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domenica 30 giugno 2024

Papaveri sparsi


FRANCESCO CHIESA

FINE DI GIUGNO

Papaveri, ciani, nel grano ch'è già tutto d'oro!
color della fiamma che ondeggia, del cielo che sta.

E tu, oro immenso… Oro folto che i solchi e i sentieri
dissimuli: grande che arrivi ai pampini e agli olmi!

Agli olmi onde scroscia la tempesta dell'ebbre cicale…
E voi, miti azzurri dispersi nell'oro, acri fuochi.

Papaveri, avvii d'una porpora miracolosa
che tessono in qualche lor selva dorata le fate.

Papaveri sparsi, come macchie d'eroico sangue
nell'aurea leggenda dei popoli, nel carme dei vati!

Nel gran che si muove tutto biondo, e le spighe già fanno
un fremere d'elitre vive, un sibilo immenso;

nel mar che diventa più colore di sole ogni giorno,
o boccioli, screzi di cielo! famiglia di fiamme!

Miti occhi cerulei di bimbi, di vergini: o ciani!
Azzurri, che par la festiva tua veste, o Madonna.

(da Fuochi di primavera, Formiggini, 1919)

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Semplicità idillica e sentimentale: è quello che i critici rilevano nell’opera del poeta ticinese Francesco Chiesa, autore dotto e longevo. L’idillio sicuramente si manifesta in questi otto distici che descrivono un campo di grano come un mare biondo dove galleggiano le macchie dei papaveri.

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Il papavero e la spiga nascono dallo stesso grano.
ANTONIO MACHADO, Canzoniere apocrifo

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Francesco Chiesa (Sagno, 5 luglio 1871 – Lugano, 10 giugno 1973), poeta e insegnante svizzero. Laureato in Giurisprudenza, dopo un breve periodo alla procura di Lugano, passò all’insegnamento di lettere e storia dell’arte al liceo cantonale. Fondò la Piccola rivista ticinese e fu uno strenuo sostenitore della lingua italiana.


sabato 29 giugno 2024

I cigolanti carretti


ANGELO BARILE

INSONNIA

I cigolanti carretti
che frangono l’estiva notte
carichi solo di fresco;
e dietro lasciano argento,
primizia d’alba, rimprovero
d’alba che mi cerca il petto;
da spigoli d’insonnia
un dopo l’altro li sento
passarmi a filo del letto:
sporgo una mano che li tocca,
porto un’erba alla bocca
ancora peccaminosa.

(da Primasera, Edizioni Circoli, 1933)

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Una lirica davvero delicata questa di Angelo Barile, poeta di Albissola Marina: siamo nei primi Anni Trenta e per la strada passano i carri che vanno al mercato - bellissima l'immagine dell'alba lasciata indietro. Nel dormiveglia sembra quasi di toccarli, di ritrarre una mano che trattiene l'erba che trasportano.

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ROBERT BEVAN, "CARRI DI FIENO"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

O desiderî, cavalli leggeri! / Ora sul prato pascolate avare / erbe, mordete l’aria che s’annera.
ANGELO BARILE, Quasi sereno

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Angelo Barile (Albissola Marina, 12 giugno 1888 – Albisola Capo, 20 maggio 1967),  poeta italiano. Sottotenente di fanteria durante la Prima guerra mondiale, fu poi antifascista. La sua poetica, sullo sfondo dell’amato borgo marino, è fortemente influenzata dalla fede cattolica e quindi dalla sua visione profondamente religiosa della vita.


venerdì 28 giugno 2024

Battono il primo grano


ROCCO SCOTELLARO

DORMONO SULLE SELCI PIÙ GROSSE

Le ginestre delirano dei canali.
E colombi e tordi invano
nelle ore risalgono
il cammino dell’acqua

Battono il primo grano nel piazzale.
Un’altra sera e vi sarà nidiata
d’uomini distesi nell’aiata.

Così maggio è passato
un aereo nel cielo
che lo guardi fin che puoi
una fanciulla nel tenero velo
l’adolescenza scritta nel quaderno
un limbo, ora l’inferno.

Ora hanno trovato
le donne nello stipo
un serpente addormentato
E i mietitori nelle giubbe rosse
cercano il letto sulle selci grosse.

1948

(da Margherite e rosolacci,  Mondadori, 1978)

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Maggio è passato ed è arrivato giugno: nell'universo contadino del poeta lucano Rocco Scotellaro è tempo di mietitura sulla terra arsa. C'è anche la comparsa del mistico "serpente protettore", una sorta di lare della casa ereditato dalla ritualità dell'antichità romana.

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PIETER BRUEGEL IL VECCHIO, "I MIETITORI"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Noi non ci bagneremo sulle spiagge / a mietere andremo noi / e il sole ci cuocerà come crosta di pane. / Abbiamo il collo duro, la faccia / di terra abbiamo e le braccia / di legna secca colore di mattoni.
ROCCO SCOTELLARO, Margherite e rosolacci

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Rocco Scotellaro (Tricarico, 19 aprile 1923 – Portici, 15 dicembre 1953), scrittore, poeta e politico italiano impegnato nella lotta per miglioramento delle condizioni economiche e sociali dei contadini. La sua poesia è caratterizzata da da un'ambientazione pastorale serena, da un'armonia di immagini e visioni che esaltano la vita bucolica.


giovedì 27 giugno 2024

Un bagliore dopo l’altro


GHIANNIS RITSOS

INGANNI

Ore di oblio voluto o involontario. Spossatezza.
Chiudi gli occhi. Cosa ci guadagniamo, tanti secoli,
a scegliere insonni un bagliore dopo l’altro
in notti oscure, distinguendo appena
una finestra miniaturizzata negli occhiali
di un bambino miope, – una finestra diciamo così aperta
sul miracolo del mondo. Chi volevi ingannare?
Non te, naturalmente. Chiudi gli occhi.

Karlòvasi, 29.VI.1987

(da Molto tardi nella notte, Crocetti, 2020 – Traduzione di Nicola Crocetti)

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Che cos’è la poesia? Come dice Ghiannis Ritsos, che vi medita nell’estate dell’isola di Samo, non è che un minuscolo bagliore colto al volo, spesso ingannevole, e per giunta riflesso. Ma è su quel barlume che si ostina il poeta, è su quell’unica possibilità di penetrare il mistero illuminando anche solo per un istante l’oscurità.

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FOTOGRAFIA © PLATO TERENTEV/PEXELS

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Così, come un funambolo, guardando dritto davanti a sé, / si tiene eretto sulla sua stessa profondità.
GHIANNIS RITSOS, Testimonianze

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Ghiannis Ritsos (Monemvasia, 1º maggio 1909 – Atene, 11 novembre 1990), poeta greco tra i maggiori del XX secolo. Fu candidato nove volte al Premio Nobel. La sua vita fu animata da un'incrollabile fede negli ideali marxisti e nelle virtù catartiche della poesia.


mercoledì 26 giugno 2024

Centenario di Giovanni Giudici


Giovanni Giudici, poeta ligure trapiantato a Milano, nasceva il 26 giugno di cento anni fa a Portovenere. La sua poesia, caratterizzata da una tensione trascendente nata dalla formazione cattolica e dall’impegno civile, venne via via affinando un personaggio che divenne protagonista dei suoi versi sostituendosi all’io poetico. Alcuni critici lo paragonarono a Charlot per quella sua maschera che attingendo al comico andava però sottolineando gli aspetti tragici del vivere per approdare infine all’interrogazione metafisica.

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FOTOGRAFIA DA CITTÀ DELLA SPEZIA

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VERSI IN UNA DOMENICA DI PENTECOSTE E DI ELEZIONI

Spacchi il torrone alla fiera e spacchi la storia
degli uomini – la mia
notte in due tentativi
di prendere il sonno, distacchi
i fili, capovolgi
le statue degli eroi sulle fontane,

Aspetto che ti scateni
e che mi tremi dentro
l’anima – ad un supposto
abbattersi di mazza
su me nudo
untore, a questa piazza
in fermento.

Dovrò reggerti ancora
in me senza conoscerti – tu, fermo
segno del mio mutare – in me più forte
di te fino al momento
che romperai l’incognito?

Qui il più grande è il più vile, il più sicuro
di sé chi affida il duro
ammicco verso il complice – dal muro
le spie strappano bandi, taglie, insidiano
fabbriche e dighe…
                               Non mi credi?

Attesta
la mia parola la disubbidienza
civile, la protesta
del tuo popolo: punto sulla terra
i piedi, alzo la testa
benché mi pesi – ad aspettarti.

Ma lo spazio d’una vita non basta
a rivelarti.

1958

(da La vita in versi, Mondadori, 1965)

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IL MIO DELITTO

Se scrivere era vivere
vissuto fu lo scritto
cercavo appena un’isola di spazi
un silenzio un sorriso intorno a me
e blando vino e modica allegria
un quieto conversare a lume spento
esserne perdonato non sapendo
il mio delitto

(da Quanto spera di campare Giovanni, Garzanti, 1993)

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Altre poesie di Giovanni Giudici sul Canto delle Sirene:

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Quando lavoravo all'Olivetti avevo in omaggio un'agenda. Ci scarabocchiavo sopra appunti, abbozzi, idee. Quando mi mettevo a scrivere, anche in quelle pagine poteva nascondersi la poesia. Erano un buon punto di partenza.
GIOVANNI GIUDICI, Fortezza

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Giovanni Giudici (Porto Venere, 26 giugno 1924 – La Spezia, 24 maggio 2011), poeta e giornalista italiano. Della sua formazione cattolica e del suo lavoro nell'industria ha fatto i poli di una tensione che lo trascende e caratterizza il suo impegno civile. Numerose le sue traduzioni: Frost, Sylvia Plath, Orten, Pound, Ransom e Puškin.


martedì 25 giugno 2024

Ciò che vedo


ARCHIBALD MACLEISH

CON L’ETÀ LA SAGGEZZA

A vent'anni, camminando curvo
pensavo che il mondo fosse un posto miserabile,
la verità un trucco, la fede un dubbio.
poca la bellezza, ancor meno la grazia.

Ora a sessant'anni ciò che vedo,
sebbene il mondo sia molto peggio,
ferma il mio cuore in estasi.
Dio, le meraviglie che ci sono.

(da The Atlantic, Luglio 1954)

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La gioventù ci sembra essere un’età dell’oro, in cui tutto è possibile e in cui il mondo ci spalanca le porte – in realtà quando eravamo giovani la pensavamo probabilmente come il poeta statunitense Archibald MacLeish e ci lasciavamo abbattere dalle problematiche giovanili. Invecchiando, ridiamo il giusto peso alle cose, mutiamo il nostro punto di vista, facciamo pace con quei ragazzi e quelle ragazze che fummo e, forse, cominciamo a vivere.

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VINCENT VAN GOGH, "GIOVANE UOMO CON UN FIORDALISO"

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  LA FRASE DEL GIORNO 

I vent’anni sono più belli a quaranta che a venti.
ROBERTO GERVASO, Il grillo parlante




Archibald MacLeish (Glencoe, Illinois, 7 maggio 1892 – Boston, Massachusetts, 20 aprile 1982), poeta e drammaturgo statunitense. Modernista, influenzato da Pound e Eliot,  l'elemento sociale si affermò sempre di più nella sua poesia, introducendovi un certo disorientamento, ma, d'altra parte, facendo da freno alla soggettività.


lunedì 24 giugno 2024

Anche se mi dirà ti amo


RAYMOND CARVER

QUESTA PAROLA AMORE

Non accorrerò quando chiamerà
anche se mi dirà ti amo,
specialmente se lo dirà,
anche se giura
e non promette altro
che amore amore.

La luce in questa stanza
copre ogni
cosa allo stesso modo;
neanche il mio braccio fa ombra,
anch’esso consumato dalla luce.

Ma questa parola amore…
questa parola s’oscura,
s’appesantisce e si scuote, comincia
a farsi strada coi denti, con brividi e convulsioni
su questo foglio
finché anche noi scompariamo quasi
nella sua gola trasparente e siamo ancora
separati, lucidi, fianchi contro coscia, i tuoi
capelli sciolti che non conoscono
esitazioni

1972

(da Il nuovo sentiero per la cascata, 1988)

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Le poesie d'amore nei testi di Raymond Carver sono un mezzo per esplorare la connessione tra il corpo umano e la produzione artistica: l'autore che nella prima strofa si dichiara impermeabile e quasi annoiato dalla parola "amore" pronunciata dalla donna va via via cedendo invece alla sua forza e al desiderio che essa incarna.

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EDWARD HOPPER, "STANZA A NEW YORK"

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Mi sembra che siamo solo dei principianti in amore.
RAYMOND CARVER, Di cosa parliamo quando parliamo d'amore

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Raymond Clevie Carver Jr. (Clatskanie, Oregon, 25 maggio 1938 - Port Angeles, Washington, 2 agosto 1988), scrittore, poeta e saggista statunitense. Maestro della narrativa breve, mette in scena gente comune, spesso disperata. La sua opera, concentrata sulla vita quotidiana, è espressa con un voluto linguaggio ordinario e minimale.


domenica 23 giugno 2024

Una sfumatura in più


RYSZARD KAPUŚCIŃSKI

DA QUANDO CI SEI

Da quando ci sei
tutto ha cambiato colore
ha una sfumatura in più:
tu

da quando ci sei
sono cambiati i suoni:
sono pieni della tua voce

da quando ci sei
le foreste e gli alberi
profumano di te

da quando ci sei
tocco il mondo
un mondo completo
e unico

1994

(da Leggi naturali, 2006)

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La forza dell’amore: vi ha ceduto anche il giornalista e viaggiatore polacco Ryszard Kapuściński. Da un momento all’altro con l’innamoramento tutto cambia e, come se fosse entrato in un’altra dimensione l’innamorato scopre sensazioni nuove, fino a mettere in relazione il creato con la persona amata.

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FOTOGRAFIA © ALEXANDRE DEBIÉVE/UNSPLASH

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  LA FRASE DEL GIORNO 

Se siamo innamorati, conteniamo il mondo intero.
PIERRE-JEAN DE BÉRANGER

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Ryszard Kapuściński (Pinsk, Bielorussia, 4 marzo 1932 – Varsavia, 23 gennaio 2007),  giornalista, scrittore e saggista polacco. Corrispondente dall'estero (1962-81) dell'Agenzia di stampa polacca, ha saputo unire alla lucidità di osservazione del giornalista la profondità di riflessione e di analisi psicologica, il gusto per la metafora, l'affabulazione del grande narratore.


sabato 22 giugno 2024

L’ospite loquace


JANE KENYON

LA VISITA

L'ospite loquace se n'è andato,
e noi sediamo nel cortile
senza dire niente. La luna sottile
spunta sulla cima del fienile.

L'aria è umida e densa
del profumo del caprifoglio…
L'ultima storia intelligente è stata raccontata
e ha ricevuto in risposta una risata.

Con il mio io addormentato ho adempiuto
ai miei obblighi, ma ora sono consapevole
del silenzio, e del tuo affetto,
e della delicata tristezza del tramonto.

(da La barca delle ore quiete, 1986)

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La quotidianità fa da sfondo ai versi della poetessa statunitense Jane Kenyon. Così è per la visita di un ospite alla fattoria di Eagle Pond, nel New Hampshire, dove si era ritirata con il marito: dopo i racconti e anche un po’ di noia per il trattenersi del visitatore, rimangono il silenzio e la malinconia del tramonto.

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EDWARD HOPPER, "SERA DI CAPE COD"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Se vuoi una vita diversa, devi iniziare a fare e imparare cose diverse.
JANE KENYON, Cento narcisi bianchi

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Jane Kenyon (Ann Harbor, Michigan, 23 maggio 1947 – Wilmot, New Hampshire, 22 aprile 1995), poetessa e traduttrice americana. La sua poesia, spesso  semplice, sobria ed emotivamente risonante, sonda la psiche ed esplora il ciclo della natura. Tra le sue traduzioni spiccano le poesie di Anna Achmatova.


venerdì 21 giugno 2024

Kazuko Shiraishi


Il poeta Kenneth Rexroth l’aveva definita “la Allen Ginsberg giapponese". Se ne è andata a 93 anni il 14 giugno la poetessa Kazuko Shiraishi: nata a Vancouver, in Canada, era tornata in Giappone all'età di sette anni. Modernista e surrealista, esordì nel 1951, mentre era ancora studentessa alla Waseda University, con "Egg no Furumachi", opera che attirò l'attenzione per il suo uso di immagini vivide. Acquisì familiarità con la nuova cultura americana, e con il jazz di Billie Holiday, e scrisse poesie con ritmi potenti che mandarono in frantumi le nozioni esistenti nella cultura giapponese, avvicinandola alla Beat Generation.

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FOTOGRAFIA © NICHOLAS BECHGAARD
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SUMMERTIME – LA LUNA PIENA QUATTRO GIORNI DOPO IL 27 LUGLIO

mia madre è andata in paradiso in silenzio quattro giorni fa
e stasera       c'è la luna piena
mia madre ha completato in silenzio il suo lavoro
                       l'ultima penitenza chiamata vita
quando inspirava ed espirava come se insegnasse
sin dall'impero Inca
                                          il sottile fiume della sua vita
                                                         tremava come un filo
adesso va tutto bene
è      più felice della luna       non deve girovagare
                                                       tra le nuvole scure

non deve     risplendere serenamente
                                       e andarsene lentamente
ha ottenuto la permanenza
della sua esistenza non esistendo       ah
dimenticavo di dirlo, grazie        perché la tua partenza
da questo mondo è stata        così rapida       e troppo silenziosa un sospiro

quella che viene chiamata permanenza è          transitoria
perché esiste solo dentro di me
in questo finito dentro
l'infinito       che è una permanenza ora
                                                                    fluttua

ah luna piena
                                  per favore risplendi
sulla mia amata         madre

                                  per favore, svolazza
                       come una brezza primaverile
               silenziosa sul riposo della sua anima,
                             come
                                         gocce di luce

(da Madre fluttuante, città, 2003)

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PICCOLO PIANETA

Questo piccolo pianeta inizia ad avere mal di testa
Da quando gli umani lo hanno occupato e lo hanno strappato dalle mani di Dio
il sangue verde si secca, le vene della terra si inaridiscono
La balena viene arpionata prima di cantare Telepatia d'amore
Grandi mosche-jet volteggiano sulla testa del pianeta e trasformano l'occidente in un teschio
I pianeti si rompono il collo per tutto il 21° secolo
Nel frattempo gli assassini si ubriacano del Dio della scienza
e applaudono la grande corsa agli armamenti
Prendono a calci il globo in testa e gli bucano la pelle
La terra sembra non riprendersi, troppi umani sono impegnati a guardare la TV
E nessuno dice niente su come salvare il pianeta
Qualcuno guarderà il nostro piccolo pianeta Arca di Noè annegare nell'Universo?
Solo se sarà in grado di dissotterrare una capsula del tempo chiamata Futuro.

(da Madre fluttuante, città, 2003)

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Qualcosa è stato messo in musica, / il mio io si è spalmato / sulla già nuova melodia.
KAZUKO SHIRAISHI, Le stagioni della sacra lussuria

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Kazuko Shiraishi pseudonimo di Yashiko Shiraishi (Vancouver, 27 febbraio 1931 – Tokyo, 14 giugno 2024), poetessa giapponese. Nota per il suo lavoro influenzato dalla musica jazz e dalla poesia della Beat Generation, amava leggere in pubblico le sue poesie e improvvisare su temi jazz.


giovedì 20 giugno 2024

Il sole più grande


GHIORGOS SEFERIS

SOLSTIZIO D’ESTATE, I

Il sole più grande da una parte 
dall’altra la luna nuova 
remoti nella memoria come quei seni.
E in mezzo l’abisso della notte stellata 
diluvio di vita.
I cavalli sulle aie 
scalpitano e sudano 
su corpi sparsi.
Tutto è diretto là 
e questa donna 
che hai visto bella, a un tratto 
cede, non resiste più, cade in ginocchio. 
Le mole macinano ogni cosa 
e ne fanno stelle.

Vigilia del giorno più lungo.

(da Tre poesie segrete, 1966 - Traduzione di Mario Vitti)

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E dunque eccoci al solstizio d’estate – questa sera alle 22.51 – quando il sole nel suo moto apparente raggiunge la sua declinazione massima rispetto a un emisfero, in questo caso il nostro, quello boreale. Ecco che il giorno ha la sua massima lunghezza e di conseguenza la notte è la più breve dell’anno. Il poeta greco Ghiorgos Seferis, lo descrive nell’incipit di questo suo poemetto che, come spesso accade nella sua poesia trasforma “un evento locale, una storia o una mitologia personale in una sorta di dichiarazione o metafora generale", come rileva Edmund Keeley realizzando quella ”accettazione ellenica della vita” che i giurati dell’Accademia Svedese valutarono valesse il Premio Nobel 1963.

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FOTOGRAFIA © J.B. STRAN/PUBLIC DOMAIN PICTURES
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  LA FRASE DEL GIORNO  

Lento come un animale / che gira con mansuetudine / legato a un palo centrale, / oggi il sole giunge al culmine / dell'ecclittica boreale, / e sulle orme ormai tracciate / dell'orbita sua diuturna / riversa di nuovo l'urna / da dove sgorga l'estate / sul Missouri e sull'Eufrate.
JUAN RODOLFO WILCOCK, Poesie




Ghiorgos Seferis, pseudonimo di Gheorgios Seferiadis (Vourla, Turchia, 13 marzo 1900 - Atene, 20 settembre 1971), poeta, saggista e diplomatico greco, premio Nobel per la letteratura nel 1963 con la seguente motivazione: “Per la sua scrittura distinta, ispirata da un profondo sentire per il mondo della cultura ellenica”.



mercoledì 19 giugno 2024

Tace una parola


CECILIA CASANOVA

RITORNA

Al telefono mi dici
che la via dove abiti
si chiama Roger de Flor
che vedi il mare
che gli alberi sono in fiore.
Il tuo entusiasmo
mi impedisce di essere triste
e nel profondo di me
tace una parola.

(da Poesie del vago e del simpatico, 2010)

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La cosa geniale di questa poesia di Cecilia Casanova, che per il resto sarebbe una normale poesia d’amore, è quel titolo urlato al lettore ma taciuto all’amato. “Ritorna” lo dice a noi che leggiamo, ci fa complici di quel suo tormento di anteporre alla propria la felicità di chi si ama, di quella sua necessità di tacere ciò che più desidera mentre si macera nell’assenza.

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ILLUSTRAZIONE DI OLIVER BRABBINS

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  LA FRASE DEL GIORNO  

L'amore / è come le stagioni. / Il nostro / ha già preso il suo colore.
CECILIA CASANOVA, Stazione Termini

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Cecilia Casanova (Santiago del Cile, 2 ottobre 1926 – 2 novembre 2014), poetessa cilena. Autrice di poesie spesso brevissime ma chiare e intense, è stata accostata ad Emily Dickinson per la sua sensibilità nei confronti della natura e per la ricerca dell’immenso nel quotidiano.


martedì 18 giugno 2024

Sole in faccia


MARY OLIVER

PERCHÉ MI SVEGLIO PRESTO

Ciao, sole in faccia.
Ciao, tu che crei il mattino
e lo spargi sui campi
e sui volti dei tulipani
e sui convolvoli che annuiscono,
e anche sulle finestre dei
miserabili e dei lunatici –

il miglior predicatore che sia mai esistito,
cara stella, che guarda caso
sei in quel punto dell'universo
per preservarci da un’eterna oscurità,
per darci sollievo con il tocco caldo,
per tenerci nelle grandi mani della luce -
buongiorno, buongiorno, buongiorno.

Guarda, ora, come inizio la giornata
con felicità, con gentilezza.

(da Perché mi sveglio presto, 2004)

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Il legame tra mondo naturale e mondo spirituale è molto forte nelle poesie di Mary Oliver. Questo inno al sole è in effetti una celebrazione di quel vincolo tra l’essere e la realtà circostante, una presa di coscienza di quell’energia vitale e creatrice che le permette di iniziare la giornata con una tranquilla serenità.

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DIPINTO DI EVGENIJ MONAHOV

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  LA FRASE DEL GIORNO  

A volte mi basta / stare ferma / dove sono / per essere benedetta.
MARY OLIVER, Testimonianza

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Mary Oliver (Maple Heights, Ohio, 10 settembre, 1935 – Hobe Sound, Florida, 17 gennaio 2019), poetessa statunitense, vincitrice del National Book Awards 1992 e del Premio Pulitzer 1984, è autrice di 32 raccolte poetiche e di quattro saggi sulla poesia. Il New York Times l’ha definita “Di gran lunga, la poetessa di questo paese che ha venduto di più”.


lunedì 17 giugno 2024

Un attimo l’amore


EDNA ST. VINCENT MILLAY

RITORNERÒ SU QUELLA NUDA SPIAGGIA

Ritornerò su quella nuda spiaggia,
costruirò sulla sabbia una capanna
– non più di un metro o due dovrà distare
la porta dal sottile nastro estremo

delle alghe marine; né mai più
ti prenderò per mano, tornerò
a quanto sono in grado di capire,
più felice di quanto sia mai stata.

Un attimo l'amore nei tuoi occhi,
un attimo parole alle tue labbra,
con tutto ciò che in un attimo muore,

qualcosa di non detto o sussurrato.
E rivedrò le scure rocce e i cieli
con lo sguardo di quando ero ragazza.

1923

(da Poesie, Crocetti, 2020 – Traduzione di Silvio Raffo)

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I sonetti della poetessa statunitense Edna St. Vincent Millay sono sempre in un sottile equilibrio tra la classicità - era affascinata da Saffo e dal suo tiaso - e il modernismo imperante nei primi decenni del XX secolo. Anche in questa memoria di un tempo felice affiora quella profonda inquietudine che la attanagliò per tutta la vita: "Per rintracciare il centro del dolore /  il mio cuore ho esplorato, ed ho scoperto / che sono stanca di uomini e parole, / sono stanca della città. Io voglio il mare".

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Dove eri tu, c’è un buco nel mondo, nel quale mi ritrovo costantemente a camminare di giorno e a cadere di notte. Mi manchi da morire.
EDNA ST. VINCENT MILLAY, Lettere




Edna St. Vincent Millay (Rockland, Maine,22 febbraio 1892 – Austerlitz, New York, 19 ottobre 1950), poetessa e attivista femminista statunitense. Fu insignita del Premio Pulitzer per la Poesia nel 1923. Il poeta Richard Wilbur scrisse di lei che “ha scritto alcuni dei più bei sonetti del secolo”.


domenica 16 giugno 2024

Puro e diafano


PEDRO PRADO

IL MIO AMORE

Il mio amore era tanto puro e diafano che tu non lo vedevi.
Che fare? mi dissi.
Lo intorbidai.

(da Karez I Roshan, 1922)

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Pedro Prado, poeta cileno, era noto per le sue poesie in prosa, spesso leggibili come parabole o insegnamenti. Ma, per gioco, con l’amico Antonio Castro Leal, sull’onda della popolarità dell’orientalismo nata in seguito alla vittoria del Premio Nobel per la Letteratura da parte dell’indiano Tagore nel 1913, pubblicarono una serie di versi attribuendoli all’oscuro poeta afgano Karez-I-Roshan. Riconoscibile è però il tono lirico e sentenzioso di Prado e la sua ironia.

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ILLUSTRAZIONE © ALANA JORDAN/PIXABAY

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Sono – disse il poeta passando attraverso l’allegra moltitudine – come la luna dimenticata del mezzogiorno. Quando la tristezza, al pari della notte, arriva, questa gente avverte la mia presenza: a somiglianza della luna, solo allora comincio a brillare per gli uomini.
PEDRO PRADO, Karez I Roshan




Pedro Prado Calvo (Santiago, 8 ottobre 1886 - Viña del Mar, 31 gennaio 1952), scrittore, pittore e architetto cileno , vincitore del Premio Nazionale di Letteratura nel 1949.Autore di poesie in prosa, come romanziere fuse la struttura popolare dell’esotismo con le vette creative e poetiche dell'Imagismo, raggiungendo la profondità filosofica.


sabato 15 giugno 2024

Un foglio bianco


JESÚS MUNÁRRIZ

FOGLIO BIANCO

Perché all'improvviso ogni cosa tace?
e soltanto il silenzio arriva al cuore?
Le cose hanno perso le parole?
O io non so penetrare il mistero?

Il vuoto, con risate silenziose,
si burla dei miei dubbi e dei miei versi.
La realtà - mi dice - è un foglio bianco.
a cui dà un senso il tuo desiderio.

(da Questi tuoi occhi, 1981)

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La poesia nell'aridità creativa si converte in espressione del vuoto e quel vuoto è paradossalmente l'assenza del messaggio stesso che il poeta - in questo caso lo spagnolo Jesús Munárriz - cerca di decifrare con i suoi versi. Il significato del reale si è perso, quel foglio bianco è come una nebbia che le parole non riescono a forare.


CARAVAGGIO, "ISPIRAZIONE DI SAN MATTEO"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Ci sono tre modi di credere: ragione, consuetudine e ispirazione.
BLAISE PASCAL, Pensieri

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Jesús Munárriz Peralta (San Sebastián, 1940), poeta, editore e traduttore spagnolo. Dal 1975 dirige le Edizioni Hiperión. Dopo aver sospeso gli studi di Architettura, si laureò in Filologia Tedesca. Ha tradotto in spagnolo Hölderlin, Rilke, Celan, Aragon, Wilde, Shakespeare e Pessoa.


venerdì 14 giugno 2024

La mia traccia


RICARDO PASEYRO

ANANKE

Non conosco le mappe né l'oriente,
né le porte del mare, né i rifugi
dove si riparano i nomadi.
E non mi smarrisco: in ogni luogo
è scritta la mia traccia prima del mio arrivo.
Come se quanto compio e quanto vivo,
non potesse salvarmi né perdermi.

(da Scacchi, 1997)


Ananke, o meglio, in caratteri greci, Ἀνάγκη, è la divinità del Fato o del Destino, personificazione dell’idea astratta. Il suo santuario era a Corinto, in comune con Bia, la dea della violenza. Nella teologia orfica ebbe il valore di potenza cosmogonica. Il poeta uruguaiano Ricardo Paseyro ne modernizza l’assunto, puntando il suo sguardo sull’ineluttabilità, sull’impossibilità di deviare dalla strada tracciata.

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FOTOGRAFIA © BEN MACK/PEXELS

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  LA FRASE DEL GIORNO  

E la fortuna è un'illusione. Forse / il gioco era già detto e risolto / prima di iniziarlo. Perde o vince / chi non sa perché è venuto alla scacchiera?
RICARDO PASEYRO, Scacchi




Ricardo Paseyro (Mercedes, 5 dicembre 1925 – Parigi, 5 febbraio 2009), scrittore e poeta uruguaiano, membro della generazione del '45. Diplomatico in Francia per 15 anni, vi riparò nel 1974 dopo il colpo di stato di Bordaberry, ottenendo la cittadinanza francese. Genero di Jules Supervielle, ne diffuse l’opera.


giovedì 13 giugno 2024

Ogni colore


GIUSEPPE UNGARETTI

TAPPETO

Ogni colore si espande e si adagia
negli altri colori

Per essere più solo se lo guardi.

(da L’Allegria, Preda, 1931)

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La semplice osservazione della trama di un tappeto consente a Giuseppe Ungaretti una meditazione sulla società e sull’individuo: i vari punti che formano il manufatto presi insieme realizzano un disegno ma in sé mantengono la condizione esistenziale della solitudine. Questi soli tre versi hanno comunque anche una lettura di tipo puramente artistico: proprio a proposito di Tappeto, Piero Dorazio, uno dei padri dell’astrattismo italiano, dichiarò che “è la prima dichiarazione d’amore di Ungaretti alla pittura”.

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FOTOGRAFIA © ZEYNEP SENA AÇAR/PEXELS

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  LA FRASE DEL GIORNO  

Un uomo può gettare un ponte, semplificare i mezzi di comunicazione, non abolire le distanze, tanto meno una distanza umanamente inconoscibile come quella tra l’effimero e l’eterno.
GIUSEPPE UNGARETTI, Ragioni d’una poesia.

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Giuseppe Ungaretti (Alessandria d'Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970) è uno dei tre grandi poeti dell’Ermetismo italiano. Trasferitosi a Parigi nel 1912, prese parte alla Prima guerra mondiale nelle trincee del Carso e poi in Champagne. Dal 1935 al 1942 insegnò in Brasile e dal 1947 al 1965 fu professore di letteratura moderna alla Sapienza.


mercoledì 12 giugno 2024

Un riflesso


OLAV H. HAUGE

NON VENIRE DA ME CON TUTTA LA VERITÀ

Non venire da me con tutta la verità,
non portarmi il mare se ho sete,
non darmi il cielo, quando chiedo la luce,
ma un riflesso, rugiada, pulviscolo,
come gli uccelli portano gocce d’acqua
e il vento un granello di sale.

(da Sulla collina dell'aquila, 1961)

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Possedere tutto o capire tutto non è possibile. Ma da piccoli segni, da pochi particolari si può ricostruire il mondo e il suo significato: è in fondo l'essenza stessa della poesia quella che registra il poeta norvegese Olav H. Hauge in questi versi dall'afflato metafisico. A sedurci è la ricerca del vero, è il desiderio di comprendere, e il fascino del mistero è fondamentale per la nostra esplorazione del vivere.

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RAFAL OLBINSKI, "SPERANZA"

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  LA FRASE DEL GIORNO  

E non segni la strada, / nemmeno tu. / E il vento cancella le tue impronte /sulla montagna deserta.
OLAV H. HAUGE, La terra azzurra




Olav Håkonson Hauge (Ulvik, 18 agosto 1908 – 23 maggio 1994), traduttore e poeta norvegese. Giardiniere, uomo di grande cultura, tradusse in lingua nynorsk Blake, Brecht, Celan, Hölderlin e Sylvia Plath. La sua è poesia modernista, che invade il territorio della poesia concreta.