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domenica 31 luglio 2022

Al centro esatto di me stesso


ABELARDO CASTILLO

L’UOMO CHE PREGA

Al centro esatto di me stesso
c'è un uomo che prega, ogni notte,
lo lascio fare
cercando di non disturbarlo troppo,
ha dimenticato il significato
delle parole che sussurra,
ma prega di notte
quando pensa che non lo stia guardando.

(circa 1987)

(da La festa segreta, 2022)

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L'idea del doppio è frequente nella letteratura - possiamo scomodare lo Stevenson dello Strano caso del Dottor Jekyll e di Mr Hyde o l'alter ego di poeti come Stephen Dunn e Affonso Romano de Sant'Anna, o ancora Giorgio Caproni: "Ho scorto / uno per uno negli occhi / i miei assassini. / Hanno / - tutti quanti - il mio volto". Lo scrittore argentino Abelardo Castillo va oltre: il suo doppio è il poeta, quello che sta dietro il narratore e saggista e che uscirà soltanto dopo la sua scomparsa, nella raccolta La festa segreta. Di lui dice la curatrice Gabriela Franco: "Ha scritto poesie per tutta la vita. Molto presto, però, decise che quella sarebbe stata la sua festa segreta: una cerimonia personale, un incontro con se stesso, che non avrebbe richiesto pubblicazioni o altri sguardi".

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FOTOGRAFIA © ZOHEIR ABEDI/PEXELS

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LA FRASE DEL GIORNO
Ci sono cose, parole, che ti rosicchiano dentro e te le porti con te per tutta la vita, finché una notte senti di doverle annotare, raccontarle a qualcuno, perché se non le dici loro continueranno ad esserci, a far male, bloccate per sempre nella vergogna.

ABELARDO CASTILLO, Il candelabro d’argento e altri racconti




Abelardo Castillo (Buenos Aires, 27 marzo 1935 - 2 maggio 2017), scrittore e saggista argentino. Considerato tra i maggiori scrittori argentini del XX secolo. Vicino all'esistenzialismo, nel 1959 fondò la rivista El escarabajo de oro. Colpa e castigo sono al centro di molte sue opere.


sabato 30 luglio 2022

Le porte


JORGE LUIS BORGES

EVERNESS

Solo una cosa non c’è. È l’oblio.
Con il metallo, Dio salva la scoria
e nella sua profetica memoria
stanno le lune antiche e le future.

Tutto è lì. Le migliaia di riflessi
lasciati dal tuo volto tra i crepuscoli
dell’alba e della sera negli specchi
e quelli che continuerà a lasciare.

E tutto è parte del vario cristallo
che è quella memoria, l’universo;
sono infiniti gli ardui corridoi

e le porte si chiudono al tuo passo;
solo dall’altro lato del tramonto
potrai vedere Archetipi e Splendori.

(da L'altro, lo stesso, 1964 - Traduzione di Tommaso Scarani)

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"Nelle crepe sta in agguato Dio": lo scrittore argentino Jorge Luis Borges era agnostico, ma curioso delle religioni, dalla Bibbia della nonna protestante al buddhismo, dall'islamismo allo gnosticismo, dall'ebraismo al taoismo.  È il Dio di Everness - termine inglese arcaico che definisce l'eternità -  quello che sta al di sopra di tutto ma resta inafferrabile, forse appena intuibile nella luce dell'alba e del tramonto, nella meraviglia dell'universo.

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RENÉ MAGRITTE, "IL VELENO", 1939
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LA FRASE DEL GIORNO
Dio, mio sognatore, continua a sognarmi.
JORGE LUIS BORGES, Storia della notte




Jorge Francisco Isidoro Luis Borges Acevedo (Buenos Aires, 24 agosto 1899 – Ginevra, 14 giugno 1986), scrittore, poeta, saggista, traduttore e accademico argentino. Creatore di un genere oggi designato “borgesiano”, a definire una concezione della vita come storia, come finzione, come opera contraffatta spacciata per veritiera, come fantasia o come reinvenzione della realtà.



venerdì 29 luglio 2022

Susana Cabuchi


La poetessa argentina Susana Cabuchi, è morta martedì nella sua città natale, Jesús Maria all'età di 73 anni, stroncata da un infarto. Autrice di diversi libri tra i quali Il cuore delle mele, Album di famiglia, Il dolce paese e altre poesie e Dietro le maschere, aveva presentato la scorsa settimana in anteprima il suo ultimo lavoro, Siria. A esprimere il cordoglio del mondo letterario argentino è – via social – la poetessa María Teresa Andruetto: "Cara Susana, bella poetessa, bella persona, amica, quanto sono triste, che  notizia amara".

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CIELO

Alte sulle montagne innevate,
come una freccia scura,
vanno le anatre selvatiche.
Si incrociano.
Come la tua ombra
sul mio cuore.

(da Album di famiglia, 2000)

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SIRIA, IV

Cosa so, cosa non so perché lei ripeta
diversi mesi dopo, Susana, non dimenticare
- la sua voce suona ferma al telefono -
scrivi sulla Siria.
Cosa ti aspetti, cosa mi chiedi?
Parlerò di Quneitra,
dell'erba cresciuta sulle macerie,
dei resoconti del Golan?

Ibrahim mi mostra dei cumuli di nulla
e dice: questa era casa mia.
Andavo a scuola lungo questa strada ogni mattina.
E mostra la scuola, quella che devo
credere che fosse una scuola,
cemento e ferro
devastato dai bulldozer.

Di chi erano le tombe?
Quanti hanno pianto tra gli ulivi?

Qualcuno si è interrogato
sulla poesia dopo Auschwitz,
me lo chiedo anch’io
dalle rovine di Quneitra,
i suoi ospedali morti, le sue strade bruciate,
le file infinite di croci bianche
sulla vergogna del mondo.

Di chi sono le tombe?
Quanti piangono tra gli ulivi?

(da Siria, inedito)

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Altre poesia di Susana Cabuchi sul Canto delle Sirene:


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LA FRASE DEL GIORNO
{La nascita di una poesia?] Stupore. E una felicità simile a quella di vedere il mare.
SUSANA CABUCHI, La Ninfa Eco, 31 marzo 2020




Susana Cabuchi (Jesús María, 1948 – 26 luglio 2022), poetessa argentina. Allieva di  Alfredo Martínez Howard, divenne a sua volta insegnante di scrittura e partecipò al gruppo "Writer's Workshop" nei primi anni '70. Direttrice del Dipartimento di Lettere, Teatro e Storia fino al 1993.


giovedì 28 luglio 2022

Echi del crepuscolo


RUBÉN SEVLEVER

IN VERANDE SFATTE

In verande sfatte, su silenziosi acciottolati,
mulina una brezza oscura;
una campana lontanissima annega
negli ultimi echi del crepuscolo.

Nell'eterna caduta terrena
la mia Fede ascolta i presagi.

(da Poesie scelte e altri scritti, 2012)

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Il poeta argentino Rubén Sevlever si sofferma sull'esperienza umana nel rapporto con il mondo e con lo scorrere del tempo: le sensazioni generate da questo scenario serale in una ambientazione più decadente che crepuscolare lo portano a contemplare la caducità del vivere con la consapevolezza che "è già un miracolo trovare uno spazio / di poesia, uno scorcio di eterno / attraverso l’istante”.

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FOTOGRAFIA © PRETTYSLEEPY/PIXABAY

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LA FRASE DEL GIORNO
Quando scompari dalla poesia è allora che la poesia comincia a vivere.
RUBÉN SEVLEVER, Frammenti di un diario poetico




Rubén Sevlever (Rosario, 1932 – 2011), poeta argentino. Direttore della rivista Pausa, nel 1960 aprì la libreria Aries, che divenne un centro culturale e poetico. La sua poesia, fortemente astratta, cerca continuamente di eludere il tempo umano per eternizzarsi in un tempo proprio.


mercoledì 27 luglio 2022

Così l’Arte


JOSÉ MARÍA ÁLVAREZ

THE SHADOW LINE

"Non riesco a vedere le vele alte, Capitano." - Joseph Conrad

in memoriam
Joseph Conrad

Sulla spiaggia il vento di settembre
apre strani sentieri. Silenziosi uccelli
marini scortano alcuni relitti
che le onde cancelleranno.
Qualcosa che era una nave,
la solitudine di un delfino,
il sogno degli uomini.
Così l'Arte.
E le ceneri dell'amore.

(da Museo delle cere, 1976)

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"Un'ombra, un'ombra delicata in una terrazza sul mare;  una sera gradevole e, nella bellezza del crepuscolo, buon vino fresco e scampi alla brace. Vicino c'è una donna morbida, con il corpo abbronzato e i vestiti che le si incollano al ventre e alle gambe. Mentre si assapora l'aragosta, la si guarda con desiderio. Ma non troppo. Poi verrà la notte. Nell'oscurità delle acque un lontano sciabordio di remi - le nere navi. E il fuoco nelle orecchie, e musica. E tutti gli eccessi": è lo stesso José María Álvarez a indirizzare il significato di questa poesia, dedicata naturalmente a Joseph Conrad e al suo capolavoro La linea d’ombra, ovvero "toccare letterariamente il mare", realizzare l'aspirazione espressa dal romanziere polacco naturalizzato britannico nel Negro del Narciso: "Attraverso il potere della parola scritta, farvi ascoltare, farvi sentire... ma prima di tutto farvi vedere".

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FOTOGRAFIA © 1FREEWALLPAPERS

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LA FRASE DEL GIORNO
Occhi brillanti di felicità davanti / al mare eterno, / davanti agli occhi dell'amante, questo altro mare.
JOSÉ MARÍA ÁLVAREZ, Museo delle cere




José María Álvarez, (Cartagena, 31 maggio 1942) poeta, saggista e narratore spagnolo. È traduttore di Kavafis, Holderlin, Stevenson, Shakespeare, Villon e T.S. Eliot. L'opera principale di Álvarez è Museo delle cere, un lavoro in corso da molti anni nel tentativo di completare un libro unico e onnicomprensivo.


martedì 26 luglio 2022

Concertgebouw


TOSHIKO HIRATA

TESORO

La parola più bella del mondo è Concertgebouw

Quattro anni fa ad Amsterdam
mentre ero sul tram di pomeriggio
vidi un enorme edificio di fronte a me,
Ti chiesi: cos'è questo?
Il Concertgebouw, rispondesti.

Concertgebouw
In quel momento non sapevo
cosa fosse
ma la tua voce che sussurrava
era così bella
che da quel momento quella parola divenne il mio tesoro

Non avevo udito nessuno
dirla prima
e neppure dopo
e fu l'unica volta
che sussurrasti
quella parola che ascoltai solo una volta
Fui l'unica a sentire
la tua
voce
dolce
quel giorno

Scritto qui in questo modo,
il mio tesoro perde improvvisamente il suo splendore
diventa poco meno della carcassa di una cicala
Per abbandonare una cosa importante
ho confessato il mio segreto
Per dimenticare quella parola
e anche te

Addio
mio Concertgebouw
Il mio cuore non batterà mai più per te
Le cose preziose
devono essere buttate via continuamente

Anche la dolce rugiada dell'addio
perde sapore essendo scritta qui
Non mi sento minimamente ferita
e questa è la cosa più triste

(da L'uomo senza braccia, 2018)

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Un amore è costituito anche di memorie comuni, di ricordi di giorni vissuti: il viaggio in tram attraverso Amsterdam e l'apparire dell'imponente Concertgebouw, una delle più celebri sale da concerto del mondo, per la poetessa giapponese Toshiko Hirata rappresenta  uno dei momenti più preziosi di un amore finito, viene a essere un tutt'uno con l'ex amato e viene a malincuore abbandonato con lui.

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FOTOGRAFIA © REMY GIELING/UNSPLASH

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LA FRASE DEL GIORNO
Mi sono innamorata. Lo amo ancora. / Ma la gente è la gente, io sono io. /  Il vero motivo per cui sono stata così scortese / è la rabbia / per non aver mai ottenuto ciò che desidero, / non importa quanto fortemente lo voglia.
TOSHIKO HIRATA, L’uomo senza braccia




Toshiko Hirata (Isole Oki, 1955), poetessa e scrittrice giapponese. Emersa negli Anni ‘80 come una delle voci più importanti del cosiddetto boom della poesia femminile, caratterizza i suoi testi con immediatezza e umorismo nero che pongono in discussione la società tradizionale giapponese.


lunedì 25 luglio 2022

Non serve


IDEA VILARIÑO

C’È BISOGNO

Non c'è bisogno di odiare il tango
o il mare
o le formiche
non serve detestare il sorriso
il sole
le commissioni
le goffe cure degli uomini
non c'è bisogno di essere disgustati dai giornali
dai notiziari alla radio
dai raduni.
O c'è.
C'è.
Se c'è.
Beh, se c'è.
Sì. Però.
Però non c'è bisogno.
Suppongo.

(da Povero mondo, 1966)

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Idea Vilariño, poetessa uruguaiana, esprime con assoluta maestria il tema dell'ineluttabilità nella vita umana: ne nasce da un lato una superiore indifferenza nei confronti di ciò che non possiamo governare, dall'altro per la stessa ragione una incurante tolleranza. Ma regna comunque il dubbio, quel "c'è, se c'è,  beh, se c'è, sì, però"  ben rappresentato anche nel contrasto tra il titolo e l'incipit della poesia.

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ELIAN STOLARSKY, "GIOCO DI DAME"

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LA FRASE DEL GIORNO
Tuttavia, uno è più del suo io profondo, della sua posizione metafisica; ci sono altre cose che contano.
IDEA VILARIÑO, Semanario Universidad, 26 agosto 2004




Idea Vilariño Romani (Montevideo, 18 agosto 1920 – 28 aprile 2009), poetessa, saggista e critica letteraria uruguaiana. Appartenne al gruppo della Generazione del ‘45 con Juan Carlos Onetti e Mario Benedetti. Le sue poesie sono spesso caratterizzate da una introspezione intima.


domenica 24 luglio 2022

Naviglio Grande


ANDRÉ FRÉNAUD

I NAVIGLI DI MILANO

Gentile, quotidiana domenica in riva all'acqua
d'un vecchio quartiere ancora a galla,
isola di quiete da te sì lontana, Milano,
fra i tuoi clamori.

Naviglio grande dove larghe lastre
costeggiano l'acqua limacciosa,
il catrame ondeggiante fino a sfiorar San Gottardo.
Dolce acqua dimenticata dal tempo e dal Comune,
commercio in sordina, barconi
carichi di grigia rena e pietrame.

L'acciottolato minuto, le lavandaie che picchian sodo,
il palpito lieve dei panni nell'aria pallida,
e i monelli che si rincorrono sull'acqua sporca
come giovani iddii.

Bonaria fra gli orti, la trattoria
col gioco delle bocce e i piccoli sonatori sotto la pergola,
la tavola dai piedi tozzi, i bicchieroni di rosso,
le persiane sul ballatoio, l'alloro.
Luce e ombra egualmente gioviali
sull'angusto balconcino dove s'impiglia
a sera il sole giallo e scompare.

Ticinese, Ticinese. Tutti i cinesi
oggi lavorano negli uffici.
Distruggeranno tutto, Ettore Mezzo. Il neon
annienterà l'antico chiarore dell'olio.
E i torpedoni romberanno sull'autostrada
dove un tempo, sulla soglia di casa,
l'acqua stanca scorreva per l'ingenua gioia
del popolino lavoratore.

(da Non c'è paradiso, 1962 - Traduzione di Giorgio Caproni)

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Una Milano che non c’è più, una Milano di oltre sessant’anni fa quella ritratta dal poeta francese André Frénaud: se è ancora possibile trovare lungo il Naviglio Grande a Porta Ticinese le trattorie, sono certamente sparite da un bel pezzo le lavandaie con le ceste, il sapone, gli assi e i panni, le chiatte piene di sabbia e di pietrisco, gli stessi giocatori di bocce. Una Milano e un’Italia da boom economico, ancorata da un lato alla memoria e alle ristrettezze del passato e lanciata dall'altro verso un futuro di progresso che porterà il benessere certo ma – come già presagisce lo stesso Frénaud – distruggerà tutto quel mondo: il cemento invaderà la città, le fabbriche inghiottiranno i lavoratori, il neon sostituirà le lampade a olio e a sua volta sarà sostituito dai led.

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FOTOGRAFIA © STORIE DI MILANO

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LA FRASE DEL GIORNO
Non riuscendo a realizzare le sue aspirazioni, il "progresso" chiama aspirazione ciò che si realizza.
NICOLÁS GÓMEZ DÁVILA, In margine a un testo implicito




André Frénaud (Montceau-les-Mines, 26 luglio 1907 – Parigi, 21 giugno 1993),  poeta francese. La sua poesia è classicheggiante, ma improntata spesso a una segreta negligenza espressiva. Evitando la retorica, mira a esprimere la ricerca dell'assoluto, l'unità e la complessità del mondo, il mistero dell'uomo su questa terra.


sabato 23 luglio 2022

Il rumore degli stivali


CHARLES SIMIĆ

CASTELLI DI CARTE

Mi mancate, sere d'inverno
con le vostre luci soffuse.
Le labbra chiuse di mia madre
e il nostro respiro trattenuto
quando ci sedevamo al tavolo da pranzo.

Le sue lunghe dita sottili
impilavano le carte,
poi aspettavano che cadessero.
Il rumore degli stivali per strada
ci bloccava per un momento.

Non c'è molto altro da dire.
La porta è chiusa a chiave
e in una finestra colorata di rosso
un solo albero nel giardino,
spoglio e ritorto.

(da That little something, 2008)

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Il poeta statunitense Charles Simić, a proposito di questa poesia, commenta:  "È un ricordo precoce. Sono nato a Belgrado, in Jugoslavia, nel 1938, e ci ho vissuto durante l'occupazione nazista. Di notte c'erano arresti, bombe che esplodevano e momenti lunghi e tesi in cui sentivamo dei passi per strada. Non volevamo fare rumore, quindi leggevamo o giocavamo a carte...”. Un piccolo universo, una nicchia per rimanere al riparo della guerra, un bunker dove i genitori proteggono i figli: “Mia madre sferruzza per me / un pullover nel buio. / Mio padre a quattro zampe / cerca un gatto nero”.

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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LA FRASE DEL GIORNO
Si scrive perché si è presi dal desiderio di toccare l’Altro e dallo sconforto di non raggiungerlo mai.

CHARLES SIMIĆ, L’indovino disoccupato




Charles Simić, vero nome Dušan Simić (Belgrado, 9 maggio 1938), poeta statunitense di origine serba. Iniziò la propria carriera nella prima metà degli anni settanta con uno stile letterario minimalista, nel tempo divenuto sempre più riconoscibile. Nel 1990 è stato insignito del Premio Pulitzer per la poesia per la raccolta Il mondo non finisce.


venerdì 22 luglio 2022

Frutti scarni


JORGE TEILLIER

GIARDINO

Le mani del vento
scuotono gli alberi del frutteto,
e cadono sull'erba
piccoli frutti scarni,
beccati dagli uccelli.

Dove sono, dove finiscono,
caduti da alberi d'altri tempi,
scossi da un vento straniero,
la farina tostata al mattino,
il pozzo che non ha detto a nessuno
la storia dei primi baci,
il gracidare rustico delle rane a mezzanotte.

Dove sono caduti,
frutti scarni
dimenticati, beccati dagli uccelli,
il discorso della ragazza con il gatto,
il suo vestito azzurro e l'altalena,
e il treno che l'ha portata in un paese
morto come il riflesso della luna
nel vetro rotto della stalla?

(da Per angeli e passeri, 1956)

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Il poeta cileno Jorge Teillier è il portavoce della "poesia larica", movimento che si rifà a un pensiero di Rilke: "I poeti hanno la responsabilità di custodire la memoria delle cose antiche e di preservarne il valore umano e larico".  I lari naturalmente sono le divinità della casa degli antichi latini. E dunque la poesia di Teillier è tutta una fuga all'indietro, una rincorsa a ritroso per ritrovare quelle "neiges d'antan" cancellate dallo scorrere del tempo e dal progredire della società.

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CAMILLE PISSARRO, "IL GIARDINO IN PRIMAVERA, ERAGNY, 1894"

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LA FRASE DEL GIORNO
Nessuna poesia ha placato la fame o rimediato all'ingiustizia sociale, ma la sua bellezza può aiutare a sopravvivere a tutte le miserie.
JORGE TEILLIER, Trilce, n. 14 - Dicembre 1968-Gennaio 1969




Jorge Teillier Sandoval (Lautaro, 24 giugno 1935 - Viña del Mar, 22 aprile 1996), poeta cileno della “Generazione letteraria dei ‘50”, creatore della “poesia larica”. Per lui l’importante in poesia non è l’estetica, ma la creazione del mito e di uno spazio di tempo che trascende il quotidiano.


giovedì 21 luglio 2022

Le conosco tutte


LUCIE SPÈDE

EVE

Ogni Fedra
Penelope
e Pasifae

ogni Sultana
Shahrazād
e Salomè

ogni Montaigu
Melisande
Montespan
e Melusina

ogni Eloisa
Agnese
Giovanna
e Messalina

ogni Labé
Viviana
Rossana
ogni Pizia
ed Emma

ogni Teresa di Lisieux
Desqueyroux
d'Avila

ogni Sarah
Duncan
e Colette

ogni Violetta
Leduc, Violain
Vivien

ogni Andromaca
Blandina
ogni monaca
ogni sgualdrina

le conosco tutte
nelle mie gambe di ferro
e nella mia anima di lino.

(da Eve, poesie, 1986)

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Il femminile appartiene ad ogni donna, dice la poetessa belga Lucie Spède, e lo fa mettendo in fila un elenco che, sin dal titolo, presenta molte sfaccettature diverse di donne: eroine, personaggi letterari, scrittrici, poetesse, protagoniste di opere liriche, della scena teatrale, del cinema, del mito, della storia, della mistica, fino alle opposte anonime della penultima strofa.

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FOTOGRAFIA © KELLEPICS/PIXABAY

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LA FRASE DEL GIORNO
Chi mai potrà misurare il fervore e la violenza del cuore di un poeta quando rimane preso e intrappolato in un corpo di donna?
VIRGINIA WOOLF, Una stanza tutta per sé




Lucie Spède (Etterbeek, 27 settembre 1936 – 10 gennaio 2010), scrittrice e poetessa belga di lingua francese. Ha pubblicato una decina di raccolte di poesia, racconti e prosa. È stata definita “poesia fatta donna” e i suoi versi, se economizzano le parole, rivelano altresì un’ardente vita interiore.


mercoledì 20 luglio 2022

Don Mattera


Il poeta sudafricano Don Mattera è morto il 18 luglio nella sua casa di Protea Glen, quartiere di Johannesburg. All’anagrafe Donato Francisco Mattera, di origini italiane dalla parte del nonno e di etnia Xhosa da parte della nonna, durante l’apartheid fu classificato come “coloured” e divenne un attivista contro la segregazione finendo in carcere per tre anni. La sua poesia, incentrata sulla memoria e sulla sua importanza politica, ha influenzato il movimento della Black Consciousness.

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SENTO UNA POESIA

Sento una poesia
che batte in profondità
Sento una poesia
dimenarsi all'interno della membrana
della mia anima
              piccoli pugni che battono,
              battono contro il mio essere
              mentre cerca di spezzare il cordone ombelicale,
                          piangendo, gridando
                          nascendo sulla carta.
                          colpendo
                          Profonda, così profonda
                          sento una poesia,
                                     dentro…

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PER UN CENTESIMO

Ogni mattina
all’angolo tra Pritchard e Joubert
appoggiandosi a una stampella impolverata
vicino a un bidone della spazzatura sul marciapiede
un vecchio mendica
senza aspettarsi molto.
I suoi occhiali sono incrinati e sporchi
e non vede la mia mano nera
far cadere un centesimo nel suo misero palmo
ma d'istinto borbotta:
Grazie, capo!
Strano, che per un centesimo
un uomo possa chiamare suo fratello “capo”.

(da Azanian Love Song, 1983)

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LA FRASE DEL GIORNO
La mia missione è aiutare a rimuovere il dolore e la sofferenza dalla vita delle persone, una catena invisibile. La mia opera è l'ombra delle mie azioni.
DON MATTERA




Donato Francisco Mattera meglio noto come Don Mattera (Westbury, 30 novembre 1935 – Johannesburg, 18 luglio 2022), poeta e scrittore sudafricano di nonno italiano e nonna di etnia Xhosa. Attivista antiapartheid, nella sua poesia ha sottolineato l'importanza politica della memoria, idea che sarà alla base del movimento della Black Consciousness.


martedì 19 luglio 2022

L’ordine intatto del mondo


SOPHIA DE MELLO BREYNER ANDRESEN

ANTINOO

Sotto il peso notturno dei capelli
o sotto la luna diurna della tua spalla
ho cercato l'ordine intatto del mondo
la parola inascoltata

a lungo nel fuoco o nel vetro
ho cercato nel tuo volto
la rivelazione di dei che non conosco

Ma mi sei passato attraverso
come attraversiamo l'ombra.

(da Geografia, 1967)

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Fu la triste bellezza di Antinoo ad affascinare l’imperatore romano Adriano, che ne fece il suo favorito e il suo amante: il ragazzo della Bitinia accompagnò il corteo imperiale nel viaggio in Egitto del 130 d.C. morendovi in circostanze rimaste oscure – dal suicidio all’annegamento accidentale nel Nilo, dal complotto a pratiche di magia, dall’assassinio per gelosia al sacrificio umano. Ne conseguì il turbamento di Adriano, che ne diffuse il culto e gli dedicò anche una città, Antinopoli. La poetessa portoghese Sophia De Mello Breyner Andresen, cultrice dell’antichità classica, ci presenta l’imperatore mentre riflette sull’importanza dell’amore, sulla capacità di poter leggere il mondo (o di credere di poterlo fare) grazie alla sua forza.

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ANTINOO DI ECOUEN, MADRID, MUSEO DEL PRADO

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LA FRASE DEL GIORNO
Sulle tue spalle posa terribile il mezzogiorno / del divino celebrato nel terreno.
SOPHIA DE MELLO BREYNER ANDRESEN, Duale




Sophia de Mello Breyner Andresen (Porto, 6 novembre 1919 – Lisbona, 2 luglio 2004), poetessa portoghese, seconda donna a vincere il Premio Camões nel 1999. La sua opera consta di 15 libri di poesia, pubblicati tra il 1947 e il 1999, che riconoscono alla parola un valore intrinseco e per questo sono rigorosi, armonici ed equilibrati. Scrisse anche racconti, opere teatrali e libri per ragazzi


lunedì 18 luglio 2022

Un uomo razionale


RAFAEL CADENAS

LA MIA PICCOLA PALESTRA

Consiste in un tappetino che calpesto con accompagnamento musicale.
Un sacco di sabbia dove scarico tutto il peso della strada.
Una stuoia per fare contorsioni che generano oblio.
Una staffa triangolare dove mi nascondo per non vedere.
Una corda dove mi punisco per tutta la prudenza della giornata.
Un attrezzo a forma di O in cui mi piego per evitare le pretese della mia coscienza.
Una sbarra orizzontale su cui rido delle mie intenzioni.
Un asse dove do colpi inutili che potrebbero essere meglio diretti.
Un piccolo estensore idiota che mi tende per tutti i frutti che non ho preso, gli atti che non ho compiuto, le parole che non ho osato dire.
Una fune dove storco il braccio destro per tutte le mie indecisioni, dimenticanze, cambiamenti.
Il resto è costituito dal corredo ordinario di ogni atleta. Gli esercizi vengono eseguiti al buio. Per la vergogna non ammetto spettatori. (Il malcontento sordo, d'altra parte, annegherebbe chiunque osasse entrare).
Sono ancora un principiante. Non sono riuscito a raggiungere le ginocchia con la fronte, è ancora impossibile per me inarcarmi all'indietro fino a toccare terra, né posso stare sulle mani.
A volte la pesantezza eccessiva mi rende ridicolo. (Mi ricordo  in posizioni pietose e provo dolore). Nonostante i miei sforzi rimango carnivoro, rude, indisciplinato.
In fondo, gli esercizi mirano a fare di me un uomo razionale, che vive con precisione e aggira i labirinti. In codice, perseguo la mia trasformazione in Uomo Numero Tale. Chiaramente e nella mia intimità, spero con essi di smettere di essere assurdo.

(da False manovre, 1966)

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L’esistenza umana è costantemente al centro delle riflessioni del poeta venezuelano Rafael Cadenas – sono quelli del dopoguerra anni in cui si esige dalla letteratura una risposta filosofica al vivere, un’intuizione che possa trasformare la coscienza. Ed ecco allora questa palestra della mente con cui una persona si allena con una sorta di ginnastica metafisica a diventare “un uomo razionale” o almeno l’uomo razionale che la società pretende che sia, in un processo di reificazione e di manipolazione del cittadino che richiama il mondo distopico e dispotico di 1984 di Orwell – dove non a caso i cittadini sono tenuti agli esercizi obbligatori ogni mattino davanti allo schermo del Grande Fratello.

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FOTOGRAFIA © PAVLOFOX/PIXABAY

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia, l'arte, il pensiero sono come un contrappeso al potere e alla società. Il primo tende a diventare perverso e la seconda a diventare letargica.
RAFAEL CADENAS, Espéculo, n. 23, Marzo-giugno 2003




Rafael Cadenas (Barquisimeto, 8 aprile 1930), poeta, saggista e docente universitario venezuelano. Fece parte del gruppo «Tavola Rotonda. Dotato di una raffinata sensibilità poetica, ha creato un’opera vincolata al pensiero filosofico.


domenica 17 luglio 2022

Il fulgore della notte


JESÚS MUNÁRRIZ

QUEL FULGORE (SAIKAKU)

Sono una prostituta giapponese
del settecento,
giovane e bella

Faccio l’amore con un mercante
per il quale brucio aloe, intiepidisco il sakè,
suono lo shamisen e mi sciolgo il corsetto
lentamente

Il fulgore nella notte

All’alba chiederà carta
e pennello, gli preparerò l’inchiostro,
e abbozzerà dei segni
eleganti

Troverò quella notte diversi secoli dopo
leggendo Saikaku

Quel fulgore

(da Altre labbra mi sognano, 1992)

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Ihara Saikaku, il cui vero nome  era Hirayama Tōgo, era un poeta del XVII secolo, discendente di una  famiglia benestante di mercanti di Osaka. Esordì come poeta di haiku per poi dedicarsi alla narrativa ritenendo in tal modo di poter avvicinarsi più facilmente al profitto e alla fama. Fu un innovatore: diede infatti vita ad un nuovo genere, quello degli ukiyozōshi, "racconti del mondo fluttuante”. In primo piano più che i sentimenti, c’è l'aspetto erotico di essi e l'amore sensuale, l’effimera evanescenza della bellezza, la vanità del piacere. Il poeta spagnolo Jesús Munárriz ha l’idea di far parlare una presunta musa ispiratrice di tali opere, una giovane prostituta d’alto bordo, una juuyo, una “donna d’arte” che emerge dalla lettura dei testi di Saikaku.

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IVAN GILBERTT, "GEISHA"

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LA FRASE DEL GIORNO
Ma sì, il desiderio è un incentivo per la vita, un modo per cercare piacere, felicità, benessere… Sì, il desiderio è molto creativo.
JESÚS MUNÁRRIZ, Zelda, 4 luglio 2018




Jesús Munárriz Peralta (San Sebastián, 1940), poeta, editore e traduttore spagnolo. Dal 1975 dirige le Edizioni Hiperión. Dopo aver sospeso gli studi di Architettura, si laureò in Filologia Tedesca. Ha tradotto in spagnolo Hölderlin, Rilke, Celan, Aragon, Wilde, Shakespeare e Pessoa.


sabato 16 luglio 2022

Nulla di serio


ÁNGEL GONZÁLEZ

CADUTA

E torno a cadere da solo
nel vuoto,
nel nulla.
Che capriola!
Scendo o volo?
Non lo so.
Ricevo
il colpo di rigore, e atterro.
Mi tocco per vedere se c'è stato un grande danno,
ma non riesco a trovarmi.
Dov'è il mio corpo?
Solo la mia anima fa male.
Nulla di serio.

(da Nulla di serio, 2008)

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La caduta è quella del vivere umano, il nulla è un valore nominale assoluto e allude al vuoto che è l'uomo in una prospettiva esistenziale. È il transito verso il nulla del personaggio etereo che popola gli ultimi libri di Ángel González: "L'unica parola / che sento e che pronuncio / è questa / che con tutto il mio amore oggi ti dedico: / nulla".

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HENRI MATISSE, "ICARO"

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LA FRASE DEL GIORNO
Poiché si è consapevoli dell'inutilità di tante cose,  / a volte ci si siede in silenzio all'ombra di un albero – d'estate – / e si tace.
ÁNGEL GONZÁLEZ, Trattato di urbanismo




Ángel González Muñiz (Oviedo, 6 settembre 1925 – Madrid, 12  gennaio 2008), poeta spagnolo della Generazione del ‘50. Premio Principe delle Asturie nel 1985 e Premio Regina Sofia nel 1996. La sua opera mescola intimismo e poesia sociale con un tocco ironico. Il passare del tempo, l’amore e la civilizzazione sono i suoi temi ricorrenti, giocati su toni di un’ottimistica malinconia.



venerdì 15 luglio 2022

La complicità


SILVIA ELENA REGALADO

LA POESIA

La poesia,
quanto più pubblica
più è intima,
moltiplica la complicità
di altre intimità.

(da Sinistra che ancora palpiti, 2002)

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"Ogni lettore è un altro poeta" scrisse il Premio Nobel messicano Octavio Paz. Quindi - come dice la poetessa salvadoregna Silvia Elena Regalado, condividere una poesia significa condividere non solo la complicità con il poeta  ma anche quella del proprio vissuto con la poesia stessa, ovvero, per tornare all’assioma di Paz, “ogni testo poetico è un altro testo”.

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JOSEPH LORUSSO, "DONNA CHE LEGGE"

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LA FRASE DEL GIORNO
Il falso poeta parla di se stesso, quasi sempre in nome degli altri. Il vero parla con gli altri quando parla con se stesso.
OCTAVIO PAZ, Corrente alterna




Silvia Elena Regalado (San Salvador, 31 agosto 1961), poetessa, saggista e accademica salvadoregna. Appartiene al circolo letterario Xibalbá e dirige l’Unità di Cultura Roberto Armijo dell’Università Tecnologica di El Salvador.


giovedì 14 luglio 2022

Il re invisibile


JOSÉ DE ALMADA-NEGREIROS

MOMENTO DI POESIA

Se mi metto al lavoro
o scrivo o disegno
subito mi sento così in ritardo
verso l'eternità,
che comincio a spingere in avanti il tempo
e lo spingo, lo spingo brutalmente
come spinge un ritardatario,
finché esausto mi sento soddisfatto;
(Così simili sono gli effetti della fatica
e l'illusione della soddisfazione!)
Invece, se vado a passeggio
sono così abile nell’osservare tutto ciò che non è mio,
capisco così bene ciò che non mi riguarda,
mi sento così padrone di ciò che non mi appartiene,
do consigli biblici agli afflitti
da un’afflizione che non è mia,
mi rendo perfettamente conto di ciò che
accade al di fuori di me
mentre sono cieco nel leggermi allo specchio,
cosicché, sinceramente non so che cosa sia meglio,
se restare a casa da solo a manovrare il mondo,
o andare in giro a fare il re invisibile di tutto ciò che non è mio.

Lisbona, Novembre 1939

(da Poesie, 1986)

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José de Almada-Negreiros fu uno dei principali esponenti del modernismo portoghese e del gruppo della rivista Orpheu, insieme a Fernando Pessoa naturalmente, di cui eseguì il celebre ritratto seduto a un tavolino. La sua visione dell’arte è composta da una serie di momenti che vanno a formare la conoscenza: “Io sono il risultato cosciente della mia stessa esperienza”. Ne nasce la dicotomia tra artista – quello che se ne sta in casa e si tormenta nel dare sfogo alla propria esigenza artistica - e il cittadino dipinto con ironia e irriverenza che per le strade saprebbe cosa fare con le vite degli altri ma comprende che questo non gli spetta.

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JOSÉ DE ALMADA-NEGREIROS, "COSTUME PER il BALLETTO”

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LA FRASE DEL GIORNO
La mia ombra sono io / lei non mi segue, / io sto nella mia ombra / e non vado in giro da solo.
JOSÉ DE ALMADA-NEGREIROS




José de Almada-Negreiros (São Tomé, 7 aprile 1893 – Lisbona, 15 luglio 1970) artista multidisciplinare portoghese. Si dedicò principalmente alle arti visive e alla scrittura occupando una posizione centrale nel Futurismo e nella prima generazione di modernisti portoghesi insieme a Pessoa e al gruppo di Orpheu.


mercoledì 13 luglio 2022

Le fiamme del tramonto


JAN KASPROWICZ

AL CALAR DELLA SERA

Chino sul mio libro,
non vedo una sola sillaba;
ma aguzzo l’udito stanco
per vedere se va tutto bene.

Nessun messaggio mi giunge
da fiumi, scogliere e cime -
solo il rumore del traffico
parla ostinato.

Nessun messaggio mi giunge
mentre le fiamme del tramonto si ritirano
solo l'oscurità inonda
il deserto del mio cuore

Ah, ma la mia mente si libera
e vola via smaniosa
di trovare sulle cime arrossate dal sole
la grazia di Dio prima che venga la notte
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(da Libro dei poveri, 1916)

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Sia benedetto questo momento  / quando l'inno serale dell'anima cerca la musica, /  l'anima immacolata, umile e mansueta”: l’attitudine alla natura del poeta polacco Jan Kasprowicz si acuisce durante un lungo viaggio sui Monti Tatra e si manifesta con questo dolce temperamento e un desiderio di trascendenza dovuto anche alla fede ritrovata ai tempi della raccolta Libro dei poveri.

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FOTOGRAFIA © GIANI/PIXABAY

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LA FRASE DEL GIORNO
La mia anima è a suo agio / nessuno può umiliarla, / Ma ci sono momenti in cui è dolce / dover piegare la fronte.
JAN KASPROWICZ, Libro dei poveri




Jan Kasprowicz (Inowrocław, 12 dicembre 1860 – Poronin, 1º agosto 1926), poeta polacco. Da un’attenzione al mondo contadino e al socialismo passò ad una lirica simbolista ed impressionista, più intimistica, spirituale e sentimentale, al poema metafisico e infine alla prosa espressionistica.


martedì 12 luglio 2022

L’odore denso dell’estate


AMALIA BAUTISTA

GIARDINO DI PUERTA OSCURA

I miracoli esistono. Questo pomeriggio,
con l'anima sull'orlo del naufragio,
mi ritrovo in questo giardino, dove non c'è porta,
e se ci fosse non sarebbe scura.

Mi perdo nei viali alberati
nell'alta dignità dei cipressi,
la bella ostinazione degli oleandri
e alcuni cespugli generosi
che danno fiori azzurri, quasi malva,
compatti ed eleganti
come minuscoli cavolfiori.
Ci sono piante di cui non conosco i nomi
e colori e aromi musicali.

Risuonano un distico e una canzone araba,
risuonano il sole e il mare, entrambi così lontani,
risuonano i dolci nomi latini di questi fiori
pronunciandoli lentamente e sottovoce.
E l'odore denso dell'estate risuona,
e il tubare tenace di sporchi piccioni,
e nel mormorio della fontana odo
il tuo cuore, proprio come quando appoggio
la testa sul tuo petto.

(da Las moradas del verbo. Poetas españoles de la democracía, Calambur, 2010)

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I Giardini di Puerta Oscura si trovano a Malaga, in Andalusia, e occupano una superficie di circa 6.000 metri quadri su quello che anticamente era l’albacar, una striscia parallela al mare tra il barbacane e il muro principale dell’Alcazaba, la cittadella araba.Furono costruiti intorno al 1937 su progetto di Fernando Guerrero-Strachan Rosado, usando forme e materiali locali, accostando la pendenza collinare a pergolati, fontane, scale e pavimentazioni. Vi dominano i cipressi, le palme delle Canarie, i pini di Aleppo, le buganvillee e le jacaranda. È lì che, abbandonandosi alle emozioni, perdendosi, si ritrova la poetessa spagnola Amalia Bautista, attratta dalla bellezza della flora e dalle reminiscenze della dominazione moresca che permangono in quel luogo.

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FOTOGRAFIA © DANIEL CAPILLA

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LA FRASE DEL GIORNO
Il momento del sogno, di essere felici mezz’ora, è un giardino pubblico.
LOUIS-FERDINAND CÉLINE




Amalia Bautista (Madrid, 1962) è una poetessa spagnola laureata in Scienze dell’Informazione. Con un linguaggio colloquiale esprime una profonda ansia di assoluto, intesa come amore, soprattutto su temi erotici, dove indaga la passione e l’emozione.


lunedì 11 luglio 2022

La memoria di camere chiuse


KONSTANTINOS KAVAFIS

DALLE NOVE

Dodici e mezza. È passato presto il tempo
dalle nove che ho acceso la lampada,
e mi sono seduto qui. Seduto senza leggere,
e senza parlare. Con chi parlare
solo in questa casa.
L'immagine del mio corpo giovane,
dalle nove che ho acceso la lampada,
è tornata risvegliando la memoria
di camere chiuse e profumate,
e di passati piaceri - che piaceri audaci!
E mi ha portato davanti agli occhi
strade divenute sconosciute,
locali pieni di movimento ora chiusi,
e teatri e caffè di una volta.

L'immagine del mio corpo giovane
è tornata riportando memorie di dolore:
lutti di famiglia, separazioni,
affetti dei miei, affetti
dei morti di così poco conto.

Dodici e mezza. Com'è passato il tempo.
Dodici e mezza. Come sono passati gli anni.

(da Poesie d'amore e della memoria, Newton, 2007 - Traduzione di Paola Maria Minucci)

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Passano tre ore e mezza in questa poesia del 1917 di Konstantinos Kavafis, ma in realtà, come nota egli stesso nella chiusa, passano gli anni, scorrono i decenni che hanno trasformato non solo Alessandria d’Egitto (bastano pochi anni di assenza da una città per ritornarci e trovarla completamente trasformata) ma anche lo stesso poeta, da giovane uomo a signore di mezza età.

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JOHN REGISTER, "UOMO SUL LETTO"

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LA FRASE DEL GIORNO
Le mie azioni meno evidenti / e i miei scritti più segreti – / questi soltanto mi sveleranno.
KONSTANTINOS KAVAFIS, Poesie d’amore e della memoria




Konstantinos Petrou Kavafis, (Alessandria d'Egitto, 29 aprile 1863 – 29 aprile 1933), poeta e giornalista greco. Pubblicò 154 poesie, spesso ispirate all'antichità ellenistica, romana e bizantina, percorre, mirando al sublime, i vari gradi di un'esperienza estetica congiunta alla pratica dell'amore omosessuale.


domenica 10 luglio 2022

Io vengo dall’estate


ANA BLANDIANA

DELLA TERRA DA CUI VENIAMO

Su parliamo
della terra da cui veniamo.
Io vengo dall'estate,
è una patria fragile
che qualunque foglia,
cadendo, può annientare,
ma il cielo è così greve di stelle
che talvolta pesa fino a terra
e se ti avvicini senti l'erba
solleticare le stelle ridenti,
e i fiori sono così tanti
che ti dolgono
le orbite bruciate dal sole,
e soli rotondi pendono
da ogni albero;
da dove vengo io
non manca che la morte,
e tanta è la felicità
che quasi ti addormenti.

(da Ottobre, novembre, dicembre, 1972 - Traduzione di  Bruno Mazzoni)

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È un paese ideale la patria della poetessa rumena Ana Blandiana, un luogo dove regna la felicità di un’estate che non è eterna, ma che segue i suoi ritmi fino a sconfinare nelle foglie d’autunno. Un luogo dagli scenari incantevoli la cui bellezza arriva a travolgere l’io lirico. Potrebbe esistere oppure trovarsi solo nella poesia: “La patria è qui, / fra queste pareti / a pochi metri l’una dall’altra, / e neppure in tutto lo spazio che le separa, / ma solo sul tavolo cosparso di fogli e di matite / pronte a scattare in piedi e mettersi a scrivere”; o potrebbe ancora essere utopia: “Il nostro posto / è altrove, più lontano / o magari è passato / e non l’abbiamo riconosciuto.

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DIPINTO DI HACEK YERKA

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LA FRASE DEL GIORNO
Penso che l'unica giustificazione per la poesia sia che è inevitabile. Scrivo perché scrivo. Il conquistatore dell'Everest ha dato una risposta straordinaria alla domanda sul perché ha compiuto un tale sforzo per raggiungere la vetta. Ha risposto: "Perché esiste".
ANA BLANDIANA, Adevarul, 14 dicembre 2010




Ana Blandiana, pseudonimo di Otilia Valeria Coman (Timișoara, 25 marzo 1942), poetessa romena, sostenitrice dei diritti civili in Romania. Prima della rivoluzione del 1989, famosa dissidente e sostenitrice dei diritti dell'uomo, ebbe il coraggio di contestare in numerose interviste e dichiarazioni pubbliche il dittatore Nicolae Ceaușescu.


sabato 9 luglio 2022

Un’altra notte


OCTAVIO PAZ

NOTTURNO DI SAN ILDEFONSO, 1

Inventa la notte nella mia finestra
un’altra notte,
un altro spazio:
festa convulsa
in un metro quadrato di nero.
Momentanee
confederazioni di fuoco,
nomadi geometrie,
numeri erranti.
Dal giallo al verde al rosso
si dipana la spirale.
Finestra:
lamina calamitata di chiamate e risposte,
calligrafia ad alto voltaggio,
ingannevole cielo/inferno della tecnica
sulla pelle cangiante dell’istante.

Segni-semi:
la notte li proietta,
salgono,
esplodono là in alto,
precipitano,
ormai bruciati,
in un cono d’ombra,
riappaiono,
luci divaganti,
grappoli di sillabe,
incendi giratori,
si disperdono,
un’altra volta schegge.
La città li inventa e li annulla.
Sono all’entrata di un tunnel.
Queste frasi perforano il tempo.
Forse sono io quello che attende alla fine del tunnel.
Parlo con gli occhi chiusi.
Qualcuno
ha piantato sulle mie palpebre
un bosco di aghi magnetici,
qualcuno
guida il filo di queste parole.
La pagina
si trasforma in formicaio.
Il vuoto
si è installato alla bocca del mio stomaco.
Cado
interminabilmente su quel vuoto.
Cado senza cadere.
Ho le mani fredde,
i piedi freddi
- ma gli alfabeti ardono, ardono.
Lo spazio
si fa e si disfa.
La notte insiste,
la notte palpa la mia fronte,
palpa i miei pensieri.
Che cosa vuole?

(da Ritorno, 1976 - Traduzione di Ernesto Franco)


In Notturno di San Ildefonso, il Premio Nobel messicano Octavio Paz con un gioco di ricordi e di rievocazioni riunisce per le strade del centro di Città del Messico il giovane studente della Escuela Nacional Preparatoria che fu con lo scrittore maturo che è diventato. La notte è l’atmosfera ideale per rievocare il sogno e i fantasmi: nella passeggiata che comincia dopo questo incipit con la finestra piena di luce e di riflessi che lo chiama ad uscire, Paz riconoscerà i segni del tempo e della memoria.

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FOTOGRAFIA © MIKE B/PEXELS

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LA FRASE DEL GIORNO
La verità / è il fondo del tempo senza storia.
OCTAVIO PAZ, Ritorno




Octavio Irineo Paz Lozano (Città del Messico, 31 marzo 1914 – 20 aprile 1998),  poeta, scrittore, saggista e diplomatico messicano, premio Nobel per la letteratura nel 1990. La sua poesia è fatta di sperimentazione e anticonformismo, un continuo mettersi in discussione del linguaggio, “lotta continua contro la significazione”.


venerdì 8 luglio 2022

Bicentenario di Shelley


“E Shelley che brucia sulla spiaggia / a Viareggio” recita un verso di Lawrence Ferlinghetti dedicato alla poesia. Percy Bysshe Shelley, poeta romantico, moriva a soli trent’anni l’8 luglio di duecento anni fa. In quel 1822 si trovava a Villa Magni, a San Terenzo, presso Lerici, con la moglie Mary, la cognata e alcuni amici. Era stato a Livorno per incontrare lo scrittore Leigh Hunt e programmare l’avvio di una rivista, The Liberal. Ma sulla via del ritorno, la goletta del poeta, battezzata Ariel, fece naufragio davanti a Viareggio per una tempesta. I corpi di Shelley, che non aveva ancora compiuto tremt’anni, dell’amico Edward Williams e del marinaio, ritrovati dieci giorni dopo, furono cremati sulla spiaggia secondo le leggi dell’epoca.

Nelle sue poesie brevi e nei poemetti ricchi di immagini, Shelley tende verso l’Alto. Ma, alieno alle religioni, lo fa attraverso il misticismo e il magico, l’umanizzazione della natura e il sogno di un’umanità eterea, interrogandosi però sulla finitudine umana, sull’angoscia, sulla dissoluzione.

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JOSEPH SEVERN, "RITRATTO POSTUMO DI SHELLEY CHE SCRIVE PROMETEO LIBERATO IN ITALIA"
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I MIEI PENSIERI IN SOLITUDINE SORGONO E SVANISCONO

I miei pensieri in solitudine sorgono e svaniscono,
li discioglie il verso che vorrebbe rivestirli
come la luce della luna nel cielo del giorno che s’espande:
com’eran belli – come stavano decisi,
come un tessuto di perle screziando lo stellato cielo!

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O MARY CARA, SE TU FOSSI QUI

O Mary cara, se tu fossi qui,
coi tuoi occhi castani luminosi e chiari,
e la tua dolce voce, come un uccello
che canta amore al suo compagno solitario
sconsolato nel pergolato d’edera –
la più dolce voce udita mai,
e la tua fronte più
che il non ingannevole cielo
di quest’azzurra Italia.
Mary cara, vieni da me presto,
io non sto bene quando sei lontana:
come il tramonto per la sferica luna,
come il crepuscolo per la stella esperia
tu, amata, sei per me.
O Mary cara, se tu fossi qui;
dal Castello sussurra l’eco «qui».

(da Opere poetiche, Mondadori, 2018 – Traduzione di Francesco Rognoni)

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LA FRASE DEL GIORNO
Una narrazione di fatti particolari è uno
specchio che oscura e distorce quello che dovrebbe essere bello; la poesia è uno specchio che rende bello quello che è distorto.
PERCY BYSSHE SHELLEY, In difesa della poesia




Percy Bysshe Shelley ( Horsham, 4 agosto 1792 – Viareggio, 8 luglio 1822), poeta britannico, uno dei più celebri lirici romantici. La sua poesia, assetata d'infinito, avversa alle religioni costituite, tende al divino attraverso il misticismo e la magia: Dio è la natura e il mondo stesso.