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martedì 31 ottobre 2017

Nella pioggia del tempo


FATOS ARAPI

MATTINO D’AUTUNNO

L’autunno ha versato i suoi colori nella mia anima.

I colori della mia anima
              li ho lasciati decantare
nei giorni a venire.

Questa mattina, il cielo era bagnato dalla pioggia d’autunno,
Questa mattina
Ho rinfrescato la mia anima nella pioggia del tempo.

(da L’eclissi del sogno, 2002)

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Una mutua consonanza tra l’anima e la natura si manifesta nei versi del poeta albanese Fatos Arapi: “Come posso resistere all’autunno / se la mia anima è interamente autunno, / i minuti si sono gonfiati/ e Ottobre li spegne come candeline?”

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Colori

FOTOGRAFIA © PICPHOTOS

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LA FRASE DEL GIORNO
Luce liquida d'autunno: / nella chioma degli alberi / bevono gli occhi.
EDUARDO MITRE, Versi d’autunno



Fatos Arapi (Zvërnec, 19 luglio 1930), poeta, romanziere, traduttore e giornalista albanese, considerato il più importante poeta del Novecento in patria. Dal 1973, dopo le critiche del regime al Dramma di un anonimo partigiano, non pubblicò più fino al 1989.


lunedì 30 ottobre 2017

Anche se piove


PATRIZIA CAVALLI

SE ESCO VESTITA OBBEDIENTE ALLA STAGIONE

Se esco vestita ubbidiente alla stagione
‒ il giorno prima c’era un freddo orrendo –
e chiuso pacco pesante mi trasporto
alle mie tante insipide faccende
e camminando all’ombra arrivo al sole
e poi mi trovo a slacciarmi la sciarpa
e dopo un po’ quel mio denso cappotto
tenuto aperto dalle mani in tasca
diventa lieve coda che svolazza
‒non per il vento, perché il sole è fermo –
dietro i miei passi ormai più lenti e laschi
languidamente incerti sul da farsi,
quasi che fosse tuo il merito del caldo,
tutta scaldata da questo fermo sole
che posso fare? corro a cercarti,
ho questa scusa, ti devo festeggiare.
(Ma io verrei di corsa anche se piove.)

(da Sempre aperto teatro, Einaudi, 1999)

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Con ironia e leggerezza, con il consueto tono colloquiale, la poetessa Patrizia Cavalli ride un po’ di se stessa, uscita un po’ troppo vestita per la stagione, ingannata da un precedente giorno freddo, impegnata nel suo canzoniere d’amore dove ogni cosa è rivolta in relazione a un tu.

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Kohn

ANDRE KOHN, “L’OMBRELLO GIALLO”

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LA FRASE DEL GIORNO
O amori - veri o falsi / siate amori, muovetevi felici / nel vuoto che vi offro.
PATRIZIA CAVALLI, Sempre aperto teatro




Patrizia Cavalli (Todi, 17 aprile 1947), poetessa e scrittrice italiana. La sua lirica, limpida e diretta, rivela spesso un'intensa drammaticità. Traduttrice di Shakespeare, ha anche riempito i teatri, dando alla letteratura una dimensione scenica, portando in scena l’amata Emily Dickinson.

domenica 29 ottobre 2017

Crudele amore


EDWARD ESTLIN CUMMINGS

CRUDELE, AMORE

Crudele, amore
percorri l'autunno;
nei cui capelli l'ultimo fiore,
le labbra fredde e canti

per prime appassiranno, passeranno?
un sole a fiordipelle
cade e, crudele,
sull'erba
viene la luna

amore, percorri
l'autunno
amore, perché l'ultimo
fiore tra i capelli sfiorisce;
i capelli freddi a
sogni,
amore tu sei fragile

- percorri l'intero autunno
sorridi cinereo alla gente,
che per l'inverno
sghemba s'affanna.

(Cruelly, love, da Tulip & Chimneys, 1923 - Traduzione di Mary de Rachewiltz)

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Coniuga autunno e amore il poeta statunitense Edward Estlin Cummings: la crudeltà è sì della natura, che si appresta al lungo riposo invernale ma anche dell’amore stesso – un’accezione cara agli antichi se per Platone “crudele è la bellezza”, per Anacreonte, “crudele fabbro è amore” e per Virgilio e Lucio Apuleio brilla “la fiamma del crudele amore”.

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Autunno

DIPINTO DI LEONID AFREMOV

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LA FRASE DEL GIORNO
Crudele Amore, a che cosa non forzi i cuori degli uomini!
VIRGILIO, Eneide




Edward Estlin Cummings,  noto anche come e.e. cummings (Cambridge, 14 ottobre 1894 – North Conway, 3 settembre 1962),  poeta, drammaturgo, scrittore e saggista statunitense. È celebre per il suo uso poco ortodosso delle maiuscole e delle regole della punteggiatura, e per il fatto di servirsi delle convenzioni sintattiche in modo avanguardista e innovativo.


sabato 28 ottobre 2017

Il poeta non canta


NATAN ZACH

IL PITTORE RITRAE

Il pittore ritrae, lo scrittore narra, lo scultore modella,
ma il poeta non canta,
egli è un monte al lato della via,
o un albero, o un odore,
qualcosa che fugge
o già non fugge più, ciò che fu
e che non tornerà, come le stagioni,
il caldo, il freddo, il ghiaccio ed il riso
nel cuore, quando il cuore ama,
oppure acqua, qualche cosa di largo, d'incompreso
come vento, nave, poesia.
qualcosa che dia
origine a qualcosa.

(da Sfavorevole agli addii, Donzelli, 1996 – Traduzione di Ariel Rathaus)

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C’è una differenza che contraddistingue la poesia dalle altre arti, un qualcosa di indefinito e di indefinibile che fa però del poeta una sorta di interprete del trascendente, di profeta che trasmette un messaggio più alto: questo sottolinea il poeta israeliano Natan Zach, con Yehuda Amichai uno dei rinnovatori della poesia ebraica del dopoguerra.

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Poeta

MOLLIE HOSMER-DILLARD, “POETA CHE SOGNA IL PARCO”

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LA FRASE DEL GIORNO
L’esatta fotografia del sogno / è necessaria. Quello che è stato non basta mai.
NATAN ZACH, Sfavorevole agli addii




Natan Zach (Berlino, 13 dicembre, 1930), scrittore israeliano. Nato da padre tedesco e madre italiana, emigrò ad Haifa al loro seguito nel 1936. Durante la guerra arabo-israeliana del 1948 prestò servizio nelle forze di difesa israeliane come impiegato del servizio informazioni. È considerato come uno dei più importanti innovatori della poesia ebraica del ‘900.


venerdì 27 ottobre 2017

Autunno mansueto


SALVATORE QUASIMODO

AUTUNNO

Autunno mansueto, io mi posseggo
e piego alle tue acque a bermi il cielo,
fuga soave d’alberi e d’abissi.

Aspra pena del nascere
mi trova a te congiunto;
e in te mi schianto e risano:

povera cosa caduta
che la terra raccoglie
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(da Oboe sommerso, 1932)

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La similitudine tra l’autunno e la propria condizione – nella sua concezione di vita – viene facile al Premio Nobel siciliano Salvatore Quasimodo: è la solita pena già espressa non solo dallo stesso autore nella celeberrima “Ognuno sta solo sul cuor della terra / trafitto da un raggio di sole. / Ed è subito sera”, ma cantata nel corso dei secoli da Omero a Leopardi, da Mimnermo a Ungaretti.

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Autunno

FOTOGRAFIA © STOCKSNAP/PIXABAY

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LA FRASE DEL GIORNO
Tu mi vedi: così lieve son fatto, / così dentro alle cose / che cammino coi cieli.
SALVATORE QUASIMODO, Oboe sommerso




Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 – Napoli, 14 giugno 1968), poeta e traduttore italiano, esponente di rilievo dell'ermetismo.  Essenziale ed epigrammatico, ha  temperato gli influssi originari in un linguaggio poeticamente sempre più autonomo, che libera un’intensa sensualità in trepide visioni. Premio Nobel per la letteratura 1959 “per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi”.


giovedì 26 ottobre 2017

Con uguale lentezza


GIUSEPPE UNGARETTI

LA TUA LUCE

Scompare a poco a poco, amore, il sole
Ora che sopraggiunge la lunga sera.

Con uguale lentezza dello strazio
Farsi lontana vidi la tua luce
Per un non breve nostro separarci.

(da Dialogo, Fògola, 1968)


“Ma con la tua luce sempre negli occhi miei, ma con le parole della tua anima dette con le tue labbra sulle mie per ascoltare la replica d’amore della mia anima che è tutta tua, interamente tua, per sempre, anche se il sempre per me non dovrà durare che non molto”: è innamorato Giuseppe Ungaretti  quando scrive questa lettera a Bruna – è il 18 febbraio 1967 e sta per imbarcarsi per San Paolo dove riceverà la laurea honoris causa. La poesia riecheggia il sentimento del poeta, che prova questo amore intenso per la giovane italo-brasiliana, e ne riconosce la luce che porta nella sua vita, ormai prossima però al compimento.

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Luce

FOTOGRAFIA © STOCKSNAP

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LA FRASE DEL GIORNO
Ascolta, su, l’innamorata tua, / Per vincere la morte, cuore inquieto.
GIUSEPPE UNGARETTI, Dialogo




Giuseppe Ungaretti (Alessandria d’Egitto, 8 febbraio 1888 – Milano, 1º giugno 1970) è uno dei tre grandi poeti dell’Ermetismo italiano. Trasferitosi a Parigi nel 1912, prese parte alla Prima guerra mondiale nelle trincee del Carso e poi in Champagne. Dal 1935 al 1942 insegnò in Brasile e dal 1947 al 1965 fu professore di letteratura moderna alla Sapienza.


mercoledì 25 ottobre 2017

La sera in cui non sei


MEIRA DELMAR

LA SERA

Ti dirò della sera, amico mio.

La sera di campane e violette
che spargono lentamente il loro piccolo
firmamento di profumo.

La sera in cui non sei.

Il tempo, fermato, trabocca
come un fiume d’oro.
E lascia scorgere sul suo fondale
chissà quali cose dimenticate.
Il giorno si volge ancora in un lampo
del sole,
e spilla farfalle dorate
sul vetro dell’aria…
Suona un flauto nel silenzio, una
malinconica bocca innamorata,
e nella torre tinta dal crepuscolo
le colombe ripetono il loro bianco.

La sera in cui non sei… la sera
in cui ti desidero.

Qualcuno che non conosco,
apre segretamente i gelsomini
e vi rinchiude una a una le parole.

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La malinconica dolcezza di un tramonto, la bellezza dolorosa della luce del crepuscolo, quando la lontananza della persona amata fa più intenso il desiderio: così la poetessa colombiana di origini libanesi Meira Delmar racconta le sue sensazioni e le sue emozioni al calare della sera: “Vieni con me, / vieni al mio fianco / a guardare con i miei occhi / versarsi nel mare / il tramonto”.

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Torres

FOTOGRAFIA © DIEGO TORRES/PIXABAY

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LA FRASE DEL GIORNO
Rivestita d’assenza, / la tua perduta presenza / mi accompagna.
MEIRA DELMAR




Olga Isabel Chams Eljach (Barranquilla, 21 agosto 1922 - 18 marzo 2009),  poetessa colombiana di origini libanesi, sin dal 1937 usò lo pseudonimo Meira Delmar. Professoressa di Storia dell’Arte e Letteratura, diresse per molti anni la Biblioteca Pubblica dell’Atlantico. Le sue poesie sono caratterizzate da una sensualità di fondo.


martedì 24 ottobre 2017

Brace nella gola del tempo


FERNAND VERHESEN

MI INSINUO NELLE GIUNTURE

Mi insinuo nelle giunture
mi nutro ai confini
del tempo degli incontri
dello spazio degli istanti

tu sei presente sopra le felci
le lingue del prato ci accarezzano
ci interrogano le sommità della muraglia
raffiniamo l’aria
che ci separa
più leggeri i rami
dove la speranza si dirama
altezza del tuo respiro
sulle nostre mani tese
L’attesa cancella
le distanze
Non siamo che brace
nella gola del tempo

(da Revue Poésie 1, 1971-72)

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Il poeta belga Fernand Verhesen mette la sua capacità di analisi critica al servizio dei versi: ne esce una struttura ridotta all’osso, spogliata da ogni orpello con la quale – inseguendo il concetto di “poesia pura” - descrive quasi oniricamente le sensazioni di un incontro in un giardino.

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Tarlton

DIPINTO DI KAREL TARLTON

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LA FRASE DEL GIORNO
Coltiva la chiarezza del tuo sguardo / e scegliti vivo, / fino all’oblio, / fino all’amore.
FERNAND VERHESEN




Fernand Verhesen (Bruxelles, 3 maggio 1913 – 20 aprile 2009), poeta belga di lingua francese, studioso di filologia romanza, insegnò letteratura spagnola all’Università del Belgio e poi letteratura francese alla Columbia di New York. Dopo aver fondato la casa editrice Le Cormier, creò anche il Centro Nazionale di cultura poetica.


lunedì 23 ottobre 2017

Il declassamento


ISOBEL DIXON

IN CUI IL CAMBIO NON È EQUO

Il rublo cade, lo yen si agita, e il bath
è una barca che affonda. Il debole rand
è di nuovo in subbuglio. Amore, prenderei
a prestito per rafforzare i nostri domani
ma il mio cuore ha un mutuo altissimo
e il declassamento è inevitabile. Però,
è meglio di com'era -  tornare ai vecchi tempi quando?

(da Bearings, 2016)

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La poetessa sudafricana Isobel Dixon, agente letterario a Londra, applica all’amore il tasso di cambio e l’economia bancari – il declassamento del mutuo è un’appropriata analogia per la consunzione di un rapporto dovuta all’assuefazione.

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Sterline

FOTOGRAFIA © EXPRESS

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LA FRASE DEL GIORNO
L'amore non vuole avere, vuole soltanto amare.
HERMANN HESSE, sull’amore




Isobel Dixon (Mthatha, 1969), poetessa sudafricana. È anche un'agente letteraria con sede a Londra. Ha pubblicato diverse raccolte. La sua poesia "Plenty" è attualmente presente nel corso di lingua inglese CIE GCSE. Nel 2000 ha vinto il Premio SANLAM sudafricano per la poesia. Nel 2004 ha vinto il Premio Olive Schreiner.


domenica 22 ottobre 2017

In questo rosso


SIRO ANGELI

ROSSO DI SERA

Fino a quando i momenti buoni
non saranno venuti, tu spera
che un giorno o l’altro la vita
di essere vita si perdoni
come in questo rosso la sera
si perdona di essere finita.

(da Da brace a cenere, Lacaita, 1986)

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Il rossore del tramonto, l’ultimo aranciato del crepuscolo sono per il poeta friulano Siro Angeli quasi una giustificazione per la fine del giorno e il calare della notte. Sono versi pieni di speranza, che invitano a non disperare e ad attendere con gioiosa pazienza che anche la nostra vita possa realizzarsi con la stessa bellezza della sera.

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Tramonto

FOTOGRAFIA © ARBYRED/FLICKR

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LA FRASE DEL GIORNO
Splendore del giorno concluso, che mi sollevi e mi colmi, / ora profetica, ora che il passato riadduci.
WALT WHITMAN, Foglie d’erba




Siro Angeli (Cesclans, 27 settembre 1913 – Tolmezzo, 22 agosto 1991), poeta, autore di teatro e critico letterario italiano. Combattente in Russia, diresse a lungo il terzo canale radiofonico della Rai. La sua poesia, segnata dalla scomparsa della moglie dopo dieci anni di matrimonio, si muove nell’ambito di una ricerca della verità superiore, contemplata spesso in una figura di donna stilnovista.

sabato 21 ottobre 2017

Come si dice di una dea


CLIVE WILMER

VISITAZIONE

Chi sei tu, entrata nella luce
              imprevedibile
              come si dice di una dea?
                             Come altro chiamare

la bellezza che supera se stessa, essenza
              perfettamente incarnata
              che ci si sente umiliati al suo cospetto
                             quasi temendo

che non vi sia ritorno - anche se tornare indietro,
              dopo una tale visione
              è quel che meno vogliamo?
                            Io più di tutto desidero

te qui e ora, anche se fin qui e finora
              non potevo volere
              quel che non conoscevo -
                           e d’altronde ci dicono

che il sogno del paradiso terrestre
              viene con la Caduta.
              Il tuo corpo è una cosa
                          com’è la terra -

Con la fragranza però di un altro mondo...
             Tenera ragazza, che tremi
             se ti tocco, che tremo
                          quando tocco,

squarci il buio come il lampo, lasciando nel giorno
             una sole ne devastazione, ma
             accesa dalla traccia
                           della visitazione.

(da Le cascate, 2000 - Traduzione di Emma Sdegno)

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C’è una poesia di Giuseppe Ungaretti intitolata "Scoperta della donna" che dice: “Da quel tempo i suoi gesti, liberi, sorgenti in una solennità feconda, mi consacrano all’unica dolcezza reale”. È una definizione che si attaglia a questi versi che il poeta inglese Clive Wilmer ha bulinato con il suo stile quasi da orafo.

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Costras

DORINA COSTRAS, “ROMANCE WITH A CHIMERA”

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LA FRASE DEL GIORNO
Nasciamo due volte? Sì. La prima volta, quando si nasce alla vita; la seconda volta il giorno in cui si nasce all’amore.
RAYMOND RADIGUET




Clive Wilmer (Harrogate, 10 febbraio 1945), poeta britannico. Ha pubblicato nove volumi di poesie. È anche critico, giornalista letterario, conduttore televisivo e conferenziere. La sua poesia è solitamente formale ma occasionalmente sperimentale. Considera la religione un elemento fondamentale per ciò che scrive, ma non si associa a una visione ristretta delle questioni spirituali.


venerdì 20 ottobre 2017

Il tuo sollievo


ALFONSO GATTO

L’ERBA, IL SILENZIO, IL MUOVERE DELL’OMBRA

Soli, nel pianto tuo della mattina,
l'erba, il silenzio, il muovere dell'ombra,
e gli steli del vento. Il tuo sollievo
è di vederti calma nell'attesa
ch'io giunga da lontano, il tuo riposo
è la speranza d'incontrarci a sera
per caso in un inverno.

Lasciarti per sparire,
per essere il tuo cielo dove guardi
senza rimorsi, avere il tuo rimpianto,
la tua memoria, le tue mani vuote...

Forse è più dolce piangermi che avermi.

(da Poesie d'amore, Mondadori, 1973)

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“Forse è più dolce piangermi che avermi”: un gusto crepuscolare chiude questa poesia di Alfonso Gatto. Il poeta salernitano invoca il paradiso del desiderio, che è assenza sì ma contemporaneamente speranza, un crogiolo in cui si macera l’amore diventando più intenso.

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EDWARD HOPPER, “STANZA D’ALBERGO”

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LA FRASE DEL GIORNO
Ci sono due tragedie nella vita. Una non ottenere ciò che si desidera ardentemente, l'altra ottenerlo.
GEORGE BERNARD SHAW, Uomo e superuomo




Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976), poeta e scrittore italiano. Ermetico, ma di confine, giornalista e pittore, insegnante di Letteratura all'Accademia di Belle Arti, collaboratore di “Campo di Marte”, la sua poesia è caratterizzata da un senso di morte che si intreccia al vivere.


giovedì 19 ottobre 2017

Gli umili strumenti


YEHUDA AMICHAI

INVECE DI PAROLE

Il mio amore ha una veste bianca e lunghissima,
di sonno, d'insonnia e di nozze,
va a sedersi la sera a un tavolino,
sopra cui posa un pettine, due fiale,
una spazzola, invece di parole.
Dagli abissi della chioma pesca
molte forcine e poi le mette in bocca, invece di parole.

La scompiglio, lei si pettina
nuovamente scompiglio. Poi che resta?
Lei si addormenta invece di parole,
e il suo sonno ormai mi conosce,
scodinzola con la sua coda di sogni lanosi,
il suo ventre s'è impregnato facilmente
di tutte le funeste profezie
della fine dei tempi.

Io la sveglio: siamo gli umili
strumenti di un difficile amore.


(da E non per ricordare, 1971 - Traduzione di Ariel Rathaus)

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“Il vero amore” secondo Tolstoj, è ”quello che si manifesta, non per via di parole, ma di atti”. Lo è questo narrato dal poeta israeliano Yehuda Amichai: i gesti, nel silenzio, contano più delle parole, esprimono più profondamente l’amore, che “in amicizia muta nella chimica della nostra vita”, senza bisogno di dire.

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Renoir

PIERRE-AUGUSTE RENOIR, “LA TOILETTE”, 1908

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LA FRASE DEL GIORNO
Come il tempo non è negli orologi, / l’amore non è nei corpi: / i corpi dicono solo l’amore.
YEHUDA AMICHAI, L’ora di grazia




YeYehuda_Amichaihuda Amichai, all'anagrafe Ludwig Pfeuffer (Würzburg, 3 maggio 1924 – Gerusalemme, 22 settembre 2000), è considerato da molti il più grande poeta israeliano moderno, ed è stato uno dei primi a scrivere poesia in ebraico colloquiale.


mercoledì 18 ottobre 2017

Viaggiamo, immobili


XAVIER VILLAURRUTÍA

LUOGHI I

Andiamo in viaggio senza muoverci
per vedere la solita sera
con un altro sguardo
per vedere il solito sguardo
con una sera diversa.
Viaggiamo, immobili.

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Xavier Villaurrutía, scrittore e poeta messicano, lanciò nel suo paese il teatro sperimentale – e molto teatrale è questa brevissima poesia in cui a cambiare, a dispetto del titolo, non sono i luoghi ma il punto di vista, un concetto che ripeterà anche Henry Miller: “La nostra meta non è mai un luogo, ma piuttosto un nuovo modo di vedere le cose”.

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Gonsalves

DIPINTO DI ROB GONSALVES

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LA FRASE DEL GIORNO
È quando il corpo è tra quattro mura che lo spirito fa i suoi viaggi più lontani.
AUGUSTA AMIEL-LAPEYRE, Pensieri selvaggi




Xavier Villaurrutía González (Città del Messico, 27 marzo 1903 - 25 dicembre 1950), poeta e drammaturgo messicano, fu membro del gruppo vicino alla rivista Contemporanéos e vicino al Surrealismo. La sua opera poetica si distingue per l’oscurità e per immagini di abbandono e desolazione.



martedì 17 ottobre 2017

Sale, zenzero e pepe


MARIA LUISA SPAZIANI

CHISSÀ PERCHÉ

Ti amo come chi sa d’imboccare
un bel torrente senza risalita,
come chi legga Talmud o Corano,
ignaro d’ogni lingua.
Tacendo mi hai di colpo convertita,
sale, zenzero e pepe di una vita
dove ieri ridevo e respiravo
chissà perché.

(da I fasti dell'ortica, Mondadori, 1996)

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Ancora una poesia sulla forza dell’amore: è la poetessa torinese Maria Luisa Spaziani ad abbandonare per una volta il suo ponderato equilibrio e rilasciare questa dichiarazione in versi in cui l’amore segna un prima e un dopo, una strada che non si sapeva di intraprendere e che diventa invece l’unica.

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WILLY RONIS, “LES AMOUREUX DE LA COLONNE BASTILLE, 1957”

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LA FRASE DEL GIORNO
Amarti è sprofondare, è una foresta / sfumante in cieli altissimi.
MARIA LUISA SPAZIANI, La traversata dell’oasi




Maria Luisa Spaziani (Torino, 7 dicembre 1922 – Roma, 30 giugno 2014), poetessa italiana formatasi nel clima postermetico di chiara ascendenza montaliana. La sua poesia è venuta via via distendendosi dal mottetto o epigramma a forme narrativo-discorsive.


lunedì 16 ottobre 2017

Siamo tornati all’autunno


GHIORGOS SEFERIS

UNA PAROLA SULL’ESTATE

Siamo tornati all’autunno. L’estate
come un quaderno di cui siamo stanchi
rimane piena di cancellature
di schizzi astratti a margine, di punti di domanda.
Siamo tornati all’epoca degli occhi che rimirano
nello specchio alla luce artificiale,
serrate labbra, estranei gli uomini
nelle vie nelle stanze sotto gli alberi di pepe
mentre i fari delle automobili uccidono
migliaia di maschere pallide.
Siamo tornati: partiamo sempre per tornare
al deserto, un pugno di terra nelle palme vuote.

Autunno 1936

(da Poesie, Mondadori, 1963)

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Eh sì, siamo tornati all’autunno: come rileva il Premio Nobel greco Ghiorgos Seferis (1900-1971), l’estate è divenuta un ricordo - un quaderno, un album di fotografie – e ci siamo trovati immersi di nuovo nella routine lavorativa, nell’abitudine, senza nemmeno accorgerci. Ora andiamo nelle sere fattesi buie, nel nuovo clima che ha richiesto giacche e maglioni, e continuiamo la nostra vita attendendo una nuova estate.

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Afremov

LEONID AFREMOV, “CENTRAL PARK 3”

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LA FRASE DEL GIORNO
Difficile / è / essere autunno, / facile essere primavera
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PABLO NERUDA, Odi elementari




Ghiorgos Seferis, pseudonimo di Gheorgios Seferiadis (Vourla, Turchia, 13 marzo 1900 - Atene, 20 settembre 1971), poeta, saggista e diplomatico greco, premio Nobel per la letteratura nel 1963 con la seguente motivazione: “Per la sua scrittura distinta, ispirata da un profondo sentire per il mondo della cultura ellenica”.


domenica 15 ottobre 2017

Il vento dell’autunno


MICHAEL DONHAUSER

E VI ERA UN CULLARE

E vi era un cullare, vi era un
respiro e trascorreva nelle chiome
degli alberi sì che le foglie si
piegavano, si rizzavano, impetuose

e tremanti quando il vento dell’autunno
comprimeva i rami finché lentamente
il fremito si affievoliva e più leggero
fluttuava solo il bordo di un giardino:
io ero vissuto vicino a questo fremere
singhiozzare, precipitare e più fredde erano
ora le notti sì che le dalie erano appannate
di brina bianca, scendevano
le cornacchie dai monti nel villaggio
e stavano sulla sommità dei tetti
però invano si allineava immagine
ad immagine per formare un racconto, ché

del tutto solo restava l’oscuro gorgogliare
della fontana e abbandonati se ne stavano
i luoghi con l’odore del freddo, dei
cavalli – sentivo mettergli la ferratura

nelle stalle, sentivo l’odore del fumo della
ramaglia bruciata, la coperta di nuvole ora
si strappava, ora si ricomponeva e così
se ne andavano i giorni, se ne andava l’anno

(da Poesia, n. 215, Aprile 2007 - Traduzione di Gio Batta Bucciol)

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Una cronaca dell’autunno, delle sensazioni che esso provoca, delle emozioni poetiche che fa sorgere: questa successione di immagini e di espressioni sensoriali è del poeta austriaco Michael Donhauser, traduttore di Charles Baudelaire e Arthur Rimbaud.

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Autunno

FOTOGRAFIA DA GOOGLE PLUS

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LA FRASE DEL GIORNO
Le ore ingialliscono anche esse, come le foglie.
MARIO RIVERO, L’amore e la sua impronta




Michael Donhauser (Vaduz, Liechtenstein, 27 ottobre 1956). Poeta austriaco. Cresciuto in Liechtenstein, nel 1984 ha completato i suoi studi con una tesi sulle traduzioni tedesche di "Les Fleurs du Mal" di Charles Baudelaire. Pubblica prosa, poesia e saggi dal 1986. Inoltre, ha tradotto occasionalmente opere di Arthur Rimbaud e Francis Ponge dal francese.

sabato 14 ottobre 2017

Il tuo nome assente


KIKÍ DIMULÀ

COSA PROVOCA UNA DISCUSSIONE E UN AUTUNNO

Ti liberò dal passato
una discussione davvero irrilevante
sul vento e l’avarizia.
Giorni fa qualcuno parlava
di uomini, di come farsi una vita,
di versi, di Afriche,
e di tifoni.
E là in mezzo, da qualche parte
cadde il tuo nome assente
- da anni in balia dell’oblio -
nell’attimo incustodito.
Cadde, e scegliendo
la più ripida tra tutte le strade
- quella del ricordo - rotolò giù
da Afriche, piantagioni,
da soverchianti soli,
e contro la tua volontà, ti portò,
minuziosamente bello
e meticolosamente immutato
veramente insidioso.
Ti portò davanti al complice autunno
che istiga un Giudizio Universale
nei sogni smarriti.

(da L’adolescenza dell’oblio, Crocetti, 2002 - Traduzione di Paola Maria Minucci)

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Un nome quasi dimenticato, abbandonato alle sabbie mobili dell’oblio, che riemerge così, all’improvviso,in una discussione e scatena una ridda di emozioni e di ricordi – a chi non è mai capitato? È quello che ricapitola in questi versi la poetessa greca Kikí Dimulà.

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Biermann

SANDRA BIERMANN, “CONVERSAZIONE”

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LA FRASE DEL GIORNO
Chiamo la cenere / con il suo nome in codice: Tutto.
KIKÍ DIMULÀ, L’adolescenza dell’oblio




Vasiliki “Kikí” Dimulà nata Radou (Atene, 19 giugno 1931), poetessa greca. Impiegata a lungo presso il Banco di Grecia, fu ammessa all’Accademia di Atene nel 2002. La sua poesia tratta l’assenza, la perdita, la società, la solitudine e il tempo con la personalizzazione di concetti astratti e l’uso insolito di parole comuni, spesso con un velo di amara ironia.

venerdì 13 ottobre 2017

Come una fiamma


BLANCA VARELA

RACCONTO

Puoi raccontarmi qualsiasi cosa
crederci non è importante
ciò che importa è che l’aria muova le tue
labbra

o che le tue labbra muovano l’aria
che inventi la tua storia il tuo corpo
sempre instancabile
come una fiamma che non somiglia
ad altro che a una fiamma

(da Valzer e altre false confessioni, 1972)

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“Appena ti guardo, / la voce mi vien meno; / mi si spezza la lingua, sottile / improvviso il fuoco mi corre sotto la pelle; / con gli occhi non vedo più nulla, /  gli orecchi mi rombano. / Mi cola il sudore, un tremito / mi prende tutta, e sono più pallida dell’erba. /  Già quasi vicino a morire, / senza respiro io sembro”: nelle condizioni della Saffo dell’Ode del Sublime si trova di fronte all’amato la poetessa peruviana Blanca Varela, obnubilata dal suo fuoco d’amore.

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Perez

DIPINTO DI FABIAN PEREZ

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LA FRASE DEL GIORNO
Amore mio, / adoro tutto quello che non è mio, / tu, per esempio.

BLANCA VARELA, Valzer e false confessioni




Blanca Leonor Varela Gonzales (Lima, 10 agosto 1926 - 12 marzo 2009), poetessa peruviana, considerata una delle voci più importanti del Sudamerica. Nel 1949 si trasferì a Parigi per vivere il clima letterario dell’epoca, con Octavio Paz e i grandi poeti e scrittori francesi e spagnoli. Nel 1962 ritornò in patria. Della sua poesia Paz scrisse che “è un segno, un incantesimo contro e verso il mondo”.


giovedì 12 ottobre 2017

Centenario di James McAuley


Il poeta australiano James Phillip McAuley nasceva il 12 ottobre 1917 a Lakemba, un sobborgo di Sydney. Morì in Tasmania, a Hobart, nel 1976. La sua è una figura significativa della poesia australiana, ma anche controversa, in seguito alla sua conversione dall’anglicanesimo al cattolicesimo, avvenuta dopo un soggiorno in una missione in Nuova Guinea, che mutò sostanzialmente anche le sue idee politiche, virate dall’anarchismo al conservatorismo.

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james_mcauley_c_1971

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ALBA

Nel sortilegio delle prime luci,
quando il gallo si mette a cantare,
lei nascondendosi fra le mie braccia,
con tenerezza mi disse: «Conducimi
con te nel paradiso del piacere:
è questa l'ora ed è questa la chiave.
Fa presto caro ad aprire il forziere
del mio tesoro che saprai cercare».

«Assaggia le mie lacrime che pendono
ora tremanti sull'iride, e bevi
dalla gola che mugola i profondi
lamenti del mio corpo che s'arrende.
Svelto, prima che l'alba su noi irrompa
e tutti i suoi pensieri porti il giorno,
entra nel paradiso e mentre canta
il pettirosso prendi il tuo piacere».

In quell'ora legammo i nostri amori
puri come quel canto di richiamo,
pervasi di mistero come i fiori
saliti lungo il muro con un ramo.
Poi venne il giorno, coi fuochi d'oriente,
le cose che si muovono destò,
gli amori che si cercano, ma il nostro
sul petto, stanco, si addormentò.

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CREDO

Che ogni cosa è una parola
Ci chiedono di dire;
Dalla formica al quasar,
Dalle nuvole al fondo del mare -

Il significato non è nostro, ma è
Riposto nelle menti più sottomesse
Alla grammatica dell’esistenza,
Alla sintassi del reale;

Così l’alieno è mutato
In umano, la cosa nel pensiero:
Per i poveri gettoni del mondo
Paghiamo monete d’oro,

Coniate con la testa del re;
E le poesie sono la profezia
Di un nuovo cielo e una nuova terra,
Sentore di resurrezione.

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NOTA A MARGINE

Un raggio di luce, a chi lo osservi obliquo,
Resta invisibile nell’aria asciutta;
Ma risplende in un elemento torbido
Scagliando attorno ovunque i suoi bagliori

Diminuito da ciò che prende l’occhio.
Così da una casuale collisione
La poesia perde luce a ogni corpuscolo,
L’ordine chiaro della sua visione.

La più pura meditazione labile
O invisibile sembrerà a chi guardi
Obliquamente il suo fascio non riflesso;
L’occhio a livello coglie il suo splendore.

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LA FRASE DEL GIORNO
È guardando all’esterno e imparando e agendo nel mondo esterno, impegnandosi,  che allo stesso tempo si scoprono la natura e le risorse.
JAMES McAULEY




James Phillip McAuley (Lakemba, 12 ottobre 1917 - Hobart, 15 ottobre 1976), accademico, poeta, giornalista, critico letterario australiano. Convertitosi al cattolicesimo, nel 1956 fondò la rivista letteraria e culturale Quadrant con Richard Krygier. Dal 1961 fu  docente di inglese presso l' Università della Tasmania.


mercoledì 11 ottobre 2017

L’isola di fortuna


GAETANO ARCANGELI

UN GABBIANO

Quante tempeste hai fiutate
col tuo profilo aguzzo di gabbiano!
Ora, nella bonaccia, cerchi l’isola
di fortuna, che la marea conceda,
rifluendo, alla tua solitudine,
là dove i muti stridi
del tuo cuore ferito temprin l’aria
stupefatta e insueta…

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Un po’ come il Baudelaire dell’albatro (Il poeta è come quel principe delle nuvole, / che snobba la tempesta e se la ride dell'arciere / poi, in esilio sulla terra, tra gli scherni / con le sue ali da gigante non riesce a camminare) il poeta bolognese Gaetano Arcangeli paragona se stesso al gabbiano – anche per le fattezze del volto – alla sua solitudine, al suo volare nelle vicissitudini della vita. E chiede un posto dove atterrare finalmente tranquillo e riposare le ali.

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Gabbiano

FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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LA FRASE DEL GIORNO
La stanchezza e le ferite ti diranno che avrai proprio vissuto.

NINO SALVANESCHI, Contemplazioni del mattino e della sera




Gaetano Arcangeli (Bologna, 19 aprile 1910 – 8 settembre 1970), poeta italiano. Si allontanò via via dall’ermetismo verso toni più lirici e talora satirici. Tra i suoi temi la natura misteriosa e ostile, le memorie dell’infanzia e dell'adolescenza, il ricordo del padre e la solitudine.


martedì 10 ottobre 2017

Un lampo distante


JORGE LEÓNIDAS ESCUDERO

DAVANTI ALL’IMMENSITÀ

Fu una di quelle notti in cui guardavo il cielo
lontano sul campo buio e vidi
attraversarlo un lampo distante. Fu
come vedere balenare un’idea
alla soglia di un altro mondo.

Fu come se dal fondo del deserto
volesse farsi luce una verità ma
passò fugace e rimasi nell’oscurità.

Sembra che l’immensità
voglia rivelarmi un segreto e vedendo
che tanto manca ancora in me
resta muta.

(da Barlumi, 2012)

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Il poeta argentino Jorge Leónidas Escudero trova una bella immagine per esprimere la limitatezza del sapere umano: come quando un lampo nel cielo squarcia il buio e illumina per un brevissimo istante tutto quanto, così davanti al mistero dell’universo ci sembra a volte di essere al limite dove la verità si rivela. Un solo istante, il lampo è già passato e ripiombiamo nel nostro buio.

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Lampo

FOTOGRAFIA © HDV

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LA FRASE DEL GIORNO
Arriva la poesia e io cortese / mi offro come ponte perché raggiunga gli altri.
JORGE LEÓNIDAS ESCUDERO




Jorge Leonidas Escudero (San Juan, 4 settembre 1920 - 10 febbraio 2016), poeta argentino. Cercatore d'oro e di altri metalli preziosi, la sua poesia conserva tracce di quell'attività nella rappresentazione del paesaggio, dei personaggi andini che lo abitano nelle loro "peregrinazioni minerarie" e dei loro particolari usi del linguaggio.


lunedì 9 ottobre 2017

Il bel fiore


NIGAR RAFIBEYLI

UN FIORE SBOCCIATO TRA LE ROVINE

Un fiore sbocciato tra le rovine
mi ha fatto chiedere:
perché gli uomini dicono che in mezzo alla desolazione
non può crescere nemmeno un fiore?
I muri della casupola erano crollati,
il tetto era sfondato.
Era divenuta la dimora
di venti feroci e della neve invernale.
I venti selvaggi avevano spazzato via
la cara comodità di questo posto, un tempo amato.
E avevano trafitto i passanti
con un lamento malinconico.
Le tende, tanto amorosamente ricamate e cucite
da dolci mani di donne,
pendevano lacere come schegge di conchiglie rotte
sulla desolazione della città.
In mezzo a un mucchio di pietre e ciottoli
era germogliato il bel fiore.
E quel fiore riempì tutti i miei pensieri
con una domanda cruciale.
Mi chiesi: che giardiniere ti piantò e nutrì
qui, fiore delicato?
Raccontami la tua storia, il canto persiano della tua vita,
e ti ascolterò.
Forse, nonostante questo luogo non vibri più
della canzone dell’usignolo,
abbandonato dagli uccelli, sei stato chiamato
a essere
dal primo alito di primavera?
“Sono la voce della Terra”,
rispose il fiore con lingua umana.
“Sono la Vita più Grande
che sempre deve trionfare sulla Morte”.

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Sembra una favola questa poesia della scrittrice azera Nigar Rafibeyli e della favola conserva l’intento moralistico: la forza della vita sa prorompere anche dalla desolazione, tanto che non è affatto raro vedere fiori spuntare da un muro, dall’asfalto di città o dalle rovine di una casa distrutta, come in questo caso.

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Fiore

FOTOGRAFIA © ALEXEY SERGEEV

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LA FRASE DEL GIORNO
La vita è un miracolo che può fiorire ovunque, anche dove sembra che la luce del giorno non sia mai arrivata.
CANDIDO CANNAVÒ




Nigar Khudadat qizi Rafibeyli (Baku, 23 giugno 1913 – 9 luglio 1981), poetessa e scrittrice azera. A partire dal 1940, ha tradotto in azero molte opere di famosi poeti e scrittori: Navai, Schiller, Puškin e Lermontov. I suoi temi sono il romanticismo, la maternità, la natura e la patria.

domenica 8 ottobre 2017

Se devi coglierla


RAFFAELE CARRIERI

NON ATTENDERE

Quella che vedi tra le frasche,
Incappucciata di rosa viola,
La susina è di San Martino.
All’albore d’ottobre matura
E se devi coglierla
Non attendere l’inverno.

(da Canzoniere amoroso, 1958)

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Non attendere l’inverno. È un consiglio, quello che dà il poeta tarantino Raffaele Carrieri, che travalica il semplice dato della susina di San Martino: è un invito a prendere di petto la situazione, a cogliere l’occasione, a non aspettare che fugga perché – citando Prévert, “più tardi sarà troppo tardi / la nostra vita è ora”.

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Susine

MARK VAN CROMBRUGGE, “SUSINE E COPPA”

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LA FRASE DEL GIORNO
Il Paradiso è pieno di santi che non hanno avuto abbastanza occasione di peccare.
ROBERTO GERVASO, Aforismi




Raffaele Carrieri (Taranto, 23 febbraio 1905 – Pietrasanta, 14 settembre 1984), scrittore e poeta italiano. A quattordici anni abbandonò la città natale e viaggiò imbarcandosi come marinaio su bastimenti mercantili. Tornato in Italia fu per due anni gabelliere a Palermo. ”La mia poesia è tutta autobiografica; ispirata a fatti realmente accaduti, a viaggi, a soggiorni in paesi stranieri” scrisse di sé.