ANTIGONE KEFALA
L’ACROBATA
Io sono colui che celebra giorno dopo giorno
il rituale della ricerca davanti al tuo occhio nudo.
Non arrivo a te, benché
riesca ad urlare il tuo nome,
nello sconfinato desolato cielo,
giorno dopo giorno, anno dopo anno,
eternità. Lo sai bene.
Urlo solo per quietare la paura.
Riscaldo il corpo gelato con la mia eco.
Fingo che tu non sia là.
Dimentico me stessa
ammirando i miei giochi di prestigio.
Resisti. Lo sforzo di tenerti
a questa fune tesa che non dà
sostegno contro l’oscurità.
Chi mi insegnerà a non avere paura
della caduta?
(da L'alieno, 1973)
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L’acrobata protagonista dei versi della poetessa australiana Antigone Kefala è il poeta stesso: il rituale è la ricerca continua della poesia, l’uso delle parole è un muoversi cautamente sospesi sul vuoto su una labile corda. Per muoversi celermente e sicuri è paradossalmente necessario lasciarsi andare, dimenticare l’abisso del reale.
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DIPINTO DI ERIC ZENER
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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia è un mezzo che ha le sue direzioni. Viene quando vuole venire, non viene quando non vuole venire. Non puoi forzarla, devi aspettarla.
ANTIGONE KEFALA, Heat, n. 24, Dicembre 2010
Antigone Kefala (Brăila, Romania, 28 maggio 1935) è una poetessa e narratrice australiana di origini greche, considerata tra le voci principali dell’emigrazione: la sua poesia è spesso centrata sull’alienazione e sulle differenze che prova chi è catapultato in un paese straniero.
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