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mercoledì 31 agosto 2022

Il respiro delle rose


TAKIS VARVITSIOTIS

PERCHÉ TU SIA SEMPRE INNOCENTE E PURA

Perché tu sia sempre innocente e pura

Perché tu rinneghi la tua origine
da notti e lacrime

Perché tu custodisca la primavera
che le tue labbra festeggiano

Vieni a mirare il cielo
che senza posa lucida i suoi mobili

Vieni ad apprendere
dell’acqua la dolcezza

La vergine luce
che gioirà
spargendo piccoli specchi
in mezzo ai tuoi capelli

Quando i fumaioli
confessano
i loro segreti

e gli orologi colorano
di nostalgie
i talami nuziali

Vieni, rubiamo di nascosto
il respiro delle rose
prima che nei freddi cortili
accendano i loro lumini
le fanciullesche voci

Vieni, abbracciamo
l’azzurra ortensia

Dietro ai diafani
sipari dei nostri baci

(da Poesia greca contemporanea, Dall’Oglio, 1968 - Traduzione di Cristiano G. Sangiglio)

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Takis Varvitsiotis, poeta greco, “canta il suo microcosmo e i suoi piccoli dolori in un’atmosfera d’infantile innocenza” dice Cristiano G. Sangiglio, traduttore di questi versi. È quella pura innocenza che va ricercando Varvitsiotis, nelle cui liriche riecheggia talora la voce di Éluard, è la “dolcezza dell’acqua”, la “vergine luce”, il “respiro delle rose”, un mondo raffinato e delicato che si liberi del peso delle cose e mostri così la loro vera essenza..

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ÉLISABETH SONREL, “NOSTRA SIGNORA DEL CERFOGLIO SELVATICO”

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Aiutami a rimanere semplice / come un albero in mezzo alla tempesta.
TAKIS VARVITSIOTIS




Takis Varvitsiotis (Salonicco, 1916 - 1° febbraio 2011), poeta greco. Avvocato, pubblicò le sue prime poesie nel 1936. Fu anche un illustre saggista e traduttore di opere di celebri poeti francesi, spagnoli e latinoamericani: la sua poesia è lirica e perspicace, con influenze del neosimbolismo e del surrealismo francese di Éluard e Reverdy.


martedì 30 agosto 2022

I vantaggi di amare


NANCY BACELO

I VANTAGGI DI AMARE

I vantaggi di amare
- godi questo
stormo di rondini nel cielo
e il contatto segreto
palmo a palmo
al limite della felicità

(da I musicisti continuano a suonare, 1983)

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Quali sono i vantaggi di amare? Innanzitutto, come scrisse in Cielochiaro Romano Battaglia, “chi ama profondamente non invecchia mai. Neanche a cent'anni, perché l'amore è l'ala che ci aiuta a volare verso l'infinito”. Amare dunque – come nota la poetessa uruguaiana Nancy Bacelo - è la capacità di avvertire il mondo in modo diverso, di coglierne certi aspetti che altrimenti rimarrebbero nell’ombra. E porsi in contatto con l’altro non solo ci toglie dal nostro isolamento, dalla nostra solitudine, ma ci avvicina di un passo alla felicità.

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FOTOGRAFIA © EVERTON VILA/UNSPLASH

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Solo chi ama conosce. Povero chi non ama!
ELSA MORANTE, Alibi




Nancy Bacelo (José Batlle y Ordóñez, 10 luglio 1931 - 1° settembre 2007), scrittrice e poetessa uruguaiana. Nel 1961 organizzò la Feria Nacional de Libros, Grabados, Dibujos y Artesanías, spazio culturale di diffusione letteraria e artistica, unico mezzo di trasmissione delle sue poesie, che terminò con la sua scomparsa.


lunedì 29 agosto 2022

Nuvole sopra Torino


CESARE PAVESE

CANZONE

Le nuvole sono legate alla terra ed al vento.
Fin che ci saran nuvole sopra Torino
sarà bella la vita. Sollevo la testa
e un gran gioco si svolge lassù sotto il sole.
Masse bianche durissime e il vento vi circola
tutto azzurro - talvolta le disfa
e ne fa grandi veli impregnati di luce.
Sopra i tetti, a migliaia le nuvole bianche
copron tutto, la folla, le pietre e il frastuono.
Molte volte levandomi ho visto le nuvole
trasparire nell'acqua limpida di un catino.
Anche gli alberi uniscono il cielo alla terra.
Le città sterminate somiglian foreste
dove il cielo compare su su, tra le vie.
Come gli alberi vivi sul Po, nei torrenti
così vivono i mucchi di case nel sole.
Anche gli alberi soffrono e muoiono sotto le nubi
l'uomo sanguina e muore, - ma canta la gioia
tra la terra ed il cielo, la gran meraviglia
di città e di foreste. Avrò tempo domani
a rinchiudermi e stringere i denti. Ora tutta la
vita son le nubi e le piante e le vie, perdute nel cielo.

(da Poesie del disamore e altre poesie disperse, Einaudi, 1982)

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Il mio paese è la dove passano le nuvole più belle” scrisse Jules Renard. Cesare Pavese le guarda sopra Torino, ne sente la bellezza, il loro mondo superiore, apposto alla città come una seconda vita: e se il destino resta ineluttabile (“Le nubi le aduna una mano più forte” dice la Nube in uno dei suoi Dialoghi con Leucò), rimane la consolazione di appigliarsi alla meraviglia, all’attimo fuggente.

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FOTOGRAFIA © ANTONIO FILIGNO/PEXELS


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  LA FRASE DEL GIORNO   

Amo le nuvole… Le nuvole che passano… laggiù… Le meravigliose nuvole!
CHARLES BAUDELAIRE, Lo spleen di Parigi




Cesare Pavese (Santo Stefano Belbo, 9 settembre 1908 – Torino, 27 agosto 1950), scrittore, poeta, traduttore, saggista e critico letterario italiano. Nato poeta con Lavorare stanca, si è poi dedicato alla narrativa scrivendo romanzi famosissimi: Paesi tuoi, La luna e i falò, La casa in collina. I suoi temi principali sono il mito e la terra.



domenica 28 agosto 2022

Un piccolo Pan


DIEGO VALERI

IL FICO

Laggiù al paese, nell’orto,
i miei mattini erano sul fico
largo di foglie, bruno, chiazzato
di neri frutti. Mi nascondevo nel folto
del grande albero amico. Il sole
montava alto, più alto del fico,
di me sul fico.
Guardavo il mondo, l’orto del vicino,
di là dal muro. Ogni tanto coglievo
un frutto, che gemeva latte
dal picciuolo spezzato e sangue denso
dalla ferita di sotto.
Ero un piccolo Pan, gracile, anemico,
nel primo sboccio timido dei sensi;
re del mondo, dell’orto;
il solo vivo sulla terra
nel tutto mio mattino d’estate.

(da Verità di uno, Mondadori, 1970)

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Il ricordo della fanciullezza si riaffaccia ancora una volta nei versi del poeta padovano Diego Valeri, coniugandosi con la sensibilità e la semplicità che caratterizzano la sua poetica: e quel Valeri ragazzo diventa allora la stagione stessa, languida nel suo declinare: “Settembre, dolce come un fanciullo malato, / si stende pigro su la proda del fosso, / tra l’erba secca fiorita di pallido rosso, /a guardare nell’acqua, tristemente beato”.

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FOTOGRAFIA © THOXUAN99/PIXABAY

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Solo sta fermo nel fondo di noi / quel nostro tempo primo, / l'infanzia, all'ombra della madre, sotto / il crocifisso piccolo di avorio.
DIEGO VALERI, Calle del vento




Diego Valeri (Piove di Sacco, 25 gennaio 1887 – Roma, 27 novembre 1976), poeta, traduttore e accademico italiano, fu ordinario di Letteratura Francese all’Università di Padova per oltre vent’anni, tranne nel periodo 1943-45 quando riparò in Svizzera come rifugiato politico.


sabato 27 agosto 2022

Amici come succede a pochi


DARIA MENICANTI

VITTORIO

– Poi ci sono quei tali – sorride
allude misterioso come se
anch’io ne fossi a parte sapessi.
– Quelle certe persone  – continua
questa volta con odio il mio mite
il mio civilissimo amico.
Non domando. Non dico. Guidando
mi dimentica sopra il sedile
una cosa lontana vecchia e saggia.
Da anni in uno strano spiccio modo
da molti anni io e lui siamo amici
come succede a pochi. Si parla
per sottintesi evitando memorie
tra salutari banchi di silenzio.
Ora se guardi alla vita puntuale
appena gli riesce Vittorio
vira dall’affollato quotidiano
e allarga su feconde elusioni,
ma le parole cangianti i nomi a nuovo
le cose che un altro non vede
quelle ritorna a terra a lavorarle
e a vivere ripiglia coi carissimi
amici coi nemici

(da Ferragosto, Lunarionuovo, 1986)

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Vittorio è Vittorio Sereni: il poeta di Luino fu amico di Daria Menicanti sin dai tempi della comune frequenza dell'Università Statale di Milano, nel circolo degli allievi di Banfi, amicizia che, nonostante il fatto che Sereni e il marito di Daria, Giulio Preti, non legassero affatto, durò tutta la vita.


JACK VETTRIANO, “ANGELI CADUTI”

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Io ci stavo bene con quelli, mi scaldavo alla loro amicizia, mi schiarivo alle loro idee.
DARIA MENICANTI, Vita con Giulio




Daria Menicanti (Piacenza, 1914 – Mozzate, 4 gennaio 1995), poetessa, insegnante e traduttrice italiana. In lei si mescolano il registro sarcastico e ironico e quello più sottile della malinconia. Per Lalla Romano la sua era “una voce nuova, moderna e classica, per niente alla moda, ma libera e anche audace”.


venerdì 26 agosto 2022

Pazzo di gioventù


EUGENIO MONTALE

ANNETTA

Perdona Annetta se dove tu sei
(non certo tra di noi, i sedicenti
vivi) poco ti giunge il mio ricordo.
Le tue apparizioni furono per molti anni
rare e impreviste, non certo da te volute.
Anche i luoghi (la rupe dei doganieri,
la foce del Bisagno dove ti trasformasti in Dafne)
non avevano senso senza di te.
Di certo resta il gioco delle sciarade incatenate
o incastrate che fossero di cui eri maestra.
Erano veri spettacoli in miniatura.
Vi recitai la parte di Leonardo
(Bistolfi ahimè, non l’altro), mi truccai da leone
per ottenere il ‘primo’ e quanto al nardo
mi aspersi di profumi. Ma non bastò la barba
che mi aggiunsi prolissa e alquanto sudicia.
Occorreva di più, una statua viva
da me scolpita. E fosti tu a balzare
su un plinto traballante di dizionari
miracolosa palpitante ed io
a modellarti con non so quale aggeggio.
Fu il mio solo successo di teatrante
domestico. Ma so che tutti gli occhi
posavano su te. Tuo era il prodigio.

Altra volta salimmo fino alla torre
dove sovente un passero solitario
modulava il motivo che Massenet
imprestò al suo Des Grieux.
Più tardi ne uccisi uno fermo sull’asta
della bandiera: il solo mio delitto
che non so perdonarmi. Ma ero pazzo
e non di te, pazzo di gioventù,
pazzo della stagione più ridicola
della vita. Ora sto
a chiedermi che posto tu hai avuto
in quella mia stagione. Certo un senso
allora inesprimibile, più tardi
non l’oblio ma una punta che feriva
quasi a sangue. Ma allora eri già morta
e non ho mai saputo dove e come.
Oggi penso che tu sei stata un genio
di pura inesistenza, un’agnizione
reale perché assurda. Lo stupore
quando s’incarna è lampo che ti abbaglia
e si spenge. Durare potrebbe essere
l’effetto di una droga nel creato,
in un medium di cui non si ebbe mai
alcuna prova.

(da Diario del '71 e del '72, Mondadori, 1972)

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Annetta è Anna degli Uberti, ragazza dai toni crepuscolari conosciuta da Eugenio Montale nelle villeggiature degli Anni ‘20 a Monterosso: “Le tue apparizioni furono per molti anni / rare e impreviste, non certo da te volute”. Quell’amicizia amorosa la trasformerà nei versi in Annetta o Arletta, protagonista della Casa dei doganieri, figura ormai morta, capace soltanto di manifestarsi nella memoria: “Tu non ricordi; altro tempo frastorna / la tua memoria; un filo s’addipana. // Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana / la casa e in cima al tetto la banderuola / affumicata gira senza pietà. / Ne tengo un capo; ma tu resti sola / né qui respiri nell’oscurità”. E ormai anziano, Montale, nel 1972, si pone ancora una volta la questione di quella ragazza perduta nelle maglie del tempo, venuta a rappresentare l’assenza, a simboleggiare la rinuncia e la caducità.

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FELICE CASORATI, "STUDENTESSA"


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  LA FRASE DEL GIORNO   

La vita che dà barlumi / è quella che sola tu scorgi.
EUGENIO MONTALE, Le occasioni




Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere"  si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.


giovedì 25 agosto 2022

Il sole al tramonto


LIN HUIYIN

IL GIORNO

Le dodici ore di oggi
sono le mie dodici ospiti,
ognuna è venuta e se ne è andata, alla fine
se ne è andato anche il sole al tramonto, trascinandosi dietro la sua ombra.
Non ho tempo di esaminare i miei pensieri
il crepuscolo è arrivato in punta di piedi, curioso, e li ha rubati.
Dico: amico mio, questa volta non protesterò,
protesto ogni volta, ferisce un po' il mio orgoglio.
Il crepuscolo è silenzioso, se ne va senza parlare.
Sola in questo silenzio, mi getto nella notte.

1942

(da The collected poems of Lin Huiyin, 1985)

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Il fratello Xuan raccontò della poetessa cinese Lin Huiyin che “la sera bruciava incenso, sistemava i fiori, indossava un pigiama di seta bianca, si metteva davanti alle foglie di loto dello stagno e recitava dando vita a una bella poesia nella fresca brezza fluttuante”. Esattamente come in questi versi, in cui si pone davanti alla bellezza del giorno al tramonto e si abbandona completamente all’emozione.

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Molte persone sono divenute schiave degli anni, inseguendo frettolosamente il tempo, e hanno dimenticato cosa volevano inseguire e cosa hanno da perdere ora.
LIN HUIYIN




Lin Huiyin,conosciuta anche come Phyllis Lin o Lin Whei-yin durante il periodo trascorso negli Stati Uniti (Hangzhou, 10 giugno 1904 – 1º aprile 1955), architetto, storica dell'architettura e scrittrice cinese, autrice di poesie, saggi, racconti e opere teatrali, apprezzati per la loro sottigliezza, bellezza e creatività.


mercoledì 24 agosto 2022

Nuda una spalla


ODYSSEAS ELYTĪS

SETTE NOTTURNI DI SETTE VERSI, IV

Nuda una spalla
come verità
paga il suo prezzo
a questa cima della sera
che brilla solinga
sotto l'arcana mezzaluna
della mia nostalgia

(da Orientamenti, 1940, in Poesie, Crocetti, 2021 - Traduzione di Filippo Maria Pontani)

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C’è tutta una storia accennata da poche immagini in questi sette versi del notturno di Odysseas Elytīs: l’eros si affaccia come una memoria, un ricordo che ferisce per la sua lontananza e al poeta non rimane altro che la nostalgia.

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RAFAL OLBINSKI, "LA TERZA DIMENSIONE DEL TEMPO: ISTANBUL"
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  LA FRASE DEL GIORNO   

La visione del desiderio un giorno si sveglia carne.
ODYSSEAS ELYTĪS, Sole il Primo




Odysseas Elytīs, pseudonimo di Odysseas Alepoudellīs (Candia, 2 novembre 1911 – Atene, 18 marzo 1996), poeta greco, tra i maggiori Surrealisti, è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1979 per “il desiderio di libertà intellettuale e sviluppo della creatività, che traspare dalla sua poesia”.



martedì 23 agosto 2022

Centenario di Nazik al-Mala’ika


La poetessa irachena Nazik al-Mala'ika, di cui si celebra oggi il centenario, essendo nata a Bagdad il 23 agosto 1922, è considerata una delle prime ad avere modernizzato la poesia araba introducendo il verso libero. Lei stessa lo rivendicò nel 1962,  scrivendo: "Il movimento della poesia libera ha avuto origine nel 1947, in Iraq. E dall'Iraq, anzi dal cuore di Bagdad, questo movimento ha strisciato estendendosi fino a sommergere l'intero mondo arabo e poi, a causa dell'estremizzazione di quanti vi hanno aderito, ha rischiato di trascinare via con sé tutte le altre forme della nostra poesia araba. E la prima poesia in versi liberi ad essere pubblicata, è stata la mia poesia intitolata Il colera". L’ambito accademico non ne fu entusiasta, anzi... ma Nazik, donna forte, non si lasciò intimidire e proseguì la sua opera di modernizzazione, servendosi comunque dello schema classico e liberando il verso all'interno di quella gabbia. Tra i suoi temi naturalmente la parola, vista come elemento magico, e la condizione femminile nel mondo arabo.

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IO

la notte mi chiede chi sono
sono il segreto della profonda nera insonnia
sono il suo silenzio ribelle
ho mascherato l’anima di questo silenzio
ho avvolto il cuore di dubbi
immota qui
porgo l’orecchio
e i secoli mi chiedono
chi sono
E il vento chiede chi sono
sono la sua anima inquieta rinnegata dal tempo
come lui sono in nessun luogo
continuiamo a camminare e non c’è fine
continuiamo a passare e non c’è posa
giunti al baratro
lo crediamo il termine della pena
e quello è invece l’infinito
Il destino chiede chi sono
potente come lui piego le epoche
e ridòno loro la vita
creo il passato più remoto
dall’incanto di una vibrante speranza
e lo sotterro ancora
per forgiarmi un nuovo ieri
di un un domani gelido
Il sé chiede chi sono
come lui vago, gli occhi fissi nel buio
nulla che mi doni la pace
resto ancora e chiedo, e la risposta
resta nascosta dietro il miraggio
ancora lo credo vicino
al mio raggiungerlo tramonta
dissolto, dispare

(Traduzione di Valentina Colombo)

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UN INVITO A SOGNARE

Suvvia … sogniamo, che la dolce notte si avvicina
e il buio tenero, le guance delle stelle ci chiamano
vieni … andiamo a cercare sogni, a contare fili di luce
e rendiamo il declivio della sabbia testimone del nostro amore
Cammineremo insieme sul petto della nostra isola insonne
e lasceremo sulla sabbia le orme dei nostri passi randagi
e verrà il mattino a gettare le fresche rugiade
e magari spunterà, dove abbiamo sognato, un fiore
Sogneremo di salire verso le montagne della luna
a dilettarci lì dove non c’è fine e non c’è nessuno
lontani … lontani, dove il ricordo
non potrà raggiungerci, poiché saremo al di là della ragione
Sogneremo di tornare fanciulli, noi due , sopra le colline
correremo, innocenti, sulle rocce e pascoleremo i cammelli
vagabondi senza dimora se non la capanna dell’immaginazione
e quando dormiremo ci inzacchereremo di sabbia
Sogneremo di camminare verso l’ieri e non nel domani
e di arrivare a Babilonia in un’alba fresca
porteremo al tempio, come due innamorati, il patto d’amore
e ci benedirà un sacerdote babilonese con mano pura.

(Traduzione di Mohammed Gassid)

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Un’altra poesia di Nazik al-Mala’ika sul Canto delle Sirene:

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Parole, poesia, teneramente / hanno accarezzato le nostre gote, / suoni che, assopiti nella loro eco, colorano, una frusciante, / segreta passione, un desiderio segreto.
NAZIK AL MALA'IKA



Nazik al-Mala'ika (Bagdad, 23 agosto 1922 – Il Cairo, 20 giugno 2007), poetessa irachena, considerata una delle prime a introdurre l'uso del verso libero nella rigida struttura poetica araba. Dopo aver compiuto gli studi a Princeton, fondò con il marito l'università di Bassora. Visse in Libano, Kuwait ed Egitto.


lunedì 22 agosto 2022

Indecifrabili


NINA CASSIAN

PERFETTI SCONOSCIUTI

Non posso dire “Salve”. Non ci siamo mai incontrati.
Non posso dire “Addio”. Non ci siamo mai lasciati.
Non posso farmi abbracciare. Non ci hanno mai presentato.

Il cielo riacquista le manette di cenere.
L’azzurro di ieri è un inganno.
Fiori artificiali appassiscono.

Non riesco a ricordare i nostri nomi.

Come antichi manoscritti, siamo indecifrabili.

(da C’è modo e modo di sparire,  Adelphi, 2013 - Traduzione di Anita Natascia Bernacchia e Ottavio Fatica)

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"Devo molto / a quelli che non amo. /Il sollievo con cui accetto / che siano più vicini a un altro” scrisse Wisława Szymborska nella sua poesia Ringraziamento. Sulla stessa lunghezza d'onda è la poetessa rumena Nina Cassian: nessuna relazione, nessuna accecante passione, nessun sentimento tra sconosciuti, nessun bisogno di formalità.

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RENÉ MAGRITTE, "GLI AMANTI"

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Gli “altri” sono, bene o male, la prova che noi stiamo vivendo. Non sottovalutarli.
ENNIO FLAIANO, Don't forget




Nina Cassian, pseudonimo di Renée Annie Cassian-Mătăsaru (Galați, 27 novembre 1924 – New York, 15 aprile 2014), poetessa, scrittrice e traduttrice rumena. Esponente del Modernismo, nel 1985 si rifugiò negli Stati Uniti per sfuggire alla repressione del regime di Ceausescu, e lì rimase non solo a vivere, ma anche a scrivere poesie nella lingua del suo nuovo paese.



domenica 21 agosto 2022

Centenario di Meira Delmar


Meira Delmar, poetessa colombiana di origini libanesi, di cui oggi ricorre il centenario della nascita, era figlia di immigrati libanesi e compì gli studi a Barranquilla per poi trasferirsi a Roma, dove si laureò. Non si sposò mai perché, secondo le sue stesse parole, “aspettava l'amore, e non è mai arrivato”. La ricompensa a questa assenza tuttavia fu non solo la fortuna di avere grandi amici, ma anche l’ispirazione che fece di questa attesa il filone d’oro della sua poetica, attraversata da una sensualità di fondo: così ha analizzato i percorsi dell’amore e dell’oblio, descrivendo la vita con toni pacati e una gozzaniana nostalgia per ciò che non può essere. Della sua poesia la scrittrice colombiana Águeda Pizarro ha detto che “si legge come si osserva un tramonto sul mare. Ci illumina con il ricordo del giorno passato e della coscienza, tornasole come lo è il tramonto della notte che segue”.

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FOTOGRAFIA © UNIÓN COLOR
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ASSENZA DELLA ROSA

Sospesa
nel fiume trasparente
del vento,
con un altro nome, amore,
la chiamerebbe
il cuore.

Non resta niente
del suo profumo. Nessuno
può credere, crederebbe,
che qui c’era la rosa
in un altro tempo

Soltanto io so che se faccio scivolare
la mano nell’aria, ancora
mi feriscono le sue spine.

(da Liuto della memoria, 1995)

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CASIDAS DELLA PAROLA

1. Lampeggia, fuggendo,
    la parola.

    Oro del pesce che svanisce
    nella schiuma, improvviso.

2. Cade dall’albero
    la parola foglia.

    Il poeta la segue.
    Non la raggiunge.

    Così giace a terra
                          quando avrebbe potuto
    ah! vivere nel verso.

3. Arriva
    la parola.

    La voce vuole
    afferrarla.

    Ma fugge e si perde
    sul dorso
    dell’aria

4. Solo,
    nell’azzurro mattino vola
    un airone.

    Lo sa Dio quale poeta
    distratto
    si è lasciato scappare
    una parola

(da Liuto della memoria, 1995)

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Altre poesie di Meira Delmar sul Canto delle Sirene:

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  LA FRASE DEL GIORNO   

La poesia è uno specchio a lato del mio cuore.
MEIRA DELMAR




Olga Isabel Chams Eljach (Barranquilla, 21 agosto 1922 - 18 marzo 2009),  poetessa colombiana di origini libanesi, sin dal 1937 usò lo pseudonimo Meira Delmar. Professoressa di Storia dell’Arte e Letteratura, diresse per molti anni la Biblioteca Pubblica dell’Atlantico. Le sue poesie sono caratterizzate da una sensualità di fondo.


sabato 20 agosto 2022

Oh, se tu fossi qui


JOHANN WOLFGANG GOETHE

VICINANZA DELL’AMATO

Io penso a te quando il raggio del sole
mi raggiunge dal mare.
Penso a te quando il biancore lunare
si specchia nella fonte.

Ti vedo quando sulla via lontana
si solleva la polvere
e quando a notte là sul ponticello
passa il viandante, e trema.

Io odo te quando il mugghiar dell'onda
monta cupo laggiù.
Vado spesso nel quieto bosco e ascolto,
quando tutto è silenzio.

Sono con te: benché così lontano
tu sei vicino a me.
Cade il sole, mi fan luce le stelle.
Oh, se tu fossi qui!

(da Musen-Almanach, 1795)

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A parlare in queste quattro quartine di Johann Wolfgang Goethe è una donna che desidera ardentemente il ritorno dell'amato. Ispirata a Ich denk Dein,  lamento d'amore della scrittrice danese Friederike Brun, assume un tono meno solenne di quella lirica e si situa agli esordi del Romanticismo: l'io lirico si abbandona ad un mondo di fantasia e di sentimento, in cui i veri desideri sono sostituiti dall'esperienza consolatoria della natura.

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DANTE GABRILE ROSSETTI, "MONNA POMONA", PART

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  LA FRASE DEL GIORNO   

La nostra anima che cosa diverrebbe senza l'amore? Simile ad una lanterna magica senza luce.
JOHANN WOLFGANG GOETHE, I dolori del giovane Werther




Johann Wolfgang von Goethe (Francoforte sul Meno, 28 agosto 1749 – Weimar, 22 marzo 1832), scrittore, poeta, drammaturgo e filosofo tedesco. Esponente di spicco dello “Sturm und Drang”, approdò a un più composto classicismo. Tra le sue opere  Le affinità elettive, il Faust, il Viaggio in Italia e una ricchissima produzione poetica.


venerdì 19 agosto 2022

Sotto quell’acquazzone


ELVIRA DAUDET

AMANTE DELLA PIOGGIA

Vieni da  lontano nei miei occhi
e li accechi di pianto.
Ciechi anche i tuoi occhi e i miei
sotto quell'acquazzone della prima
notte, toccavamo i nostri volti
per trovare le labbra e berci.
La pioggia generosa che cadeva
inondò di felicità la povertà
di una domenica qualunque,
che era già unica e nostra,
e ci fece sentire immortali
(tanta felicità non può essere umana),
affogati in baci, acqua e risate.

Oh, amante della pioggia e della gioia,
fermo per sempre nella notte in cui ti ho amato!
Scomparso come il vento avido
che rubava l'oro
agli alberi addormentati
e spingeva il tuo corpo contro il mio,
mi ritorni in mente, all'improvviso,
quando volano le foglie
che un autunno dopo l'altro ti nascosero.
E il quadrato sonoro della bocca,
trasformato in un pozzo di silenzio
dove giacciono parole arrugginite
con la loro lieve nebbia di macerie,
mi si riempie di quel succo urgente
dove i baci saltavano vivi, come pesci.

Amore perduto e senza ritorno,
a me, ormai abituata a tanta assenza,
improvvisamente vieni come un fulmine
dritto al cuore, riarso di cenere,
e il papavero essiccato sanguina.
Così lontano e così perduto, in un istante
ti impadronisci di me, lunare e intatta,
solo vedendo la tua foto sui giornali.

(da Di terra e di mare, 2000)

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"Amore perduto e senza ritorno" almeno all'apparenza è questo della poetessa spagnola Elvira Daudet. In realtà però continua a esistere, a fornire le sue crude emozioni nella memoria, a rinnovarle quando l'atmosfera di un tempo torna a ricrearsi, quando "gli antichi dèi tornano all'Olimpo / a coronare la mia giovinezza perduta, / mentre perdo cenere come una sigaretta accesa sul comodino".

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FOTOGRAFIA © COCOPARISIENNE/PIXABAY

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  LA FRASE DEL GIORNO   

La poesia è sostanzialmente bellezza, ma a me la bellezza non basta.
ELVIRA DAUDET, Culturamas, 25 luglio 2013




elvira_daudetElvira Daudet (Cuenca, 1938 - 2 giugno 2018), poetessa e giornalista spagnola. Esordì nel 1959 con Il primo messaggio. Nel 1971 Cronache di una tristezza le valse il Premio González de Lama. Lavorò per ABC e per la televisione nazionale TVE.


giovedì 18 agosto 2022

Il carnato del cielo


GIUSEPPE UNGARETTI

TRAMONTO

Il carnato del cielo
sveglia oasi
al nomade d’amore.

Versa, il 20 maggio 1916

(da Il porto sepolto, 1916, poi in L’Allegria, 1931)

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Era già l'ora che volge il disio / ai navicanti e 'ntenerisce il core”, l’ora del tramonto che colpisce Dante nell’VIII canto del Purgatorio ugualmente addolcisce il viaggio di un altro “peregrin d’amore”, il girovago Giuseppe Ungaretti che “in nessuna parte di terra” si può accasare, e che in quel momento si trova addirittura in zona di guerra, nelle trincee italiane lungo l’Isonzo: basta un tramonto primaverile con la sua struggente bellezza a risvegliare il sentimento sopito, a “godere un solo / minuto di vita / iniziale”.

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Mi genera / ogni attimo d’universo.
GIUSEPPE UNGARETTI, Versi tagliati da “Notte bella”, in L’Allegria




Giuseppe Ungaretti (Alessandria d'Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970) è uno dei tre grandi poeti dell’Ermetismo italiano. Trasferitosi a Parigi nel 1912, prese parte alla Prima guerra mondiale nelle trincee del Carso e poi in Champagne. Dal 1935 al 1942 insegnò in Brasile e dal 1947 al 1965 fu professore di letteratura moderna alla Sapienza.


mercoledì 17 agosto 2022

Ci ho messo il cuore


GLORIA FUERTES

IL MIO VERSO PER L’UNIVERSO

Ho messo il mio cuore nella penna,
nella piuma, nell'uccello, nella ginestra,
nella voce, nella luce, nella parola,
in cucina e in camera da letto.
Ci ho messo il cuore.
Scrivo per adesso e per dopo.
Scrivo per i secoli a venire,
per le ore a venire
di mani e labbra unite.

(da Storia di Gloria, 1981)

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La mia poesia è qui, com'è nata – senza alcun vestito retorico –, /  scalza, nuda, ribelle, senza travestimenti. / La mia poesia mi ricorda e mi assomiglia” scriveva la poetessa spagnola Gloria Fuertes nel prologo alla sua primissima raccolta, scritta a 17 anni, ma edita  solo sedici anni dopo. Quella dichiarazione di poetica non cambierà durante tutta la sua vita: “Ho messo il cuore” scrive ancora a 64 anni, e ancora: “La poesia non deve essere un’arma, / deve essere un abbraccio, / un’invenzione, / uno scoprire negli altri / quello che accade dentro. / Una scoperta, / un respiro, / un’aggiunta, / un brivido”.

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FOTOGRAFIA © SAMUEL F. JOHANNS/PIXABAY

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Scrivere poesia è un modo di pregare.
GLORIA FUERTES, Glorierie




FuertesGloria Fuertes García (Madrid, 28 luglio 1917 - 27 novembre 1998), poetessa e scrittrice di libri per bambini, fu legata alla Generazione del’50 e al movimento denominato “postismo”. Femminista e omosessuale, difese l’uguaglianza tra uomini e donne, il pacifismo e la tutela dell’ambiente



martedì 16 agosto 2022

Due numeri


MARINO MORETTI

IL TELEFONO

Sei tu, sei tu, sei tu. Mentre ti parlo,
mentre t'ascolto, immobile, mi pare
che la tua voce seguiti a vibrare
in questo orecchio mio per lacerarlo.

Sei tu, sei tu. La tua voce mi giunge
da una profondità d'anima oscura.
Io ti rispondo, amica, ma ho paura,
ché vicina mi sei tu che sei lunge.

Ho paura di te, di questo ordigno
che al povero cuor mio che più non sogna
dona la voce tua, la tua menzogna
come per uno spirito maligno.

Che vuoi da me? Che mi domandi ancora?
L'ultimo sogno cadde come un frutto.
Io nulla vedo, nulla voglio, tutto
ciò che fu mio lasciò la mia dimora.

E mi par quasi che fra tanto fasto
d'illusioni solo questo ordigno
fedele al muro, come un vecchio scrigno
pieno d'accenti tuoi, mi sia rimasto.

Tu parli e io vedo il tuo bianco profilo
un po' chinato sopra l'apparecchio
mentre raccogli nell'intento orecchio,
più che il mio dire incerto, il mio respiro:

tu parli e io non t'ascolto: non t'ascolto
perché ti vedo: vedo d'improvviso
una lieve penombra di sorriso
ch'erra nel volto tuo, chino e raccolto...

Ah ridi ridi ridi tu che sei
bella e ami solo la tua gioventù.
Io? Ti rispondo, ma non sono più
che due numeri: 10-36.

(da Poesie di tutti i giorni, Ricciardi, 1911)

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L’introduzione del telefono in Italia risale al 1877, quando fu attivata la linea tra due apparecchi che mettevano in comunicazione una caserma dei pompieri di Milano con la stazione di Porta Venezia della tranvia per Monza. Solo quattro anni dopo fu installata a Roma la prima linea civile. È con il nuovo secolo che il telefono inizia a diffondersi: entra anche nella poesia di Marino Moretti, come una cosa ancora estranea però al catalogo lirico classico, viene notata nel mondo crepuscolare del poeta romagnolo più che per la sua capacità di porre in comunicazione due persone lontane per quel suo trasformare gli utenti in numeri spersonalizzandoli, privandoli di un’identità.

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FOTOGRAFIA © THE SPRUCE CRAFTS

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Il telefono è il più grande fastidio tra le comodità e la più grande comodità tra i fastidi.
ROBERT STAUGHTON LYND




Marino Moretti (Cesenatico, 18 luglio 1885 – 6 luglio 1979), poeta, romanziere e drammaturgo italiano. Nell’ambito del crepuscolarismo descrive vicende semplici ambientate nella provincia romagnola, con personaggi dimessi come il suo stile, che talvolta lascia balenare vene di umorismo.


lunedì 15 agosto 2022

Ciò che mi sfugge


GABRIEL FERRATER

IL CONTRARIO

Dirò il contrario. Dirò la pioggia frenetica
di agosto, i piedi di un ragazzo
raggomitolato sul trampolino,
il salto acuto di un levriero che profuma
di lillà ad aprile, la pazienza
del ragno che scrive la sua fame,
il corpo a quattro zampe e due teste
su un grigio muro crepuscolare, i pesci
che scivolano come un arco di violino,
il blu e l'oro delle ragazze in bicicletta,
la drammatica sete del cane, il taglio
dei fari dei camion sul mattino fradicio del mercato,
le braccia alzate.
Dirò ciò che mi sfugge. Non dirò niente di me stesso.

(da Le donne e i giorni, 1974)

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Una poesia molto particolare questa di Gabriel Ferrater: il tempo logico, come indica chiaramente il titolo, è rovesciato: soltanto giunti al quattordicesimo verso si comprenderà il significato, mettendo insieme le immagini che somigliano ai resti ricordati di un sogno.

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TASSELLAZIONE DI M.C. ESCHER

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Gli uccelli della luce /  ci giocano brutti scherzi e lasciano /  tra i nostri rami un sottile tremito di piccole verità.
GABRIEL FERRATER




Gabriel Ferrater i Soler (Reus, 20 maggio 1922 – Sant Cugat del Vallès, 27 aprile 1972), poeta spagnolo di lingua catalana. La sua poesia, caratterizzata dal realismo e dall’uso di temi quotidiani e colloquialismi, tratta di amore, di erotismo e della nostalgia per il passato.


domenica 14 agosto 2022

Come una pietra leggera


ATTILIO BERTOLUCCI

ASSENZA

Assenza,
più acuta presenza.

Vago pensiero di te
vaghi ricordi
turbano l’ora calma
e il dolce sole.
Dolente il petto
ti porta,
come una pietra
leggera.

(da Sirio, 1929)

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"Ma ora tu sei lontana e non posso che cercare di ricordarti: quando cammini in maniera così speciale, quando ti alzi, ridi, sei seria (allora sei bella come un'oliva) e quando sei fra le mie braccia, la mia donna" così scriveva Attilio Bertolucci a Ninetta il 10 settembre 1933. L'assenza della donna amata diventa addirittura presenza, con un potente ossimoro, incarna il desiderio, lo porta vivido - e porta lei, viva - nel cuore: "Tu porti di già e porterai completamente quando sarai la mia sposa, l'ordine della mia vita, e la ragione di vivere" (8 maggio 1935).

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RENÉ MAGRITTE, "IL VOLTO DEL GENIO"

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Innamorato / Sapore di lei ho ancora /sulle mie labbra.
ATTILIO BERTOLUCCI, Fuochi in novembre




Attilio Bertolucci (San Prospero Parmense, 18 novembre 1911 – Roma, 14 giugno 2000), poeta italiano. Le sue opere poetiche sono il risultato di una felice contaminazione tra eredità ermetica e capacità di tradurre ogni astratta eleganza in un discorso poetico naturale.


sabato 13 agosto 2022

Un tango


ROLF DIETER BRINKMANN

SENTIRE UNO DI QUESTI CLASSICI

Oscuri tanghi a Colonia, a fine
agosto, quando l'estate ha già

un dito di polvere, poco dopo la chiusura dei negozi,
un tango che arriva

dalla porta aperta di un'osteria gestita
da un greco, sentirlo è quasi

un miracolo: per un attimo una
sorpresa, per un attimo

un sospiro di sollievo,  un momento
di tregua in questa via

che nessuno ama e che
deprime quando la attraversi. Ho

scritto tutto questo velocemente, prima
che l'istante torni

a svanire nel maledetto
nebbioso spopolamento di Colonia.

(da Verso Ovest 1 & 2, 1975)

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Cos'è un miracolo? L'inaspettato che improvvisamente si manifesta, come in questi versi del poeta tedesco Rolf Dieter Brinkmann: la musica di un tango che giunge da un negozio nella periferia della città vuota d'agosto. L'immotivata joie de vivre che si fa largo di sorpresa in un ambiente grigio e squallido, la poesia che prorompe istantanea dal nulla e crea la sua illusione.

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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  LA FRASE DEL GIORNO  

La poesia non è una sala d'attesa dove si pernotta... ogni parola è una guerra.
ROLF DIETER BRINKMANN




Rolf Dieter Brinkmann (Vechta, 16 aprile 1940 - Londra, 23 aprile 1975), poeta, scrittore e traduttore tedesco. Influenzato della beat generation, dal nouveau roman, dalla pop art e dalla letteratura underground americana, fu un precursore della Neue Subjektivität e del postmodernismo. Morì a 35 anni falciato da un pirata della strada.


venerdì 12 agosto 2022

Due intenzioni


RAFAEL CADENAS

DILEMMA

La natura della poesia
       non è intenzionale.
              Goran Palm

Volevo scrivere
una poesia,
allora avevo l'intenzione
di non avere intenzione
e la poesia rimase lì
ferma,
intrappolata,
carbonizzata tra la scintilla
di due intenzioni
e qui
la lascio.

(da Poesie scelte, 2004)

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Vale la motivazione del Premio FIL, conferitogli a Guadalajara nel 2009, a indirizzare la lettura di questi versi del poeta venezuelano Rafael Cadenas: "Incarna per i più giovani l'orizzonte di una parola che si allontana dal lirismo tradizionale e porta con sé l'imperativo di dare voce a ciò che, altrimenti, non trova più spazio per dirsi nel nostro tempo". Dare voce, dunque, anche se non compiutamente, anche se da leggersi tra le righe: basta il lampo della poesia, come la scintilla tra i due poli di una batteria per “cercare quello che non si può trovare”.

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FOTOGRAFIA © SCW1217/PIXABAY

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Mettiamoci d'accordo, poesia. / Non ti costringerò a dire ciò che non vuoi / ma tu non resisterai così tanto a ciò che desidero dire.
RAFAEL CADENAS, Poesie scelte




Rafael Cadenas (Barquisimeto, 8 aprile 1930), poeta, saggista e docente universitario venezuelano. Fece parte del gruppo «Tavola Rotonda. Dotato di una raffinata sensibilità poetica, ha creato un’opera vincolata al pensiero filosofico.


giovedì 11 agosto 2022

Questa forza


JIM HARRISON

GIARDINO

Alla finestra di notte
la mia ombra ha la lunghezza del giardino -
Muovo un braccio enorme e
faccio germogliare le piante,
maturare i pomodori.
La mia testa è grande
come un'aiuola di fragole e posso
racchiudere due balle di paglia in una mano.
Sono orgoglioso di questa forza,
alimentata dalla luce e dalle tenebre,
esercitata contro il giardino di mio padre -
un signore delle ombre.

(da Canzone semplice, 1965)

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Jim Harrison è poeta rurale, che viene da una piccola cittadina di campagna e fa del rapporto tra l'uomo e la natura il suo tema principale, reso ancora più profondo dalla pratica con lo zen e il buddhismo. Riceve la forza dalla sua terra: "Se zappi il mais per cinquanta centesimi l'ora, un giorno dopo l'altro, impari a scrivere un romanzo. Hai assorbito lo spirito della ripetizione. Quando guardi il giardino di mia moglie lo capisci; la bellezza del giardino - i fiori e le verdure - così è un artista nella sua opera. E quel retroterra che mi rendeva perplesso - quell'elemento rurale, quasi rozzo, mi ha aiutato come artista, per la grande quantità di vita in cui mi ha costretto a entrare, per la fame di fare le cose".

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FOTOGRAFIA © RODRIGO RAZQUIN/PXHERE

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  LA FRASE DEL GIORNO    

Gran parte della scrittura è un fattore di riconoscimento, per aver letto abbastanza per sapere cos'è una buona scrittura.
JIM HARRISON, The Paris Review, n. 107, Estate 1988




James Harrison detto Jim (Grayling, Michigan, 11 dicembre 1937 – Patagonia, Arizona, 26 marzo 2016), poeta e scrittore statunitense. La sua poesia, influenzata dal buddhismo e dallo zen, verte principalmente sulla natura e sul rapporto tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda.


mercoledì 10 agosto 2022

Lucente attimo


MARGHERITA GUIDACCI

STELLA CADENTE

Alcuni desideri si adempiranno
altri saranno respinti. Ma io
sarò passata splendendo
per un attimo. Anche se nessuno
mi avesse guardata
risulterebbe ugualmente giustificato –
per quel lucente attimo – il mio esistere.

(da Anelli del tempo, Edizioni Città di vita, 1993)

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È la tradizionale notte delle stelle cadenti: in realtà la pioggia meteorica delle Perseidi è visibile sin dalla fine di luglio e fino oltre il 20 agosto, con un picco di visibilità concentrato attorno al 12 agosto. Margherita Guidacci, poetessa che inseguiva nei suoi versi il senso dell'eterno,  le guarda consapevole che il desiderio espresso è solo dentro di noi e paragona il transito terrestre degli uomini e delle donne all'effimero splendore di una meteora.

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FOTOGRAFIA © OLEKSANDR PIDVALNIY/PEXELS

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  LA FRASE DEL GIORNO    

Come il firmamento, il cuore ha le sue meteore, le sue comete, i suoi fulmini.
ALPHONSE ALLAIS, Non picchiamoci



Margherita Guidacci (Firenze, 25 aprile 1921 – Roma, 19 giugno 1992), poetessa e traduttrice italiana. Dopo la crisi del suo matrimonio, negli Anni’60, superò un decennio di grave sofferenza psichica che culminò nel ricovero in una clinica neurologica. Tra i poeti da lei tradotti John Donne, Emily Dickinson, T.S. Eliot ed Elizabeth Bishop.


martedì 9 agosto 2022

Centenario di Philip Larkin


Philip Larkin, che nacque esattamente il 9 agosto di cento anni fa, e morì a 63 anni nel 1985, era un poeta dallo stile colloquiale, chiaro, tranquillo, ma capace di esprimere con ironia e scetticismo le sue esperienze. Jean Hartley, nella sua biografia scrisse che era una “piccante miscela di lirismo e di malcontento”. Partito da Eliot, Auden e Yeats, si lasciò via via sempre più influenzare dalle opere di Thomas Hardy, diventando – sempre con le parole della Hartley – “un osservatore distaccato, a volte lugubre, a volte tenero, che guarda la gente comune fare cose ordinarie". Il suo è dunque un fatalismo romantico, che vede sgretolarsi due dei capisaldi della sua vita: il modernismo poetico e l’Inghilterra, che va perdendo il suo impero mentre le sue brughiere svaniscono a favore del cemento.

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LONTANO DI QUI

Al di là delle luminose insegne
ci sono spazi più oscuri: lassù
piccoli nidi brumosi di stelle
sembra ondeggino in aria.

Non hanno specifici nomi:
nessun uomo che vaghi nella notte
volge a loro il suo sguardo
per orientarsi, o per puro piacere;

una polvere tanto evanescente
può dar ben poca luce:
è molto meno il noto che l’ignoto,
è molto più il lontano che il vicino.

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PARTENZA

C’è una sera che scende,
a nessun’altra uguale,
sui campi avanza, e lumi non accende.

Di seta sembra da lontano, pure
quando t’avvolge le ginocchia e il petto,
non è per confortare.

L’albero che saldava terra e cielo
dov’è fuggito? Qui sotto le dita
cosa c’è, che non posso percepire?

Qual è il peso che grava le mani?

(da Poesie raccolte, 1988 - Traduzione di Silvio Raffo)



Altre poesie di Philip Larkin sul Canto delle Sirene:



  LA FRASE DEL GIORNO    

La poesia è un affare di sanità mentale, di vedere le cose come sono, di ricreare il familiare, eternando la propria percezione del poeta in una forma verbale unica e originale.
PHILIP LARKIN




Philip Larkin (Coventry, 9 agosto 1922 – Londra, 2 dicembre 1985), scrittore, poeta e critico musicale britannico. Esordì con Il meno ingannato nel 1955 rivelandosi poeta lirico moderno, esponente del cosiddetto Movement. Le sue poesie hanno un linguaggio diretto, colloquiale, senza oscurità, stile misurato e rifiuto del sentimentalismo.


lunedì 8 agosto 2022

Ana Luísa Amaral


La poetessa portoghese Ana Luísa Amaral è morta venerdì sera all'età di 66 anni dopo una lunga malattia, come comunicato dall'Università di Porto. Ricercatrice e professoressa di letteratura angloamericana presso la Facoltà di Lettere, era traduttrice di Shakespeare e soprattutto di Emily Dickinson, sulla quale aveva scritto la sua tesi di dottorato.

Scrivo perché ho bisogno di scrivere. Non so vivere senza scrivere così come non so vivere senza bere acqua o mangiare, è una necessità” aveva dichiarato al conferimento del Premio Reina Sofía del 2021. La sua scrittura, tesa a “creare altre realtà”, si univa all'impegno etico per i diritti umani, trasmettendo un messaggio di rispetto e tolleranza.

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FOTOGRAFIA © UNIVERSITÀ DI PORTO

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TESTAMENTO

Sto per partire in aereo
e la paura dell’altezza mescolata a me
mi fa prendere calmanti
e avere sogni confusi

Se muoio
voglio che mia figlia non mi dimentichi
che qualcuno canti per lei anche con voce stonata
e che le regalino fantasia
invece di un orario preciso
o un letto ben fatto

che le diano amore e il vedere
dentro le cose
sognare soli azzurri e cieli brillanti
invece di insegnarle conti e somme
e a pelare patate

Preparate mia figlia
per la vita
se muoio in aereo
e rimango staccata dal mio corpo
e sarò un atomo libero lì in cielo

Che si ricordi di me
mia figlia
e più tardi che dica a sua figlia
che io sono volata lì in cielo
e che sono stata contentissima
di vedere in casa sua i conti tutti sbagliati
e le patate nel sacco dimenticate
e integre

(da Minha Senhora de quê, 1990 - Traduzione di Livia Apa)

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L’ECCESSO PIÙ PERFETTO

Vorrei una poesia dal respiro teso
e senza pudore.
Con l’eleganza rotonda delle donne barocche
e tutto il contrario di un esile arbusto.
Una poesia che Rubens invidierebbe, nel vederla,
là dal profondo di tre secoli,
il suo corpo magnifico sdraiato su un divano,
e le braccia nude adagiate,
solo con braccialetti tanto (ma tanto) preziosi,
e un angioletto in cima,
nella sua piccola nicchia fatta nube,
a proteggerlo, dolce.
Una poesia così vorrei.

Molto più tutto che le greche dignità
dell’equilibrio.
Una poesia fatta d’eccessi e dorature,
eppure splendida nella sua potenza oscura
e mistica.
Ah, come vorrei una poesia differente
dalla purezza del granito, e dalla purezza del bianco,
e dalla trasparenza delle cose trasparenti.
Una poesia che esulti nell’angustia,
un grande rododendro color del sangue.
Un intero bosco di rododendri dove il vento,
passando, sostasse incantato
e premuroso. E lì restasse, catturato dal canto
dei suoi braccialetti tanto (ma tanto)
preziosi.
Nuda, dalle forme rotonde, una poesia così vorrei.
Una controriforma del silenzio.

Musica, musica, musica a colmarle il corpo
e i capelli intrecciati con fiori e serpenti,
e una fonte di stupore polifonico
a scivolarle tra le dita.
Adagiata sul divano foderato di velluto,
la sua nudità rotonda e piena
farebbe impallidire grifoni e sirene.
E i poveri templi, dalle linee tanto contenute e pure,
tremare di paura alla sola folgorazione
del suo sguardo. Dorato.

Musica, musica, musica e l’esplosione del colore.
Scrutando là dal fondo di tre secoli,
un muto Murillo, al veder che erano semplici i suoi angeli
insieme agli angeli nudi di questa poesia,
cantando in coro con altri
astri biondi
salmodie d’amore e di perfetto eccesso.

Gôngora impallidisce, come i grifoni,
ora che lo contempla.
Questa controriforma del silenzio.
E la sua mano tesa verso il cielo, carica
di nulla

(da Talvolta il paradiso, 1998 – Traduzione di Chiara De Luca)

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Altre poesie di Ana Luisa Amaral sul Canto delle Sirene:



  LA FRASE DEL GIORNO    

Amo ciò che non capisco e la poesia mi aiuta a penetrare il mistero dell'essere.
ANA LUÍSA AMARAL




Ana Luísa Amaral (Lisbona, 5 aprile 1956 – Porto, 5 agosto 2022), poetessa e traduttrice portoghese. Esperta di Emily Dickinson, ha pubblicato anche un Dizionario di Critica Femminista. Nel 2021 le è stato conferito il Premio Reina Sofía.