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lunedì 31 agosto 2020

Esiste un confine


LEONARDO SINISGALLI

GOETHE E SCHOPENHAUER

Da un vetro di finestra affumicato
e davanti a un cappello nero
ho fatto nascere il giallo,
scrisse Goethe a Schopenhauer.
Esiste un confine otre il quale
le cose spariscono e non conviene
più cercarle.


(da Mosche in bottiglia, Mondadori, 1975)

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Le ultime poesie di Leonardo Sinisgalli si fanno più essenziali, si riducono all’osso: «Come il ragno / costruisco con niente, / lo sputo la polvere, / un po’ di geometria». Questo dialogo tra Goethe e Schopenhauer è in effetti una matura constatazione espressa nella epigrammatica sentenza finale che sono le cose – leggasi la poesia – a cercare noi e il poeta non è altro dunque che un “geometra cieco”, un “musico sordo” non più “succube dei ricordi”: «Stringi la trama / delle tue annotazioni, / cerca di vedere il meno / possibile».

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IMMAGINE © WALLPAPER SAFARI

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LA FRASE DEL GIORNO
Il poeta non deve edificare, deve soltanto allineare.
LEONARDO SINISGALLI, L’immobilità dello scriba




Leonardo Sinisgalli (Montemurro, 9 marzo 1908 – Roma, 31 gennaio 1981), poeta,  saggista e critico d'arte italiano. Noto come Il poeta ingegnere per il fatto che lavorò per Olivetti e Pirelli e per aver fatto convivere nelle sue opere cultura umanistica e cultura scientifica. Fondò e diresse la rivista “Civiltà delle macchine”.


domenica 30 agosto 2020

Ponti di giunco e di piuma


RAFFAELE CARRIERI

PAESI BIANCHI

In testa ho paesi bianchi
E scale a chiocciola.
In testa ho clarini che volano
Più veloci delle rondini
Che tornano dall'Egitto.
E occhi lunghi come barche
Come le barche che vincono
Il campionato dei fiumi.
Ho voci che mi chiamano
In idiomi che non capisco.
Mi chiamano laggiù dalle isole
E mi gettano ponti d'amore.
Ponti di giunco e di piuma
Ho in testa dove passeggiano
I figli dei miei figli
E mia madre è ancora giovane.
In testa ho paesaggi vermigli
Con grandi giocattoli gialli.
In testa ho un cielo aperto
Con angeli a cavallo.


(da La civetta, 1949)

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Un incanto fantastico, un luogo utopico che è un miscuglio di passato e futuro, dove il presente è la poesia che – sola – può tratteggiare almeno in parte questi immaginari “paesi bianchi”, la Magna Grecia tarantina della memoria, il retaggio atavico, i paesaggi scolpiti nel cuore di Raffaele Carrieri.

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LOCOROTONDO - FOTOGRAFIA © FLORIN KOZMA/UNSPLASH

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LA FRASE DEL GIORNO
Chi è passato prima di me / Di me ha lasciato orma.
RAFFAELE CARRIERI, Lamento del gabelliere




Raffaele Carrieri (Taranto, 23 febbraio 1905 – Pietrasanta, 14 settembre 1984), scrittore e poeta italiano. A quattordici anni abbandonò la città natale e viaggiò imbarcandosi come marinaio su bastimenti mercantili. Tornato in Italia fu per due anni gabelliere a Palermo. ”La mia poesia è tutta autobiografica; ispirata a fatti realmente accaduti, a viaggi, a soggiorni in paesi stranieri” scrisse di sé.

sabato 29 agosto 2020

I tuoi primi sorrisi


JESÚS MUNÁRRIZ

DELLA TUA PRESENZA CONSERVO, SOPRATTUTTO

Della tua presenza conservo, soprattutto
le impronte che lasciarono
i tuoi primi sorrisi
nell’ombra confusa
della mia malinconia.


(da Di quell’amore mi restano questi versi, 1975)

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Un sorriso può aprire una breccia, è il grimaldello con cui interagiamo amichevolmente con gli altri. In questo caso, nei versi del poeta spagnolo Jesús Munárriz, scava solchi nella malinconia dai quali è possibile scorgere il mondo, la felicità che l’amore può dare.

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BEN LUSTENHOUWER, "RITRATTO DI GIOVANE DONNA"

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LA FRASE DEL GIORNO
L’amore comincia nell’istante in cui la donna si inscrive con la sua prima parola nella nostra memoria poetica.
MILAN KUNDERA, L’insostenibile leggerezza dell’essere




Jesús Munárriz Peralta (San Sebastián, 1940), poeta, editore e traduttore spagnolo. Dal 1975 dirige le Edizioni Hiperión. Dopo aver sospeso gli studi di Architettura, si laureò in Filologia Tedesca. Ha tradotto in spagnolo Hölderlin, Rilke, Celan, Aragon, Wilde, Shakespeare e Pessoa.


venerdì 28 agosto 2020

Forma di nube


VALERIO MAGRELLI

SCIVOLA LA PENNA

Scivola la penna
verso l'inguine della pagina,
ed in silenzio si raccoglie la scrittura.
Questo foglio ha i confini geometrici
di uno stato africano
in cui disegno
i filari paralleli delle dune.
Ormai sto disegnando
mentre racconto ciò
che raccontando si profila.
È come se una nube
arrivasse ad avere
forma di nube.


(da Ora serrata retinae, Feltrinelli, 1980)

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Il poeta romano Valerio Magrelli è spesso attratto dalla metapoetica e racconta come avviene il suo processo creativo: un lavorio fatto di annotazioni e meditazioni con il quale è in grado di comprendere la realtà destrutturandola e ricostruendola. Un lavoro di artigianato, certo – del resto il termine poesia deriva dal verbo greco ποιέιν (poièin), che significa “fare”- una manipolazione che arriva a estrapolare i versi dall’io.

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FOTOGRAFIA © C. DUSTIN/UNSPLASH

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LA FRASE DEL GIORNO
Essere matita è segreta ambizione. / Bruciare sulla carta lentamente / e nella carta restare / in altra nuova forma suscitato.
VALERIO MAGRELLI, Le cavie




Valerio Magrelli (Roma, 10 gennaio 1957), poeta, scrittore, traduttore, critico letterario e accademico italiano. Laureato in Filosofia all'Università di Roma, insegna Lingua e letteratura francese all'Università di Cassino. È autore di molte traduzioni di autori francesi come Mallarmé, Valéry, Jarry, Char, Ponge.

giovedì 27 agosto 2020

O Luna! Grande Luna!


FOROUGH FARROKHZAD

LA SOLITUDINE DELLA LUNA

Per tutta la notte,
I grilli invocarono:
“O Luna! Grande Luna…”

Per tutta la notte,
I rami con quelle braccia protese,
I cui sensuali sospiri
Si levavano verso l’alto,
La brezza della sottomissione
Ai comandi di dei sconosciuti e misteriosi,
Migliaia di respiri segreti nella vita recondita della terra,
La lucciola in quel volo circolare e luminoso,
Il ticchettio sul tetto di legno,
Leila dietro il velo,
E le rane nello stagno
Tutti insieme, tutti insieme ininterrottamente
Fino all’alba invocarono:
“O Luna! Grande Luna…”

Per tutta la notte,
Brillò la Luna sulla terrazza.
La Luna
Era il solitario cuore della sua notte.
Lacrime risplendenti d’oro stava piangendo.


(Traduzione di Daniela Zini)

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“Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai, Silenziosa luna?” si chiedeva Giacomo Leopardi. Se ne sta sola, nel suo bianco silenzio, risponde la poetessa iraniana Forough Farrokhzad, a illuminare le notti terrestri, a convogliare i sogni, a brillare nel buio cosmico stillando i suoi raggi come lacrime.

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FOTOGRAFIA © OK-PHOTOGRAPHY

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LA FRASE DEL GIORNO
La luna, finché è sola nel cielo, campeggia su tutte le stelle; ma quando poi spunta il sole o scompare, o non si vede più. Non v'accostate mai a chi vi può eclissare, ma a chi vi può mettere in evidenza..
BALTASÁR GRACIÁN, Oracolo manuale e arte di prudenza




FarrokhzadForough Farrokhzad (Teheran, 5 gennaio 1935 – Tafresh, 13 febbraio 1967), poetessa iraniana. Sfidando le autorità religiose, espresse con fermezza sensazioni e sentimenti della situazione femminile nella società iraniana degli anni cinquanta-sessanta, contribuendo al rinnovamento della letteratura persiana del '900. Morì in un incidente stradale tornado da una visita alla madre. La sua poesia fu vietata dalla rivoluzione islamica del 1979.


mercoledì 26 agosto 2020

Tutto ciò che sfugge


ALESSANDRO PARRONCHI

A CHE PENSI?


- A che pensi? - la tua voce mi coglie
mentre guardo il paesaggio rispecchiato
sul buio della stanza. Per un poco
l’eco delle parole si sospende
al silenzio che le fa più gravi, poi:
-A che pensi? - E il tuo viso si fa triste
per sapere, indagare…
Penso ai giorni
d’aprile che non io ma un altro certo
ha vissuto come in un sogno, ora richiusi
sigillati dietro un vetro trasparente
in un verde irraggiungibile deserto.
Penso a tutto ciò che sfugge dal presente.
Penso a quando sulla terra sarà come
noi non fossimo mai stati, a quel vibrare
delle tremule nell’aria, a quegli odori…


(da Coraggio di vivere, 1956)

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Un frammento di vita quotidiana, un momento in cui l’altro – in questo caso il poeta fiorentino Alessandro Parronchi – è assorto, con lo sguardo fisso su qualcosa che non guarda realmente perché sta seguendo il filo dei suoi pensieri. Ma condivide subito questo suo sogno, questo inseguire qualcosa di indefinito, l’indeterminatezza di un sogno, l’incertezza del futuro.

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EDWARD HOPPER, "HOTEL BY A RAILROAD"

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LA FRASE DEL GIORNO
La memoria ha insensibili naufragi. /Scolora come il cielo di settembre /sotto il vento si popola di nubi.
ALESSANDRO PARRONCHI, Coraggio di vivere




Alessandro Parronchi (Firenze, 26 dicembre 1914 – 6 gennaio 2007), poeta, storico dell'arte e traduttore italiano. Con il suo stile ricercato è passato da un ermetismo  incantato a un intimismo che trae giovamento dalla consolazione della memoria: per questo le sue poesie sono oggetto di un meditato lavorio con cui il ricordo media l’emozione.


martedì 25 agosto 2020

E siamo noi


KENNETH REXROTH

LE POESIE D’AMORE DI MARICHIKO

IV

Mi chiedi cosa pensassi
prima di essere amanti.
Facile risponderti.
Prima di incontrare te,
non avevo niente a cui pensare.


VII

Fare l’amore con te
è come bere acqua di mare.
E più ne bevo
più ho sete,
finché niente potrà spegnere la mia sete
se non bere l’intero mare.


XV

Poiché ti sogno
ogni notte,
i miei giorni solitari
sono soltanto sogni.


XX

Chi è? Io.
Io chi? Io sono io. Tu sei tu.
Tu prendi il mio pronome,
e siamo noi.


XXXIV

Ogni mattina
mi sveglio sola e sogno che
il mio braccio sia la tua dolce carne
che preme sulle mie labbra.


(da La stella del mattino, 1979)

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Quello di Marichiko è un racconto in versi raggruppati in sessanta brevi poesie che Kenneth Rexroth fa credere siano stati scritti da una poetessa giapponese da lui tradotta. È un alternarsi di passione, erotismo e intensità, di pena dell’assenza e desolazione della solitudine, passando dall’innamoramento all’ardore, alla fine di una storia e a ciò che questo comporta.

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DIPINTO DI VLADIMIR VOLEGOV

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LA FRASE DEL GIORNO
Bruciata d'amore, la cicala / piange. Silenziosa come la lucciola, / la mia carne si consuma d'amore.
KENNETH REXROTH, La stella del mattino




Kenneth Charles Marion Rexroth (South Bend, Indiana, 22 dicembre 1905 – Santa Barbara, California, 6 giugno 1982), poeta statunitense. Figura centrale nella poesia di San Francisco dal 1930 al 1970, visse attivamente la Beat Generation, verso cui fu critico. Gran parte della sua poesia è d’amore o erotica, influenzata dai lirici greci antichi e da Tu Fu, poeta cinese dell’VIII secolo.


lunedì 24 agosto 2020

La mia Rosa


JOSÉ ANTONIO MUÑOZ ROJAS

NON SARÀ QUESTO BATTICUORE

Non sarà questo batticuore
quella che chiami Rosa? La notte scorsa
affacciandomi in giardino
mi ha portato via un profumo.
Ho pensato: la mia Rosa. Ma non era lei.


(da Canti per Rosa, 1954)

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I Canti per Rosa del poeta spagnolo José Antonio Muñoz Rojas ammantano la donna di un’aura di felicità che rallegra l’innamorato e lo fa pensare che l’amore sia la via per superare la caducità umana e il mezzo per aprire gli occhi alla fugacità del tempo e alla bellezza del mondo: se la felicità “è semplicemente andare con te per mano, / sostare un momento perché un profumo ci chiama, / una luce ci rincorre, qualcosa che ci riscalda / dentro, che ci fa pensare che non è la vita / a portarci, ma che siamo noi la vita, / che vivere è questo, semplicemente questo” allora la ricerca dell’amore, la ricerca di Rosa, è semplicemente ricerca della felicità.

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DIPINTO DI RICHARD BLUNT

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LA FRASE DEL GIORNO
La nostra vita canta / con profumi e tenerezze la dolcezza / del vivere in fretta o lentamente. / Il resto ha un nome senza storia.
JOSÉ ANTONIO MUÑOZ ROJAS, Canti per Rosa




José Antonio Muñoz Rojas (Antequera, 9 ottobre 1909 – Mollina, 29 settembre 2009), scrittore e poeta spagnolo appartenente alla Generazione del '36. Dalla corrente machadiana si è spostato verso uno sperimentalismo d’avanguardia cantando l’amore, la malinconia e l’armonia dell’anima nella natura, con uno stile diretto e colloquiale.


domenica 23 agosto 2020

Fra i solchi con Annie


ROBERT BURNS

I SOLCHI DELL’ORZO

Una notte d’agosto,
quando son belli i solchi del grano,
alla luce limpida della luna,
me ne andai da Annie:
il tempo volò – non ce ne accorgemmo! –
finché tra il tardi e il presto,
senza farsi pregar troppo, acconsentì
d’accompagnarmi in mezzo all’orzo.

Il cielo era azzurro, il vento tranquillo,
chiara la luna brillava;
l’adagiai di voglia assai buona
fra i solchi dell’orzo;
sapevo che il suo cuore era mio;
l’amai del tutto sincero;
la baciai e ribaciai
fra i solchi dell’orzo.

La serrai nel mio abbraccio amoroso;
il cuor le batteva ben forte;
benedetto quel luogo felice
fra i solchi dell’orzo!
Ma per la luna e le stelle lucenti,
che in quell’ora brillaron sì chiare,
ella sempre benedirà quella notte felice
trascorsa fra i solchi dell’orzo.

Sono stato gaio con amici cari;
son stato allegro bevendo;
son stato contento accumulando ricchezze,
son stato felice pensando:
ma tutti i piaceri che ho provati,
sebbene raddoppiati tre volte,
tutti li valse quella notte felice
trascorsa fra i solchi dell’orzo.

Solchi di grano e solchi d’orzo
e solchi di grano son belli:
mai scorderò quella notte felice
trascorsa fra i solchi con Annie.


(da Poemetti e canzoni, Sansoni, 1953 – Traduzione di Adele Biagi)

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Una romantica nostalgia rurale, un ricordo arcadico e bucolico di una dolcissima notte d’amore, che il poeta scozzese Robert Burns scrive nel 1782 adattando un’antica aria scozzese sulla festa di Lammas in cui si celebra il raccolto, “Corn rigs are bonnie”. L’amore dunque, è la morale, passa davanti a tutto: all’amicizia, all’ebbrezza, alla ricchezza, a ogni altro piacere.

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WILLIAM ADOLPHE BOUGEREAU, "RIPOSO TRA IL GRANO"

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LA FRASE DEL GIORNO
Oh, il mio amore è una rossa, rossa rosa / In giugno appena sbocciata / Oh, il mio amore è una dolce armonia / Abilmente suonata.
ROBERT BURNS




Robert Burns (Alloway, 25 gennaio 1759 – Dumfries, 21 luglio 1796), poeta e compositore scozzese. È tra i migliori poeti dialettali scozzesi; scrisse poemetti, ballate e canzoni, rivelando un'appassionata e fresca ispirazione che raramente cede al sentimentalismo.


sabato 22 agosto 2020

Frammenti di conchiglie


ANISE KOLTZ

L’OCEANO DA CUI SONO USCITA

L'oceano da cui sono uscita
milioni di anni fa
si ridesta in me
quando ti amo

Nei miei abbracci
lascerò sul tuo corpo
frammenti di conchiglie

Il tuo letto sarà coperto
di un sottile strato di sabbia


(da Galassie interiori, 2013)

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Nella poesia Anise Koltz libera la parte di sé che la tiene vincolata alla terra: percorre allora il nostro inconscio collettivo di essere umani fino a risalire nel tempo, a valicare i secoli e i millenni, i milioni di anni, fino al momento in cui si manifestò la vita sulla Terra e, con essa, l’eternità dell’amore.

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FOTOGRAFIA © TOMWALLPAPERS
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LA FRASE DEL GIORNO
Porto in me / un derviscio / ruotante su se stesso / in perfetta geometria / con il cosmo.
ANISE KOLTZ, Galassie interiori




Anise Koltz (Eich, 12 giugno 1928), poetessa lussemburghese. Di origini ceche, tedesche, inglesi e belghe, iniziò a pubblicare in tedesco per poi divenire una delle principali scrittrici in lingua francese. Al suo attivo ha anche dei racconti per bambini e numerose traduzioni.


venerdì 21 agosto 2020

Così è l’acqua


RUTGER KOPLAND

L’ACQUA DI GIORNO E DI NOTTE

Di giorno l’acqua è lievemente
meno verde dei boschi, lievemente
meno azzurra del cielo, lievemente
meno di quant’altro, così è l’acqua.

La luna sale, l’acqua è più nera
dei boschi grigi, più nera
del cielo grigio. La luna
d’argento nel salvadanaio del poeta.

Scivolano nubi davanti alla luna
e tutto scompare.


(da Tutti in bicicletta, 1969 – Traduzione di Giorgio Faggin e Giovanni Nadiani)

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L’acqua raccoglie i riflessi di ciò che le sta intorno e il poeta olandese Rutger Kopland registra i cambiamenti della luce con il passare delle ore: la rifrazione diurna è smorzata da quella stessa acqua che di notte invece amplifica l’oscurità. Il coup de théâtre è l'’apparizione poetica della luna, anch’essa transitoria però come tutte le cose umane.

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FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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LA FRASE DEL GIORNO
Praticare la poesia significa / constatare con la massima / accuratezza che per esempio / nel primo mattino / i sorbi mostrano innumerevoli lacrime /come un disegno dell’infanzia / così tante e così rosse.
RUTGER KOPLAND, In mezzo al bestiame




Rutger Kopland, pseudonimo di Rudi van den Hoofdakker (Goor, 4 agosto 1934, – Glimmen, 11 luglio 2012), poeta olandese. Ottenne grande popolarità per il suo stile accessibile, premuroso, la sua leggera ironia, il suo sentimentalismo.


giovedì 20 agosto 2020

Un giardino


RACHEL KORN

DALL’ALTRO LATO DELLA POESIA

Dall’altro lato della poesia c'è un giardino,
e nel giardino una casa con il tetto di paglia
e tre pini,
tre sentinelle che non parlano mai e stanno di guardia.
Dall'altro lato della poesia c'è un uccello,
giallo e marrone con il petto rosso,
e torna ogni inverno
appeso come un bocciolo sul cespuglio nudo.
Dall'altro lato della poesia c'è un sentiero
sottile come la riga tra i capelli,
e qualcuno perso nel tempo
cammina sul sentiero a piedi nudi, senza far rumore.
Dall’altro lato della poesia possono accadere cose sorprendenti,
anche in questa giornata nuvolosa,
in quest'ora ferita
che sospira di febbrile desiderio alla finestra.
Dall'altro lato della poesia potrebbe apparire mia madre
e sostare un po’ sulla soglia, persa nei suoi pensieri
per poi chiamarmi a casa, come faceva tanto tempo fa:
Hai giocato abbastanza, Rokhl. Non vedi che è notte?


(da Poesie scelte, 1985 – su Otra iglesia es imposible)

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Le poesie sanno sempre sorprendere. Racchiudono in sé quello che le parole dicono, ma sanno anche andare oltre, hanno territori inesplorati che per il poeta stesso e per ogni lettore sono diversi. Così la poetessa di lingua yiddish Rachel Korn, vi trova il giardino della sua vecchia casa in Galizia, e ritorna bambina, rivede la madre che la chiama a casa perché è tardi, e dolcemente naufraga in quell’emozione generata dal ricordo.

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MARY CASSATT, "GIOVANE MADRE CHE CUCE"

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LA FRASE DEL GIORNO
E al margine delle pagine / c’è la luce purpurea / di tutte le cose non ancora accadute, / di tutte le cose che passano.
RACHEL KORN




Rachel (Rokhl) Häring Korn (Pidlisky, Ucraina, 15 gennaio 1898 – Montreal, Canada, 9 settembre 1982), poetessa e scrittrice di lingua yiddish. Trasferitasi in Polonia all’inizio della Grande Guerra, esordì in polacco, per passare subito all’yiddish. Riparata a Mosca nel 1941 dopo l’invasione tedesca, emigrò infine in Canada nel 1948. Tristezza, sradicamento e solitudine caratterizzano molte delle sue poesie.



mercoledì 19 agosto 2020

Anima mia


FRANCO FORTINI

E ORA NELLA CASA

E ora nella casa penso com’è il suo viso,
la svolta della guancia, la sua voce
se qualche volta per sé canta sola
e come nulla, se pianga, la consola.

Ma non sa quanto la mia mente tace
fra le sue tempie di chiusa persona,
né che fra quante passano figure
porta lei sola le ore future.

E se guardiamo i due volti diversi,
i nostri, una giustizia esce dalle paure:
non è in se stessa per morte finita
una vita che spera in una vita.

Queste parole ora dico per lei
che scende con la sua sorte infinita
nel sonno che la quieta,
anima mia da tanti anni segreta.


1952


(da Tutte le poesie, Mondadori, 2014)

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La poesia di Franco Fortini è condizionata dall’ideologia. Quando però si lascia andare, si addentra nel quotidiano, nel rapporto personale, i versi sanno farsi intimi e il poeta si abbandona alla tentazione della “poeticità come più alto residuo di un privilegio borghese” (sono parole di Pier Paolo Pasolini).  Accade in questo pensiero a una donna lontana ma ben presente nella mente: “o sola antica / E perduta e oltre il pianto sempre cara / Immagine d'amore mia compagna”.

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JACK VETTRIANO, "AFTERNOON REVERIE"

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LA FRASE DEL GIORNO
E io t'avrei risposto soltanto guardandoti / per difendere te, amore mio, / da chi senza rimedio / ci porta insieme via.
FRANCO FORTINI, Una volta per sempre




Franco Fortini, nato Franco Lattes (Firenze, 10 settembre 1917 – Milano, 28 novembre 1994), poeta, critico letterario, saggista e intellettuale italiano. La sua poesia è testimonianza anche ideologica delle lotte di classe del primo dopoguerra, voce progressista e coscienza critica del fallimento degli ideali.


martedì 18 agosto 2020

La vita che va


VIVIAN LAMARQUE

SE SUL TRENO TI SIEDI AL CONTRARIO

a Giorgio Caproni

Se sul treno ti siedi al contrario
con la testa girata di là
vedi meno la vita che viene
vedi meglio la vita che va.
FINE

(da Poesie 1972-2002, Mondadori, 2002)

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La poetessa trentina Vivian Lamarque commenta così questa sua quartina dedicata a Giorgio Caproni, dal quale mutua l’incisività: “Sapete che alcune persone soffrono sedendosi nella direzione opposta a quella del treno, non si sentono bene, ed ho scritto questa poesia”. È il punto di vista che cambia, lo sguardo da una direzione diciamo “normale” o “abituale” a quella opposta.

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EDWARD HOPPER, “SCOMPARTIMENTO C, CARROZZA, 193”

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LA FRASE DEL GIORNO
Ha nascosto il nero / lo sporco il peccato / ha detto al mondo: /diventa incantato.
VIVIAN LAMARQUE, Poesie di ghiaccio




LamarqueVivian Comba Provera Pellegrinelli Lamarque (Tesero, 19 aprile 1946) è una scrittrice, poetessa e traduttrice italiana dal francese. Di origini valdesi, ha insegnato italiano agli stranieri e nei licei. Ha ottenuto il Premio Viareggio, il Premio Montale, il Pen Club e, per le fiabe, il Premio Rodari e il Premio Andersen.


lunedì 17 agosto 2020

Li Ho, della provincia di Henan


JIM HARRISON

LI HO

Li Ho, della provincia di Henan
(da non confondere con il dio Li Po
di Kansu o Sichuan
che ha scritto ventimila versi)
Li Ho, la cui madre disse:
"Mio figlio vomita ogni giorno il suo cuore"
monta a cavallo e cavalca
dove un tempio giace come un pizzo tra il fogliame.
Ha barattato la giovinezza
con alcune poesie nella sua bisaccia -
la sua barba è grigia. Appoggiato
al fianco del suo cavallo considera
il volo degli uccelli
ma le sue mani sono pesanti. (Prendi questa tazza,
pensa, riempila, voglio bere ancora.)
Nel profondo della sua gola, ma forse è un uccello,
sente piangere un bambino.

(da Canzone semplice, 1965)

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Li Ho (noto anche come Li He, nome di cortesia di Changji), era un poeta cinese della tarda dinastia Tang, vissuto tra il 790 e l’816, noto per il suo stile non convenzionale e fantasioso. In molte sue poesie appare il cavallo, con il quale rappresentava se stesso. Il poeta statunitense Jim Harrison, affascinato dalle filosofie orientali, lo omaggia di questi versi che ne esaltano la malinconia e la sensibilità.

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SUGIYAMA SANPŪ, “BASHŌ A CAVALLO”

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LA FRASE DEL GIORNO
Canzone, non sono abituato a te / quando vieni / la tua voce è dietro gli alberi / che chiama un altro con il mio nome.
JIM HARRISON, Canzone semplice




James Harrison detto Jim (Grayling, Michigan, 11 dicembre 1937 – Patagonia, Arizona, 26 marzo 2016), poeta e scrittore statunitense. La sua poesia, influenzata dal buddhismo e dallo zen, verte principalmente sulla natura e sul rapporto tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda.


domenica 16 agosto 2020

Centenario di Charles Bukowski


Ricorre oggi il centenario della nascita di Charles Bukowski, avvenuta appunto il 16 agosto 1920 ad Andernach, città tedesca nelle regione della Renania-Palatinato. La famiglia emigrò negli Stati Uniti nel 1923. Disinteressato alla politica, frequentò sia gruppi nazisti sia gruppi di estrema sinistra: “La differenza tra dittatura e democrazia è che in democrazia prima si vota e poi si prendono ordini, in dittatura non dobbiamo sprecare il nostro tempo andando a votare”. Poeta dionisiaco, cinico, tutto alcol e sesso, fece del “realismo sporco” la sua cifra ossessiva e morbosa utilizzando uno stile informale, colloquiale, apertamente anticonformista, tanto da essere accostato alla Beat Generation, con cui però mai si identificò.




SÌ SÌ

Quando Dio creò l’amore non ci ha aiutato molto
quando Dio creò i cani non ha aiutato molto i cani
quando Dio creò le piante fu una cosa nella norma
quando Dio creò l’odio ci ha dato una normale cosa utile
quando Dio creò Me creò Me
quando Dio creò la scimmia stava dormendo
quando creò la giraffa era ubriaco
quando creò i narcotici era su di giri
e quando creò il suicidio era a terra

Quando creò te distesa a letto
sapeva cosa stava facendo
era ubriaco e su di giri
e creò le montagne e il mare e il fuoco
allo stesso tempo

Ha fatto qualche errore
ma quando creò te distesa a letto
fece tutto il Suo Sacro Universo.

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L’HAI AMATA, VERO?

“L’hai amata, vero?”
Lui sospirò
“Come posso risponderti? Lei era matta”

Sì passò la mano tra i capelli

“Dio se era tutta matta.ogni giorno era una donna diversa
Una volta intraprendente, l’altra impacciata.
Una volta esuberante, l’altra timida. Insicura e decisa.
Dolce e arrogante.
Era mille donne lei, ma il profumo era sempre lo stesso
Inconfondibile
Era quella la mia unica certezza.
Mi sorrideva sapeva di fregarmi con quel sorriso
Quando sorrideva io non capivo più nulla
Non sapevo più parlare ne pensare
Niente, zero
C’era all'improvviso solo lei
Era matta, tutta matta
A volte piangeva
Dicono che in quel caso le donne vogliono solo un abbraccio
Lei no
Lei si innervosiva
Non so dove si trova adesso ma scommetto che è ancora alla ricerca di sogni
Era matta tutta matta
Ma l’ ho amata da impazzire.

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POSTA

La posta aumenta.
lettere su lettere per dirmi
che grande scrittore
che sono,
e poesie, romanzi, novelle,
racconti, ritratti.
qualcuno chiede solo un autografo,
un disegno, una parola.
altri propongono una corrispondenza
permanente.
io leggo tutto, butto tutto,
faccio i miei
affari.
so bene che nessuno è
un"grande"scrittore.
può esserlo
stato,
ma scrivere è un'impresa
che ricomincia da capo
ogni volta
e tutti gli elogi,
i sigari, le bottiglie
di vino inviate
in tuo onore
non garantiscono
come sarà la riga successiva,
e soltanto quella conta,
il passato è
inutile,
siede sulle ginocchia
degli dei
mentre i secoli
svaniscono
nel loro marcio
celere
sfarzo.

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LA FRASE DEL GIORNO
Secoli di poesia / e siamo sempre / al punto di partenza.
CHARLES BUKOWSKI, La canzone dei folli




Henry Charles "Hank" Bukowski Jr., nato Heinrich Karl Bukowski noto anche con lo pseudonimo Henry Chinaski, suo alter ego letterario (Andernach, Germania, 16 agosto 1920 – Los Angeles, California, 9 marzo 1994), poeta e scrittore statunitense. Romanzi e poesie trattano della sua vita in un rapporto morboso con l'alcol e il sesso, nel genere definito “realismo sporco”.


sabato 15 agosto 2020

La gente del mese d’agosto


MAURIZIO CUCCHI

BOSCO D’ISOLA

Non sono più nella mia casa,
ma in questa sede ariosa che mi concede tutto.
La sua tranquilla geometria
dà ingresso al chiaro per i corpi
umidi e leggeri sul terrazzo
nelle tracce feriali di una pigra incuria.
Ascolto di qui le voci della piazza,
osservo come un lago il mare che si apre
nel bosco e se c’è vento
una domestica campagna di cicale
che a mezzogiorno protegge i nostri passi
quando il tempo non ha più direzione:
nella pianura totale, deserta,
e nel confine a taglio che si annebbia.

∗∗∗

Fritz mi aveva detto un po’ sfuggente
che c’era vita notturna sull’isola.
Pensavo a quei piccoli scoscendimenti,
e labirinti, a quei tronchi sottili, a un solitario
infognarsi nelle tenebre e gustare
l’ansia gratuita, lo smarrimento, i brividi,
la terra.
Ricorrevo a infantili immagini prealpine,
ai ciclamini, all’umido, ai profumi,
per inoltrarmi anch’io
tra i bei sentieri coperti di notte.
Ma quei tipi che bussavano,
nelle ore buie di vento e temporale,
alla nostra casetta e ci svegliavano,
avevano misteri più modesti nelle scarpe
e così il folto li avrebbe masticati
oppure qualche biscia nel silenzio
con dolcezza li avrebbe accarezzati.

∗∗∗

Siamo tutti individui distinti
come i sassi nell’acciottolato.
Sono un’ampolla, una vescica
e trasudo me del mio stesso essere.

∗∗∗

La vacanza ci apre un dolce vuoto
di sospensione piena e alla partenza
ci agita e respira infinita.
Amo la gente del mese d’agosto,
che galleggia nell’aria
e nel tempo assopito.
Amo la folla anonima,
che esplora i viali quieta
e ride al mare in un caffè all’aperto.
Col cappellaccio in testa,
sono già qui che aspetto la corriera.
Mi volto sempre indietro,
negli occhi ho la salita,
ma intanto l’isola è sparita.


(da L’ultimo viaggio di Glenn, Mondadori, 1999)

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La poesia di Maurizio Cucchi  è una lunga e meticolosa ricostruzione del passato all’inseguimento della figura paterna tragicamente scomparsa quando lui era un bambino. Anche la vacanza di questa poesia, che ho scelto per il Ferragosto, non interrompe la ricerca, non fa sparire i fantasmi e i ricordi, ma il poeta galleggia un po’ più leggero sulla sospensione delle consuete abitudini.

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VICTOR BAUER, "HAMPTON BEACH N. 3"

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LA FRASE DEL GIORNO
Le Pasque, i Ferragosti, i Natali... I Natali, le Pasque, i Ferragosti... Così se ne va la nostra vita.
GESUALDO BUFALINO, Bluff di parole




Maurizio Cucchi (Milano, 20 settembre 1945), poeta, critico letterario, traduttore e pubblicista italiano. Laureatosi all'Università Cattolica di Milano con una tesi su Nelo Risi e Andrea Zanzotto, la sua poesia è una faticosa ricerca che sfoglia il passato strato a strato e ridispone gli elementi, sovrapponendoli a visioni oniriche, ricostruendo la figura paterna.


venerdì 14 agosto 2020

È così facile


ANA ROSSETTI

WITHOUT YOU

È così facile dimenticarti come se Aprile non esistesse.
Così facile placare,
nel nido d’ape di tulle delle tende,
l’improvviso profumo della notte
come arginare la tua pelle, come riavvolgerla
fino all’ultimo gradino dell’ultimo ricordo.
Eludere, è così facile, questa ardente beatitudine
nello scoprire il tuo odore nel tabacco,
nel fustagno o nella vaniglia.
Circoscrivere, è così facile, l’incendio del sangue.
È così facile dimenticarti.
È così facile impedire che le magnolie nevichino.


(da Yesterday, 1988)

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È tutta un’antifrasi questa poesia di Ana Rossetti: la spagnola dice esattamente il contrario di quello che pensa e ce lo fa capire attraverso quei dettagli di cose impossibili, la non esistenza del dolcissimo Aprile, l’ineluttabilità dello scorre delle stagioni che riportano i ricordi di un amore perduto. È così facile, anzi, è difficilissimo…

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DIPINTO DI MARK BRATHWAITE

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LA FRASE DEL GIORNO
Non ti ho mai tanto come quando ti cerco / sapendo in anticipo che non posso trovarti.
ANA ROSSETTI, Yesterday




rossettiAna Rossetti, pseudonimo di Ana Bueno de la Peña (San Fernando, 15 maggio 1950), è una poetessa, scrittrice e drammaturga spagnola. La sua opera mescola dapprincipio erotismo, estetismo e culturalismo per poi spostarsi verso una ricerca formale e tematica più misurata.


giovedì 13 agosto 2020

Il silenzio che denuda


ADRIENNE RICH

CARTOGRAFIE DEL SILENZIO

I

Una conversazione inizia
con una menzogna. E chiunque
parli la cosiddetta lingua comune avverte
lo spaccarsi dell’iceberg, la deriva
come impotente, come contro
una forza della natura
Una poesia può iniziare
con una menzogna. Ed essere strappata.
Una conversazione segue altre leggi
si ricarica con la propria
falsa energia. Non può essere
strappata. Ci si infiltra nel sangue. Si ripete.
Con la sua punta irreversibile incide
l’isolamento che nega.


II

Il programma di musica classica
che per ore e ore risuona nell’appartamento
il sollevare e risollevare
e sollevare ancora il telefono
le sillabe che scandiscono
ora e sempre il vecchio soggetto
la solitudine del bugiardo
che abita la rete convenzionale della bugia
gira i comandi per affogare il terrore
sotto la parola non detta


III

La tecnologia del silenzio
I rituali, il bon ton
la confusione di termini
silenzio non assenza
di parole o musica o persino
suoni grezzi
II silenzio può essere un piano
rigorosamente eseguito
la cianografia di una vita
È una presenza
ha una storia una forma
Non confonderlo
con alcun tipo di assenza


IV

Quanto calme, quanto inoffensive queste parole
cominciano a sembrarmi
se pure iniziate in dolore e rabbia
Posso sfondare questa pellicola di astrazione
senza ferire me o te?
Qui c’è abbastanza sofferenza
È per questo che suona la stazione classica o jazz?
Per dare una base di senso alla nostra sofferenza?


V

Il silenzio che denuda:
nella Passione di Giovanna d’’Arco di Dreyer
la faccia di Falconetti, capelli tosati, una vasta geografia
silenziosamente percorsa dalla cinepresa
Se esistesse una poesia in cui ciò potesse accadere
e non come spazi bianchi o parole
stese come una pelle sui significati
ma come il silenzio che viene alla fine
di una notte che due persone hanno passato
parlando fino all’alba.


(da Il sogno di una lingua comune, 1978 – Traduzione di Maria Luisa Vezzali)

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È il rapporto tra silenzio e parola l’argomento di questi versi della poetessa statunitense Adrienne Rich: la necessità di andare oltre il linguaggio dell’oppressore, oltre la parola, che spesso si traveste da menzogna o da ipocrisia, e di raggiungere il silenzio vero, non quello che riempiamo di musica forse temendo che sia invece un vuoto, ma “il silenzio che denuda”, quello del celebre film muto del 1928 di Carl Theodor Dreyer, la Passione di Giovanna d’Arco – Renée Falconetti è l’attrice che interpreta la “Pulzella di Orléans” – in cui la macchina da presa indugia su immagini fisse e immobili, negando il movimento, essenza stessa del cinema. La forza delle poche azioni in tal modo risalta fragorosamente: così la Rich vorrebbe che fosse la poesia, una mostra di oggetti che ne incarnino il significato, senza parole.

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EDWARD HOPPER, "IL SOLE DEL MATTINO"


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LA FRASE DEL GIORNO
C'è sempre qualcosa nella poesia che non sarà colto, che non può essere descritto, che sopravvive alla nostra ardente attenzione, alle nostre teorie critiche, alle nostre discussioni a notte fonda.
ADRIENNE RICH, The Guardian, 18 novembre 2006




Adrienne Rich (Baltimora, Maryland, 16 maggio 1929 – Santa Cruz, California, 27 marzo 2012), poetessa, saggista, insegnante e femminista statunitense. Le sue poesie seguono un percorso che porta alla consapevolezza dell’io e dell’essere donna, lesbica e ebrea americana. In rapporto conflittuale con il potere, rifiutò la National Medal of Arts offertale da Clinton

mercoledì 12 agosto 2020

Sull’azzurro del mare


GHIANNIS RITSOS

FOTOGRAFIA A COLORI

La vecchia sciacqua i cesti della vendemmia sulla spiaggia –
fazzoletto nero, vestiti neri in bel risalto
sull’azzurro del mare. Più avanti il forno
profuma di pane caldo. I giardini traboccano
di fiori rossi, gialli, viola. Foglie e acque
si scambiano messaggi, s’intrecciano, compongono
una piccola musica quasi erotica. Strano
che tu senta ancora, che odori, che tu veda ancora
e non ti salga alle labbra nemmeno una parola.


(da Il funambolo e la luna, Crocetti, 2005 – Traduzione di Nicola Crocetti)

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I colori sono protagonisti di questi versi tardi del poeta greco Ghiannis Ritsos: ammantano le consuete allegorie, la vecchiaia, il mare, il forno, risaltano in quello che è quasi lo scenario  di un rito, di quell'attesa del "definitivo ormeggio" nel buen retiro di Karlovasi: “E aspetti la sera tutto solo / casomai le stelle proseguano con segnali segreti / quella tua appartata cerimonia religiosa”.

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LA FRASE DEL GIORNO
E noi non sapevamo che diavolo gli prenda ogni tanto alla poesia / che scaglia contro le ciance arroganti degli altissimi venti / versi spensierati dai capelli sciolti.
GHIANNIS RITSOS, Il funambolo e la luna




Ghiannis Ritsos (Monemvasia, 1º maggio 1909 – Atene, 11 novembre 1990), poeta greco tra i maggiori del XX secolo. Fu candidato nove volte al Premio Nobel. La sua vita fu animata da un'incrollabile fede negli ideali marxisti e nelle virtù catartiche della poesia.

martedì 11 agosto 2020

Cuore nel cuore


BLAGA DIMITROVA

ABBRACCIO

Cuore nel cuore. E respiro nel respiro.
Così vicino a me, tanto da non vederti.
Oltre la tua spalla vedevo in lontananza un monte oscuro.
Ero protesa in uno slancio quasi a oltrepassarti.

Sentivo battere il cuore impazzito delle stelle.
Accoglievo il vento affannato, rivestito di foglie.
Mi aprivo alle ombre dei boschi che venivano incontro
e ai rami che si aprivano ad abbracciare la notte.

La lontananza inspiravo in un sorso enorme.
Premevo vento, nubi e stelle al mio petto.
E nel cerchio stretto di un abbraccio
ho rinchiuso l'infinito intero del mondo.


1957


(da A domani, 1959 - Traduzione di Valeria Salvini)

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Il semiologo francese Roland Barthes scrive in Frammenti di un discorso amoroso: “ABBRACCIO: Per il soggetto, il gesto dell'abbraccio amoroso sembra realizzare, per un momento, il sogno di unione totale con l'essere amato”. Ed è proprio quello che accade alla poetessa bulgara Blaga Dimitrova: talmente vicina da essere un tutt’uno con l’amato.

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ILLUSTRAZIONE DA PINTEREST

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LA FRASE DEL GIORNO
È più facile sciogliere l'intreccio dei rami di vite, / cresciuti insieme nel lungo corso del tempo, / che per gli amanti sciogliere i loro corpi intrecciati / nel reciproco abbraccio, stretto e morbido insieme. / Tre volte felice, mia cara, chi è avvolto da queste catene, / tre volte felice, mentre noi bruciamo lontani.
PAOLO SILENZIARIO, Antologia Palatina, V, 255




Blaga Nikolova Dimitrova (Bjala Slatina, 2 gennaio 1922 – Sofia, 2 maggio 2003), poetessa, scrittrice e politica bulgara, vicepresidente della Bulgaria dal gennaio 1992 al luglio 1993. Nel tempo la sua poetica passò da tematiche sentimentali che la portarono a scrivere prevalentemente liriche d'amore ad un maggiore impegno sociale e politico.


lunedì 10 agosto 2020

Il frangersi delle onde


JACOBO CORTINES

PASSEGGIATA

Sereno il mare sul far della sera,
e il cielo tra l’azzurro e il giallo.
Due canne da pesca sugli scogli
segnano l’orizzonte.
Rota e Cadice, avvolte nella foschia,
città spettrali che nella notte
si illuminano a poco a poco.
Cammino su questa lunga spiaggia
solo con il mio silenzio. Non ci sono risposte
perché nulla domando. Ascolto soltanto
il frangersi delle onde, la schiuma
con il suo fragile fruscio in ritirata,
il vento nelle orecchie, qualche uccello
che canta mentre vola. Non chiedo altro
che affondare i talloni nella sabbia,
andare avanti fino a sentirmi stanco,
e ritornare lentamente
come una forma scura che ritorna
al punto di partenza. Già mi basta
non naufragare nel mio silenzio.


(da Scenari, inedito – in Poetica e poesia, 2006)

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Capita talvolta di avere bisogno di silenzio, di ritrovarsi da soli con se stessi per riordinare le idee o anche solo semplicemente per ricaricare le pile. E cosa può essere meglio di una passeggiata in riva al mare, come fa il poeta spagnolo Jacobo Cortines, immerso in un universo di luci e di suoni, di odori e di sensazioni?

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FOTOGRAFIA © TIM MOSSHOLDER/UNSPLASH

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LA FRASE DEL GIORNO
Come il suono dell’acqua, la nostalgia. / La solitudine lasciva, come una trappola.
JACOBO CORTINES, Prima consegna




jacobo_cortinesJacobo Cortines Torres (Lebrija, 1946), poeta, saggista, traduttore, editore, accademico e professore universitario spagnolo. Laureato in Lettere e Filosofia, insegna Letteratura spagnola a Siviglia.


domenica 9 agosto 2020

Il vertice invisibile


ANA EMILIA LAHITTE

QUESTA DIMORA

Questa dimora.
Questa prigione.
                         Umana
per la temporaneità o per l’illusione
dei suoi cinque pilastri capitali.
Contiene soltanto umori, appetiti,
per chi solo il sangue
rivendica e testimonia.
Ma anche sorveglia
il vertice invisibile,
l’istante decisivo dove convergono
lo sguardo dell’uomo
che insabbia i suoi occhi
per continuare a guardare
                                         l’orizzonte.


(da Gironsiglos, 2005)


Al di là della finitudine umana va la poetessa argentina Ana Emilia Lahitte: questa macchina di ossa e muscoli, di sangue e cervello, di organi che processano ciò che i cinque sensi comunicano, che produce umori e richiede di soddisfare i suoi desideri non è però un automa, possiede sentimenti che anelano a qualcosa di più alto e universale.

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IMMAGINE © HD WALLPAPERS

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia è un  prestito di infinito, la zona calda della salvezza.
ANA EMILIA LAHITTE




Ana Emilia Lahitte (La Plata, 19 dicembre 1921 – 10 luglio 2013), poetessa e scrittrice argentina. Ha pubblicato 27 libri suddivisi tra poesia, narrativa, teatro e saggi. Ha collaborato con diversi ministeri alla diffusione della poesia argentina nel mondo.


sabato 8 agosto 2020

Pezzo per pezzo


EUNICE ARRUDA

AMPLIAMENTI

Costruisco la poesia
pezzo
per
pezzo

Costruisco un
pezzo di
me
in ogni poesia


(da Le cose effimere, 1964)

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Le poesie sono come puzzle composti dalle tessere delle parole, dei versi,delle strofe. E ogni poesia, come rileva la poetessa brasiliana Eunice Arruda è a sua volta una tessera di puzzle che va a comporre la figura intera di una vita, quella del poeta che, come un artigiano, lavora i propri sentimenti.

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PETER SEMINCK, "MIME PUZZLE"

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia per me è una delle forme di vivere. È incorporata nei miei giorni.
EUNICE ARRUDA, Poesia diversa, 9 dicembre 2009




Eunice Carvalho de Arruda (Santa Rita do Passa Quatro, 15 agosto 1939 - San Paolo, 21 marzo 2017), poetessa brasiliana. Laureatasi in Comunicazione e Semiotica, diresse l’Unione Brasiliana degli Scrittori. Esordì nel 1960 con È tempo di notte, cui seguirono altre tredici raccolte e un’antologia. La sua poesia fa della concisione un perno: taglia e riduce all’osso la parola.


venerdì 7 agosto 2020

Guardami dai tuoi occhi


GEMMA GORGA

LIBRO DEI MINUTI, 20


La prima luce del giorno entra dalla finestra e lo specchio si apre con delicatezza, come una bibbia dalle pagine quasi trasparenti. Scalza, mi alzo dal letto e mi avvicino con l’intenzione di leggermi. Ma. si sa, l’occhio non può guardarsi né la parola pronunciarsi da sola - le piastrelle, così fredde, sembrano fatte dello stesso materiale del silenzio-. Torno a letto e mi raggomitolo sotto il piumone caldo del tuo sogno. Quando ti sveglierai, guardami dai tuoi occhi, pronunciami dalle tue labbra, dimmi che vengo dal tuo essere.

(da Libro dei minuti, 2006)

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“Ora sono un lago. Una donna si china su di me, / cercando nella mia distesa ciò che essa è veramente”: è lo specchio di Sylvia Plath a parlare, “l’occhio di un piccolo dio, quadrangolare”. La poetessa catalana Gemma Gorga però non riesce nella prosa poetica del Libro dei minuti a riconoscersi senza un tu, senza l’altro, senza l’amato. Ed è a lui che chiede questa sua identificazione, questa certificazione dell’essere.

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ALIA E. EL BERMANI, “CASSANDRA”

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LA FRASE DEL GIORNO
Scrivo fondamentalmente per scoprire, per sapere ciò che non sapevo prima di scriverlo, per capire quello che inizialmente è chiuso alla comprensione.
GEMMA GORGA, Núvol, 4 luglio 2015




Gemma Gorga i López (Barcellona, 1968), poetessa catalana. Laureata in Filologia Spagnola, insegna all’Università di Barcellona. La sua poetica, iniziata con Ocellania nel 1997 e proseguita con la prosa poetica di Libro dei minuti, è un'ossessiva ricerca di costruzione sul disordine.