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giovedì 13 agosto 2020

Il silenzio che denuda


ADRIENNE RICH

CARTOGRAFIE DEL SILENZIO

I

Una conversazione inizia
con una menzogna. E chiunque
parli la cosiddetta lingua comune avverte
lo spaccarsi dell’iceberg, la deriva
come impotente, come contro
una forza della natura
Una poesia può iniziare
con una menzogna. Ed essere strappata.
Una conversazione segue altre leggi
si ricarica con la propria
falsa energia. Non può essere
strappata. Ci si infiltra nel sangue. Si ripete.
Con la sua punta irreversibile incide
l’isolamento che nega.


II

Il programma di musica classica
che per ore e ore risuona nell’appartamento
il sollevare e risollevare
e sollevare ancora il telefono
le sillabe che scandiscono
ora e sempre il vecchio soggetto
la solitudine del bugiardo
che abita la rete convenzionale della bugia
gira i comandi per affogare il terrore
sotto la parola non detta


III

La tecnologia del silenzio
I rituali, il bon ton
la confusione di termini
silenzio non assenza
di parole o musica o persino
suoni grezzi
II silenzio può essere un piano
rigorosamente eseguito
la cianografia di una vita
È una presenza
ha una storia una forma
Non confonderlo
con alcun tipo di assenza


IV

Quanto calme, quanto inoffensive queste parole
cominciano a sembrarmi
se pure iniziate in dolore e rabbia
Posso sfondare questa pellicola di astrazione
senza ferire me o te?
Qui c’è abbastanza sofferenza
È per questo che suona la stazione classica o jazz?
Per dare una base di senso alla nostra sofferenza?


V

Il silenzio che denuda:
nella Passione di Giovanna d’’Arco di Dreyer
la faccia di Falconetti, capelli tosati, una vasta geografia
silenziosamente percorsa dalla cinepresa
Se esistesse una poesia in cui ciò potesse accadere
e non come spazi bianchi o parole
stese come una pelle sui significati
ma come il silenzio che viene alla fine
di una notte che due persone hanno passato
parlando fino all’alba.


(da Il sogno di una lingua comune, 1978 – Traduzione di Maria Luisa Vezzali)

.

È il rapporto tra silenzio e parola l’argomento di questi versi della poetessa statunitense Adrienne Rich: la necessità di andare oltre il linguaggio dell’oppressore, oltre la parola, che spesso si traveste da menzogna o da ipocrisia, e di raggiungere il silenzio vero, non quello che riempiamo di musica forse temendo che sia invece un vuoto, ma “il silenzio che denuda”, quello del celebre film muto del 1928 di Carl Theodor Dreyer, la Passione di Giovanna d’Arco – Renée Falconetti è l’attrice che interpreta la “Pulzella di Orléans” – in cui la macchina da presa indugia su immagini fisse e immobili, negando il movimento, essenza stessa del cinema. La forza delle poche azioni in tal modo risalta fragorosamente: così la Rich vorrebbe che fosse la poesia, una mostra di oggetti che ne incarnino il significato, senza parole.

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EDWARD HOPPER, "IL SOLE DEL MATTINO"


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LA FRASE DEL GIORNO
C'è sempre qualcosa nella poesia che non sarà colto, che non può essere descritto, che sopravvive alla nostra ardente attenzione, alle nostre teorie critiche, alle nostre discussioni a notte fonda.
ADRIENNE RICH, The Guardian, 18 novembre 2006




Adrienne Rich (Baltimora, Maryland, 16 maggio 1929 – Santa Cruz, California, 27 marzo 2012), poetessa, saggista, insegnante e femminista statunitense. Le sue poesie seguono un percorso che porta alla consapevolezza dell’io e dell’essere donna, lesbica e ebrea americana. In rapporto conflittuale con il potere, rifiutò la National Medal of Arts offertale da Clinton

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