vestisti la nostra nuda ebbrezza,
quando avevamo freddo e nessun abito
da indossare
quando sognavamo perché non c’era altra vita
da vivere,
Ci saranno nuvole per viaggiare il nostro sogno?
Ci saranno corpi per vivere il nostro amore?
 
Ma tu, Poesia
che le forme non possono contenere,
ma tu, Poesia
che non ti possiamo toccare con la parola,
tu
ultima traccia della presenza di Dio tra
noi,
salva l’ultima ora dell’uomo,
la più brutale e disperata,
 
che la Morte
la Solitudine
il Silenzio,
lo attendono in un istante futuro.


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IL POETA

Tu che pronunci terribili oracoli
                                      Píndaro

Ecco uno che cantava
come la sete al mese di luglio,
assetato di vicinanza a se stesso,
si cercò nel vento,
si inseguì nel mare.

Ecco un uomo inconsolabile
perché una volta dentro di lui fece burrasca il mare,
perché una volta dentro di lui giocò il vento;
ora si è perso nella foresta delle scimmie,
ora si è perso nel bosco delle sorgenti,
nel bosco dei latrati.

Vide salire il sole da ponente,
il cielo sotto i suoi piedi,
i vivi scendere nelle tombe,
i morti governare il mondo.
Pagò la saggezza della sua visione a se stesso,
dissolvendosi tra fantasmi e immagini.

Ecco un uomo inconsolabile che ricorda:
un’isola lo rinchiuse con un cerchio d’acqua,
le rovine di un’antica città lo scoprirono:
imparò che se hai memoria ottieni la pace,
se canti ottiene il tempo,
ma non ebbe tempo di ottenere se stesso.

Ecco un uomo che canta e ricorda;
sa, non sa, vive, non vive, è morto, non è morto...
Lo spazio, dal passato al futuro, lo ha distrutto
e ha visto una scala unire la terra al cielo,
e qui, sul quarto gradino, si è seduto inconsolabile.

Ecco un uomo disperato che cantava:
vide, non vide, vive, non vive, è morto, non è morto...

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LA FRASE DEL GIORNO
E come comprenderanno / che tutte le metafore e le analogie non sono altro / che la sua relazione e i suoi legami con tutto il mondo?
ARIS DIKTEOS




Aris Dikteos, pseudonimo di Konstantinos Constanturakis (Iràklion, 29 dicembre 1919 – Atene, 8 marzo 1983), critico letterario, traduttore e poeta greco. Nel 1956 ottenne il Premio Nazionale di Poesia con Ghiannis Ritsos. La sua poesia è caratterizzata da un’ansia esistenziale influenzata da Sartre.


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