Pagine

sabato 27 febbraio 2021

Philippe Jaccottet


Dopo Lawrence Ferlinghetti un altro lutto colpisce la poesia: il 24 febbraio è morto nella sua casa di Grignan il poeta svizzero Philippe Jaccottet. Aveva 95 anni ed era degli autori in lingua francese più letti e conosciuti. Premio Goncourt nel 2003, ha tradotto Rilke, Musil, Ungaretti e l’Odissea. La sua opera, profondamente segnata dallo studio di Rilke, ha un lirismo tanto asciutto da divenire quasi prosa poetica, e si pone domande sul vivere, sul morire e sulla natura: “Sono un uomo che ha sempre dubitato molto, che è sempre stato molto incerto di sé, di tutto, ma di sé soprattutto. Vivo con questa incertezza e, in un certo momento della vita, mi è sembrato che questa incertezza potesse essere una sorgente di poesia, come un'apertura... Niente per me è veramente chiuso, dunque è una debolezza, ma anche una forza, per lavorare, per scrivere”.

.

FOTOGRAFIA © KEYSTONE

.

.

LE AVREMO BEN VISTE ANCHE QUESTE DONNE

Le avremo ben viste anche queste donne - in sogno o no,
ma sempre nei vaghi recinti della notte -
sotto le loro criniere di giumente, focose,
con lunghi occhi teneri dai bagliori di cuoio,
non già la carne quotidiana in svendita alle nuove
macellerie di immagini, che ingurgiti
solo, fra le lenzuola,
ma l'animale sorella che sfugge e s'indovina,
ancora meno distinta dai suoi riccioli, dalle sue trine
di quanto la vaga linea dell'onda sia dalla schiuma,
l'agile fiera di cui tutti vanno a caccia
e che il più armato non raggiunge mai
perché è nascosta più in fondo al suo stesso corpo
ch'egli non può penetrare - se anche ruggisse di vano trionfo -
perché ella è solamente come la soglia
del suo stesso giardino,
o come un'incrinatura nella notte
incapace di abbatterne il muro, o una tagliola
con il sapore di frutto inumidito, solo un frutto,
dotato però di sguardo - e anche di lacrime.

(da Alla luce d’inverno, 1977 – Traduzione di Fabio Pusterla

.

.

L’IGNORANTE

Più invecchio e più io cresco in ignoranza,
meno possiedo e regno più ho vissuto.
Quello che ho è uno spazio volta a volta
innevato o lucente, mai abitato. E il donatore
dov’è, la guida od il guardiano? Io rimango
nella mia stanza, e taccio (entra il silenzio
come un servo che venga a riordinare),
e attendo che a una a una le menzogne
scompaiano : cosa resta? Cosa rimane a questo moribondo
che gli impedisce ancora di morire? Quale forza
lo fa ancora parlare tra i suoi muri?
Potrei saperlo, io, l’ignaro e l’inquieto? Ma la sento
parlare veramente, e ciò che dice
penetra con il giorno, anche se è vago:
«Come il fuoco, l’amore splende solo
sulla mancanza, e sopra la beltà dei boschi in cenere…»

(da L’ignorante, 1958 – Traduzione di Fabio Pusterla)

.

.

Altre poesie di Philippe Jaccottet sul Canto delle Sirene:


--------------------------------------------------------------------------------------------------------
LA FRASE DEL GIORNO
La poesia non è quello che è per tante persone, vale a dire una fuga dal reale. È il linguaggio dei poeti che più esattamente identifica questi momenti con una specie di pienezza e densità maggiore delle altre.
PHILIPPE JACCOTTET, intervista a RTS, 20 dicembre 1990




Philippe_Jaccottet_1991_by_Erling_Ma[2]Philippe Jaccottet (Moudon, 30 giugno 1925 – Grignan, Francia, 24 febbraio 2021), scrittore, poeta, traduttore e critico letterario svizzero di lingua francese. La sua poesia si sforza di trovare una relazione con la natura e il mondo, cercando di preservare l’emozione di fronte alle cose viste, lavorando ora sul percepito ora sul sentito.


Nessun commento:

Posta un commento