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giovedì 31 maggio 2018

Nelle mie radici


ANISE KOLTZ

TAGLIATE I MIEI RAMI

Tagliate i miei rami
fatemi a pezzi
gli uccelli continuano a cantare
nelle mie radici.

(da Sonnambula del giorno, 2015)


La nostra esistenza è basata per larga parte sulla scienza, la tecnologia, l’energia atomica, ecc. La nostra intelligenza, almeno quella dei comuni mortali, e il nostro sapere non sono più in grado di seguire i fulminei progressi che ci pongono di fronte a questo mondo ad alta tecnologia in pieno mutamento” scrive amara la poetessa lussemburghese Anise Koltz: siamo simili a quell’albero tagliato a pezzi dove però la poesia continua a cantare dalle radici.

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Olbinski

DIPINTO DI RAFAL OLBINSKI

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LA FRASE DEL GIORNO
La parola che scrivo / diventa un’altra parola // Come addormentare il proprio grido / sulla pagina.
ANISE KOLTZ




Anise Koltz (Eich, 12 giugno 1928), poetessa lussemburghese. Di origini ceche, tedesche, inglesi e belghe, iniziò a pubblicare in tedesco per poi divenire una delle principali scrittrici in lingua francese. Al suo attivo ha anche dei racconti per bambini e numerose traduzioni.


mercoledì 30 maggio 2018

Centenario di Pita Amor


Guadalupe Teresa Amor Schmidtlein, meglio nota come Pita Amor, poetessa messicana, nasceva il 30 maggio di cento anni fa: donna libera ed eccentrica (spesso vestiva esclusivamente un mantello o un cappotto senza altro sotto), in gioventù fu modella di Diego Rivera e Juan Soriano e amica di Frida Kahlo, Salvador Dalí e di Pablo Picasso, dei poeti Salvador Novo e Gabriela Mistral. La sua vita è segnata dalla scomparsa del figlioletto di un anno, annegato in una pozza: incapace di gestirlo, lo aveva affidato alla sorella minore perché se ne curasse. Da quel momento divenne silenziosa e solitaria, incurante dell’aspetto fisico cui aveva tanto tenuto. Riapparirà negli Anni ‘70, ancora insolente e impulsiva per poi ripiombare nel silenzio che manterrà fino alla morte. La sua poesia riveste toni metafisici, che si interrogano sulla divinità, sull’essenza del mondo, che indagano sulle paure che da sempre l’hanno accompagnata: la solitudine e l’abbandono.

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Pita

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da Polvere, 1949

MI AVVOLGE LA POLVERE, MI INQUIETA

Mi avvolge la polvere, mi inquieta.
Perché viene da tanto lontano?
E come assoggetta ai detriti
i vecchi mondi passati?
- La polvere non ha fine,
né inizio avrà mai avuto;
so che ha sempre contenuto,
nella sua eternità convulsa,
l'arcana forza che conduce
a ciò che è e a ciò che è stato.

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da Io sono la mia casa, 1957

IO SONO LA MIA CASA, III

Dalla mia idea sferica delle cose,
nascono le inquietudini e i miei mali,
io geometricamente penso uguali
il grande e il piccolo, perché, essendo,
hanno uguale rilevanza; esistendo,
i volumi non hanno proporzioni,
né si misurano per dimensioni
e contano solo perché totali,
se anche sfericamente disuguali
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SE L'AMORE NON L'HO CANTATO

Se l'amore non l'ho cantato,
sarà perché l'ho vissuto?
Se il dolore l'ho sbandierato
sarà perché cammina al mio fianco?

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LA FRASE DEL GIORNO
Speriamo che qualcuno di questi versi possa dare a chi li legge un modesto riflesso della loro angoscia, della loro speranza.
PITA AMOR





Pita AmorGuadalupe Teresa Amor Schmidtlein, (Città del Messico, 30 maggio 1918 - 8 maggio  2000), poetessa e scrittrice messicana, conosciuta come Pita Amor. Musa di Diego Rivera e Juan Soriano, fu amica di Frida Kahlo, Salvador Dalí e Pablo Picasso. La sua poesia metafisica si interroga su Dio, sulla solitudine e sull’abbandono.


martedì 29 maggio 2018

È sempre bianco


GHIORGOS SEFERIS

IL GELSOMINO

Quando giunge la notte
quando spunta l'alba
è sempre bianco
il gelsomino.

(da Giornale di bordo II, 1944)

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Quattro versi, tredici parole (otto nell’originale greco: Είτε βραδιάζει / είτε  φέγγει / μένει λευκό / το γιασεμί). E il poeta Ghiorgos Seferis dipinge un mondo sull’immutabilità della bellezza di fronte agli eventi, sul fatto che determinati valori non sono pregiudicati dal differire delle circostanze.

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Gelsomino

FOTOGRAFIA © THE GARDENING BLOG

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia / Non immergerla nei platani profondi / Nutrila di quella terra e di quella roccia che hai. // Il resto, /scava sul posto per trovarlo.
GIORGOS SEFERIS, Tre poesie segrete




Ghiorgos Seferis, pseudonimo di Gheorgios Seferiadis (Vourla, Turchia, 13 marzo 1900 - Atene, 20 settembre 1971), poeta, saggista e diplomatico greco, premio Nobel per la letteratura nel 1963 con la seguente motivazione: “Per la sua scrittura distinta, ispirata da un profondo sentire per il mondo della cultura ellenica”.


lunedì 28 maggio 2018

Nel riflusso del sangue


GUILLERMO FERNÁNDEZ

SONO SCESO GIÙ IN STRADA

Sono sceso giù in strada
pensando mi chiamassi.
C’erano solo ombre
e un’unghietta di luna
in un cielo così grande e indigente.

Salgo ancora le scale
senza avere una meta,
sento ancora i tuoi passi
nel riflusso del sangue
che affluisce e ferisce
là dove fai più male,
là dove più mi manchi.

La speranza
di rivederti non invecchia.
Ogni mattina
osserva nello specchio
quanti anni ha nel volto.
“Non sei cambiata in nulla”,
le dico, e mi sorride
con un poco di lacrime.

(da Poesia, n. 337, Maggio 2018 -Traduzione di Stefano Strazzabosco)


L’illusione del desiderio, la voce dell’assenza che chiama dalla memoria e fa travisare la realtà, quel vuoto presente: ma è “nel riflusso del sangue”, come dice il poeta messicano Guillermo Fernández, che l’assente continua a ribollire, a ferire. Eppure, rimane sempre viva la speranza, una fiamma inestinguibile che si nutre di ricordi e di pensieri che travalicano il tempo e lo spazio.

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Bruschi

SHANNA BRUSCHI, “UOMO CHE CAMMINA”

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LA FRASE DEL GIORNO
Lo sapevi: "La vita non è sogno": / è una lunga veglia di ceneri / che affila la sua verità di spina pura / nella gemma senza fine della memoria.
GUILLERMO FERNÁNDEZ




guillermofdzGuillermo Fernández García (Guadalajara, 2 ottobre 1932 – Toluca, 31 marzo 2012), poeta e italianista messicano, traduttore di Calvino, Alda Merini, Saba, Magrelli, Campana e Zanzotto. Fu assassinato nella sua casa da ignoti, che lo colpirono dopo averlo legato e imbavagliato.


domenica 27 maggio 2018

Fra tramonti e metrica


ARUNDHATHI SUBRAMANIAM

A UNA POESIA NON ANCORA NATA

Davanti a un tè ci domandiamo perché scriviamo poesie.
Dieci persone le leggono, in ogni caso.
A tre non piacciono
per partito preso.
Tre provano un vago struggimento
ma devono pensare ai rubinetti che perdono
e al traffico cittadino.
A due piacciono
e non avrebbero problemi a dirtelo,
ma non sanno come.
Un’altra è tutta presa a preparare domande
sulle facili ironie
e sulla politica dell’identità.
La decima si chiede
se porti le lenti a contatto.

E noi
corrotti come chiunque altro
da un mondo assuefatto
ai carboidrati
e alle parole,

brancoliamo ancora
fra tramonti, metrica e
schegge di speranza

per un istante
liberi
dal terribile contagio
dell’abitudine.

(da L’India dell’anima – Antologia di poesia femminile indiana contemporanea in lingua inglese, Le Lettere, 2006 - traduzione di Andrea Sirotti)

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Fra tramonti, metrica e schegge di speranza: è lì che vive il poeta, è lì che interrogandosi scalfisce il mistero che si cela dietro il reale – a volte addirittura è la poesia stessa che gli si manifesta, che gli si impone come una rivelazione. Perciò è per sé che scrive principalmente, come nota la poetessa indiana Arundhathi Subramaniam sull’onda della Wisława Szymborska di Ad alcuni piace la poesia.

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Tè

FOTOGRAFIA © ZACHARY SPENCER

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LA FRASE DEL GIORNO
Confida nel dio / pronto a fare ancora il giro del mondo / senz’altra ragione // che vederlo, stavolta, / attraverso i tuoi occhi.
ARUNDHATHI SUBRAMANIAM, Quando Dio è un viaggiatore




SubramaniamArundhathi Subramaniam (Mumbai, 1967), poetessa, artista e scrittrice su temi di spiritualità e cultura. Ha lavorato negli anni come editrice e curatrice di poesia e giornalista culturale. Vive tra Mumbai e il centro Yoga di Coimbatore. Tra le sue opere Dove vivo (2009) e Quando Dio è un viaggiatore (2014).


sabato 26 maggio 2018

Il fluire della luce


MARIA AZENHA

IL RITORNO DI UNA POESIA SENZA VOCE

Il sole accende la pagina di quaderno dove scrivo,
le lenzuola al vento scuotono le foglie degli alberi. Ascolto le lettere
della primavera dondolare sul campo tra i tavoli
vive nella forza della poesia che passa veloce
e mi lascio inondare dalle acque nate dall’assenza.

La poesia passa come l’espressione di un cerchio con altri cerchi inscritti
liberarsi del centro è il suo
movimento,
riunirsi nel testo con la polvere delle ore.

Ne scrivo copie ovunque.
Il bambino che giace nella notte, che piange nel bosco, cerca la sua voce.
E per la prima volta la poesia parla.

Il corpo si sente linguaggio nel fluire delle acque
ci sono rose sottili che dal testo vengono a cercarci.
Come disse Rilke,
quello che fa crescere la sensualità è il fluire della luce.

(da D’amore ardono i boschi, Edizione dell’Autore, 2010)

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Come nasce una poesia? Talvolta così come spiega la poetessa portoghese Maria Azenha: viene a colmare un vuoto, a riempire con il suo flusso di parole il bianco della pagina mentre, tutto intorno, il mondo continua a esistere. Come qualcosa che deve sprigionarsi, lentamente, i versi si liberano: per citare il Rilke evocato dall’autrice “Io non so d'una sola / Parola / I confini… / Ma tendo l'orecchio ai divini / Echi dei loro dominii. / Odo, allora, frusciare / Per ogni prato i rastrelli; / odo l'acqua bagnare, / cullando, i battelli; / odo il silenzio finanche, che vive / lungo le trepide rive”.

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Knapp

KATE KNAPP, “GIORNO DI VENTO A BLOCK ISLAND”

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LA FRASE DEL GIORNO.
La poesia vestita da bambino dorme su un ramo del freddo / brucia / come i pensieri di un folle // attraversa la luna con un fiore di cenere in bocca.
MARIA AZENHA, In una scarpa di Dante




Maria_Azenha_18Maria da Conceição da Silva Rodrigues Azenha (Coimbra, dicembre 1945) è una poetessa portoghese.Laureata in Matematica, ha insegnato a Coimbra, Évora e Lisbona e alla Scuola d'Arte “António Arroio”.


venerdì 25 maggio 2018

Così come ora


DIEGO VALERI

VOCE

Voce così bassa e calma
senza peso di carne, di colore,
avviluppata di fumo, di sonno,
potessi udirti, così come ora,
in quell’ora.

(da Verità di uno, 1970)

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Un ricordo fulmineo di una persona amata torna alla mente dell’ormai anziano poeta veneto Diego Valeri e ne nascono questi versi percorsi da un’emozione intensa che, come rileva il risvolto di copertina di Verità di uno, “suscita ancora, dall’ombra, dal crepuscolo, luce e riverberi preziosi; dalle cose e dalle persone amate, aloni che le rivelano”.

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Wandall

BROOKE WANDALL, “PAISLEY CHE PARLA”

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LA FRASE DEL GIORNO
Senza posa / ogni creata cosa / in poco d'ora ci diventa strana. / E con le cose ci mutiamo noi, d'oggi in domani.
DIEGO VALERI, Calle del vento




Diego Valeri (Piove di Sacco, 25 gennaio 1887 – Roma, 27 novembre 1976), poeta, traduttore e accademico italiano, fu ordinario di Letteratura Francese all’Università di Padova per oltre vent’anni, tranne nel periodo 1943-45 quando riparò in Svizzera come rifugiato politico.


giovedì 24 maggio 2018

Tra l’alba e il vento


MARIÀ MANENT

A UNA RONDINE CHE MI HA SVEGLIATO ALL’ALBA

Che ne sai tu, dolce amica di seta,
quando l’alba comincia a farsi d’oro,
che ne sai dello steccato scuro
         e dell’insonnia umana?

Bagnato dall’ombra azzurra, il lichene:
vicino al nido, di certo è più chiaro:
il tuo canto lontano ha allontanato
         il Sogno – uccello schivo.

Non conosci la palpebra inquieta,
né la fronte che brucia sul cuscino,
né il letto annerito dalle tenebre,
         tu, tra l’alba e il vento.

(da Le acacie selvatiche, Edicions del Mall 1986)

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Il poeta catalano Marià Manent costruisce una poesia simbolista, che attraverso le sue visioni insinua l’importanza di ciò che non viene detto. Come scrive Enric Bou “ La necessità di stabilire uno schermo tra l'esperienza reale, il mondo sensibile e l'elaborazione letteraria di questo aneddoto iniziale, è fondamentale nella poesia di Manent”. Una considerazione che gli deriva anche dalle numerose traduzioni di testi orientali, che gli lasciano una trasparente eleganza, vicina alla filosofia degli haiku. Così la rondine che canta all’alba svegliando il poeta diventa un’interlocutrice con cui condividere le riflessioni.

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Rondine

IMMAGINE DA PINTEREST

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia nasce, essenzialmente, da un impulso metaforico, dalla misteriosa compiacenza di chi sente la relazione profonda degli esseri e sa che esiste un'affinità segreta tra realtà lontane, anche tra gli esseri e le cose più discordanti.
MARIÀ MANENT




manent_mariaMarià Manent i Cisa (Barcellona, 27 novembre 1898 – 24 novembre 1988), poeta, prosatore e critico letterario, memorialista, traduttore e attivista culturale. Figura chiave della cultura catalana del XX secolo, si formò nel Novecentismo spagnolo, virando poi verso il simbolismo e la poesia pura.


mercoledì 23 maggio 2018

Gli sguardi


VALERIO MAGRELLI

HO SPESSO IMMAGINATO CHE GLI SGUARDI

Ho spesso immaginato che gli sguardi
sopravvivano all'atto del vedere
come fossero aste,
tragitti misurati, lance
in una battaglia.
Allora penso che dentro una stanza
appena abbandonata
simili tratti debbano restare
qualche tempo sospesi ed incrociati
nell'equilibrio del loro disegno
intatti e sovrapposti come i legni
dello shangai

(da Nature e venature, Mondadori, 1986)


Una bella immagine scelta dal poeta romano Valerio Magrelli: gli sguardi che sopravvivono, che vengono delineati nelle loro traiettorie un po’ come gli esami balistici sulla scena del crimine che si vedono in certi telefilm. Quelle “aste” diventano dunque una memoria dello sguardo, una sua breve ombra che si interseca sugli oggetti e sulle persone.

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mikado

FOTOGRAFIA © WILHAI/PIXABAY

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LA FRASE DEL GIORNO
Possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo, ma niente, assolutamente niente, sostituisce lo sguardo dell'essere umano.
PAULO COELHO, Manuale del guerriero e della luce




Valerio Magrelli (Roma, 10 gennaio 1957) è un poeta, scrittore, traduttore, critico letterario e accademico italiano. Laureato in Filosofia all'Università di Roma, insegna Lingua e letteratura francese all'Università di Cassino. È autore di molte traduzioni di autori francesi come Mallarmé, Valéry, Jarry, Char, Ponge.


martedì 22 maggio 2018

Ali azzurre


FERNAND VERHESEN

IL PAESAGGIO

Il paesaggio
               attraversa le pareti
minaccia la notte
in fondo alla stanza
Si aprono tra le dita
               le collezioni di sogni
Una campana silenziosa
               sveglia l’ascolto
La terra è fatta di sonni
che parlano
               dietro
               le porte
All'improvviso tutta la scena
               si popola di ali azzurre

(da À juste prise, Le Cormier, 2008)

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La “poesia pura” del belga Fernand Verhesen cerca di snidare la luce dalle zone d’ombra – l’ambiente notturno vi è spesso protagonista: ne emerge allora un paesaggio dal sapore surrealista dove fare poesia è riconoscere le cose, facendo chiarezza nel pensiero e nel linguaggio.

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Monet

DIPINTO DI ARLETTE EDELHAUZER

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LA FRASE DEL GIORNO
L’attesa cancella / le distanze / Non siamo che brace / nella gola del tempo.
FERNAND VERHESEN




Fernand Verhesen (Bruxelles, 3 maggio 1913 – 20 aprile 2009), poeta belga di lingua francese, studioso di filologia romanza, insegnò letteratura spagnola all’Università del Belgio e poi letteratura francese alla Columbia di New York. Dopo aver fondato la casa editrice Le Cormier, creò anche il Centro Nazionale di cultura poetica.


lunedì 21 maggio 2018

Il rituale della ricerca


ANTIGONE KEFALA

L’ACROBATA

Io sono colui che celebra giorno dopo giorno
il rituale della ricerca davanti al tuo occhio nudo.
Non arrivo a te, benché
riesca ad urlare il tuo nome,
nello sconfinato desolato cielo,
giorno dopo giorno, anno dopo anno,
eternità. Lo sai bene.

Urlo solo per quietare la paura.
Riscaldo  il corpo gelato con la mia eco.
Fingo che tu non sia là.
Dimentico me stessa
ammirando i miei giochi di prestigio.
Resisti. Lo sforzo di tenerti
a questa fune tesa che non dà
sostegno contro l’oscurità.

Chi mi insegnerà a non avere paura
della caduta?

(da L'alieno, 1973)

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L’acrobata protagonista dei versi della poetessa australiana Antigone Kefala è il poeta stesso: il rituale è la ricerca continua della poesia, l’uso delle parole è un muoversi cautamente sospesi sul vuoto su una labile corda. Per muoversi celermente e sicuri è paradossalmente necessario lasciarsi andare, dimenticare l’abisso del reale.

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Acrobata

DIPINTO DI ERIC ZENER

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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia è un mezzo che ha le sue direzioni. Viene quando vuole venire, non viene quando non vuole venire. Non puoi forzarla, devi aspettarla.
ANTIGONE KEFALA, Heat, n. 24, Dicembre 2010




KefalaAntigone Kefala (Brăila, Romania,  28 maggio 1935) è una poetessa e narratrice australiana di origini greche, considerata tra le voci principali dell’emigrazione: la sua poesia è spesso centrata sull’alienazione e sulle differenze che prova chi è catapultato in un paese straniero.


domenica 20 maggio 2018

In quel modo unico


KARMELO C. IRIBARREN

QUESTO ERA AMORE

Ti vedevo
arrivare,
attraversare la porta,
darmi un bacio sul viso,
guardarmi negli occhi
in quel modo unico
che hai solo tu di guardare
negli occhi: stracciando
il calendario.

                       Ti vedevo
fare quelle cose semplici
che fai
perché il mondo
rinsavisca.
                 E non
sapevo chi
ringraziare.

(da Serie B, 1998)

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“Non so cos’hanno /- oltre a quello / che hanno – ma / è certamente /magico (…) / I loro sguardi / disarmano. Le loro / carezze / possono ridurti / a un povero idiota. Sono / come l’illuminazione / della vita”: così scrive in Serie B il poeta basco Karmelo C. Iribaarren a proposito delle donne, ed è un teorema che sviluppa anche in questa poesia. L’uomo innamorato resta sempre stupito e non sa nemmeno a chi rendere grazie per questo dono.

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Heathcote

DIPINTO DI PEREGRINE HEATHCOTE

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LA FRASE DEL GIORNO
Come il vento che trova / una fessura / e si infila nella casa /e scompiglia tutto / libri / bollette / poesie / così entra / nella vita / l’amore.
KARMELO C. IRIBARREN, Ondata di gelo




IribarrenKarmelo C. Iribarren (San Sebastián,  19 settembre 1959), è un poeta spagnolo, autodidatta. Associata al “realismo sporco” di Bukowski e Carver, in realtà la sua è una poesia più minimale, molto spesso frutto di osservazione della strada e dei bar, che l’ha fatta definire “realismo pulito” e “poesia di esperienza”. Tra le sue raccolte poetiche Serie B, Dal fondo del bar, Ondata di gelo, Attraversando la notte, La pelle della vita.


sabato 19 maggio 2018

Trancio di pizza


RODOLFO EDWARDS

PIRILO

Questo trancio di pizza
che mangio con le mani
assomiglia molto alla mia anima
un triangolo irregolare
che sgocciola dappertutto.

(da Forza con queste immagini!, 2005)

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Pirilo è una piccola pizzeria sita nel Barrio San Telmo a Buenos Aires e diventa il titolo di questi versi con cui il poeta argentino Rodolfo Edwards azzarda una metafora insolita ma piuttosto pertinente. 

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Pizza

TOM BROWN, “PIZZA”

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LA FRASE DEL GIORNO
Scivolo sulla superficie delle cose, aggrappandomi al corrimano dell’amore. La memoria è furba e mette trappole sui tetti.
RODOLFO EDWARDS




Rodolfo EdwardsRodolfo Edwards (Buenos Aires, 1962), poeta, critico letterario e giornalista culturale. Laureato in Lettere, è specializzato in Letteratura argentina e sudamericana.


venerdì 18 maggio 2018

Infastidita


ELIO PAGLIARANI

SOTTO LA TORRE, AL PARCO, DI DOMENICA

Sotto la torre, al parco, di domenica
con pacata follia per ore e ore
immobile a guardarti. Avevo gli occhi
gonfi, e il sesso, e il cuore.

Infastidita
i tuoi polsi snervati dalla mia
estasi, «lasciami» hai detto, di fuggirti
mi hai consigliato. Sono egoista e
lo spirito umano ha più bisogno
di piombo, che di ali.

(da Inventario privato, 1959)

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Al surrealismo e all’ermetismo imperanti in quella frazione di Novecento il poeta romagnolo Elio Pagliarani, insieme al Gruppo 63 di cui fece parte, oppose una poesia dissacratoria e narrativa che emerse anche dagli enormi cambiamenti sociali ed economici del dopoguerra: anche l’amore vi assume un’altra valenza, diverso è il modo di viverlo e di raccontarlo, lontano dagli stilemi classici. Lo è l’incontro tumultuoso al parco, un’isola nella città e nella settimana lavorativa, in questa Milano di Inventario privato. Che si concluda con un addio in fondo neppure importa…

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McCombe

LEONARD McCOMBE, “COPPIA SU UNA PANCHINA, CENTRAL PARK, 1961”

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LA FRASE DEL GIORNO
Io che speravo / necessario e sufficiente solo il fiore / che affiora, tocco con le carezze oltre che il tuo / fusto flessibile lo specchio la certezza / di come sia insufficiente il mio amore / per la tua capacità di comprenderlo, / per la tua capacità di comprenderlo / come sia immane il mio bisogno d’amore.
ELIO PAGLIARANI, Inventario privato




Elio Pagliarani (Viserba, 25 maggio 1927 – Roma, 8 marzo 2012), poeta e critico teatrale italiano. Tra i principali esponenti della neoavanguardia, fu uno dei protagonisti del Gruppo '63, all'interno del quale occupò tuttavia una posizione autonoma e personale. La sua poesia nasce dalla cronaca e dalla vita quotidiana.


giovedì 17 maggio 2018

Il bel miracolo


DARIA MENICANTI

PLENILUNIO

Che luce spiegata, che
abbandonato plenilunio. Il bel
miracolo dilaga
per tutta l’aria e bagna muri e strada
nel bianco. L’erba stacca
con la sua lingua d’esile ombra l’erba
contigua.
Con quel fiore senza stelo
che galleggia sull’acqua
il mare su dolcissime colline
viene a terra danzando

(da Ferragosto, 1986)

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La luna piena è capace ancora di ammaliarci per quante volte l’abbiamo ormai vista e ammirata. Ma le parole di Daria Menicanti aggiungono altro fascino a quell’immagine: la poetessa milanese coglie quell’essere liquida della luna, quel suo sembrare un enorme fiore, un bianco petalo che galleggia nel mare.

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Luna

IMMAGINE © HIGH WALLPAPER

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LA FRASE DEL GIORNO.
La poesia nacque la notte in cui l'uomo contemplava la luna pur consapevole che non era commestibile.
VALERIU BUTULESCU, Aforismi




Daria Menicanti (Piacenza, 1914 – Mozzate, 4 gennaio 1995), poetessa, insegnante e traduttrice italiana. In lei si mescolano il registro sarcastico e ironico e quello più sottile della malinconia. Per Lalla Romano la sua era “una voce nuova, moderna e classica, per niente alla moda, ma libera e anche audace”.


mercoledì 16 maggio 2018

Se sogni


JUAN SÁNCHEZ PELÁEZ

POSSESSO

Gli iceberg ingoiano i gabbiani delle mie carezze.
Il mondo duole ingiusto e solenne nelle mie radici.
Accetto le tue mani, la tua felicità, il mio delirio.
Se torni, se sogni, la tua immagine nella notte
       saprà riconoscermi.
Ti avvio verso il fondo campanulare delle mie vene.
Il mio sangue di magia fluisce verso te, sotto
       la profezia del alba.

(da Elena e gli elementi, 1951)

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Juan Sánchez Peláez, poeta venezuelano, fu – secondo Álvaro Mutis – “il segreto meglio conservato dell’America Latina”. Un peccato, perché i suoi versi, come rileva Ludovico Silva, introducono nella poesia sudamericana “la coscienza della clandestinità dell'uomo nel mondo e la sua angosciosa certezza di essere stato gettato nel tempo come uno straniero, senza il suo consenso”. Traspare anche da questa poesia d’amore tratta da Elena e gli elementi, la raccolta che influenzò con il suo surrealismo la generazione poetica degli Anni ‘60: “Elena è alga di terra / Onda del mare. / Esiste perché possiede la nostalgia / Di questi elementi, / Ma / Lei lo sa, / Sogna, / E confida, / / In piedi sulla roccia e sui coralli degli abissi”.

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Chagall

DISEGNO DI MARC CHAGALL

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LA FRASE DEL GIORNO
Le lettere d’amore che scrissi nella mia infanzia erano memorie / di un futuro paradiso perduto.
JUAN SÁNCHEZ PELÁEZ, Elena e gli elementi




PelaezJuan Sánchez Peláez (Altagracia de Orituco, 25 settembre 1922 – Caracas, 20 novembre 2003), poeta e traduttore venezuelano. Partito dal Surrealismo, ne elaborò i dettami per realizzare una poesia personale dal linguaggio puro e brillante, Vinse il Premio Nacional de Literatura nel 1976.


martedì 15 maggio 2018

Ragazzi per la campagna


ROCCO SCOTELLARO

MARGHERITE E ROSOLACCI

Ragazzi passano per la campagna
suonano in bocca la fisarmonica
sono tante zanzare nell’aria fitta dell’estate.

(da Margherite e rosolacci, Mondadori, 1978)

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Nei versi postumi di Margherite e rosolacci, appare anche la vena più idilliaca ed elegiaca, il lato più privato e intimo del poeta lucano Rocco Scotellaro. Così questa breve poesia del 1947 sorprende per l’efficacia dell’immagine – quasi un lampo quel passare nei campi di margherite e papaveri di ragazzi che suonano l’armonica e ricordano al poeta uno sciame di zanzare.

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Kearns

WINSLOW HOMER, “SCHIOCCA LA FRUSTA”

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LA FRASE DEL GIORNO
Il ricordo ci lega a una parte consumata della nostra vita.
ROCCO SCOTELLARO




Rocco Scotellaro (Tricarico, 19 aprile 1923 – Portici, 15 dicembre 1953), scrittore, poeta e politico italiano impegnato nella lotta per miglioramento delle condizioni economiche e sociali dei contadini. La sua poesia è caratterizzata da da un'ambientazione pastorale serena, da un'armonia di immagini e visioni che esaltano la vita bucolica.


lunedì 14 maggio 2018

Fuori portata


LAMBERT SCHLECHTER

A JULIE

Il silenzio nel quale mi sono /mi hai messo
più volte al giorno da settimane
voglio romperlo
ma tu sei fuori portata
dalle mie parole dai miei silenzi dalle mie mani

E non ti ho mai parlato così tanto
da quando non mi ascolti più

(da Rovina della parola, 1993)

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“La libertà è come l’aria, ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare” disse nel 1955 a un uditorio di studenti milanesi Piero Calamandrei, fondatore del Partito d’Azione. Ebbene, lo è anche l’amore, come testimonia il poeta lussemburghese Lambert Schlechter: le cose da dire sono tante, ma occorre cogliere l’occasione per dirle, prima che sia troppo tardi.

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Hopper

EDWARD HOPPER, “IL PESCATORE DI VONGOLE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Chi sono io per dire che la amo? / e dire che lei non mi ama? / i sentimenti non hanno nomi / quindi è meglio non nominarli.
LAMBERT SCHLECHTER, La farfalla di Solutré




Lambert_Schlechter_2011_Lambert Schlechter, (Lussemburgo, 4 dicembre 1941), scrittore lussemburghese di lingua francese, ha pubblicato una trentina di opere, suddivise in poesie, racconti, saggi, drammi teatrali. Il suo ultimo progetto è  Le Murmure du monde, una collezione di frammenti letterari, filosofici e autobiografici.


domenica 13 maggio 2018

Il tuo ritorno


RAFFAELE CARRIERI

APPRENDO UN ALTRO SILENZIO

Apprendo un altro silenzio
Alla fine del giorno:
La sera attendo
Il tuo ritorno.

Con la tua mano
Al posto vuoto
La polvere tolgo
A poco a poco.

In ciascun giorno
Di nuovo ti perdo.
In ciascun angolo
Ancora ti aspetto.

Col tuo occhio
Mi guardo intorno:
Dietro ogni muro
Mi trovo solo.

Di silenzio in silenzio
Ti scorgo, ti sento
E parlo da solo
Tutto l'inverno.

(da Stellacuore, Mondadori, 1970)

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Seconda domenica di maggio, Festa della Mamma. È l’assenza la protagonista di questa dolce e triste poesia per la madre di Raffaele Carrieri: ma è un’assenza che è continua presenza, il continuo essere della madre scomparsa nel cuore e nei pensieri.

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Picasso

PABLO PICASSO, “MADRE E FIGLIO”, PART.

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LA FRASE DEL GIORNO
Madre. La prima forma per l'individuo dell'esperienza dell'anima.
GEORG ADLER




Raffaele Carrieri (Taranto, 23 febbraio 1905 – Pietrasanta, 14 settembre 1984), scrittore e poeta italiano. A quattordici anni abbandonò la città natale e viaggiò imbarcandosi come marinaio su bastimenti mercantili. Tornato in Italia fu per due anni gabelliere a Palermo.
”La mia poesia è tutta autobiografica; ispirata a fatti realmente accaduti, a viaggi, a soggiorni in paesi stranieri” scrisse di sé.


sabato 12 maggio 2018

A volte è la vicinanza


HEINZ KAHLAU

SE NON CI SEI

Se non ci sei,
ho sempre
quel che hai detto
e ho il tuo volto.

Delle tue parole
conservo più a lungo
quelle sommesse.
Quasi soltanto il loro suono,
il loro carezzare.
Poi ci sono quelle
che fanno male,
– difficili da dimenticare.

Dei colloqui rimarrà
solo quanto era nuovo per noi.
Dove i pensieri si incontravano.
Lì il tono della tua voce è
poco femminino,
molto umano.

Non si può dimenticare il tuo volto.
A volte è la vicinanza a farci dimenticare
la bellezza.

(da Il flusso delle cose, 1964 - Traduzione di Gio Batta Bucciol)


“Siamo insieme, siamo uno, / quieto e amico è ogni sguardo, / poi ridiamo e ci gettiamo / nella fretta d’ogni giorno” scrive il poeta tedesco Heinz Kahlau. Ma non si può stare sempre insieme, sebbene lo star seduti insieme “faccia bene, faccia allegria”. E questo è l’altro lato della medaglia: l’assenza che si riempie di parole e gesti ricordati, di immagini che risiedono nel cuore e nella memoria e che permettono di osservare le cose da un differente punto di vista.

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Olbinski

DIPINTO DI RAFAL OLBINSKI

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LA FRASE DEL GIORNO
Un amore a due è sopportabile solo / se le porte che danno sul mondo / sono aperte
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HEINZ KAHLAU




kahlau_heinzHeinz Kahlau (Drewitz, 6 febbraio 1931 – Greifswald, 6 aprile 2012), poeta e scrittore tedesco. È ricordato come uno dei migliori poeti lirici dell’ex DDR. Ha scritto anche canzoni, drammi e prose. Ha venduto oltre 4.000.000 di copie, la sua opera più conosciuta è la raccolta di poesie d’amore “Tu”.


venerdì 11 maggio 2018

Dal vento al mare


ALFONSO GATTO

LA LUCE

La grande luce che dal vento al mare
biancheggia sulle navi e ride ai marmi
dei palazzi fuggenti, il brulichio
degli albatri sull’acqua rotta al fresco
rigoglio delle spume, la Giudecca
profilata al chiarore del suo grande
cielo che passa nell’azzurro, illeso:
l’improvvisa speranza che la vita
accesa dai suoi palpiti trascorra
nella gioia degli alberi, del sole,
del pane caldo, delle donne calde:
tutto t’è dentro e un brivido la schiena,
un tuffo il capo nei capelli sciolti,
incarnata la bocca su quel pieno
bacio fuggente, o vita mia, o vita
di tutti, rossa, azzurra, vento, mare.

(da La storia delle vittime, 1966)

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Venezia, il suo fascino eterno e romantico, colpisce ancora una volta Alfonso Gatto, che molte poesie dedicò alla città lagunare: la luce che sembra venire dal mare a indorare la città, a illuminarne i palazzi ricamati e i mille colori che si riflettono nell’acqua, si trasforma in una sensazione di pienezza, in un profondo sentimento amoroso.

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Venezia

FOTOGRAFIA DA TWITTER

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LA FRASE DEL GIORNO
La vita prende a vivere dal nulla / che le conviene, la memoria è altrove.
ALFONSO GATTO, La storia delle vittime




Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976), poeta e scrittore italiano. Ermetico, ma di confine, giornalista e pittore, insegnante di Letteratura all'Accademia di Belle Arti, collaboratore di “Campo di Marte”, la sua poesia è caratterizzata da un senso di morte che si intreccia al vivere.


giovedì 10 maggio 2018

Il palpito dei frutti


ANDREA ZANZOTTO

IDEA

E tutte le cose a me intorno
colgo precorse nell’esistere.
Tiepido verde il nitore dei giorni
occulta, molle li irrora,
d’insetti e uccelli s’agita e scintilla.
Tutto è pieno e sconvolto,
tutto, oscuro, trionfa e si prostra.
Anche per te, mio linguaggio, favilla
e traversia, per sconsolato sonno
per errori e deliqui
per pigrizie profonde inaccessibili,
che ti formasti corrotto e assoluto.
Anche tu mio brevissimo nitore
di cellule mentali, tronco alone
di gridi e di pensieri
imprevisti ed eterni.
Ed esanime il palpito dei frutti
e delle selve e della seta e dei
rivelati capelli di Diana,
del suo felice dolcissimo sesso,
e, agra e vivida, l’arsura .
che all’unghie s’intromette ed alle biade
pronte a ferire,
e il mai tacente il mai convinto cuore,
tutto è ricco e perduto
morto e insorgente
tuttavia nella luce
nella mia vana chiarità d’idea.

(da Vocativo, Mondadori, 1957)

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Nelle poesie di Andrea Zanzotto è onnipresente la natura: in effetti l’uomo – il poeta – interagisce con la natura e pone attraverso questa ricognizione la base dell’atto poetico: è però difficile l’interazione tra il mondo dell’idea, e delle astrazioni con quello dei fenomeni della realtà esterna; il linguaggio è sempre mediato dalla mente, e non può quindi che alterare la realtà, come significato anche dalla lunga serie di ossimori nel testo.

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Pieve di Soligo

FOTOGRAFIA © PROSECCO PRIVÉE

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LA FRASE DEL GIORNO
Quando si scrive una poesia è frequente la serendipità: miri a conquistare le Indie e raggiungi l'America.

ANDREA ZANZOTTO, La Repubblica, 18 ottobre 2011




Zanzotto_AndreaAndrea Zanzotto (Pieve di Soligo, 10 ottobre 1921 – Conegliano, 18 ottobre 2011), poeta italiano tra i più importanti del secondo Novecento. La sua poesia è legata alle tracce e alle memorie del suo paese natio: "Qui non resta che cingersi intorno il paesaggio”.


mercoledì 9 maggio 2018

Rulla il tram


ANGELO ROMANÒ

IN TRAM

La sera, con gli amici, aspetto
il tram alla fermata.
Nell’aria desolata
splende la luna sul tetto.
Fra tanta gente che fa ressa
nelle strade, basta un nonnulla:
il tram dondola come una culla,
ogni compagnia cessa.
Rulla il tram, la notte è spessa,
ed eccomi solo nel nulla.

(da La città ed altre poesie, Maestri, 1958)

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I tram di Milano hanno un fascino davvero particolare: non dico i nuovissimi e moderni jumbotram, ma quei veicoli arancioni che ancora oggi attraversano la città con le loro panche di legno. Sono il mezzo più romantico e più efficace di effettuare un giro turistico. E ci si può addentrare ad esempio in questa poesia di Angelo Romanò, in una Milano notturna degli anni del boom economico che assume toni idilliaci sotto la luna.

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Tram

MARIOLINA DE PALMA, “TRAM DUOMO NOTTURNO”

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LA FRASE DEL GIORNO
Quando vorresti che la fermata / non arrivasse mai / stai leggendo sul tram / e quella è la tua casa.
GIANCARLO CONSONNI, Filovia




Angelo_Romanò_71Angelo Romanò (Mariano Comense, 14 novembre 1920 – Roma, 5 maggio 1989), scrittore, fu direttore del secondo canale RAI e di Garzanti. Nel 1976 divenne senatore, eletto tra le file del PCI come cattolico di sinistra. Collaborò ad Officina e a La Fiera Letteraria scoprendo con Giacinto Spagnoletti il talento di Alda Merini.


martedì 8 maggio 2018

Una linea costiera


YU GUANGZHONG

NOSTALGIA

Quand’ero bambino,
la nostalgia era un francobollo minuscolo
Io stavo da questa parte
Mia madre dall’altra

Quando sono cresciuto
la nostalgia è diventata un biglietto per il traghetto
Io stavo da questa parte
La mia sposa dall’altra

Poi
la nostalgia è diventata un piccolo sepolcro
Io stavo fuori
Mia madre dentro

E adesso
la nostalgia è una linea costiera, uno stretto poco profondo
Io sto da questa parte
La mia terra dall’altra

1971

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La nostalgia attraversa tutta la vita del poeta cinese Yu Guangzhong, che ripercorre le epoche della sua esistenza: il passaggio da Nanchino al Sichuan dopo l’invasione giapponese del 1937, il trasferimento a Hong Kong e poi a Taiwan dopo la seconda guerra mondiale, l’età matura con la scomparsa della madre e quel continuo desiderio di riunificazione della patria perduta - la Repubblica popolare cinese - con Taiwan: “Il Fiume Giallo scorre torrenziale nelle mie vene / la Cina sono io e io sono la Cina”.

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Cina

ANONIMO, “INIZIO DI PRIMAVERA NELLA CINA MERIDIONALE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Il fondo metafisico della nostalgia è paragonabile all'eco interiore della caduta, della perdita del paradiso.
EMIL CIORAN, Un apolide metafisico




60Con-Yu Kwang ChungYu Guangzhong [Yu Kwang-chung] (Nanchino, 21 ottobre 1928 - Kaohsiung, Taiwan, 14 dicembre 2017), poeta cinese, saggista, traduttore di Hemingway, insegnante di letteratura cinese a Hong Kong e di letterature occidentali a Kaohsiung. La sua opera poetica è attraversata dalla nostalgia per la “patria perduta”.


lunedì 7 maggio 2018

Petali di ciliegi


EDWARD THOMAS

I CILIEGI

I ciliegi si piegano e riversano
Sulla vecchia strada percorsa dai morti
I loro petali,
vestendo a nozze il prato
Nel mattino di maggio in cui nessuno si sposa.

1916

(The Cherry Trees, da Poesie, 1917)

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L’ispirazione bucolica di Edward Thomas si ammanta di una metaforica tristezza: siamo in piena Prima guerra mondiale e il poeta inglese è un soldato. Facile pensare a quei petali come ai tanti soldati caduti, lo stesso Thomas morirà ad Arras l’anno dopo, colpito da un cecchino tedesco. Ed ecco l’amara conclusione: la guerra è terribile, nessuno si sposerà nonostante la bellezza di quella scena.

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Ciliegi

FOTOGRAFIA © DESKBG

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LA FRASE DEL GIORNO
Il verso è il linguaggio naturale degli uomini, come il canto per gli uccelli.
EDWARD THOMAS, The Week Survey, 18 giugno 1904




Edward-Thomas-PhotoPhilip Edward Thomas (Lambeth, 3 marzo 1878 – Arras, 9 aprile 1917), poeta, saggista e romanziere inglese. Considerato poeta di guerra, compose però anche numerose poesie dal sapore bucolico. Partito volontario allo scoppio della Prima Guerra mondiale, cadde il primo giorno dell’offensiva di Arras, la domenica di Pasqua del 1917.