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venerdì 22 novembre 2024

Si coglie un fiore


NUNO JÚDICE

COME SI FA LA POESIA

Per parlare in che modo si ottiene la poesia,
la retorica non serve. Si tratta di una cosa semplice, che non
ha bisogno di raffinatezze e di formule. Si coglie
un fiore, per esempio, ma che non si tratti di quei fiori che crescono
in mezzo ai campi, né di quelli che si vendono nei negozi
o nei mercati. È un fiore di sillabe, i cui
petali sono le vocali, e lo stelo una consonante. Si mette
nel vaso della strofa e lo si lascia stare. Perché non muoia,
basta un pezzo di primavera nell’acqua, che si va
a cercare nell’immaginazione, quando c’è un giorno di pioggia,
o si fa entrare dalla finestra, quando l’aria fresca
della mattina riempie la stanza di azzurro. Allora,
il fiore si confonde con la poesia, ma non è ancora
la poesia. Perché nasca, il fiore ha bisogno
di trovare colori più naturali di quelli
che la natura gli ha dato. Possono essere i colori del tuo
volto – il suo candore, quando il sole scende su di te –,
o il fondo dei tuoi occhi in cui tutti i colori
della vita si confondono, con la luminosità della vita. Poi,
verso quei colori sulla corolla, e li vedo scendere
sulle foglie, come la linfa che scorre nelle
vene invisibili dell’anima. Posso, allora, cogliere il fiore,
e ciò che ho in mano è questa poesia che mi hai data.

(da La casa della poesia, I Quaderni del Bardo Edizioni, 2023 – Traduzione di Emilio Coco)

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La poesia è fatta di parole, certo, dice il poeta portoghese Nuno Júdice, ma non bastano le parole per fare una poesia; occorrono altri elementi: la spontaneità, l'emozione, ma soprattutto quel "quid" che crea davvero una poesia, quella vividezza che va oltre il reale, il fattore insondabile che consente di parlare all'anima.

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FOTOGRAFIA © TAPECIARNIA

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   LA FRASE DEL GIORNO   

I poeti lavorano / questa materia. Le loro dita estraggono / il caso da dentro chi va / loro incontro, e sanno che l’improbabile / si trova nel cuore dell’istante, / nell’incrocio di sguardi che / la parola della poesia traduce.
NUNO JÚDICE, La materia della poesia

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Nuno Manuel Gonçalves Júdice Glória (Mexilhoeira Grande, 29 aprile 1949 – Lisbona, 17 marzo 2024), poeta, romanziere e saggista portoghese. Eesponente di spicco di quella poetica del "ritorno al reale" che si è andata delineando negli anni Settanta come reazione agli sperimentalismi dei decenni precedenti.


giovedì 21 novembre 2024

Sulla tua bocca


JUAN RAMÓN JIMÉNEZ

FUSIONE

Col nuovo mattino,
il mondo mi bacia
sulla tua bocca, donna.

(da La stagione totale, 1946 - Traduzione di Angela Urbano

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La poesia di Juan Ramón Jiménez tenta una concordanza della realtà che crediamo di conoscere e del trascendentale che invece crediamo di non conoscere. Quello che nasce è una nuova visione del mondo, questo mattino in cui splende il nuovo sole e si incarna nell’amata, che assume un valore cosmico nell’intima e completa fusione dell’amore.

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

L'estasi dinamica è romanticismo assoluto, eroismo assoluto.
JUAN RAMÓN JIMÉNEZ, La ragione eroica

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JimenezJuan Ramón Jiménez (Palos de Moguer, 24 dicembre 1881 - San Juan, Portorico, 29 maggio 1958), poeta spagnolo premiato con il Nobel nel 1956, fu uno dei principali esponenti della Generazione del ’14 e del Modernismo. La sua ricerca poetica lo portò a privilegiare la poesia nuda ed essenziale, fatta solo di immagine e di parola al di là della musicalità esteriore.


mercoledì 20 novembre 2024

Shuntarō Tanikawa


Shuntarō Tanikawa, pioniere della poesia giapponese moderna, in discontinuità con l’haiku e le altre tradizioni, è morto il 13 novembre a Tokyo all’età di 92 anni. La sua “nuova poesia”, colloquiale nell’uso vivido del linguaggio quotidiano e attenta al significato delle piccole cose, mira alla trasmissione della “nuda voce” attraverso il ritmo e la melodia e pone interrogativi metafisici sulla solitudine dell’individuo nell’universo abbozzando profonde verità emotive. “Per me, la lingua giapponese è il terreno. Come una pianta, metto radici, bevo i nutrienti della lingua giapponese, germogliando foglie, fiori e dando frutti" disse nel 2002 in un’intervista all’Associated Press.

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FOTOGRAFIA © PEN

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ESSERE VIVI

Essere vivi
essere vivi ora
vuol dire avere sete
essere abbagliati dal sole fra gli alberi
ricordare all’improvviso una melodia
starnutire
tenerti per mano

essere vivi
essere vivi ora
vuol dire minigonna
un planetario
Johann Strauss
Picasso
le Alpi
vuol dire imbattersi in tutte le cose belle
e poi
essere attenti e opporsi al male che vi si nasconde

essere vivi
essere vivi ora
vuol dire poter piangere
poter ridere
potersi arrabbiare
vuol dire libertà

essere vivi
essere vivi ora
vuol dire un cane che abbaia in lontananza ora
la terra che sta girando ora
da qualche parte il primo vagito che si alza ora
da qualche parte un soldato ferito ora
è un’altalena che dondola ora
è l’ora che passa ora

essere vivi
essere vivi ora
vuol dire il battito d’ali degli uccelli
vuol dire il fragore del mare
il lento procedere di una lumaca
vuol dire gente che ama
il tepore della tua mano
vuol dire vita

(1971)

(da Poeti giapponesi, Einaudi, 2020 – Traduzione di Alessandro Clementi degli Albizzi)

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LA STAFFETTA DEL MATTINO

Mentre in Kamčatka un giovane
sogna le giraffe
in Messico una ragazza
aspetta l'autobus nella bruma del mattino
mentre a New York una ragazzina
si gira nel letto con un sorriso sulle labbra
a Roma un ragazzino
strizza l'occhio ai primi raggi del sole che tingono i capitelli
su questa Terra
da qualche parte un mattino ha sempre inizio

è la nostra staffetta
che da longitudine a longitudine
protegge per così dire a turno la Terra
se prima di addormentarti provi ad ascoltare
sentirai che da qualche parte lontano sta suonando una sveglia
è la prova che qualcuno ha afferrato saldamente
il mattino che tu gli hai porto.

(1968)

(da Poeti giapponesi, Einaudi, 2020 – Traduzione di Maria Teresa Orsi)

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Altre poesie di Shuntarō Tanikawa sul Canto delle Sirene:

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Quando scrivo, mi chiedo sempre se le mie parole siano adatte alla nostra epoca.
SHUNTARŌ TANIKAWA, Pen Magazine, Luglio 2023

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Shuntarō Tanikawa (Tokyo, 15 dicembre 1931 – 13 novembre 2024), poeta, scrittore e traduttore giapponese.  Le sue opere sono caratterizzate da una varia gamma di stili. Più volte candidato al Premio Nobel per la Letteratura, ha vinto l'American Book Award nel 1989. È il traduttore dei Peanuts in giapponese.


martedì 19 novembre 2024

Il cielo


GHIÒRGOS SARANDÀRIS

HO VISTO IL CIELO

Ho visto il cielo con i miei occhi
Con i miei occhi gli ho aperto gli occhi
Con la mia lingua ha parlato
Siamo diventati fratelli e abbiamo parlato
Abbiamo apparecchiato la tavola e cenato
Come se tutto il tempo fosse davanti a noi

E ricordo il sole che rideva

Ricordo che rideva e piangeva

(da Come un soffio d’aria, 1999)

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Donna, mare, solitudine, cielo, uccelli: sono i temi preferiti dal poeta greco Ghiòrgos Sarandàris, che fu ispiratore di Odysseas Elytīs. Il suo cielo è quello che è al di sopra di lui ma anche quello che ha dentro, quel pezzo di cielo con il quale si identifica e con il quale dialoga, simbolo di libertà e forma per i sogni.

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RENÉ MAGRITTE, "LA RICONOSCENZA INFINITA"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Parlo perché c'è un cielo che mi ascolta / Parlo perché i tuoi occhi parlano.
GHIÒRGOS SARANDÀRIS

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Ghiòrgos Sarandàris (Istanbul , 20 aprile 1908 – Atene , 25 febbraio 1941), poeta, filosofo e saggista greco della Generazione degli anni '30. Formatosi in Italia, si ispirò alla lirica pura di Ungaretti.Trasferitosi ad Atene, partecipò attivamente al rinnovamento delle lettere greche. Morì in seguito alle sofferenze patite sul fronte albanese, combattendo contro gli Italiani.


lunedì 18 novembre 2024

Per tendere il tuo arco


RAFAEL CADENAS

POCHE PAROLE

Hai poche
      parole
sottomano,
eppure
dovrai fartele bastare
per tendere
                il tuo arco
verso il bersaglio
                oscuro.
E dovrà
essere il far centro
senza volontà.

(da Lettera aperta in risposta, Einaudi, 2024 – Traduzione di Laura Pugno)

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Rafael Cadenas, poeta venezuelano vincitore del Premio Cervantes 2022, basa la sua poetica sull’osservazione filosofica: la parola, ridotta alla sua essenza, liberata da ogni peso, diventa allora il mezzo per rapportarsi con il mondo e con la gente, sebbene la realtà continui a essere impermeabile e inespugnabile.

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VLADIMIR KUSH, "LA FRECCIA DEL TEMPO"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

I lettori di poesia cercano, alla fine, rivelazioni.
RAFAEL CADENAS, Poéticas, n.2, Settembre 2016

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Rafael Cadenas (Barquisimeto, 8 aprile 1930), poeta, saggista e docente universitario venezuelano. Fece parte del gruppo «Tavola Rotonda. Dotato di una raffinata sensibilità poetica, ha creato un’opera vincolata al pensiero filosofico.


domenica 17 novembre 2024

Tracciare il tuo nome


OCTAVIO PAZ

SCARABOCCHIO

Con un pezzo di carbone
con il mio gesso rotto e la mia matita rossa
tracciare il tuo nome
il nome della tua bocca
il segno delle tue gambe
sulla parete di nessuno

Sulla porta proibita
incidere il nome del tuo corpo
finché il filo del mio coltello
sanguini
e la pietra gridi
e il muro respiri come un petto.

(da Salamandra, 1962)

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L'erotismo è spesso presente nelle poesie di Octavio Paz. Ma in questo caso il Premio Nobel messicano assume un atteggiamento più sensoriale che contemplativo: il carboncino, il gesso spuntato, la matita, sono estensioni del suo io e agiscono di metafora in metafora per ricostruire il corpo della donna e la passione.

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ILLUSTRAZIONE © LUCIANA PAPP DESIGN/PIXABAY

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   LA FRASE DEL GIORNO   

L'amore ci sospende, ci strappa a noi stessi e ci proietta nello strano per eccellenza: un altro corpo, altri occhi, un altro essere. E solo in quel corpo che non è il nostro e in quella vita irrimediabilmente estranea, possiamo essere noi stessi.
OCTAVIO PAZ, L'arco e la lira

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Octavio Irineo Paz Lozano (Città del Messico, 31 marzo 1914 – 20 aprile 1998),  poeta, scrittore, saggista e diplomatico messicano, premio Nobel per la letteratura nel 1990. La sua poesia è fatta di sperimentazione e anticonformismo, un continuo mettersi in discussione del linguaggio, “lotta continua contro la significazione”.


sabato 16 novembre 2024

Un fuoco


MARIO LUZI

L'ALTA, LA CUPA FIAMMA RICADE SU DI TE

L’alta, la cupa fiamma ricade su di te,
figura non ancora conosciuta,
ah di già tanto sospirata
dietro a quel velo d’anni e di stagioni
che un dio forse s’accinge a lacerare.

L’incolume delizia, la penosa ansietà
d’esistere ci brucia e incenerisce
ugualmente ambedue. Ma quando tace
la musica fra i nostri visi ignoti
si leva un vento carico d’offerte.

Pari a due stelle opache nella lenta vigilia
cui un pianeta ravviva intimamente
il luminoso spirito notturno
ora noi ci leviamo acuminati,
febbrili d’un futuro senza fine.

Così spira ed aleggia nell’anima veemente
un desiderio più prossimo a sgomento,
una speranza simile a paura,
ma lo sguardo si tende, entra nel sangue
più fertile il respiro della terra.

Assunto nella gelida misura delle statue,
tutto ciò che appariva ormai perfetto
si scioglie e si rianima, la luce
vibra, tremano i rivi fruttuosi
e ronzano augurali città.

L’immagine fedele non serba più colore
e io mi levo, mi libro e mi tormento
a far di me un Mario irraggiungibile
da me stesso, nell’essere incessante
un fuoco che il suo ardore rigenera.

(da Quaderno gotico, Vallecchi, 1947)

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L'alta, la cupa fiamma spirituale è quella del fuoco rigeneratore dell'amore. Ed è un amore - come scrive lo stesso Mario Luzi - "tanto più esaltante quanto più l'animo umano ne aveva bisogno dopo l'aridità, la paura, l'angoscia, l'odio".  Occorre ricordare che questa poesia apre Quaderno gotico, la prima raccolta del dopoguerra del poeta fiorentino: l'amore rigenera, il futuro accende nuove promesse.

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IMMAGINE GENERATA CON INTELLIGENZA ARTIFICIALE © IFFANY/PIXABAY

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Ah questa oscura gioia t’è dovuta, / il segreto ti fa più viva, il vento / desto nel rovo sei, sei tu venuta / sull’erba in questo lucido fermento.
MARIO LUZI, Quaderno gotico




Mario Luzi (Castello di Firenze, 20 ottobre 1914 – Firenze, 28 febbraio 2005), poeta italiano, fu uno dei grandi rappresentanti dell’Ermetismo. Più volte candidato al Nobel, fu insignito della Legion d’Onore. Fu Accademico della Crusca e senatore a vita.


venerdì 15 novembre 2024

È tua questa assenza


CARMEN CONDE

AMANTE

È come ridere dentro una campana:
senza aria, senza sentirti, senza sapere che odore hai.
Con un gesto passi la notte del tuo corpo
e te lo chiarisco: io sono te per la vita.

I tuoi occhi non finiscono; sono gli altri a essere ciechi.
Non ti collocano con me, nessuno sa che è tua
questa assenza mortale che dorme nella mia bocca,
quando la voce grida nei deserti del pianto.

Teneri allori spuntano sulla fronte altrui,
e l'amore si consola prodigando la sua anima.
Tutto è leggero e fioco dove nascono i bambini,
e la terra è un fiore e nel fiore c'è il cielo.

Solo tu ed io (una donna sullo sfondo
di quel vetro opaco che è una campana calda),
Stiamo considerando che la vita…, la vita
può essere amore, quando l'amore inebria;
è senza dubbio struggersi, quando si è felici;
sicuramente è luce, perché abbiamo gli occhi.

Ma ridere, cantare, fremere liberi
di desiderio, ed essere molto più della vita…?
No, lo so già. È tutto qualcosa che sapevo
e per questo, per te, rimango nel Mondo.

(da Terra illuminata, 1951)

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I miei anni di speranza, la mia forza ardente / liberata dal mio corpo dominato; / i  miei sogni dell'amore che non arriva mai, / riempiendo quel sogno di tanto spirito!” è un sogno d’amore quello della poetessa spagnola Carmen Conde, un amore sensuale e vitale.

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JOCELYN HOBBIE, "PUNTO FIAMMA"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Essere tutto questo tuo, poter godere di tutto senza averlo sognato, senza che una minima attesa prometta mai la felicità.
CARMEN CONDE, Ansia della grazia

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Carmen Conde Abellán (Cartagena, 15 agosto 1907 - Majadahonda, 8 gennaio 1996), poetessa e scrittrice spagnola. Con lo pseudonimo di Florentina del Mar ha pubblicato varî volumi di narrativa, pagine biografiche e saggistiche. In poesia il suo surrealismo è temperato dal rigore della forma, e il suo erotismo si placa in un linguaggio intimista.


giovedì 14 novembre 2024

Le traiettorie feline


JOAQUÍN GIANNUZZI

ATLETA ALLA TRAVE

Il cervello si nasconde ma determina
le traiettorie feline del corpo
spostando il baricentro,
un pendolo teso
in un’area elastica e aerea.
Trattenendo il respiro
nell’ombra seguiamo
la cerimonia culturale del corpo
al centro della luce,
librato in sé stesso,
come linee di forza che eseguono
una coreografia creata
per la  sua struttura. Vediamo
come le vivaci sollecitazioni dei muscoli
trattengano l'energia
per tendere l'arco
e descrivere un agile cerchio
il cui centro è la mano
e poi un altro per ciascun piede.
Fino a che tutto l’insieme si stacca
dall’attrezzo, dal suo punto
di riferimento e ruota
sul suo asse orizzontale per ritornare a terra
nella rapida parabola finale.
Un’ovazione e cade come un gatto.

(da Principi d’incertezza, 1980)

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In Giochi olimpici, altra poesia della raccolta Principi d’incertezza, il poeta argentino Joaquín Giannuzzi scrive: “Davanti al mio pesante scheletro intellettuale / schiacciato al pianeta come un morto ben educato, / la piccola atleta salta, lucidando / in ogni giro spaziale / la sua scintilla di raffinata materia”. Ad affascinarlo è quella leggerezza che però è espressa dalla forza muscolare, capace di tramutare la potenza in grazia.

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FOTOGRAFIA © MARTIN RULSCH/WIKIPEDIA

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Non aggiungere. Non distorcere. / Non cambiare / la musica del luogo. / La poesia è ciò che si vede.
JOAQUÍN GIANNUZZI, Segni di una causa personale

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Joaquín O. Giannuzzi (Buenos Aires, 29 luglio 1924​ - Campo Quijano, 26 gennaio 2004), poeta e giornalista argentino. La sua poesia descrive il mondo reale, un mondo dove il senso drammatico della vita acquista consistenza e gli oggetti rivelano la dote centrale della loro nudità.


mercoledì 13 novembre 2024

Luogo di meraviglie


XULIO LÓPEZ VALCÁRCEL

INVITO AL VIAGGIO 

I

Splendido
sole tra i pini.

Invito. Richiamo.
Il tempo ferma il suo assedio.

Luce inarticolata
che mi trafigge.

Tramonto del mondo.
Grigio e chiaro.
Infine, l'inizio.

Altri posti mi reclamano.


II

La brezza della sera
con un sordo mormorio,
abbraccia i nostri volti.

Ci salutiamo.

Il viaggio ci aspetta.

Altre saranno le mani,
un altro sarà il vento che
ti scompiglierà i capelli
e ti farà dormire.

Starò con la nebbia.

Dove nessuno mi sente.


III

Lecci.
Luce stanca
e pallida.

Perché non ho mai raggiunto
questo luogo di meraviglie?

Gli uccelli si incrociano.

La giornata passa
e nessuno se ne accorge.

Spazio desolato.

Qualcosa passa. Una malinconia leggera
come un'ala.

(da Memoria di agosto, 1993)

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Appena un tremore d'aria,/ tiepido pulsare di brezza, / parole tenaci / resistono commosse, / piccole fiamme / alimentate dall'amore / contro il tempo”: il viaggio del poeta spagnolo Xulio López Valcárcel si nutre di luoghi dove il sogno si mescola alla magia nella quiete del paesaggio in un'atmosfera soffusa e leggermente malinconica. Ed è un viaggio nel sé, nel tempo, nella solitudine, nell’emozione, nell’amore.


FOTOGRAFIA © PXHERE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Gettato come un albero solitario / sento il respiro del mondo.
XULIO LÓPEZ VALCÁRCEL




Xulio Xabier López Valcárcel (Lugo, 1953), poeta e scrittore spagnolo. Laureato in Giurisprudenza presso l' Università di Santiago de Compostela, esercita la professione di avvocato giudiziario. Conosciuto soprattutto come poeta, ha preso parte ai gruppi "Cravo Hondo" e "De Amor e Desamor" e della redazione di Luzes de Galiza.


martedì 12 novembre 2024

Puoi berla davvero


MILTIÀDIS MALAKÀSIS

LA LUNA GIOCA STASERA

La luna gioca stasera
sotto il pergolato,
puoi berla davvero,
nel bicchiere.

E non tanto perché gioca
nel pergolato,
quanto perché brilla accanto
a una finestra…

(da Ore, 1903)

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Ore è il titolo della raccolta di Miltiàdis Malakàsis. Il poeta greco strappa attimi miracolosi all'eterno, e questo è già poesia. Basta una luna riflessa nei vetri di una finestra, alta su un giardino per riconoscere la bellezza dell'istante, la sua magia effimera che nel corso della notte svanirà.

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IMMAGINE © WALLHAVEN

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Per tutta la notte, / Brillò la Luna sulla terrazza. / La Luna / Era il solitario cuore della sua notte.
FOROUGH FARROKHZAD

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Miltiàdis Malakàsis, (Missolungi 1870 - Atene, 27 gennaio 1943), poeta greco. Autore di traduzioni dall'inglese e dal francese (le Stances di Jean Moréas col quale fu in rapporti di amicizia a Parigi), scrisse liriche eleganti tra il gusto parnassiano e il simbolistico, con forte influsso della poetica francese.


Pubblicato

lunedì 11 novembre 2024

Il fulgore


ADAM ZAGAJEWSKI

LA POESIA È RICERCA DEL FULGORE

La poesia è ricerca del fulgore.
La poesia è una strada regale,
che ci conduce nel punto più remoto, più in avanti, più ulteriore.
Cerchiamo il fulgore all’imbrunire, al culmine
imperante del giorno o nei cercanti comignoli dell’alba,
persino sull’autobus, a novembre,
quando poco più in là sonnecchia un vecchio prete.

Un cameriere in un ristorante cinese
scoppia a piangere e nessuno capisce il perché.
Chissà, forse anche questa è ricerca,
così come l’istante in riva al mare,
quell’istante in cui, all’orizzonte,
si manifestò un vascello desideroso di catturare,
e si sospese, fermò il proprio tempo per molto tempo.
Ma anche i momenti di profonda gioia

e gli innumerevoli momenti inquieti. Permettimi
di vedere, per poter poi aver visto, chiedo. Permettimi
di vivere fino al compimento il significato
o l’intenzione della mia durata, dico.
A sera cade una pioggia fredda.
Nelle strade e nei viali della mia città
col crepitio di un silenzio attivo e vivissimo
sotto le ceneri sta concentrata su un’opera l’oscurità.
La poesia è ricerca del fulgore.

(da Il ritorno, 2003 - Traduzione di Marco Bruno)

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Se prendiamo per assunto che “la nostra vita è ordinaria”, come la definisce in un altro verso il poeta polacco Adam Zagajewski, che la realtà materiale è il mondo del grigiore, allora la poesia è ciò che la illumina, quel bagliore che permette di avanzare verso ciò che in qualche modo la trascende.


FOTOGRAFIA © LIVEDOOR

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La poesia chiama a una vita più alta.
ADAM ZAGAJEWSKI, Desiderio

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Adam Zagajewski (Leopoli, Ucraina, 21 giugno 1945 – Cracovia, 21 marzo 2021), poeta, scrittore e saggista polacco. Esordì nel 1972 con Komunikat. Esponente della New Wave polacca, nel 1976 aderì al Comitato per la Difesa degli Operai e la dittatura comunista gli impedì di pubblicare. Cominciò allora il suo esilio a Houston e Parigi. Tornò a risiedere a Cracovia nel 2002.


domenica 10 novembre 2024

Un arduo vetro


JORGE LUIS BORGES

SPINOZA

Le diafane mani dell’ebreo
tagliano nella penombra le lenti;
muore la sera tra paura e freddo.
(Le sere sono uguali a ogni altra sera).

Ma le mani e lo spazio di giacinto
che impallidisce il confine del Ghetto
appena esistono per l’uomo quieto
che sta sognando un chiaro labirinto.

Non lo turba la fama, che è riflesso
di altri sogni nel sogno dello specchio,
né l’amore pudico delle vergini.

Libero da metafora e da mito.
intaglia un arduo vetro: l’infinito
ritratto di Chi è tutte le sue stelle.

(da L’altro, lo stesso, Mondadori, 1998 - Traduzione di Domenico Porzio)

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Baruch Spinoza, filosofo ebreo olandese, tra i massimi esponenti del razionalismo e antesignano dell'Illuminismo, elaborò le teorie di Cartesio alla luce delle esperienze della tradizione giudaico-cristiana e della tradizione neoplatonica rinascimentale. Lo scrittore e poeta argentino Jorge Luis Borges ne è ammirato - "Qualcuno costruisce Dio nella penombra", lo dipinge così in un altro sonetto a lui dedicato. Qui si riferisce a Spinoza, che per tutta la vita portò avanti il suo lavoro di tornitore di lenti, azzardando il paragone con la sua filosofia, che consisterebbe dunque nel lucidare il diamante dell'universo.

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SAMUEL HIRSZENBERG, "IL MALEDETTO SPINOZA"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

L'amore è il mezzo attraverso il quale l'uomo può elevarsi al sommo bene.
BARUCH SPINOZA, Breve trattato su Dio, l’uomo e il suo bene

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Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo (Buenos Aires, 24 agosto 1899 – Ginevra, 14 giugno 1986), scrittore, poeta, saggista, traduttore e accademico argentino. Creatore di un genere oggi designato “borgesiano”, a definire una concezione della vita come storia, come finzione, come opera contraffatta spacciata per veritiera, come fantasia o come reinvenzione della realtà.


sabato 9 novembre 2024

La forza dietro gli sguardi


EEVA KILPI

PROPRIO QUANDO AVEVO IMPARATO A VIVERE SENZA DI LUI

Proprio quando avevo imparato a vivere senza di lui
mi passò per la testa l'idea:
a quest'uomo io non rinuncio.

E le lenzuola scoppiarono in fiori.
"Questa è la realtà", ha detto
e i sogni sono svaniti.

Tale, dunque, era la forza dietro gli sguardi
che per anni
ci eravamo educatamente lanciati.

(da Canto d’amore e altre poesie, 1972)

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Gli uomini, nelle poesie di Eeva Kilpi, sono tratteggiati in maniera piatta e incidentale - si può dire che siano come un elemento sullo sfondo, anche quando come in questo caso sono protagonisti. A risaltare è l'emozione della poetessa finlandese, capace di essere contemplativa e istintiva quasi nello stesso momento.

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FÉLIX VALLOTTON, "LA MENZOGNA"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Una passione costante in me. Questo è esattamente il modo in cui volevo vivere. Non un attimo sprecato, un sentimento pieno, sono qui, adesso, non desidero nulla.
EEVA KILPI

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Eeva Karin Kilpi nata Salo (Hiitola, Carelia finlandese, oggi Russia, 18 febbraio 1928), scrittrice, poetessa e attivista femminista finlandese. La sua poesia è caratterizzata da un un’ironia di fondo e tratta i temi dell’esilio, delle relazioni umane e della natura.


venerdì 8 novembre 2024

Sera ventosa d’autunno


JOHN GOULD FLETCHER

SULLE RIVE DEL SUMIDA

Sera ventosa d’autunno,
Lungo il fiume grigio-verde vorticoso,
Le persone riposano come barche ferme
Tirando ansiose le loro piccole catene.
Alcune si muovono lente
Come i venti leggeri:
Marrone-blu, verde opaco, i villaggi in lontananza
Dormono sulle rive del fiume:
Le acque si scontrano e mormorano cupe.
Il brusio dei passanti,
È attutito sotto il cielo grigio e inquieto.

(da Stampe giapponesi, 1918)

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È davvero una “stampa giapponese” questa disegnata dal poeta statunitense John Gould Fletcher: c’è tutto quello che teorizza l’Imagismo, la corrente cui appartenne, ovvero la precisione e l’immediatezza delle immagini, quasi che con i suoi versi avesse scattato una fotografia a questa scena di una sera autunnale nella Tokyo di oltre un secolo fa – il Sumida è il breve fiume che attraversa la capitale giapponese.


FOTOGRAFIA DEL PONTE RYOGOKU NEL 1935 – PUBBLICO DOMINIO

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Una campana si insinua / Nella nebbia echeggiando debolmente / I lampi pallidi e ampi / Del vibrante crepuscolo, / Oro sbiadito.
JOHN GOULD FLETCHER, Stampe giapponesi

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John_Gould_Fletcher-1927John Gould Fletcher (Little Rock, Arkansas, 3 gennaio 1886 – 10 maggio 1950), poeta imagista e critico d’arte statunitense, primo poeta del Sud a vincere il Premio Pulitzer. Tra le sue opere: Goblins e pagode (1916), Stampe giapponesi (1918), Poesie scelte (1938) e La montagna che brucia (1946).


giovedì 7 novembre 2024

Segni nell’acqua


JORGE GARCÍA SABAL

LA CITTÀ SOGNA

Il pensiero traccia segni nell'acqua
La memoria tende al vuoto e allo splendore
Il linguaggio è un luogo
                     che aspetta la musica del vuoto
                                        il paesaggio dell’acqua

(da Il fuoco delle acque, 1979)

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L’argentino Jorge García Sabal era un poeta che si interrogava sulla poesia e sul compito dello scrivere, sulla solitudine e sul silenzio – si spiega così quell’ansia di vuoto: una scrittura che emerge da un negativo come le fotografie che si stampano dalle pellicole.

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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Le poesie sono scritte con le parole / che non abbiamo.
JORGE GARCÍA SABAL, Metà della vita

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Jorge García Sabal (Balcarce, 1948 - Buenos Aires, 1996), poeta argentino. Condusse una vita molto discreta e solitaria. Estremamente esigente nei confronti del suo lavoro, grazie all’uso sapiente delle metafore riuscì a infondere un lirismo unico alle sue poesie, senza sovraccaricarle.


mercoledì 6 novembre 2024

Fusa nel paesaggio


BALDOMERO FERNÁNDEZ MORENO

A POCO A POCO SI FA LUCE NEL TUO VESTITO, LV

Adoro la tua maniera lieve e nebbiosa,
fatta di grigie tracce e di riflessi dorati,
di oscurare il sole e di velare la rosa,
di guardarti i piedi e di guardare lontano.

Amo vederti ferma, fusa nel paesaggio,
un groviglio di mattoni, salici e fiume,
immobile nel cupo strato del vestito...
fusa nel paesaggio ma ma al mio fianco.

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"A poco a poco si fa luce nel tuo vestito, / la notte del tuo vestito si dissolve nell'alba. / La prossima primavera ti regala la sua flora, / la sua leggerezza, la sua aria e il suo palpito d'acqua": la donna amata nei versi del poeta argentino Baldomero Fernández Moreno si fonde con il paesaggio, si dissolve in esso divenendo la città stessa, facendosi così contemporaneamente presenza costante al fianco del poeta.

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ELABORAZIONE GRAFICA © DANIELE RIVA/DUBBLE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La città, che già comincia, allodola bianca, / disegna il tuo volto per amarti.
BALDOMERO FERNÁNDEZ MORENO, Settanta balconi e nessun fiore

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Baldomero Fernández Moreno (Buenos Aires, 15 novembre 1886 - 7 giugno 1950), poeta e medico rurale argentino. La sua poesia, universale e profondamente nazionale allo stesso tempo, ha immortalato l'estetica dei quartieri di Buenos Aires e la calda placidità delle province e le loro caratteristiche rurali.


martedì 5 novembre 2024

La luce del sole


COR VAN DEN HEUVEL

UNA POZZA DI MAREA

Una pozza di marea
in una conchiglia
la luce del sole della sera

(da Buio, 1982)

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La bellezza degli haiku è questa capacità di contenere in pochissime sillabe - 17 in originale - la totalità dell'emozione. Il dono della sintesi giocoforza concentra tutto in un'immagine, in questo caso, nella poesia dello statunitense Cor Van den Heuvel, quella del sole al tramonto che si riflette come una perla nel guscio di una conchiglia in una pozza della bassa marea.

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

L'amore della natura è religione, e questa religione è poesia; queste tre cose sono un'unica cosa. Questo è il tacito credo dei poeti di haiku.
REGINALD HORACE BLYTH, Una storia degli haiku

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Cor Van den Heuvel, pseudonimo di Cornelisz A. van den Heuvel (Biddeford, Maine, 6 marzo 1931)  poeta, editore e archivista statunitense. Folgorato dall'haiku nel 1958 durante una lettura di Gary Snyder, iniziò a comporne. Nel 2002, gli è stato conferito il Masaoka Shiki International Haiku Prize a Matsuyama.


lunedì 4 novembre 2024

Voglio gridare il tuo nome


TASOS LIVATIDIS

QUESTA STELLA È PER TUTTI NOI, V

Voglio gridare il tuo nome, amore, con tutte le mie forze.
Lo sentano i costruttori dalle impalcature e bacino il sole,
lo imparino i fuochisti sulle navi e respirino tutte le rose,
lo senta la primavera e arrivi più velocemente,
lo imparino i bambini così da non temere il buio,
lo dicano le canne sulle rive dei fiumi, le tortore sugli steccati,
lo odano le capitali del mondo e lo ripetano tutte le loro campane
ne chiacchierino le lavandaie la sera accarezzandosi le mani gonfie.

Possa gridarlo così forte
che nessun sogno al mondo dorma più,
nessuna speranza muoia più.

Possa il tempo ascoltarlo e non toccarti mai, amore mio.

(da Questa stella è per tutti noi, 1952)

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Il poeta greco Tasos Livatidis dal 1948 al 1951 fu recluso nel campo di prigionia di Makronissos e poi esiliato sull’isola di Agiostratos per le sue frequentazioni comuniste durante la guerra civile. Fu lì che indirizzò questi versi d’amore all’amatissima moglie Maria Stoupas.

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ILLUSTRAZIONE DI ANDREI KOVALEV

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La più grande virtù dell'uomo è avere un cuore.
TASOS LIVATIDIS, Questa stella è per tutti noi

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Tasos Livaditis (Atene, 20 aprile 1922 – 30 ottobre 1988), poeta, scrittore e critico letterario greco. Dalla poesia politicamente impegnata degli anni giovanili è passato a una forma di neo-romanticismo carica di erotismo mescolata a  un minimalismo malinconico dove la genuina umiltà offre omaggio alla magia del linguaggio.


domenica 3 novembre 2024

Donne che ho visto


KOSTAS OURANIS

PASSANTI

Donne che ho visto sedute su un treno
che si muoveva verso altri luoghi;
donne che ho visto da un’altra parte
ridere felici mentre passavano
o guardare nel vuoto dai balconi
con uno sguardo ormai dimenticato,
o su una nave che lasciava il porto
salutare agitando un fazzoletto:
non sapete con quanta nostalgia,
nelle sere piovigginose e fredde,
io vi riporto ancora alla memoria,
donne che avete trascorso un istante
della mia vita - e che ora custodite
la mia anima in qualche posto lontano!

(da Poesie, 1953)

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Non ce lo domandiamo, ma che ne sarà stato tutte le persone che incontriamo per caso nei nostri viaggi o per le strade della metropoli o delle città di villeggiatura, in autogrill, sui treni, sugli aerei? Come Antoine Pol (rifatto in una bella canzone da Fabrizio De André), Charles Baudelaire e Riccardo Bacchelli se ne innamorava anche il poeta greco Kostas Ouranis. Avrebbe potuto fare suoi i versi di Pol: “Allora, nelle sere di stanchezza, / riempiendo la solitudine / con i fantasmi del ricordo / si rimpiangono le labbra assenti / di tutte queste belle passanti / che non abbiamo saputo trattenere”.

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PEREGRINE HEATHCOTE, "UN GIORNO MEMORABILE"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Temo che tu sia passato, Amore, e non ti ho visto!
KOSTAS OURANIS, Poesie

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Kostas Ouranis, pseudonimo di Clearchos Niarchos (Istanbul, 12 febbraio 1890 –  Atene, 12 luglio 1953), poeta, scrittore e giornalista greco. Le sue poesie sono intrise di malinconia intensa e pervasiva, nostalgia, noia, desiderio di fuga, sentimento di impazienza e amarezza, nonché un senso di insoddisfazione classico della generazione del periodo tra le due guerre.


sabato 2 novembre 2024

Novembre, solitudine, tristesse


GOTTFRIED BENN

TRISTESSE

Le ombre non errano solo nei piccoli boschi,
dinanzi ai quali è il prato d’asfodeli,
errano in mezzo a noi e già nelle tue
tenerezze, se ancora ti culla il sogno.

Quel che è carne – di rose e di spine,
quel che è seno – ondulato velluto,
e i capelli, le ascelle, i profondi
meandri, lo sguardo sì caldo di fiamma:

ciò reca il tempo di ieri: i confidenti d’allora
e ancora il tempo di ieri: se più questo non baci,
non ascoltare, le sommesse e le imperiose
promesse hanno il termine loro.

E poi novembre, solitudine, tristesse,
tomba o bastone che lo storpio regge –
non benedicono i cieli, solo il cipresso,
l’albero mesto, si sta grande e immoto.

1954

(da Apréslude, 1955 - Traduzone di Ferruccio Masini)

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La tristezza del poeta tedesco Gottfried Benn - anzi, la tristesse, con vocabolo francese - è metafisica, è quell'immateriale che parla all'anima in un bosco di novembre, che evoca ricordi e illusioni perdute: "Oh, le rose - le ultime, e le onde dei garofani, e il bosco e la terra - tutto è stato consumato. C'è silenzio intorno a me, un silenzio mai udito prima".

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FOTOGRAFIA © JPLENIO/PIXABAY

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Ovunque sono uomini, lì dimoreranno anche dei.
GOTTFRIED BENN, Problemi della lirica

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Gottfried Benn (Mansfeld, 2 maggio 1886 – Berlino, 7 luglio 1956), poeta, scrittore e saggista tedesco. Formatosi nel clima dell’Espressionismo, virò verso un Decadentismo fortemente venato di un nichilismo che coltivò maggiormente dopo il dissidio con il nazionalsocialismo, cui aveva aderito ai primordi e che gli vietò qualsiasi attività letteraria, considerando la sua “arte degenerata”


venerdì 1 novembre 2024

Poesie per novembre XI


La luce tenue di novembre che stempera gli ultimi colori dell’autunno e illanguidisce in giornate malinconiche è protagonista della poesia di Patrizia Cavalli. La stessa luce che ritrova, disciolta in grigio dalla pioggia nelle calli e nei rii di Venezia, il poeta polacco Adam Zagajewski.

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FOTOGRAFIA © GIOVANNI/PEXELS

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PATRIZIA CAVALLI

OGNI BELLA GIORNATA DI NOVEMBRE

Ogni bella giornata di novembre
è quasi sempre un’occasione persa.
La luce ha fretta
la luce di novembre non aspetta,
ci pensi sopra e non è più in offerta.
E ci si illanguidisce alla promessa
di una felicità, ah, più che certa
se solo avessi avuto l’accortezza
di predisporre il giusto materiale: 
un giro inconcludente in bicicletta
e labbra sfaccendate da baciare.

(da Pigre divinità e pigra sorte, Einaudi, 2006)

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ADAM ZAGAJEWSKI

VENEZIA, NOVEMBRE

Venezia, novembre, nera pioggia, Piranesi
a San Giorgio Maggiore continua a sognare i suoi
terrificanti sogni, che già da tanto tempo
si sono avverati e oggi, pare, annoiano un po'
i giovani visitatori. Essi vorrebbero
altri incubi, sognano di una nuova
paura, di un brivido completamente nuovo.

Piove ancora una pioggia nera e Venezia
curva, ingobbita, insicura,
vestita della pelliccia sfilacciata
dei merletti e le facciate moresche
lentamente scivola nell'inverno
come un infermiere che timidamente e a lungo
bussi alla porta di una cappella di palazzo.

(da Asimmetria, 2014)

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La maestosa e cupa povertà di novembre è vividamente visibile nella sua silenziosa pienezza, come le mani vuote dei mendicanti, tese verso di noi da ogni parte..
KONSTANTIN MOSKALETS, L’oro caduto in silenzio

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Patrizia Cavalli (Todi, 17 aprile 1947 – Roma, 21 giugno 2022), poetessa e scrittrice italiana. La sua lirica, limpida e diretta, rivela spesso un'intensa drammaticità. Traduttrice di Shakespeare, ha anche riempito i teatri, dando alla letteratura una dimensione scenica, portando in scena l’amata Emily Dickinson.


Adam Zagajewski (Leopoli, Ucraina, 21 giugno 1945 – Cracovia, 21 marzo 2021), poeta, scrittore e saggista polacco. Esordì nel 1972 con Komunikat. Esponente della New Wave polacca, nel 1976 aderì al Comitato per la Difesa degli Operai e la dittatura comunista gli impedì di pubblicare. Cominciò allora il suo esilio a Houston e Parigi. Tornò a risiedere a Cracovia nel 2002.