WELDON KEES
LA FINE DELLA BIBLIOTECA
Quando il carbone
finì, iniziammo
a bruciare i libri, uno ad uno;
Prima la serie
di Bulwer-Lytton
e poi Walter Scott.
Diedero molto calore.
Verso la fine, a
febbraio, le fiamme
consumarono i Tragici
Greci e Baudelaire,
Proust, Robert Burton
e Po Chü-i. Il ghiaccio
sui davanzali era spesso.
Più per il bene del gatto,
dicemmo, che per noi stessi,
che stava rannicchiato, tremante,
davanti alla stufa
tutto l'inverno.
(da Le poesie di Weldon Kees, 2003)
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Una poesia che mi ha attratto per le affinità con la crisi energetica in atto questo inverno: il tormentato poeta statunitense Weldon Kees, sempre alla ricerca della fama e in perenne crisi esistenziale - scomparve nel luglio del 1955 nel deserto californiano lasciando la propria auto senza che fosse più ritrovato - immagina di dare fuoco un po' alla volta all'intera biblioteca di casa per scaldarsi.
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FOTOGRAFIA © BEREND DE KORT/PEXELS
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LA FRASE DEL GIORNO
Brucia, bagliore, vecchio sole, così a lungo invisibile, / che il tempo possa ritrovare il suo suono, e purificare / qualunque cosa una ferita ricordi / al termine della guarigione."!
WELDON KEES, Le poesie di Weldon Kees
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Harry Weldon Kees (Beatrice, Nebraska, 24 febbraio 1914 - Marin County, California, 18 luglio 1955), poeta, pittore, critico letterario, romanziere, drammaturgo, pianista jazz e regista statunitense. americano. Secondo Brodskij, "la sua poesia è quella del qui e ora senza nessuna via di scampo, fatta eccezione per la poesia stessa".
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