BILLY COLLINS
L’INSEGNANTE DI STORIA
Nel tentativo di proteggere l’innocenza degli studenti
disse loro che l’Era glaciale in verità era solo
l’Età del freddo, un periodo di un milione d’anni
in cui tutti dovevano portare il maglione.
E l’Età della pietra divenne l’Età della ghiaia,
nome ripreso dai lunghi vialetti di casa di quel tempo.
L’Inquisizione spagnola non fu altro
che una valanga di domande come
“Che distanza c’è da qui a Madrid?”
“Come si chiama il cappello di un matador?”.
La Guerra delle Rose ebbe luogo in un giardino
e l’Enola Gay sganciò un piccolo atomo
sul Giappone.
I bambini lasciavano la sua classe
per il campo giochi, per tormentare lì i più deboli
e i più bravi,
arruffandone i capelli o spaccandogli gli occhiali,
mentre lui raccoglieva gli appunti e s’incamminava verso casa
oltre le aiuole di fiori e le bianche staccionate,
chiedendosi se avrebbero creduto che i soldati
nella Guerra dei Boeri sparavano cioccolatini
in modo da addolcire i nemici.
(da A vela, in solitaria, intorno alla stanza, Fazi, 2013 - Traduzione di Franco Nasi)
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Una poesia che mi ha fatto pensare, questa di Billy Collins. Mi ha fatto riflettere naturalmente sulla moderna esagerazione del “politicamente corretto” e della “cancel culture”. Ebbene, la storia non si può cancellare, non si può dimenticare o rileggere secondo i dettami della propria società o del proprio tempo: la storia è quel che fu – sarà anche divertente negarla in un gioco poetico, ma, uscendo dalla finzione, è esattamente quello che ha fatto ogni dittatura, in nome di quell’ortodossia che, come scrisse George Orwell in 1984, “significa non pensare — non aver bisogno di pensare. Ortodossia è inconsapevolezza”.
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IMMAGINE DA UNA COPERTINA DELLA RIVISTA LEGION, 1951
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LA FRASE DEL GIORNO
Chi controlla il passato controlla il futuro: chi controlla il presente controlla il passato.
GEORGE ORWELL, 1984
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William Collins, detto Billy (New York, 22 marzo 1941), è un poeta statunitense. Dopo aver insegnato letteratura inglese al Lehman College nel Bronx per oltre 50 anni, ora è in pensione. Le sue poesie raccontano con ironia la vita dell’America borghese e suburbana.
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