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mercoledì 31 gennaio 2018

Portami con te


XAVIER VILLAURRUTÍA

LUOGHI, II

Portami con te, tanto lontano
che, per strada, io dimentichi
le parole.

Portami con te così vicino
che, senza andare, io non abbia
parole.

(da Riflessi, 1926)

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L’ambiguità del concetto spaziale è al centro di questi versi del poeta messicano Xavier Villaurrutía: quel mondo relativo, quel luogo che non è “nessun luogo” diventa la base di una delle contrapposizioni che spesso appaiono nella sua poesia.

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DIPINTO DI RAFAL OLBINSKI

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LA FRASE DEL GIORNO
Amare è un’ansia, una domanda, / un dubbio sospeso e luminoso; / è voler sapere tutto di te / e insieme il timore di venirlo a sapere.
XAVIER VILLAURRUTÍA




Xavier Villaurrutía González (Città del Messico, 27 marzo 1903 - 25 dicembre 1950), poeta e drammaturgo messicano, fu membro del gruppo vicino alla rivista Contemporanéos e vicino al Surrealismo. La sua opera poetica si distingue per l’oscurità e per immagini di abbandono e desolazione.


martedì 30 gennaio 2018

Nicanor Parra


La scorsa settimana è morto a 103 anni nella sua casa di La Reina il poeta, filosofo e matematico cileno Nicanor Parra, irriverente fautore dell’antipoesia, ovvero una poesia di rottura da lui stesso teorizzata: poesia diretta, colloquiale, antiretorica, incrostata di folklore, di cultura popolare, di detti e frasi fatte, opposta a quella che spopolava allora, negli anni Trenta del Novecento, opposta soprattutto a quella di Pablo Neruda. Una poesia capace di adattarsi ai mezzi di comunicazione di massa, sovversiva ma non militante, comunque critica con la tradizione e i tradizionalismi, quasi sempre ironica e umoristica, talora sarcastica con le sue esagerazioni e le sue parodie. Roberto Bolano scrisse che Parra “non parla di crepuscoli né di dame stagliate all’orizzonte, bensì di cibi e bare, bare e bare”, in effetti gran parte della poesia di Parra è dedicata al tema della morte.

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Nicanor parra

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CRONO

A Santiago del Cile
I
   giorni
             sono
                     incredibilmente
                                               lunghi:

Svariate eternità in un giorno.

Ci muoviamo a dorso di mulo
Come i venditori di alghe:
Si sbadiglia. Si sbadiglia di nuovo.

E tuttavia le settimane sono corte
I mesi passano a tutta velocità
Egliannisembranovolare.

(da Canciones rusas, 1967)

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CAMBI DI NOME

Agli amanti delle belle lettere
Faccio giungere i miei migliori auguri
Cambierò nome ad alcune cose.
La mia posizione è questa:
Il poeta non adempie alla sua parola
Se non cambia i nomi delle cose.
Perché il sole
Deve continuare a chiamarsi sole?
Chiedo che si chiami Gatto
Quello con gli stivali delle quaranta leghe!
Le mie scarpe sembrano bare?
Sappiano che d’ora in poi
Le scarpe si chiamano bare.
Si comunichi, si annoti e si pubblichi
Che le scarpe hanno cambiato nome:
Da adesso si chiamano bare.
Bene, la notte è lunga.
Ogni poeta che stimi se stesso
Deve avere il suo dizionario.
E prima che mi dimentichi
Bisogna cambiare nome al proprio dio:
Che ognuno lo chiami come vuole:
È un problema personale.

(da Versos de salón, 1962)

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Sul Canto delle Sirene anche:



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LA FRASE DEL GIORNO
Per i nostri vecchi / la poesia fu un bene di lusso / per noi invece / è un articolo di prima necessità.
NICANOR PARRA



nicanor-parra3Nicanor Segundo Parra Sandoval (5 settembre 1914 – 23 gennaio 2018), poeta matematico, filosofo e fisico cileno. Incarnò l’antipoesia, teorizzando il distacco dagli schemi poetici tradizionali. Fu candidato tre volte al Premio Nobel senza vincerlo mai. Ottenne il Premio Reina Sofia nel 2001 e il Premio Cervantes nel 2011.


lunedì 29 gennaio 2018

Il meraviglioso istante


MARIO LUZI

(GOCCE)

L'inverno e la sua fine
escono da quei monti
nel cielo
                          alla battaglia,
esitano l'uno
e l'altra, essi, rapiti
                          a quella luce
di politissimo cristallo,
alla flagranza delle valli,
                          e ora
un poco si osservano a distanza,
un poco si mischiano e si azzuffano
finché grandine o vento non sbaraglia
l'incertezza dello scontro.
Ci ottenebra, noi stille
                           sorprese in medio campo
un infittito scroscio,
                           ci affoga
l'uragano, sgombra
poi il sole
                            i celesti rimasugli
del furente nubifragio.
È inverno o primavera? Non lo sappiamo,
                            siamo
e non siamo niente
nella molteplicità delle apparenze,
però dentro la vita, dentro
il meraviglioso istante.

(da Sotto specie umana, Garzanti, 1999)

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Quando il lungo inverno è ormai avanzato e già si intravede la sua fine, la si coglie in ogni piccolo sintomo di primavera, dal bucaneve spuntato nei boschi alle prime violette fiorite nel prato, capita di essere sorpresi da una luce come quella evocata da Mario Luzi: in quell’essere sospesi tra due stagioni cogliamo la magia del momento, “il meraviglioso istante”.

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Montagna

FOTOGRAFIA DA FREEBIGPICTURES

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LA FRASE DEL GIORNO
Il tempo è breve; chi insegue l'immenso perde l'attimo presente.
EURIPIDE, Baccanti




Mario Luzi (Castello di Firenze, 20 ottobre 1914 – Firenze, 28 febbraio 2005), poeta italiano, fu uno dei grandi rappresentanti dell’Ermetismo. Più volte candidato al Nobel, fu insignito della Legion d’Onore. Fu Accademico della Crusca e senatore a vita.


domenica 28 gennaio 2018

Dopo aver amato


JUAN GELMAN

INVERNO

Dopo aver amato,
il tuo ventre illumina ancora l’oscurità, la stanchezza,
la notte rifugiata nella stanza

Il silenzio ha tremato per noi
come i piedi scalzi di quest’inverno di poveri,
rimangono ancora tra le tue braccia volti d’amore abbandonati,
dopo aver amato
regrediamo al fuoco, alla furia, all’ingiustizia.

Nella città che geme come pazza
l’amore conta pian piano
gli uccelli morti contro il freddo,
le carceri, i baci, la solitudine, i giorni
che mancano per la rivoluzione.

(da Velorio del solo, 1961)

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Una coppia. Fanno l’amore, poi giacciono nel letto. Passato il dickinsoniano “momento d’estasi” che ha fatto tremare il silenzio e ha chiuso fuori ogni cosa, il mondo riprende a esistere – è la Buenos Aires del poeta argentino Juan Gelman, in pieno inverno, è quell’inverno non è solo quello della stagione, è anche un inverno dell’anima che l’amore non sa superare se non sotto forma di speranza.

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Perez

DIPINTO DI RAPHAEL PEREZ

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LA FRASE DEL GIORNO
Il compito più laborioso degli amanti non consiste nel fare l’amore ma nel disfarlo alla luce incerta dell’alba quasi già nel mondo.
JUAN GELMAN, Interruzioni I




Juan Gelman (Buenos Aires, 3 maggio 1930 – Città del Messico, 14 gennaio 2014), poeta, scrittore e giornalista argentino. Vincitore del Premio Cervantes nel 2007, è autore di una poesia esistenziale con accenti lirici e intimisti, divenuta più sociale con l’avvento della dittatura militare (il figlio e la nuora furono sequestrati e uccisi dal regime, la nipote data in adozione) e l’esilio.


sabato 27 gennaio 2018

Quella pena


PRIMO LEVI

IL SUPERSTITE

a B.V.

Since then, at an uncertain hour,
Dopo di allora, ad ora incerta,
quella pena ritorna,
e se non trova chi lo ascolti
gli brucia in petto il cuore.
Rivede i visi dei suoi compagni
Lividi nella prima luce,
grigi di polvere di cemento,
indistinti per nebbia,
tinti di morte nei sonni inquieti:
a notte menano le mascelle
sotto la mora greve dei sogni
masticando una rapa che non c’è.
“Indietro, via di qui, gente sommersa,
andate. Non ho soppiantato nessuno,
non ho usurpato il pane di nessuno,
nessuno è morto in vece mia. Nessuno.
Ritornate alla vostra nebbia.
Non è mia colpa se vivo e respiro
E mangio e bevo e dormo e vesto panni.

4 febbraio 1984

(da Ad ora incerta, 1984)

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L’ossessione del ricordo opprimeva Primo Levi, tanto che quando non poté più resistere alla sua angoscia si lanciò nella tromba delle scale del palazzo torinese dove abitava. Ricordava e non poteva tollerare di essere sopravvissuto ai lager nazisti, ai campi ove vennero sterminati sei milioni di ebrei. Occorre ricordare, e non solo oggi che è la Giornata della Memoria: ricordare il passato per non correre il rischio di ripeterlo. Non sembri una frase banale: basta osservare i giovani che partecipano ai quiz televisivi e che non sanno rispondere alle domande su temi di argomento storico elementare (anche geografico, ma non è il discorso di oggi).

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giorno-della-memoria


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LA FRASE DEL GIORNO
Che appunto perché il Lager è una gran macchina per ridurci a bestie, noi bestie non dobbiamo diventare.

PRIMO LEVI




Primo Michele Levi (Torino, 31 luglio 1919 – Torino, 11 aprile 1987), scrittore, partigiano e chimico italiano, autore di racconti, memorie, poesie e romanzi. Arrestato dalla milizia fascista il 13 dicembre 1943, fu rinchiuso nel campo di Fossoli e poi ad Auschwitz. Raccontò la terribile esperienza in Se questo è un uomo, La tregua e I sommersi e i salvati.


venerdì 26 gennaio 2018

Come i poeti


ANDONIS FOSTIERIS

CINEGIRO

Non è passato neanche un istante ancora.

Mentre tenevo inchiodata la nave
Con le due –
Bisturi? Spada? Fulmine?
Mi taglia alla radice la sinistra. Non provai dolore
Come si potrebbe immaginare. Solo uno zampillo
Sprizza caldo dal promontorio della spalla
E all'improvviso
Lì accanto un braccio nell'acqua. Come estraneo.
Un pezzo di me, come estraneo. Distante.
Con quello che per tutta la vita ha tenuto accarezzato
Scintillante, un pesce nella schiuma
Arpionato. Immobile
Ora procede danzando
Verso l'abisso.

– Che dolorosa crudeltà, mio Dio!
Qui seppellisci te stesso fatto a pezzi,
E senza lacrime
Tu ricami metafore, come i poeti?

Come i poeti.
Che con la carta per sudario
Seppelliscono
In ogni parola un distante se stesso.
Un estraneo.

(da Paesaggi dal nulla, 2014 - Traduzione di Nicola Crocetti)

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Cinegiro è il fratello del tragediografo Eschilo. Nella battaglia di Maratona, combattuta nell’agosto o settembre del 490 avanti Cristo, tentò di bloccare la fuga dei Persiani fermando una trireme infilando le unghie nella poppa. I nemici, secondo il racconto inverosimile di Giustino, gli mozzarono allora un braccio, ma lui continuò a trattenere la nave con l’altro, e infine, mozzato anche questo, con i denti. È una storia molto “pulp” che il poeta greco Andonis Fostieris utilizza come metafora per i poeti e per le loro opere.

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Maratona

IMMAGINE © ANCIENT HISTORY

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LA FRASE DEL GIORNO
Dopo la poesia / I poeti / Si sentono tristi. // Come gli animali / dopo l’amore.
ANDONIS FOSTIERIS, Paesaggi dal nulla




Andonis Fostieris (Atene, 16 maggio 1953), poeta greco, è considerato uno dei più importanti della Generazione dei Settanta. Le sue opere sono caratterizzate da un linguaggio chiaro e intimistico. Dal 1981 dirige il periodico letterario I Léxi.

giovedì 25 gennaio 2018

Che amore fra noi


ALBERTO BEVILACQUA

L’INVERNO A SABBIONETA

È l’inverno
degli smalti copti, dello sguardo mansueto
fatto più lungo
dalla neve portantina di passeri che ondeggia
per folate, scrutato
da questo tepore domestico, e il bianco
che sta alla base dei tuoi seni
un po' sudato sempre dietro le punte rosa
come in un’anfora
così presente, astutamente ripescata,
una crepa di policromo oblio ti raffigura

che amore fra noi
per dubbi e serene inquietudini che un calduccio
d’io rassicura,
tornerà l’estate che forse
mai più sarà la nostra favolosa India?

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Nelle poesie di Alberto Bevilacqua si respira la stessa atmosfera di provincia dei suoi romanzi più celebri - “La Califfa” su tutti - e quella sensuale carnalità che deborda anche da questo interno domestico nella bella Sabbioneta, città d’arte della Bassa mantovana. Una poesia che riporta alla “Donna delle meraviglie": «Ci eravamo svegliati vedendo, nella piazza sottostante, ciclisti svagati che prendevano curve bianche di neve, perdendosi verso la cerchia delle mura e tra gli edifici rinascimentali». È la citta dell’illusionismo architettonico, delle finte colonne ideate dall’Alberti per il Palazzo Ducale, e anche quell’amore - tratto dalla memoria, sottratto all’oblio - è un’illusione che l’estate dissolverà.

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DIPINTO DI JACK VETTRIANO

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LA FRASE DEL GIORNO
Amore è quello spigolo che al cieco / dà tatto e memoria / di ciò che mai vide / o che vide senza meraviglia di vedere.
ALBERTO BEVILACQUA



Alberto Bevilacqua (Parma, 27 giugno 1934 - Roma, 9 settembre 2013), scrittore e regista italiano, celebre per i romanzi “La Califfa”, “Questa specie d’amore” e “Il curioso delle donne”, è stato anche sceneggiatore, giornalista e poeta. Sensualità, nostalgia e disillusione sono tra i suoi temi prediletti.


mercoledì 24 gennaio 2018

Le macchine della terra


ODYSSEAS ELYTIS

MOZART: ROMANZA

dal Concerto per piano n. 20, KV 466
Bella vita triste
Lontano piano sotterraneo
La mia testa si appoggia al Polo
E l’erba mi sommerge

Gange segreto della notte dove mi conduci?
Vedo caprioli di fumo nero
Nell’argento correre e correre
E io non sono vivo e non sono morto

Né l’amore né la gloria
Neppure un sogno esisteva
Di fianco dormo e dormo
E sento le macchine della terra che viaggia.


1960

(da I fratellastri, 1974)
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La musica che diventa poesia: come già Ángel González trasformava in parole e immagini l’onda musicale di Béla Bartók, come Charles Baudelaire che lasciava viaggiare la vela della sua fantasia su quel mare di note, come Hermann Hesse che faceva sorgere fiori da un valzer di Chopin, così il Premio Nobel greco Odysseas Elytis si sdraia stremato su una celebre romanza di Mozart, quella tratta dal Concerto per piano n. 20, e si lascia portare quasi in trance dalla musica.
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MILLA, “PIANO”
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LA FRASE DEL GIORNO
La musica suona allo stesso modo in cui le emozioni sentono
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CARROLL C. PRATT



Odysseas Elytīs, pseudonimo di Odysseas Alepoudellīs (Candia, 2 novembre 1911 – Atene, 18 marzo 1996), poeta greco, tra i maggiori Surrealisti, è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1979 per “il desiderio di libertà intellettuale e sviluppo della creatività, che traspare dalla sua poesia”.



martedì 23 gennaio 2018

Quella era l’idea


MARK STRAND

L’IDEA

Per Nolan Miller

Anche per noi esisteva un desiderio di possedere
qualcosa oltre il mondo a noi noto, oltre noi stessi,
oltre quanto sapevamo immaginare, qualcosa in cui
nondimeno potessimo riconoscerci; e questo desiderio
veniva sempre di sfuggita, nella luce che svaniva, e
in un freddo tale che il ghiaccio sui laghi della valle
si spaccava e si rovesciava, e la neve soffiata dal vento
copriva tutta la terra che riuscivamo a vedere,
e le scene del passato, quando riaffioravano,
non apparivano più come una volta, ma spettrali
e bianche fra false curve e cancellature celate;
e neppure una volta sentimmo di essere prossimi
finché il vento notturno non disse: “Perché farlo,
specialmente adesso? Tornate da dove venite”;
e allora apparve, con le finestre accese, piccola,
lontana tra gli anfratti di ghiaccio, una baita;
e ci fermammo lì davanti, stupefatti dal suo essere
lì, e ci saremmo fatti avanti ad aprire la porta,
e saremmo entrati nel lucore a scaldarci, lì,
se non fosse che era nostra proprio non essendo
nostra, e che doveva restare vuota. Quella era l’idea.

(da The Continuous Life, 1990 – Traduzione di Damiano Abeni)

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“Quella era l’idea” espressa nei suoi versi molto prosastici dal poeta statunitense Mark Strand, ovvero superare la finitudine di questo mondo per provare a raggiungerne uno più puro all’interno di noi. L’ambizione di scovare quella baita non è però solo del poeta, è di tutti, ma soprattutto del lettore, incluso in quel “noi” messo in chiaro sin dal principio: anche chi legge sale per quei sentieri di montagna scorgendo laggiù la valle farsi sempre più piccola e remota e avvicinandosi lentamente all’idea.

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Swisschalet

BRIAN HEALEY, “CHALET SVIZZERO”

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LA FRASE DEL GIORNO
L’attenzione di un poeta non è quella di un romanziere, non è completamente nel mondo esterno. È fissa sull'area in cui l'interno incontra l'esterno, dove la sensibilità del poeta incontra gli elementi, la strada, le altre persone… la zona d’ombra tra sé e la realtà.
MARK STRAND, Paris Review, n. 148, Autunno 1998




Mark Strand (Summerside, Canada, 11 aprile 1934 – Brooklyn, 29 novembre 2014), poeta statunitense di origini canadesi, fu saggista e traduttore, professore di Letteratura inglese e comparata alla Columbia University. Nel 1990 fu insignito della carica di Poeta Laureato della Biblioteca del Congresso.


lunedì 22 gennaio 2018

Parole inintelligibili


ROBERTO BOLAÑO

DINO CAMPANA CONTROLLA L’AUTOBIOGRAFIA
NEL MANICOMIO DI CASTEL PULCI

Ero buono per la chimica, per la chimica pura.
Ma preferii fare il vagabondo.
Vidi l'amore di mia madre nelle bufere del pianeta.
Vidi occhi senza corpo, occhi sospesi orbitando sul mio letto.
Dicevano che non stavo bene di testa.
Presi treni e barche, percorsi la terra dei giusti
di buon mattino e con la gente più umile:
gitani e mercanti.
Mi svegliavo presto o non dormivo. Nell'ora
in cui la nebbia non era ancora svanita
e i fantasmi a guardia del sonno comunicano inutilmente.
Sentivo gli avvisi e gli allarmi ma non ho saputo decifrarli.
Non erano diretti a me bensì a quelli che dormivano,
però non ho saputo decifrarli.
Parole inintelligibili, grugniti, gridi di dolore, lingue
straniere sentivo ovunque andassi.
Esercitai i mestieri più umili.
Percorsi l’Argentina e tutta l'Europa nell'ora in cui tutti
dormono e appaiono i fantasmi a guardia del sonno.
Ma proteggevano il sonno degli altri e non ho saputo
decifrare i loro urgenti messaggi.
Frammenti, forse sì, e per questo visitai i manicomi
e le prigioni. Frammenti,
sillabe brucianti.
Non credevo alla posterità, benché talvolta
credessi alla Chimera.
Ero buono per la chimica, per la chimica pura.

(da I cani romantici, 2006)

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Il sogno è solo un mezzo di difesa che la Chimera, la poesia riesce a sostenere per brevi tratti: è quello che traspare dalla immaginaria – ma non troppo – autobiografia del poeta Dino Campana – pensata dallo scrittore cileno Roberto Bolaño. La realtà è invece inintelligibile, il mondo ai suoi occhi appare come crittografato, i messaggi che gli altri mandano indecifrabili, così dai pochi frammenti che è riuscito a cogliere, Campana non è stato in grado di ricostruirlo.

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Campana

DINO CAMPANA – DISEGNO TRATTO DA ”EX LIBRIS 20”

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LA FRASE DEL GIORNO
Musa, / più bella del sole / e più bella / delle stelle.
ROBERTO BOLAÑO, I cani romantici




Roberto-BolañoRoberto Bolaño Ávalos (Santiago del Cile, 28 aprile 1953 – Barcellona, 14 luglio 2003), scrittore, poeta e saggista cileno, è noto soprattutto per i romanzi I detective selvaggi e 2666, uscito postumo.


domenica 21 gennaio 2018

Una maglia orrenda


ALMUDENA GUZMÁN

PROPRIO IL GIORNO

Proprio il giorno in cui ho gli occhiali e una maglia
orrenda
scopri la mia appartata esistenza.

Gli parlo con la sorpresa di sorprendermi nel toccare uno
scoiattolo.

E trattengo come posso questa valanga di baci per non
scagliarmi sulla sua nuca
mentre guarda, dando le spalle alla mia ombra crescente,
dei documenti in una cartella.


Le impressioni di una donna innamorata che non riesce a dichiararsi con un collega: una vicenda comune che diventa poesia nei versi di Almudena Guzmán, poetessa spagnola. Una cosa va comunque detta: noi maschietti abbiamo un cervello differente e molto spesso non facciamo caso a certi particolari che le donne considerano invece determinanti (e viceversa).

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office-at-night

EDWARD HOPPER, “UFFICIO DI SERA”

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LA FRASE DEL GIORNO
Velatamente, / facendo scorrere il chiavistello / è arrivata al mio appartamento /
una pantera diafana con la pelle di diamante / che mi morderà la nuca quando meno me lo aspetterò. / È il desiderio.

ALMUDENA GUZMÁN, Tu




Almudena Guzmán (Navacerrada, 1964) è una poetessa spagnola. Filologa, ha ottenuto un dottorato cin una tesi su Francisco de Quevedo. La sua poetica ha una tendenza neosurrealista venata da una sensualità sincera e naturale. Collabora con il quotidiano ABC.


sabato 20 gennaio 2018

Scontare l’attesa


MARÍA DO ROSARIO PEDREIRA

HO MESSO UN ABITO SCOLLATO

Ho messo un abito scollato e non so se ritorni,
ma le parole sono pronte sulle labbra come
segreti imperfetti o germogli di acqua custoditi per
l’estate. E, se di notte le ripeto in sordina, nel silenzio
della stanza, prima di addormentarmi, è come se all’improvviso
gli uccelli fossero già arrivati a sud e tu ritornassi
in cerca di questi antichi messaggi lavati dal tempo:

Andiamo a casa? Il sole dorme sui tetti la domenica
e c’è un intenso odore di lino sparso sui tetti.
Possiamo rivoltare i sogni al rovescio, dormire dentro il pomeriggio
e lasciare che il tempo si occupi dei gesti più piccoli.

Andiamo a casa. Ho lasciato un libro aperto a metà sul pavimento
della stanza, sono sole nella scatola le vecchie foto
del nonno, c’erano le tue mani strette con forza, quella
musica che eravamo soliti ascoltare d’inverno. E io voglio rivedere
le nuvole ritagliate nelle finestre rosse del crepuscolo;
e voglio andare di nuovo a casa. Come le altre volte.

E così mi preparo per il sonno, notte dopo notte, dipanando la lenta
matassa dei giorni per scontare l’attesa. E, quando la nidiata
allontanerà alla fine le ali della chiglia al suo primo volo,
di certo mi troverò ancora qui, ma potrò dire che, per lo
meno qualche volta, già inviai i messaggi, già dalla mia
bocca udii queste parole, che tu ritorni o non ritorni.

(da La casa e l’odore dei libri, Librati Edizioni, 2000 – Trad. Mirella Abriani)

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La poesia di Maria do Rosário Pedreira, poetessa portoghese, è stata definita “dell’abbandono” per questa assenza di fondo che è però anche una continua presenza in una perenne attesa, in un’atmosfera rarefatta che si affida al sogno e alla speranza: “Sono tanti gli anni / senza le tue braccia nelle maniche del mio vestito, / tanto sangue custodito nelle vene per una notte / così.”

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Austin

MICHAEL AUSTIN, “VESTITO ROSSO”

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LA FRASE DEL GIORNO
Per quanto sprovvista di qualsiasi contenuto, l'attesa è un vuoto che ci riempie.
EMIL CIORAN




m-r-pedreiraMaria do Rosário Pedreira (Lisbona, 1959) è una scrittrice portoghese. Laureata in lingue e letterature moderne, responsabile editoriale del gruppo Leya, è autrice di una serie di avventure poliziesche per ragazzi e di un romanzo, ma è conosciuta soprattutto per la sua attività poetica.


venerdì 19 gennaio 2018

Quella che più sa


ELVIO ROMERO

L’OSPITE

Era entrata.

               Quella che più sa, quella che pose l’orecchio
e ascoltò attentamente la negazione, il patto,
il detto e il disdetto; quella che vide il cambio
di colore delle tue labbra, precipitarsi
l’imprevisto, il nostro alzarci, l’avventura
e l’alba, il bacio,
l’allegria.

               La notte era entrata.

               Quella che più sa.

(da Un lampo ferito, 1967)

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La notte come una donnetta curiosa e affamata di gossip, che spia nell’ombra e ascolta di soppiatto: è lei la testimone degli sviluppi di una storia d’amore, dei suoi discorsi, delle cose dette e taciute, dei baci, della passione, in questi versi del poeta paraguaiano Elvio Romero.

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Mooney

CHRISTOPHER B. MOONEY, “COCCOLE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Poiché il mio cuore non riposa la notte, / oggi mi sono messo ad accendere il vecchio fuoco.

ELVIO ROMERO, Il vecchio fuoco




RomeroElvio Romero (Yegros, 1° dicembre 1926 - Buenos Aires, 19 maggio 2004), poeta paraguaiano. Militante comunista, lasciò il Paraguay durante la Guerra civile del 1947 per non farvi più ritorno, sognando comunque la “nostra terra profonda”. Fu esule in Argentina, Francia, Cuba, Italia e in vari paesi del Sudamerica. La sua poetica ha come temi l’esilio, l’abbandono e l’amore.


giovedì 18 gennaio 2018

E non potere amarci


MARÍA ROSAL

BRINDISI

Brutta bestia l’amore
Mariano Roldán

Poniamo per esempio
che oggi è giovedì.
Che un sole di piombo
cade dietro i vetri
e ricordo
la tua mano in un giorno di pioggia.
Diciamo che sono sola
e ti desidero.
Che non trovo lo scenario
per abbinare la tua immagine
con il mio respiro.
Beviamo e brindiamo
per la triste ironia
di essere vivi
e non potere amarci.

(da Sibilla, 1993)

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Una storia comune quella della poetessa spagnola María Rosal: un amore che non si può esprimere perché impossibilitato dalla distanza, dall’assenza: “Il mio amore non ha volto. / Ha soltanto parole luminose. / Il mio amore è puntuale / e ogni notte / raccolgo nella mia posta elettronica / il suo messaggio cifrato”.  Ma giunge l’ironia a stemperare la tristezza, a sciogliere quel grigiore ben rappresentato dal sole di piombo.

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Braithwaite

DIPINTO DI MARK BRATHWAITE

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LA FRASE DEL GIORNO
È nella separazione che si sente e si capisce la forza con cui si ama.
FËDOR DOSTOEVSKIJ




maria_rosalMaría Rosal (Fernán-Núñez, 1961), poetessa spagnola. Filologa e insegnante di lingua e letteratura, appartiene alla nuova generazione della poesia iberica i cui rappresentanti gestiscono con uguale facilità i temi della vita quotidiana e dell'amore o della poesia erotica. Ha pubblicato anche racconti e saggi sull'insegnamento delle lingue.


mercoledì 17 gennaio 2018

Otto ore al giorno


MICHAEL O’LOUGHLIN

UN POETA LETTONE SCRIVE UN’ODE AL CAPITALISMO

Era davvero molto bello per Pablo Neruda,
Majakovskij e quei compagni
scrivere le Odi al Lavoro: avevano
operai siderurgici stakanovisti,
conducenti di rossi trattori che spezzavano il suolo vergine.
Ma io? Come posso elogiare
l’operatore di call center,
il barista dell’hotel di lusso,
l’agente immobiliare che affitta camere agli slovacchi?

Siedo qui otto ore al giorno con la divisa blu
al registratore di cassa del Tesco
cercando di trovare un nome
per quello che faccio davvero.
I miei colleghi si chiamano Mariska o Mujumaad
non so dove vivono
non so cosa mangiano.

La sola cosa che so è che siamo sacerdoti dell’infima casta
nella chiesa più grande che la storia abbia mai visto.
La gente viene fino all’altare,
posiamo le mani sui frutti della terra
e li restituiamo benedetti, santificati, pagati
alle persone che li hanno creati.

No, non voglio scrivere un’ode alla gente come me.
Comunque, c’è una festa in un appartamento a Baggot Street
e il ragazzo brasiliano ha un po’ di roba davvero buona.

(da Poesie 1980-2015, 2017)

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Non c’è naturalmente nessun poeta lettone: Mikelis Norgelis, il presunto autore di questa e di altre sette poesie è lo scrittore irlandese Michael O’Loughlin, che ha inventato questo personaggio immaginario per osservare con uno sguardo esterno la situazione sociale del suo paese. Con questo escamotage, può raccontare l’Irlanda dal basso, dalla categoria più umile, quella dei cassieri lettoni, dei lavapiatti polacchi, dei camerieri cinesi: “È strano pensare che tutti noi / - i polacchi, i cinesi e io – / eravamo una volta bambini con camicie bianche immacolate / con fazzoletti rossi intorno al collo / e cantavamo canzoni di Speranza e Progresso / senza sapere che eravamo la Bestia / che qui hanno temuto così tanto / che abbiamo quasi bloccato la luce. // Ma la Bestia è morta e /   siamo strisciati come vermi / dalla sua pelle fredda”.

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Tesco

FOTOGRAFIA © IRISH TIMES

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LA FRASE DEL GIORNO
Percependo che i frammenti sono la nostra unica totalità / Intaglio con cura i loro bordi frantumati.
MICHAEL O’LOUGHLIN




O'LoughlinMichael O’Loughlin (Dublino, 1958), poeta irlandese, ha vissuto a lungo a Barcellona e Amsterdam prima di ritornare in patria nel 2002. Traduttore dall’olandese, si è dedicato anche alla sceneggiatura e alla narrativa, con “The Inside Story”, opera del 1989.


martedì 16 gennaio 2018

Un soffio di polline


TED KOOSER

UN BARLUME DI ETERNO

Proprio adesso,
un passero si è posato
sul ramo di un pino
proprio fuori
dalla finestra della mia camera da letto
e un soffio
di polline giallo
è volato via.

(da Piaceri e ombre, 2004)

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Intravedere l’eterno – in fondo è quello che fa la poesia: gettare uno sguardo in tralice verso il mistero per carpirne anche solo il più minuscolo segreto. Quello che suggerisce al poeta statunitense Ted Kooser lo sbuffo giallo di polline sfuggito da una pigna e divenuto d’oro nella luce quando un passero si è posato improvvisamente su un ramo.

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Polline

FOTOGRAFIA © PALEOFOUNDATION

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LA FRASE DEL GIORNO
L'eternità è un concetto simile all'attimo, non si coglie, non si misura e l'amore se ne serve nel periodo in cui dimentica il tempo; può essere un secondo, come può essere per un giorno, come per più anni, poi l'eternità dilegua.
ANTONIO BELTRAMELLI, I tre tempi




Ted Kooser (Ames, Iowa, 25 aprile 1939) è un poeta statunitense. È stato Poeta laureato alla Libreria del Congresso dal 2004 al 2006. Le sue poesie sono caratterizzate da uno stile semplice e colloquiale e hanno spesso come temi il MIdwest, l’amore, il tempo e la famiglia.


lunedì 15 gennaio 2018

Fuoco d’artificio


CHRISTOPH WILHELM AIGNER

ASTRONOMIA PER DUE

Sotto la piccola città
serpeggia nella nebbia
Il cielo un
fuoco d’artificio raggelato
Venere era
esplosa in Scorpione
Sullo sfondo
il fruscio del nostro sangue

(da AA.VV., Nuove poesie d’amore, Crocetti - Traduzione di Riccarda Novello)

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Una scena da Capodanno, di quelle che abbiamo vissuto recentemente, questa proposta dal poeta austriaco Christoph Wilhelm Aigner: nel freddo cielo si accende un fuoco d’artificio ed è interpretato come un segno d’amore – quasi astrologico: Venere in Scorpione è simbolo di passione e sessualità – un messaggio per i due innamorati.

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Fuochi

FOTOGRAFIA © MIRROR

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LA FRASE DEL GIORNO
Le nostre fantasie di solito sono più forti della nostra ragione, per cui non è chiaro di quale percentuale di immaginazione si componga la ragione.
CHRISTOPH WILHELM AIGNER, Anti-Amor




Christoph Wilhelm Aigner (Wels, 18 novembre 1954), poeta austriaco scoperto da Erich Fried, è traduttore dall’italiano e dal medio-alto tedesco. Oltre alle raccolte poetiche, ha scritto il racconto “Anti-Amor”.


domenica 14 gennaio 2018

La vita di sempre


DARIA MENICANTI

CANZONETTA WEEKEND

Dio mi brilla sul capo
in una risata di stelle
il lago rimbocca la terra
con dita di schiuma
con onde materne
in danza minuta infinita.
Da un lago, da un cielo così
mai tanto sconfitta come oggi
dovrò ritornare alla vita,
la vita di sempre.

(da Un nero d’ombra, 1969)

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Il weekend come oasi dove riposarsi dalle fatiche della settimana, dove ritemprarsi, dove ritagliare del tempo per la propria esistenza. Ma naturalmente, passa velocemente, nonostante i suoi viaggi e le sue bellezze. Ecco che subentra, come rileva la poetessa Daria Menicanti, quell’atmosfera da Sabato del villaggio leopardiano: “ed al travaglio usato / ciascuno in suo pensier farà ritorno”.

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Lago

ELABORAZIONE GRAFICA CON PAINNT © DANIELE RIVA

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LA FRASE DEL GIORNO.
Primo errore vivere come se. / Questo il primo.
DARIA MENICANTI, Ferragosto




Daria Menicanti (Piacenza, 1914 – Mozzate, 4 gennaio 1995), poetessa, insegnante e traduttrice italiana. In lei si mescolano il registro sarcastico e ironico e quello più sottile della malinconia. Per Lalla Romano la sua era “una voce nuova, moderna e classica, per niente alla moda, ma libera e anche audace”.


sabato 13 gennaio 2018

In una conchiglia


ANISE KOLTZ

OGNI POESIA È SENZA RISPOSTA

Ogni poesia è senza risposta

Oceano infinito
annega
in una conchiglia

(da Il muro del suono, 1997)

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È una bellissima metafora quella scelta dalla poetessa lussemburghese Anise Koltz in questa brevissima poesia – del resto una delle sue caratteristiche è la densità del linguaggio. Così la poesia alla fine è una domanda posta senza possibilità di ottenere una risposta, è l’infinito che si condensa nel minuscolo finito.

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Kush

DIPINTO DI VLADIMIR KUSH

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LA FRASE DEL GIORNO
Il linguaggio / ci / invade / come il flusso / dell’oceano // Quando si ritira / la sabbia scricchiola / sotto i nostri denti.
ANISE KOLTZ, Sonnambula del giorno




Anise Koltz (Eich, 12 giugno 1928), poetessa lussemburghese. Di origini ceche, tedesche, inglesi e belghe, iniziò a pubblicare in tedesco per poi divenire una delle principali scrittrici in lingua francese. Al suo attivo ha anche dei racconti per bambini e numerose traduzioni.


venerdì 12 gennaio 2018

Dieci anni di “Canto delle Sirene”


E sono dieci. Dieci anni. Il Canto delle Sirene nacque esattamente il 12 gennaio 2008 alle cinque del pomeriggio, anche se con una diversa intenzione. Poi, con lo scorrere degli anni, ha assunto la connotazione di contenitore di poesie, quella che ha adesso e che – spero – lo fa apprezzare. La scelta è stata quella di percorrere i sentieri meno battuti, quelli dei poeti meno noti – anche italiani – senza però abbandonare la via più larga e facile, quella dei “grandi”. E infatti ci sono in questi dieci anni Karmelo C. Iribarren e Gloria Fuertes, Diego Valeri e Gaetano Arcangeli, ma non mancano Montale e Ungaretti, il canto V della Divina Commedia e L’Infinito di Leopardi.

Che altro dire? Dieci anni sono un bel traguardo, un punto di osservazione, ma da questo belvedere la strada prosegue. Come festeggiare allora? Non ho trovato modo migliore che una bella carrellata di poesie, ben dieci, una per anno, di quelle già pubblicate, con il rimando al post originale, se vi verrà voglia di andare a leggerlo. Qui sotto alcune delle intestazioni usate per il blog.

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2008


EUGENIO MONTALE

NON RECIDERE, FORBICE, QUEL VOLTO

Non recidere, forbice, quel volto
solo nella memoria che si sfolla,
non far del grande suo viso in ascolto
la mia nebbia di sempre.

Un freddo cala... Duro il colpo svetta.
E l'acacia ferita da sé crolla
il guscio di cicala
nella prima belletta di novembre.

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2009


ROBERT FROST

LA STRADA NON PRESA

Divergevano due strade in un bosco
Ingiallito, e spiacente di non poterle fare
Entrambe essendo uno solo, a lungo mi fermai
Una di esse finché potevo scrutando
Là dove in mezzo agli arbusti svoltava.

Poi presi l'altra, che era buona ugualmente
E aveva forse i titoli migliori
Perché era erbosa e poco segnata sembrava;
Benché, in fondo, il passar della gente
Le avesse invero segnate più o meno lo stesso,

Perché nessuna in quella mattina mostrava
Sui fili d'erba l'impronta nera d'un passo.
Oh, quell'altra lasciavo a un altro giorno!
Pure, sapendo bene che strada porta a strada,
Dubitavo se mai sarei tornato.

Questa storia racconterò con un sospiro
Chissà dove fra molto molto tempo:
Divergevano due strade in un bosco e io...
Io presi la meno battuta,
E di qui tutta la differenza è venuta.

(Traduzione di Giovanni Giudici)

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2010


LUCÍA RIVADENEYRA

DICONO

Dicono che un buon bagno
cancella tutto.

Io è da anni che mi bagno
                     mi strofino
                     mi arrosso
e non ho potuto strapparmi
                     le tue mani.

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2011


ANA ROSSETTI

COME SAREBBE ESSERE TE

Questo è l'enigma, l'ansia travolgente
di conoscere, il desiderio irresistibile di gettare l’ancora
in te, di possederti.
Come sarebbe la perplessità di essere te,
il mistero, la malattia di essere te e sapere
Come sarebbe lo stupore di essere te, davvero te e
con i tuoi occhi vedermi.
Come sarebbe percepire che ti amo
Come sarebbe, essendo te, sentirmelo dire
E come sarebbe, allora, sentire quello che senti tu.

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2012


ANTONIA POZZI

L’ALLODOLA

Dopo il bacio – dall'ombra degli olmi
sulla strada uscivamo
per ritornare:
sorridevamo al domani
come bimbi tranquilli.
Le nostre mani
congiunte
componevano una tenace
conchiglia
che custodiva
la pace.
Ed io ero piana
quasi tu fossi un santo
che placa la vana
tempesta e cammina sul lago.
Io ero un immenso
cielo d'estate
all'alba
su sconfinate
distese di grano.
Ed il mio cuore
una trillante allodola
che misurava
la serenità.

25 agosto 1933

(da Parole, 1939)

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2013


PAUL ÉLUARD

UNA LIBBRA DI CARNE

Sono un uomo nel vuoto
Un uomo sordo cieco muto
Sopra un immenso piedistallo di silenzio nero

Nulla questo oblio senza limiti
Questo zero assoluto di uno zero ripetuto
La solitudine compiuta

Il giorno è senza macchia e la notte è pura

Qualche volta prendo i tuoi sandali
E cammino verso te

Qualche volta indosso la tua veste
E ho i tuoi seni e ho il tuo ventre

Allora mi vedo con la tua maschera
E mi riconosco

(da Poesie - Traduzione di Vincenzo Accame)


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2014


WISŁAWA SZYMBORSKA

IN EFFETTI, OGNI POESIA

In effetti ogni poesia
potrebbe intitolarsi «Attimo».

Basta una frase
al presente,
al passato o perfino al futuro:

basta che qualsiasi cosa
portata dalle parole
stormisca, risplenda,
voli nell’aria, guizzi nell’acqua,
o anche conservi
un’apparente immutabilità,
ma con una mutevole ombra;

basta che si parli
di qualcuno
o di qualcuno accanto a qualcosa,

di Pierino che ha il gatto
o che non ce l’ha più;

o di altri Pierini
di gatti e non gatti
di altri sillabari

sfogliati dal vento;
basta che a portata di sguardo
l’autore metta montagne provvisorie
e valli caduche;

che in tal caso
accenni al cielo
solo in apparenza eterno e stabile;

che appaia sotto la mano che scrive
almeno un’unica cosa
chiamata cosa altrui;

che nero su bianco,
o almeno per supposizione
per una ragione importante o futile,
vengano messi punti interrogativi,
e in risposta -
i due punti:

(da Due punti, 2005 - Traduzione di Piero Marchesani)

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2015


KARMELO C. IRIBARREN

LA DONNA DEI MIEI SOGNI

In tutte le città dove sono stato
mi è sembrato di vederti:
un autobus che parte
e che non riesco a prendere,
o un ascensore che si chiude,
o voltando un angolo
al calar della notte,
o in fondo,
tra fumo e voci,
in un bar dell’alba…

In ogni luogo, sempre,
la tua immagine appare
e scompare.

(da Serie B, 1998)


2016


DEREK WALCOTT

L’AMORE DOPO L’AMORE

Verrà il momento
in cui, con gioia,
saluterai te stesso mentre arrivi
alla tua porta, nel tuo specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro,

dicendo: siediti qui. Mangia.
Amerai di nuovo l’estraneo che era in te.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, all’estraneo che ti ha amato

per tutta la vita, che hai ignorato
per un altro, che ti conosce a memoria.
Togli le lettere d’amore dallo scaffale dei libri,

le foto, gli appunti disperati,
sbuccia la tua immagine dallo specchio.
Siediti. Banchetta con la tua vita.

(Love after love, da Uve di mare, 1976 – Traduzione di Matteo Campagnoli)

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2017


NIKIFÒROS VRETTÀKOS

POESIE PER LA STESSA MONTAGNA, II

Ti salivo, ti scendevo, carico
di cielo per i miei domani.
Le mie parole, calici, dovevano
riempirsi di luce. I miei versi,
vasi alla finestra di Dio.

(da Corale, 1988 - Traduzione di Gilda Tentorio)

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LA FRASE DEL GIORNO
Anniversario. Eco del tempo che passa.
PIERRE VÉRON, Il carnevale del dizionario

giovedì 11 gennaio 2018

Ma tutto passa


BERTOLT BRECHT

È STATO MOLTO TEMPO FA

È stato molto tempo fa, e ora
non so più nulla di lei che una volta
era tutto.
Ma tutto
passa.

1920

(Traduzione di Luciano Luisi)

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Ci sono momenti, soprattutto nella gioventù, che ci sembrano fondamentali e indimenticabili, ci sembrano rivestire un’importanza più che basilare, quasi totalitaria nella nostra vita, come l’incontro con la ragazza amata da Bertolt Brecht. Ma poi il tempo scorre, le cose cambiano, e tutto passa, inghiottito nel divenire eracliteo.

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Osborn

DIPINTO DI JACQUELINE OSBORN

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LA FRASE DEL GIORNO
Tu chiedi che ne è di quell’amore? / Pure il suo volto più non lo rammento, / questo rammento: l’ho baciato un giorno.
BERTOLT BRECHT




Eugen Bertolt Friedrich Brecht (Augusta, 10 febbraio 1898 - Berlino Est, 14 agosto 1956), teorico del teatro, poeta, regista e drammaturgo tedesco, è noto soprattutto per le opere teatrali: “L’opera da tre soldi”, “Madre Coraggio e i suoi figli”, “Vita di Galileo”.


mercoledì 10 gennaio 2018

Mi manchi


TINA OLIVEIRA

PROFUMO DI SERA

Mi manchi
dietro la schiena

in silenzio e a voce alta

il tuo sguardo
un retrogusto

Ce ne siamo andati
         e di noi due resta un profumo
e la pelle che parla

(da Viaggio nudo, 2017)

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Un presente fatto di assenza, spoglio – “nudo” è parola che non fa solo parte del titolo della raccolta ma appare anche molte volte nelle sue poesie: è questo che affronta la poetessa venezuelana Tina Oliveira: “Nudo il silenzio / sulle spalle / restano / morsi di futuro”.

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Schloe

DIPINTO DI CHRISTIAN SCHLOE

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LA FRASE DEL GIORNO
Scopro quello che conservo / dall’eco del vuoto.
TINA OLIVEIRA, Viaggio nudo




OliveiraTina Oliveira (Caracas, 1967), poetessa venezuelana, si occupa di biodiversità all’Università Simon Bolivár. Pratica la poesia dagli anni del liceo. Sue poesie sono apparse nell’antologia Jamming 102 Poetas. Viaggio nudo è la sua prima raccolta.


martedì 9 gennaio 2018

Troppo te stessa


HENRIK NORDBRANDT

ORA NON POSSO PIÙ USARTI

Ora non posso più usarti
come una rosa nelle mie poesie d'amore:
sei troppo grande, troppo bella
e troppo, troppo te stessa.

Ora posso in realtà solo guardarti
come si guarda un fiume
che ha trovato il suo letto
e lo assapora in ogni suo movimento

ogni sua ansa, ogni suo pesce
e ogni suo tramonto
fra i monti azzurri coperti di neve
che sono miei, e miei solo
perché fra loro ti sei aperta un varco.

Ora posso solo specchiarmi
nelle acque che scorrono placide
insieme ai petali di fiori che cadono
alle chiatte e alle città minerarie deserte

dove i tuoi amanti si ubriacano
e si affogano al tuo chiaror di luna
e vengono rigettati sulle rive

nei paesi lontani dove ci incontriamo in sogno.

(da Ode alla piovra e altre poesie d'amore, 1975 - Traduzione di Bruno Berni)

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Questi versi del poeta danese Henrik Nordbrandt mi hanno fatto pensare immediatamente al grande disperato amore di Catullo, alla Lesbia che ”in quadriviis et angiportis" spreme i magnanimi nipoti di Remo. È un amore che trova il suo spazio solo nel lasciar andare, nel vivere da lontano, come lo spettatore che osservi la scena. Eppure, anche in sogno, è sempre amore, proprio come in Catullo: “Nessun amore avrà mai quella fedeltà / che nel mio amore io ti ho portato”.

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Vicente Romero Redondo (5)

DIPINTO DI VICENTE ROMERO REDONDO

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LA FRASE DEL GIORNO
Il mare è pieno di vecchie navi stanche / che abbiamo affondato nei nostri tentativi di raggiungerci.

HENRIK NORDBRANDT, Ode alla piovra e altre poesie d’amore




Henrik Nordbrandt (Fredericksberg, 21 marzo 1945), poeta, scrittore e saggista danese, debuttò nel 1966 con Digte. La sua lirica raffinata riflette i temi del Mediterraneo (Italia, Grecia e Turchia) dove soggiorna a lungo assorbendone colori, suoni e paesaggi, sulla passione erotica e l’assenza dell’amata.