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giovedì 31 agosto 2023

A Napoli


LUISA FUTORANSKY

PARTENOPE

A Napoli le strade cadono come grappoli d'uva nera o moscata sul golfo, a capofitto nel Mediterraneo. La carne impallidisce di desiderio, e attraverso le immagini di legno o di gesso corre il fuoco acquoso del miracolo.
Dopo Gerusalemme, è il posto migliore per discutere ad alta voce con Dio; Dio, che si compiace tanto dei prodotti profumati della terra e dei canti corali melopeici e striduli.

(da Cortecce e riflessi, 1997)

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Napoli è una città capace di catturarti, sa prenderti il cuore con la sua bellezza e con l’accoglienza. Ne sa qualcosa anche la poetessa argentina Luisa Futoransky, che affida a questi versi lunghi, o meglio a questa poesia in prosa le sue impressioni dopo avere visitato la città partenopea.

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FOTOGRAFIA © NEIL HOWARD/FLICKR

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Napoli è una città che trovo vibrante, creativa, dove si lotta per vivere, ma splendida.
PETER BROOK, Famiglia Cristiana, 3 giugno 2013

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Luisa Futoransky (Buenos Aires, 5 gennaio 1939), poetessa e scrittrice argentina. Riunisce nella sua opera un insieme incredibilmente ricco di riferimenti culturali ispirati alle sue esperienze di vita in America Latina, Europa e Estremo Oriente, che mescola con immagini distintive del suo paese natale.


mercoledì 30 agosto 2023

Dalla vecchia finestra


TITOS PATRIKIOS

INTONACI DI CIELO

Le  tue giarrettiere sono rimaste
sul pomello del letto
e un fermaglio per capelli sul pavimento.

Dalla vecchia finestra
cadevano un po’ di intonaci di cielo.

(da La resistenza dei fatti, Crocetti, 2007 – Traduzione di Nicola Crocetti)

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Quella di Titos Patrikios è spesso definita poesia antieroica. Ma se a prevalere nella sua versione sociale è la sconfitta, in realtà l'elemento romantico è una fiaba e un balsamo per guarire le ferite causate dal conflitto con la malinconica realtà greca moderna. E quasi sempre lo stato d’animo della passione è un gioioso piacere, non la rassegnazione.

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IMMAGINE © BING IA

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Dove uno vive, lì ama.
TITOS PATRIKIOS, Specchi opposti

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Títos Patríkios (Atene, 21 maggio 1928), scrittore e poeta greco. Confinato per tre anni dalla dittatura militare sull’isola di Makronissos e poi esule a Parigi e Roma, ha trasposto nei suoi versi l’esperienza di prigionia ed esilio. La sua opera è critica verso il mondo ma ritiene necessaria la lotta in difesa dei valori anche attraverso la poesia.


martedì 29 agosto 2023

La poesia è ovunque


GHIORGOS SEFERIS

RICORDO II

Efeso

Parlava seduto su un marmo
simile a rovina d’antico portale:
sterminato e vuoto a destra il campo
a sinistra scendevano le ombre dal monte:
“La poesia è ovunque. La tua voce
a volte incede al suo fianco
come il delfino che per poco ti accompagna
vascello d’oro nel sole
e poi scompare. La poesia è ovunque
come le ali del vento nel vento
che per un attimo hanno sfiorato le ali del gabbiano.
Uguale e diversa dalla nostra vita, come cambia
il volto di una donna che si è spogliata,
e tuttavia rimane uguale. Lo sa
chi ha amato: alla luce degli altri
il mondo implode; ma tu ricorda
Ade e Dioniso sono la stessa cosa”.
Disse, e imboccò la grande strada
che mena al porto di un tempo, ora inghiottito
laggiù  fra i giunchi. Il crepuscolo pareva
per la morte di un animale,
così nudo.
                   Ricordo ancora:
viaggiava sulle coste della Ionia, in vuote conchiglie di teatri
dove solo la lucertola striscia sull’arida pietra,
e io gli chiesi: “Un giorno torneranno a riempirsi?”
E mi rispose: “Forse, nell’ora della morte”.
E corse nell’orchestra urlando:
“Lasciatemi ascoltare mio fratello!”.
Ed era duro il silenzio attorno a noi
e non rigato nel vetro dell’azzurro.

(da Giornale di bordo III, 1955 - Traduzione di Filippomaria Pontani)

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Il “profondo sentire per il mondo della cultura ellenica” che gli valse il Premio Nobel 1963, è alla base della poesia di Ghiorgos Seferis: perfetta miscela del paesaggio e del mito greco, cosa che appare evidente in questi versi scritti dopo il suo ritorno in Turchia, ad Efeso, in una visita del 1950, durante i due anni trascorsi come consigliere dell’ambasciata greca ad Ankara. L’antico cantore del passato lo istruisce sulla poesia, gli conferma che “la poesia è radicata nel respiro umano”.

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FOTOGRAFIA © DENIS DOUKHAN/PIXABAY

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Quando, sulla strada per Tebe, Edipo incontrò la Sfinge, e lei gli pose il suo indovinello, la sua risposta fu: "Uomo". Questa semplice parola ha spezzato il mostro. Abbiamo molti mostri da distruggere. Consideriamo la risposta di Edipo.
GHIORGOS SEFERIS, Lettura per il Nobel

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Ghiorgos Seferis, pseudonimo di Gheorgios Seferiadis (Vourla, Turchia, 13 marzo 1900 - Atene, 20 settembre 1971), poeta, saggista e diplomatico greco, premio Nobel per la letteratura nel 1963 con la seguente motivazione: “Per la sua scrittura distinta, ispirata da un profondo sentire per il mondo della cultura ellenica”.


lunedì 28 agosto 2023

Le stelle dell’adolescenza


JORGE TEILLIER

I DOMINI PERDUTI

Dalle tue mani nascevano stelle rosse e bianche.
Era il 189... alla Chapelle d'Angillon,
erano le stelle eterne
dal cielo dell'adolescenza.
Di notte spegnevi le lampade
in modo che potessimo trovare i sentieri perduti
che conducono a un liuto rotto e a costumi d'altri tempi,
ad una scuderia fatiscente e a una festa in fienile
dove si incontrano ragazze e vecchie che perdonano tutto.

Ciò che conta non è la luce che accendiamo giorno per giorno,
ma quella che talora spegniamo
per custodire la memoria segreta della luce.
Ciò che conta non è la casa di tutti i giorni
ma quella nascosta in un angolo dei sogni.
Ciò che conta non è la carrozza
ma le sue tracce scoperte per caso nel fango.
Ciò che conta non è la pioggia
ma i suoi ricordi dietro le finestre di mezza estate.

Ci siamo incontrati nella remota strada di un villaggio del sud.
Eri un vagabondo con la barba lunga e una bambina in braccio,
Era la tua ombra - l'ombra della persona scomparsa nel 1914 -
che si fermava a guardare i bambini giocare ai banditi,
o inseguire le oche in una pioggerellina svogliata,
o aiutare le loro madri a sgusciare i piselli
mentre le nuvole passavano come un’estranea,
l'unica che ci avrebbe veramente amato.

È il tramonto.
E al suono di una campana che chiama alla festa
la dura crosta delle apparenze si è spezzata.
Appare la casa vegliata dal glicine, una ragazza
che legge sotto il pergolato al cinguettio dei passeri,
nel rumore delle ruote di una nave lontana.

La realtà segreta brillava come un frutto maturo.
Cominciarono ad accendersi le luci del paese.
I bambini entrarono nelle loro case. Udimmo il fischio degli spari che ti chiamavano.
Sei scomparso dicendoci: "Non c'è casa, né genitori, né amore:
                                         ci sono solo compagni di gioco."
E hai spento tutte le luci
perché accendessimo
per sempre le stelle dell'adolescenza
sorte dalle tue mani in un tramonto del milleottocento
       novanta e qualcosa.

(da Poesie dal paese del mai, 1963)

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Alain-Fournier, cui è dedicata questa poesia, è lo scrittore francese disperso nella battaglia di Les Épargers, nei pressi di Verdun, il 22 settembre del 1914. Di lui, oltre a qualche poesia e alle lettere, ci rimane solo Il grande Meaulnes, romanzo sull'adolescenza e sull'amicizia.in cui Il narratore François Seurel, ormai adulto, rievoca il suo incontro con Augustin Meaulnes, che si tramuterà in avventure e in sogni, e nella testimonianza dell’amore romantico di Maulnes per Yvonne. E il poeta cileno Jorge Teillier a quell’affascinante romanzo rende omaggio, a quel personaggio rimasto impresso nella memoria di molti lettori sin dal suo incipit: “Arrivò a casa nostra una domenica di novembre del 189...”

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SCENA DAL FILM "IL GRANDE MEAULNES" di JEAN-DANIEL VERHAEGHE  © MOSCA FILMS

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Insegnerei ai ragazzi a essere saggi d’una saggezza che io conosco. Non trasmetterei loro il desiderio di correre per il mondo, come senza dubbio farete voi, M. Seurel, quando sarete supplente. Insegnerei loro a scoprire quella felicità che non si vede, ma che è vicina…
ALAIN-FOURNIER, Il grande Meaulnes

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Jorge Teillier Sandoval (Lautaro, 24 giugno 1935 - Viña del Mar, 22 aprile 1996), poeta cileno della “Generazione letteraria dei ‘50”, creatore della “poesia larica”. Per lui l’importante in poesia non è l’estetica, ma la creazione del mito e di uno spazio di tempo che trascende il quotidiano.


domenica 27 agosto 2023

Nato di terra


UMBERTO PIERSANTI

UN SOLO GIORNO DEI FATEMI MARINO

Un solo giorno
dei  fatemi
marino

Sulle soglie degli inferi
già  Ulisse
i fiori delle sabbie
delle rocce

il vento s 'abbatteva
sulle galee
seppelliva otri
nei fondali

ma le mimose
gialle ostinate
anche nelle foschie
dei piovaschi
e selve luminose
di margherite
giganti negli anfratti
e nelle cale

un solo giorno
dei fatemi
marino
per i verdi smaltati
dei fondali

Io nato di terra
su colline pacate
dove natura
è  anche
il mattone chiaro
delle pievi

sono qui
un giorno
stato viandante
ho trafficato panni
e forse anche
sulle alte pendici
anacoreta

hanno carni d 'avorio
sulle rade
vengono dalle grotte
e dai coralli
le creature favolose
dei bestiari

chi ne penetra il ventre
e stringe il seno
fermo nella salsedine
rimane
sempre in giovani
membra
il sesso gonfio

un solo giorno
dei fatemi
marino

(24 aprile 1978)

(da Nascere nel '40,  Shakespeare & Company, 1981)

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Gli uomini di terra – noi uomini di terra dovrei dire – sono affascinati dal mare: lo è anche il poeta urbinate Umberto Piersanti, che – come scrive Leonardo Mancino – naviga “nella memoria delle epoche, nelle cronologie del ricordo storico che un vivo desiderio di esistere ripassano come ali del sogno senza cadere nelle secche di una lenta e distruggente nostalgia e senza cederle”.

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IMMAGINE  © BING IA

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Il mare è tutto: non per nulla copre i sette decimi del globo. Ha un’aria pura e sana, è il deserto immenso dove l’uomo non è mai solo, perché sente la vita fremergli accanto.
JULES VERNE, Ventimila leghe sotto i mari

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Umberto Piersanti (Urbino, 26 febbraio 1941), poeta italiano. Docente di Sociologia ad Urbino, ha pubblicato numerose raccolte poetiche, tra cui La breve stagione (1967), I luoghi persi (1994), L’albero delle nebbie (2008), ed è anche autore di romanzi e opere di critica.


sabato 26 agosto 2023

Nelle linee della tua mano


ESTHER GRANEK

RIPARO

Nelle linee della tua mano
per compiacermi voglio vedere
che niente ci separa
e che abbiamo lo stesso destino.

Nelle linee della tua mano
cercando scopro
I segni beneauguranti
di ciò che mi si addice.

Nel cavo del tuo palmo
dove la mia mano si accoccola
trovo il mio rifugio
morbido e calmo. Come un balsamo.

(da Ballate e riflessioni a modo mio, 1978)

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Il sogno d’amore della poetessa belga-israeliana Esther Granek è quello di condividere il destino, di realizzare nell’unione una simbiotica fusione in cui trovare riparo, in cui sentirsi al sicuro.


IMMAGINE © BING IA

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Sembra che per fiorire / devi innanzitutto definire te stesso.
ESTHER GRANEK, Sintesi

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Esther Granek (Bruxelles, (7 aprile 1927 – Tel Aviv, Israele, 9 maggio 2016), poetessa belga-israeliana di lingua francese. I suoi versi prendono in giro mode e convenzioni, seducono per la loro fantasia e libertà. Con una grazia molto personale esplora i temi della nostalgia dell'infanzia, della felicità passata, delle stagioni indimenticabili, dei sogni ad occhi aperti, della moralità e dell'amore.


venerdì 25 agosto 2023

Centenario di Álvaro Mutis


Ricorre oggi il centenario della nascita dello scrittore colombiano Álvaro Mutis. C’è già un post a lui dedicato su questo blog, scritto dieci anni fa, in occasione della sua scomparsa. Sull’autore di Maqroll il gabbiere ecco l’autorevole opinione di un altro scrittore colombiano, Gabriel García Márquez: “Maqroll non è solo lui [Álvaro Mutis], come con troppa facilità si dice. Maqroll siamo tutti”. Maqroll è un gabbiere, il marinaio che, situato sulla vela superiore o sulla coffa, scruta l'orizzonte. Vede più degli altri ma non può trasmettere  quello che osservano i suoi occhi, poiché vede tutto in anticipo e da un'altra prospettiva. La voce di Maqroll/Mutis canta allora il mare della vita e dell’immaginazione, il viaggio che è un continuo salpare e arrivare, celebrando la meraviglia perduta.

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FOTOGRAFIA © JIRAFA

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COME SPADE IN DISORDINE

Omaggio minimo a Stéphane Mallarmé

Come spade in disordine
la luce scorre sui campi.
Isole d’ombra svaniscono
e tentano, invano, di sopravvivere più lontano.
Lì, di nuovo, le raggiunge il fulgore
del mezzogiorno che ordina le sue truppe
e stabilisce i suoi dominî.
L’uomo nulla sa di questi combattimenti silenziosi.
La sua vocazione di penombra, la sua abitudine all’oblio,
le sue usanze, infine, e le sue miserie,
gli negano la gioia di questa festa imprevista
che accade per disegno capriccioso
da chi, dall’alto, lancia i dadi muti
la cui cifra mai conosceremo.
I saggi, frattanto, predicano il conformismo.
Solo gli dèi sanno che questa virtù incerta
è un altro vano tentativo di abolire la sorte.

(da Poesie disperse 1947-1988  - Traduzione di Fabio Rodríguez Amaya)

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“204”

I

Ascolta Ascolta Ascolta
 
la voce degli hotel,
delle stanze ancora da rifare,
i dialoghi nei corridoi bui adorni di un logoro tappeto scarlatto
dove le cameriere accorrono all'alba come pipistrelli spaventati.
 
     Ascolta Ascolta Ascolta
 
i sussurri sulle scale; le voci provenienti dalla cucina
     dove si forgia un odore aspro di cibo che molto presto
     sarà ovunque, il ronzio degli ascensori.
 
     Ascolta Ascolta Ascolta
 
la bella inquilina della "204" che sgranchisce le membra e
     si lamenta e stende sul letto la sua nudità vedova. Dal suo
     corpo esala una calda nebbia di campo dove ha appena piovuto.
 
Oh che traffico quello delle sue tremanti notti
     come le bandiere negli stadi!
 
     Ascolta Ascolta Ascolta
 
l'acqua che gocciola nei lavandini, nei gradini che invade
     un verderame viscido e maleodorante. Non c'è altro che ombra
     un'ombra calda e densa che copre tutto.
 
Su quelle lastre - quando il mezzogiorno semina di monete
     il pavimento sudicio - il suo immenso corpo bianco saprà come muoversi,
     docile alle lotte del talamo e conoscitore delle più svariate
     strade. L'acqua laverà via le impurità e rinnoverà le fonti
     del desiderio.
 
     Ascolta Ascolta Ascolta
 
la viaggiatrice instancabile, apre le finestre e respira l'aria che
     viene dalla strada. Un fannullone le fischia dal marciapiede davanti
     e lei scuote i fianchi in risposta all'ignoto richiamo.

 
                 II
 
Dall'ortica alla grandine
dalla grandine al velluto
dal velluto agli orinatoi
dagli orinatoi al fiume
dal fiume alle alghe amare
dall'alga amara all'ortica
dall'ortica alla grandine
dalla grandine al velluto
dal velluto all'hotel
 
     Ascolta Ascolta Ascolta
 
La preghiera mattutina dell'inquilino
il suo urlo che percorre i corridoi
e risveglia i dormienti nel terrore,
il grido della “204”:
Signore, Signore, perché mi hai abbandonato?

((da Gli elementi del disastro, 1953)

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Altre poesie di Àlvaro Mutis sul Canto delle Sirene:

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Ogni poesia nasce da una sentinella cieca / che urla nel vuoto profondo della notte / la parola d'ordine della propria sofferenza.
ÁLVARO MUTIS, Le opere perdute

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Álvaro Mutis Jaramillo (Bogotà, 25 agosto 1923 – Città del Messico, 22 settembre 2013), scrittore e poeta colombiano naturalizzato messicano. Le sue opere, dal linguaggio incisivo, ricco di immagini e fortemente metaforico, hanno come protagonista il marinaio Maqroll, sorta di alter ego dell'autore.


giovedì 24 agosto 2023

Se lei potesse venire qui da me


DAVID HERBERT LAWRENCE

STREMATO

Se lei potesse venire qui da me
ora che la violenza della falce
ha disegnato sentieri nel sole
e le rondini già fendono l'aria
al tramonto! Se venisse da me!

Se lei potesse venire ora da me
prima che le campanule sfioriscano falciate,
mentre le vecce si infiammano, prima
che cercando freschezza i pipistrelli
cadano nella notte; oh se venisse!

Staccati i cavalli, il crepitio della macchina
tace. Se lei venisse raccoglieremmo il fieno
sulla collina e tranquilli giacere
davvero potremmo fin quando il cielo verde
non avesse più brividi nel lucore fremente.

Vorrei lasciarmi andare sopra il fieno
con la mia testa sulle sue ginocchia,
disteso, abbandonato, mentre lei
quietamente respira su di me
e silenziose crescono le stelle.

Vorrei giacere, immobile
come se fossi morto, ma sentendo
che la sua mano furtiva accarezza
la mia testa, il mio viso,
fino a quando si sciolga il mio dolore.

(da Poesie d’amore e altre, 1913 – Traduzione di Luciano Luisi)

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Le poesie della prima raccolta di David Herbert Lawrence, autore del celebre romanzo L’amante di Lady Chatterley riguardano - quasi senza eccezioni un amore inquieto e tormentato – è certamente l’inizio della relazione con Frieda von Richtofen, che dopo viaggi e traversie sfocerà nel matrimonio del 1914. Tristezza, rimpianto e nostalgia predominano in  questi componimenti: “Quando le rose autunnali / sono pesanti di rugiada, / Prima che la nebbia sveli / La tonalità marrone della foglia, /Lo faresti, tra le ridenti colline / Di ieri / Cammina innocente tra i narcisi, / Acconciando i tuoi capelli ramati / In un puritano filetto, un casto laccio bianco / Per prendermi e tenermi lì con te / Così lontano”. Non fa eccezione il desiderio dell’amata, espresso nei versi di Stremato.

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DIPINTO DI VOLODYMYR MYRIYEVSKYY

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Queste persone non sanno amare, ecco perché amano così facilmente.
DAVID HERBERT LAWRENCE, Lettera a Blanche Jennings, 8 maggio 1909




David Herbert Richards Lawrence (Eastwood, 11 settembre 1885 – Vence, Francia, 2 marzo 1930), scrittore, poeta, drammaturgo, saggista e pittore inglese, considerato tra le figure più emblematiche del XX secolo. Insieme a diversi scrittori dell'epoca, fu tra i più grandi innovatori della letteratura anglosassone, soprattutto per le tematiche affrontate.


mercoledì 23 agosto 2023

Addolcire i nemici


BILLY COLLINS

L’INSEGNANTE DI STORIA

Nel tentativo di proteggere l’innocenza degli studenti
disse loro che l’Era glaciale in verità era solo
l’Età del freddo, un periodo di un milione d’anni
in cui tutti dovevano portare il maglione.

E l’Età della pietra divenne l’Età della ghiaia,
nome ripreso dai lunghi vialetti di casa di quel tempo.

L’Inquisizione spagnola non fu altro
che una valanga di domande come
“Che distanza c’è da qui a Madrid?”
“Come si chiama il cappello di un matador?”.

La Guerra delle Rose ebbe luogo in un giardino
e l’Enola Gay sganciò un piccolo atomo
sul Giappone.

I bambini lasciavano la sua classe
per il campo giochi, per tormentare lì i più deboli
e i più bravi,
arruffandone i capelli o spaccandogli gli occhiali,

mentre lui raccoglieva gli appunti e s’incamminava verso casa
oltre le aiuole di fiori e le bianche staccionate,
chiedendosi se avrebbero creduto che i soldati
nella Guerra dei Boeri sparavano cioccolatini
in modo da addolcire i nemici.

(da A vela, in solitaria, intorno alla stanza, Fazi, 2013 - Traduzione di Franco Nasi)

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Una poesia che mi ha fatto pensare, questa di Billy Collins. Mi ha fatto riflettere naturalmente sulla moderna esagerazione del “politicamente corretto” e della “cancel culture”. Ebbene, la storia non si può cancellare, non si può dimenticare o rileggere secondo i dettami della propria società o del proprio tempo: la storia è quel che fu – sarà anche divertente negarla in un gioco poetico, ma, uscendo dalla finzione, è esattamente quello che ha fatto ogni dittatura, in nome di quell’ortodossia che, come scrisse George Orwell in 1984,  “significa non pensare — non aver bisogno di pensare. Ortodossia è inconsapevolezza”.

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IMMAGINE DA UNA COPERTINA DELLA RIVISTA LEGION, 1951

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato.
GEORGE ORWELL, 1984

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William Collins, detto Billy (New York, 22 marzo 1941), è un poeta statunitense. Dopo aver insegnato letteratura inglese al Lehman College nel Bronx per oltre 50 anni, ora è in pensione. Le sue poesie raccontano con ironia la vita dell’America borghese e suburbana.


martedì 22 agosto 2023

Finestra sul mare


CARLOS DRUMMOND DE ANDRADE

IL MONDO È GRANDE

Il mondo è grande ed entra
in questa finestra sul mare.
Il mare è grande ed entra
nel letto dove ci amiamo.
L'amore è grande e sta
nel breve spazio del bacio.

(da Sentimento del mondo, 1940)

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Sei versi bastano a Carlos Drummond de Andrade per esprimere la vastità del mondo e dell’amore. Ma, per quanto ogni cosa sia estesa, ci dice il poeta brasiliano, non è nulla se non è commisurata all’animo umano: “Mondo vasto mondo vasto / ma più vasto è il mio cuore”.

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IMMAGINE © BING IA

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Ma le cose finite, / al di là della bellezza, / queste rimarranno.
CARLOS DRUMMOND DE ANDRADE, Chiaro enigma

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Carlos Drummond de Andrade (Itabira, 31 ottobre 1902 – Rio de Janeiro, 17 agosto 1987), poeta e scrittore brasiliano, considerato uno dei più influenti del suo tempo. Modernista, adottò il verso libero, proclamando la libertà idiomatica delle parole. Tra le tematiche fondamentali la famiglia, la terra natale, l'amicizia, la società, l'amore e l'esistenza.


lunedì 21 agosto 2023

Serena, libera, fedele


CECILIA MEIRELES

CONSIGLIO

Sii come qualsiasi cosa
serena, libera, fedele.

Fiore che appassisce,
senza domande.

Onda che si gonfia,
per esercizio disinteressato.

Luna che avvolge ugualmente
gli amanti abbracciati
e i soldati già freddi.

Anche quest'aria notturna:
sussurro di silenzi,
piena di nascite e petali.

O la pietra immobile
che conserva il suo lento destino.
E la nuvola, leggera e bella
che vive senza essere mai.

La cicala che brucia nella sua musica,
il cammello che mastica la sua lunga solitudine,
l'uccello che cerca la fine del mondo,
il bue che va innocente verso il macello.

Sii come qualsiasi cosa
serena, libera, fedele.

Non come il resto degli uomini.

(da Mare assoluto, 1945)

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Se Antonia Pozzi invitava ad essere “come il pino: / che tutto l'inverno distende / nella bianca aria vuota / le sue braccia fiorenti” o “come la montagna: / che (…)  in alto, si tende / ad un muto colloquio col sole”, la poetessa modernista brasiliana Cecilia Meireles porta altri esempi, ma sempre quello è lo scopo per vivere appieno una vita serena: l’intima leggerezza, la pacifica accettazione della nostra sorte.


FOTOGRAFIA © JETTY/PEXELS

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Mi sento uguale agli alberi: solitaria, perfetta e pura.
CECILIA MEIRELES, Ritratto naturale




Cecília Meireles de Carvalho Benevides (Rio de Janeiro, 7 novembre 1901 – 9 novembre 1964), poetessa, insegnante e giornalista brasiliana. Appartenne alla fase spiritualista del Modernismo brasiliano. Risaltano particolarmente nella sua poesia la tecnica e la ricchezza umana.


domenica 20 agosto 2023

Due cucchiai


JAMES LAUGHLIN

DUE CUCCHIAI

Dopo aver fatto l'amore
abbiamo sonno e ci arricciamo

insieme come due cucchiai
ciascuno si adatta strettamente

all'altro il mio braccio è
intorno a te la mia mano stringe

il tuo seno posso
anche sentire i tuoi piedi con

le dita dei miei i i tuoi lunghi capelli
sono tra la schiena e

il mio petto sussurro molto
dolcemente al tuo orecchio per

un momento mi stringi
le dita e ci addormentiamo.

(da The love poems, 1997)

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Le poesie d’amore di James Laughlin coprono una vasta gamma di sensazioni e di tempi: dall’eros al pensiero, dall’estasi al distacco. Questo è il momento della dolcezza, del tenero addormentarsi assieme nella posizione detta “a cucchiaio”, quella che secondo gli psicologi denota la voglia di stare insieme e rappresenta un amore solido e basato sulla complicità, quello che fece dire a Milan Kundera: “L'amore non si manifesta col desiderio di fare l'amore (desiderio che si applica a una quantità infinita di donne) ma col desiderio di dormire insieme (desiderio che si applica ad un'unica donna)”.

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ELABORAZIONE GRAFICA © DANIELE RIVA


  LA FRASE DEL GIORNO   

In questa notte nera, la corona delle tue braccia m’è come una costellazione indelebile.
GABRIELE D’ANNUNZIO, Lettera a Angle Lager, 23 aprile 1923

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James Laughlin (Pittsburgh, Pennsylvania, 30 ottobre 1914 – Norfolk, Connecticut, 12 novembre 1997), poeta, saggista e editore statunitense. Legato al modernismo, elaborò una tecnica personale ed eterodossa, fatta di violenti contrasti tra slancio lirico e ironia, tra un raffinato uso della memoria e profanazioni linguistiche del quotidiano.


sabato 19 agosto 2023

La sua storia


JUAN GUSTAVO COBO BORDA

LEGGENDO CONRAD

Le pale del ventilatore
smuovono l'aria a malapena
e in qualche stanza remota di questo albergo,
squallido ma nobile,
una donna indugia sott'acqua.
Fu allora che il capitano iniziò
a raccontarci la sua storia.
Era in Oriente
tra isole segrete
e rade dal candore abbagliante.
Apparve un uomo
trafficante d'armi e colpe senza nome.
Anche la pia consolazione di un mulatto.
Questo è tutto. E tuttavia,
dopo che gli ospiti si dispersero,
affaticati da una giornata in spiaggia,
continuava a riecheggiare, indimenticabile.

(da Offerta sull'altare del bolero, 1981)

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Ci sono libri che hanno un fascino che perdura a lungo anche dopo che li abbiamo letti: l’esotismo disseminato tra avventure di mare di spionaggio di Joseph Conrad rivive per il poeta colombiano Juan Gustavo Cobo Borda ben al di là delle pagine, riecheggia nell’immaginazione mentre soggiorna in un hotel di una località di mare.

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HAROLD KNIGHT, "ALFRED MUNNINGS MENTRE LEGGE"

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  LA FRASE DEL GIORNO   

C'è nel leggere un'attesa che non cerca un esito. Leggere è errare. La lettura è l'erranza.
PASCAL QUIGNARD, Ombre erranti

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Juan Gustavo Cobo Borda (Bogotá, 10 ottobre 1948 - 5 settembre 2022), poeta, giornalista e diplomatico colombiano. Ispirata da Borges e Kavafis, la sua poesia è stata la linea trasversale dei suoi scritti. Ricoprì anche incarichi diplomatici che lo portarono ad essere ambasciatore in Argentina, Spagna e Grecia.


venerdì 18 agosto 2023

Qui vendono carbone


JACOBO RAUSKIN

SCRITTO A MANO

Passiamo e un cartello ci dice
che qui vendono carbone.
Si vende? Si vendeva.
Oggi è oscuramente ieri
davanti a quel negozio di carbone.

(da Gli anni del vento, 2008)

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Un vecchio cartello scritto a mano - un po' come le insegne vintage di quelle che ora cercano i collezionisti - attira lo sguardo del poeta paraguaiano Jacobo Rauskin: ne nasce una lapidaria meditazione sullo scorrere del tempo, sulle città che mutano con l'avanzare del progresso.

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FOTOGRAFIA © LINNAEA MALLETTE/PDP

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  LA FRASE DEL GIORNO   

La poesia, per come la intendo io, è l'arte del significato.
JACOBO RAUSKIN, Vallejo & Co, 10 settembre 2020

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Jacobo A. Rauskin (Villarrica, 13 dicembre 1941),  poeta paraguaiano. Ha iniziato a pubblicare negli anni '60, ricevendo il Premio Nazionale di Letteratura 2007. Insegnante emerito di Letteratura all'Università Cattolica di Asunción, è membro della Royal Spanish Academy.

giovedì 17 agosto 2023

Centenario di Robert Sabatier


Cosa c’è di particolare nella poesia di Robert Sabatier, poeta francese di cui oggi ricorre il centenario della nascita? “Che racconta e canta contemporaneamente” scrive Charles Dobzinsky, “racconta come respira la realtà divenuta leggenda, la leggenda che diventa realtà grazie al linguaggio. E se canta, non è per cullarci  riversarci nell’artificio di un sogno, ma perché questo canto possiede l’arte di incantare, incantare come si dà vita, come si crea un universo più vero della natura, perché chi lo porta in sé racchiude una verità per gli altri e per tutti”.

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FOTOGRAFIA © ARTE

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COSA CHIEDERE

Cosa chiedere all’ape? Di essere ape,
all’albero di essere albero, all’iris di essere iris.
Cosa chiedere all’uomo in questo giardino??
Di essere l’ape, l’albero e l’iris.

E di nominarli, assaporare la parola
dal gusto di miele, dal profumo vegetale;
di unirsi a tutto per unirsi a sé
nella conoscenza della fragile unità.

Cosa chiedere all’ape? Un silenzio,
all’albero l'ombra, all'iris la luminosità
e cosa dare di sé? Il rispetto
per questa offerta cui ci offriamo.

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A PICCOLI PASSI

Piccoli passi, avanzo a piccoli passi
verso la conoscenza che ha il garofano.

Per acquisirla devo allontanarmi
e mantener in allerta i miei sensi.

Senza il pensiero si può vivere se l’essere
lascia il corpo per raggiungere un petalo.

La mia sola indagine è contemplarti,
mia terra dai riflessi d’ambra chiara.

(da Le maschere e lo specchio, 2014)

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Altre poesie di Robert Sabatier sul Canto delle Sirene:

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Ogni poeta è una terra: qualcuna dà il suo albero, qualche altra si apre sulla lava di un vulcano, la più arida offre la sua oasi, la più isolata il riparo sull’isola.
ROBERT SABATIER, L’uccello del domani

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Robert Sabatier (Parigi, 17 agosto 1923 – Boulogne-Billancourt, 28 giugno 2012), poeta e scrittore francese. La sua opera cerca «una riedificazione, una ricostruzione della parola»: la sua poesia è, molto spesso, regolarmente ritmica, a volte in rima. In questa modalità tradizionale, riecheggia le inquietudini che il nostro tempo suscita.


mercoledì 16 agosto 2023

Kenneth White


Se ne è andato l’11 agosto il poeta scozzese Kenneth White. È morto nella sua casa di Trébeurden, in Bretagna, dove viveva da anni con la moglie Marie-Claude. Autore di una ricca opera, comprendente poesie, racconti e saggi, è stato il padre del concetto di "geopoetica", termine coniato alla fine degli anni Ottanta, che si proponeva, attraverso la scrittura, di "ripristinare e arricchire il rapporto Uomo-Terra da tempo interrotto”.


FOTOGRAFIA  © ESBY

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ALCUNI COME IL GIRASOLE

Alcuni come il girasole
rivolgono il loro fiore al sole
alcuni fioriscono solo con l’oscurità
come il cereo
che attende la mezzanotte
o il convolvolo
che spiega
i suoi petali lunari
al tramonto del sole
forse la semplicità
dell’anemone di bosco
la sua serenità
il suo accesso diretto
all’energia del sole
e alla ricchezza della terra
avrebbero potuto evolvere
un cervello più pieno e più quieto
che l’urgenza dell’esistenza animale
dalla quale da sempre dipendiamo.

(da Lungo la costa, Amos , 2005 – Traduzione di Silvia Mondino)

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UNA SPIAGGIA

Qui
ci si lascia il mondo alle spalle

luogo deserto
al di fuori delle pianificazioni

le onde
hanno viaggiato troppo lontano
per essere familiari.

(da Memoriale della terra oceano, 2019)


Altre poesie di Kenneth White sul Canto delle Sirene:



  LA FRASE DEL GIORNO   

Il mondo è una provocazione per me. Contro di esso, affermo il mio mondo, che è il mondo reale. La poesia è un'affermazione della realtà. Né più né meno.
KENNETH WHITE, In tutto candore

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Kenneth White, (Glasgow, 28 aprile 1936 – Trébeurden, Francia, 11 agosto 2023), poeta, scrittore e saggista scozzese. La sua poetica è basata su nozioni chiave come il nomadismo intellettuale e lo porterà a creare la geopoetica, tentativo di “ripristinare e arricchire il rapporto Uomo-Terra da tempo interrotto”.


martedì 15 agosto 2023

Futili storie


LEONARDO SINISGALLI

FERRAGOSTO IN VILLA

Seduto sul letto nel fetido
fumo dell’insetticida
brucia con la sigaretta la lepida
salma di una zanzara.
Fa il rendiconto delle sue magagne,
come in ogni vigilia,
e si trova in difetto.
Poche cose degne di memoria,
l’eccesso di credulità in ogni fandonia,
l’estro prensile e poco tenace,
il disprezzo per l’impegno..
Egli ama chi sogna, chi disegna
opere inconcludenti, chi
copre il suo dolore con la polvere,
chi le lacrime inghiotte.
Sperpera in futili storie
i suoi inchiostri e le carte
in vignette.

(da L’età della luna. Mondadori, 1962)

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Leonardo Sinisgalli “affida al sapore gnomico di certe sentenze la sua riflessione sulla vita” scrive Franco Vitelli nell’edizione Mondadori che ne raccoglie tutte le poesie. Così accade nel ritratto di questa specie di Totò Merumeni gozzaniano che passa il Ferragosto in un esame di coscienza.

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ROGER DE LA FRESNAYE, "UOMO SEDUTO"

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Così Totò Merùmeni, dopo tristi vicende, / quasi è felice. Alterna l’indagine e la rima. / Chiuso in se stesso, medita, s’accresce, esplora, intende / la vita dello Spirito che non intese prima.
GUIDO GOZZANO, I colloqui

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Leonardo Sinisgalli (Montemurro, 9 marzo 1908 – Roma, 31 gennaio 1981), poeta,  saggista e critico d'arte italiano. Noto come Il poeta ingegnere per il fatto che lavorò per Olivetti e Pirelli e per aver fatto convivere nelle sue opere cultura umanistica e cultura scientifica. Fondò e diresse la rivista “Civiltà delle macchine”.


lunedì 14 agosto 2023

Svuota la Senna


RUBÉN DERLIS

CAMBI/MODIFICHE

Svuota la Senna, lascia che scorra il Riachuelo.
Scambia gli obelischi: quello in Plaza de la República
con quello di Place de la Concorde.
Trapianta il Bótanico nel Jardin-des-Plantes.
In Place Furstemberg facci stare stretta tutta Butteler.
A Notre-Dame la chiesa di Pompei.
Invece del Pont de Tolbiac il ponte Avellaneda.
Costitución alla Gare de l'Est.
Retiro alla Gare du Nord.
Barracas a Batignolles.
Honduras lungo il viale Voltaire.
Il verde primaverile di Figueroa Alcorta
sull'oro antico degli Champs-Elysées.
Togli il Pont d'Iena, metti il ponte Alsina.
Di fronte al Trocadéro il monumento ad Alvear.
Correintes di notte a Saint-Germain.
Florida a Rue de la Paix.
Nei Jardins du Luxembourg (dopo una pioggia)
un arcobaleno nato a El Rosedal.
Boedo da un capo all'altro a Saint-Michel.

E qualche altra cosa
se decidessi di restare per sempre a Parigi.

(da Homo Porteñensis. Poesie 1969-1989, 1993)

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All'esule - forzato o meno - quello che manca di più è naturalmente la patria: Rubén Derlis, poeta argentino, prova a vincere questa nostalgia con un gioco, quello di trasformare Parigi in Buenos Aires impiantandovi per similitudine le attrattive turistiche di una città nell'altra, cosa più semplice di quello che sembri, visto che Buenos Aires è definita "la Parigi del Sudamerica".

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FOTOGRAFIA DA PINTEREST

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  LA FRASE DEL GIORNO   

La voce del poeta deve pungolare tutti, / vibrare radicata nel suo tempo.
RUBÉN DERLIS, Senza massa a terra

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Rubén Derlis  (Chivilcoy, 12 aprile 1938), poeta argentino. Trasferitosi a Buenos Aires a 4 anni con i genitori, ha sempre valorizzato la capitale. I suoi esordi furono con le "poesie illustrate", singolarmente o con altri artisti plastici. Molte sue poesie sono state musicate dal movimento Cancionero Testimonial.


domenica 13 agosto 2023

Sette operai cinesi


FRANCO FORTINI

SONETTO DEI SETTE CINESI

Una volta il poeta di Augsburg ebbe a dire
che alla parete della stanza aveva appeso
l’Uomo del Dubbio, una stampa cinese.
L’immagine chiedeva: come agire?

Ho una foto alla parete. Vent’anni fa
nel mio obiettivo guardarono sette operai cinesi.
Guardano diffidenti o ironici o sospesi.
Sanno che non scrivo per loro. Io

so che non sono vissuti per me.
Eppure il loro dubbio qualche volta mi ha chiesto
più candide parole o atti più credibili.

A loro chiedo aiuto perché siano visibili
contraddizioni e identità fra noi.
Se un senso esiste, è questo.

(da L’ospite ingrato primo e secondo, Marietti, 1985)

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La visione di Franco Fortini è fortemente politica. Questo – scriveva Mengaldo – costituisce un grosso ostacolo alla comprensione della sua poetica. Eppure qui, in questo sonetto del 1975 in cui rileva la distanza tra il suo essere borghese occidentale e gli operai della Cina rivoluzionaria di Mao, appare il senso dello scrivere. E il fatto che la fotografia sia appesa nello studio del poeta – così come Bertolt Brecht aveva una stampa cinese – è segno di quella consapevolezza: “Quel che si è andati a cercare in Cina (…) era una novità di rapporti tra gli uomini (…) rapporti che sono diversi e migliori di quelli vigenti tra noi”.


FOTOGRAFIA © CGTN

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Voialtri volete rifare il mondo perché non sapete fare voi stessi.
FRANCO FORTINI, Asia Maggiore.

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Franco Fortini, nato Franco Lattes (Firenze, 10 settembre 1917 – Milano, 28 novembre 1994), poeta, critico letterario, saggista e intellettuale italiano. La sua poesia è testimonianza anche ideologica delle lotte di classe del primo dopoguerra, voce progressista e coscienza critica del fallimento degli ideali.


sabato 12 agosto 2023

Posare per Audubon


DEREK WALCOTT

EGRETTE BIANCHE, IV

Questi uccelli che continuano a posare per Audubon,
la Garzetta nivea o l’Airone bianco in un libro
che, quand’ero ragazzo, si apriva come un prato
nella smeraldina Santa Cruz, sanno di essere belli,
perfezione che incede. Punteggiano le isole
lungo i fiumi, nelle paludi di mangrovie o nei pascoli,
planano sugli stagni, poi si equilibrano sul dorso
setoso di una giovenca, o sfuggono al disastro
durante gli uragani, e beccano le zecche
con colpetti elettrici come fosse un puro privilegio
studiarli nella loro mitica pretesa
di aver attraversato il mare in volo dall’Egitto
col faraonico ibis, le sue zampe e il becco arancioni
profilati nella quiete per adornare una cripta,
poi si lanciano con ali che, sbattendo più rapide,
sono sicure come quelle di un serafino quando sbattono.

(da Egrette bianche, Adelphi, 2015 - Traduzione di Matteo Campagnoli)

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The Birds of America è la colossale opera enciclopedica di John James Audubon, pittore statunitense nato ad Haiti da genitori francesi: contiene 435 illustrazioni di uccelli americani. A lui pensa il Premio Nobel di Saint Lucia Derek Walcott osservando dal vivo alcuni di quegli esemplari nelle acque azzurre dei Caraibi.

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JOHN JAMES AUDUBON, "EGRETTA BIANCA"

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Eppure ci sono giorni / in cui ogni angolo di strada si trasforma in /
una sorpresa illuminata dal sole, un quadro o una frase, / le canoe attirate dal mercato, l'azzurro del porto, / le baracche.
DEREK WALCOTT, Egrette bianche

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Derek Walcott (Castries, 23 gennaio 1930 – Cap Estate, 17 marzo 2017), poeta e scrittore di Saint Lucia, premio Nobel per la letteratura nel 1992. Cultore appassionato di letterature classiche antiche, ha espresso con singolare vigore il senso di privazione di una propria storia, peculiare dei caraibici di ascendenza africana.


venerdì 11 agosto 2023

Un Utrillo sul muro


ELIZABETH JENNINGS

NEL SALOTTINO DI UN OSPEDALE PSICHIATRICO

Un Utrillo sul muro. Una suora sta salendo
le scale a Montmartre. Sotto, seduti, noi pazienti.
Non sembra il momento per lucide rime;
troppe alterazioni. Non sembra il momento
in cui qualcosa possa fecondare o crescere.

È come se un urlo si spalancasse,
una bocca che chiedesse a tutti di ascoltare.
Troppe persone piangono, troppe si nascondono
e si guardano dentro. Ho paura,
qui non ci sono giubbotti di salvataggio da indossare.

La suora sta salendo quelle scale. La stanza
si sposta finché la polvere vola tra i nostri occhi.
L'unica speranza è che arrivino i visitatori
a parlare di cose diverse dalla nostra malattia…
Tutto è così stagnante eppure nulla muore.

(da La mente ha montagne, 1966)

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Elizabeth Jennings, poetessa inglese, lottò per anni con la sua salute mentale e aveva difficoltà a gestire gli aspetti pratici della vita.  In questi versi ci parla dall'interno non solo di un ospedale psichiatrico, ma anche della sua mente: ci fa sentire che cosa si prova ad essere intrappolati  con tutti i fantasmi. L'ora di visita nel salottino "decorato" con la riproduzione di un dipinto di Maurice Utrillo diventa allora uno spazio in cui potersi finalmente aprire verso l'esterno, colloquiare con il mondo fuori.

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FOTOGRAFIA © THE ANN HARBOR NEWS

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  LA FRASE DEL GIORNO   

I migliori poeti sono quelli più personali, quelli che scrivendo cercano di esaminare e comprendere le proprie emozioni.
ELIZABETH JENNINGS

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Elizabeth Joan Jennings (Skirbek, 18 luglio 1926 – Bampton, 26 ottobre 2001), poetessa inglese. Considerata tradizionalista piuttosto che innovatrice, è nota per la sua poesia lirica e la padronanza della forma. La sua opera mostra una semplicità di metro e rima condivisa con i poeti di The Movement: Philip Larkin, Kingsley Amis e Thom Gunn.


giovedì 10 agosto 2023

Come il loto


JOHN GOULD FLETCHER

AMORE MUTEVOLE

Il mio amore per lei all'inizio era come il fumo che vaga
Attraverso le paludi
Dai boschi in fiamme.

Ma, dopo che se ne fu andata,
Era come il loto che eleva
I suoi boccioli a forma di cuore dalle acque scure.

(da Stampe giapponesi, 1918)

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John Gould Fletcher, poeta statunitense affascinato dalla letteratura giapponese, utilizza due immagini per descrivere due momenti dell’amore: la prima è quella dell’innamoramento, un fumo che ottenebra la mente, che lascia l’anima in una sorta di etereo vedo-non vedo; la seconda è quella dell’assenza dell’amata, il cui ricordo permane come le grandi foglie di loto sullo specchio dell’acqua.

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ILLUSTRAZIONE © WALLPAPER ACCESS

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Tutte le cose passano; / la vita è per sempre, la giovinezza è per un giorno. / Ama ancora, se puoi,  / prima che le stelle siano spazzate via dal cielo / e i grilli muoiano;  / Babilonia e Samarcanda / sono muri di fango in una distesa di sabbia.
JOHN GOULD FLETCHER




John_Gould_Fletcher-1927John Gould Fletcher (Little Rock, Arkansas, 3 gennaio 1886 – 10 maggio 1950), poeta imagista e critico d’arte statunitense, primo poeta del Sud a vincere il Premio Pulitzer. Tra le sue opere: Goblins e pagode (1916), Stampe giapponesi (1918), Poesie scelte (1938) e La montagna che brucia (1946).


mercoledì 9 agosto 2023

Centenario di Mário Cesariny


Mário Cesariny, che nasceva il 9 agosto del 1923, fu l’esponente principale del Surrealismo portoghese. Con i giovani del Caffè Hermínius aderì al neorealismo del primo dopoguerra con l’intento di rinnovarlo dall’interno. Ma, dopo aver incontrato André Breton a Parigi nel 1947, si avvicinò al Surrealismo, fondando alla Pastelaria Mexicana di Lisbona un gruppo dissidente di protesta libertaria. Le sue opere, sia pittoriche sia poetiche, presentano un atteggiamento estetico di costante sperimentazione – materiali e tecniche nel campo artistico, enumerazione caotica, uso sistematico del nonsense o dell'umorismo nero, forme parodistiche, giochi di parole e automatismi in campo letterario.

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FOTOGRAFIA © ACROBATA

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RICORDATI

Ricordati
che tutti gli istanti
che ci hanno incoronato
tutte le strade
radiose che abbiamo aperto
andranno incontro senza fine
al loro luogo ansioso
al loro boccio in fiore
all’orizzonte
e che di questa ricerca
estenuante e precisa
non avremo nessun segno
se non sapere
che andrà verso dove
l’uno per l’altro
avremo vissuto

(da Poeti surrealisti portoghesi, Einaudi, 1971 - Traduzione di Antonio Tabucchi)

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PER FAVORE, NON DIRE NIENTE!

Per favore, non dire niente!
Indovinare cosa dirà
la tua bocca velata
è già ascoltarti.

È ascoltare meglio
di quanto diresti.
Quello che sei non fiorisce
dei volti e dei giorni.

Tu sei meglio... molto meglio!... di te.
Non dire niente. Sii
l’anima del corpo nudo
che lo specchio vede.

(da La Vergine nera, 1989)

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Un’altra poesia di Mário Cesariny sul Canto delle Sirene:

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  LA FRASE DEL GIORNO   

La parola poetica è la parola vera. È l'unica che dice.
MÁRIO CESARINY

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Mário Cesariny de Vasconcelos (Lisbona , 9 agosto 1923 – 26 novembre 2006), poeta e pittore portoghese, considerato il principale rappresentante del surrealismo lusitano La sua poesia è in generale dissacrante e sarcastica, tesa alla ricerca formale, ed espressione di un erotismo angosciato.