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lunedì 31 ottobre 2022

Tutte le sfumate gradazioni


PIER LUIGI BACCHINI

CADUCIFOGLIE

Non doratevi, già segretamente aurate,
non arrugginite, non raggrinzite
quanto un piccolo pugno,
disseccato; restate sempreverdi
finte immortali, simili all'altamente profumata
- e nemmeno sfrangiata
di fronte al vento, coriacea e lucente -
alla regale magnolia, con i semi amaranto;
o alle conifere montane
le antiche cenozoiche.
Non diventate trasparenti, sempre più,
telari lisi
già scarse nel mese d'ottobre,
con nostalgie infinitesimali, un po' indeterminate
come i fischi d'un treno distante
e collegi là in fondo, dentro la foschia
- spazzini sotto muretti erbati,
irrealtà, quasi un disturbo visivo
che nell'intimo spaventa
con l'immagine talvolta
che la materia
d'improvviso scompaia.

Ma tutte le sfumate gradazioni
i delicati intrecci,
gl'inudibili crepitii particellari
sarebbero stati inutili: lo sperpero
d'un Dio, la sua noia.
E ogni minimo sgretolamento, tipo il trascurabile uragano,
il ferro sciolto nel magma,
dicono la fatica
dall'origine
e la tremenda concretezza del mondo,
- senza via di scampo per noi.

(da Canti territoriali, Mondadori, 2013)

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"Le mie poesie iniziano con felicità, con gioia. Nascono come gioia per la scoperta, gioia per la bellezza della natura, per un profumo. Naturalmente ci sono le debite eccezioni. La gioia può tramutarsi anche in disillusione e in tristezza. Questa è la mia ispirazione. Il mio meccanismo di «messa in moto»". Così definiva la sua poetica Pier Luigi Bacchini: un'attenta osservazione della natura alla ricerca della bellezza primordiale. Come resistere allo splendore delle foglie d'autunno, dei giardini di ottobre?

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FOTOGRAFIA © MOIRA KARAM/PIXABAY

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   LA FRASE DEL GIORNO   

L'ozio è un bene di questa terra, può diventare contemplazione.
PIER LUIGI BACCHINI, Hortus, Luglio-Dicembre 1993




Pier Luigi Bacchini (Parma, 29 marzo 1927 – Parma, 5 gennaio 2014), poeta italiano. La sua poesia indaga l'universo, ne analizza la struttura geometrica, cantando l'infinitamente piccolo e l'infinitamente grande, in una poesia che non è tuttavia priva di una tensione metafisica e di un afflato visionario.


domenica 30 ottobre 2022

L’essenza e il profumo


SAROJINI NAIDU

ALABASTRO

Come questa scatola di alabastro la cui arte
è fragile come un fiore di cassia,
è il mio cuore, scolpito con sogni delicati
e lavorato con pensieri sottili e ricercati.

In esso conservo l’essenza e il profumo
di ricordi ricchi e appassionati mescolati
come di cannella, sandalo e garofano il sentore,
di canto e dolore e vita e amore.

(da Il flauto scettro, 1943)

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I ricordi come spezie: il loro aroma continua a impregnare il cuore anche dopo molto tempo con i suoi sentori di amore o dolore, di gioia o rimpianto, di passione, Nel suo scrigno delicato la poetessa indiana Sarojini Naidu, li conserva, alimentando i sogni e i suoi pensieri.

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FOTOGRAFIA © RICOFOOD

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   LA FRASE DEL GIORNO   

O poeta, guarda dalla cima delle colline / e diffondi il messaggio di speranza / ai lavoratori della valle.
SAROJINI NAIDU, Lettere scelte

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Sarojini Naidu, nata Chattopadhyay (Hyderabad, 13 febbraio 1879 – Lucknow, 2 marzo 1949), politica e poetessa indiana, sostenitrice dei diritti civili, dell'emancipazione femminile e delle idee antimperialiste. la sua opera poetica le  valse il soprannome di Usignolo dell'India dal Mahatma Gandhi.


sabato 29 ottobre 2022

Il primo albero


RACHEL KORN

QUANDO TI HO LASCIATO

Hai notato un sorriso sul mio viso,
e hai misurato la mia vita
in iarde di giorni felici
che mi aspettano da qualche parte.
E solo la terra bruna ha udito
il pianto silenzioso dei miei passi,
quando ti ho lasciato.
E solo l'erba morbida
calpestata e schiacciata dal mio passo esitante
sentiva
il mio cuore scorrere
nei tacchi alti delle mie scarpe
bloccandoli sul posto
nella silenziosa speranza,
che
tu potessi richiamarmi.
Ma il primo albero sul ciglio della strada
saggio come un profeta dalla solitudine e dall'abbandono,
piegato a terra dal vento e dalla tempesta,
teneva pronto per me
il fresco telo d'ombra steso
per nascondere la tristezza nei miei occhi.

(da Poesie scelte, 1986)

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La fine di un amore – o la mancata realizzazione di esso – è il tema di questi versi della poetessa canadese di lingua yiddish Rachel Korn: nel parco in cui si svolge la scena, le emozioni turbinano nell’animo della donna, che alterna pianto, speranza, rammarico, rimpianto, per poi abbandonarsi alla tristezza.

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DARIUS BANAITIS, "CITTÀ DI PIOGGIA E SOLE"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Solo la parola solo la poesia è mia / come il sigillo il sigillo d'oro / al tuo grande e splendido silenzio.
RACHEL KORN, Poesie scelte

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Rachel (Rokhl) Häring Korn (Pidlisky, Ucraina, 15 gennaio 1898 – Montreal, Canada, 9 settembre 1982), poetessa e scrittrice di lingua yiddish. Trasferitasi in Polonia all’inizio della Grande Guerra, esordì in polacco, per passare subito all’yiddish. Riparata a Mosca nel 1941 dopo l’invasione tedesca, emigrò infine in Canada nel 1948. Tristezza, sradicamento e solitudine caratterizzano molte delle sue poesie.


venerdì 28 ottobre 2022

Presente, sempre


WENDELL BERRY

L’ETERNITÀ NON È L’INFINITO

L'eternità non è l'infinito.
Non è così tanto tempo.
Non inizia alla fine del tempo.
Non funziona parallelamente al tempo.
Nella sua interezza è sempre stata.
Nella sua interezza sarà sempre.
È assolutamente presente, sempre.

(da Rimasugli, 2009)

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La conoscenza empirica” dice il poeta statunitense Wendell Berryha a che fare con le cose”. Astrae dunque dall’amore, dalla fede e dalla bellezza, che secondo lui invece concorrono a completare l’esperienza della realtà. Tale conoscenza quindi “non può toccare le cose dell'eternità. Se, come hanno sempre creduto le persone di fede, il tempo è contingente all'eternità ed è completamente diverso da essa, allora la conoscenza empirica è limitata”.

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IMMAGINE © KARIN HENSELER/PIXABAY

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La pazienza congiunge il tempo / all’eternità.
WENDELL BERRY




Wendell Erdman Berry (Henry County, Kentucky, 5 agosto 1934), poeta, narratore e ambientalista statunitense. Dal 1965 vive in una fattoria di 50 ettari, Lane’s Landing, dove coltiva grano e cereali. La sua poesia non poteva che essere elegiaca e pastorale.


giovedì 27 ottobre 2022

La poesia senza voce


EUNICE ARRUDA

CASSETTI

La poesia
caduta
dalla tempesta

- i cassetti scrivono

la poesia senza voce
nata
dal troppo dolore

(da Cambio di luna, 1986)

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Poesia della solitudine e della speranza scoraggiata, della brama di vivere e anche della giovane fatica”: sin dal suo libro d’esordio, È notte, edito nel 1960, la poetessa brasiliana Eunice Arruda esprime quella che sarà l’essenza del suo dire poetico, un testo prosciugato di parole, teso all’osso, capace di esprimere il dolore come “un fiore violento, o una fiamma che illumina l’oscurità” come scrisse Péricles Eugênio da Silva Ramos.

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FOTOGRAFIA © PIXABAY
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   LA FRASE DEL GIORNO   

Il poeta / trasforma / la realtà / in sogno.
EUNICE ARRUDA, Gabriel

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Eunice Carvalho de Arruda (Santa Rita do Passa Quatro, 15 agosto 1939 - San Paolo, 21 marzo 2017), poetessa brasiliana. Laureatasi in Comunicazione e Semiotica, diresse l’Unione Brasiliana degli Scrittori. Esordì nel 1960 con È tempo di notte, cui seguirono altre tredici raccolte e un’antologia. La sua poesia fa della concisione un perno: taglia e riduce all’osso la parola.


mercoledì 26 ottobre 2022

Amo ciò che non ho


PABLO NERUDA

QUI TI AMO

Qui ti amo.
Negli oscuri pini si districa il vento.
Brilla la luna sulle acque erranti.
Trascorrono giorni uguali che s’inseguono.

La nebbia si scioglie in figure danzanti.
Un gabbiano d’argento si stacca dal tramonto.
A volte una vela. Alte, alte, stelle.

O la croce nera di una nave.
Solo.
A volte albeggio, ed è umida persino la mia anima.
Suona, risuona il mare lontano.
Questo è un porto.
Qui ti amo.

Qui ti amo e invano l’orizzonte ti nasconde.
Ti sto amando anche tra queste fredde cose.
A volte i miei baci vanno su quelle navi gravi,
che corrono per il mare verso dove non giungono.
Mi vedo già dimenticato come queste vecchie àncore.
I moli sono più tristi quando attracca la sera.

La mia vita s’affatica invano affamata.
Amo ciò che non ho. Tu sei così distante.
La mia noia combatte con i lenti crepuscoli.
Ma la notte giunge e incomincia a cantarmi.
La luna fa girare la sua pellicola di sogno.

Le stelle più grandi mi guardano con i tuoi occhi.
E poiché io ti amo, i pini nel vento
vogliono cantare il tuo nome con le loro foglie di filo metallico.

(da Venti poesie d'amore e una canzone disperata, 1924 - Traduzione di Giuseppe Bellini)

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Paesaggio e sentimento si intrecciano in questa poesia di Pablo Neruda: realtà e suggestioni dagli echi simbolisti vengono a rappresentare la lontananza dell'amata e lo struggimento del poeta, la distanza rimane però quel mare insormontabile che confina "giorni sempre uguali".


DIPINTO DI RAFAL OLBINSKI

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Perché tu possa ascoltarmi le mie parole / si fanno sottili, a volte, / come impronte di gabbiani sulla spiaggia.
PABLO NERUDA, Venti poesie d'amore e una canzone disperata

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Pablo Neruda, pseudonimo di Ricardo Eliécer Neftalí Reyes Basoalto (Parral, 12 luglio 1904 – Santiago del Cile, 23 settembre 1973), poeta, diplomatico e politico cileno, è considerato una delle più importanti figure della letteratura latino-americana del Novecento. Fu insignito del Premio Nobel nel 1971.


martedì 25 ottobre 2022

Verso la meta


KONSTANDINOS KAVAFIS

IL PEDONE

Spesso, quando guardo giocare a scacchi,
con l’occhio seguo un Pedone 
che piano piano si fa strada 
fino ad arrivare all’ultima traversa. 
Con tale solerzia va verso la meta 
che diresti che lì certo inizieranno 
i piaceri e le ricompense. 
Lungo la strada incontra molte avversità. 
In diagonale è sotto il tiro degli alfieri; 
le torri lo colpiscono con le ampie
falcate; nelle loro due case 
veloci cavalieri cercano 
di bloccarlo con l’inganno; 
e qua e là con minacce diagonali 
qualche pedone, inviato 
dal campo nemico, gli taglia la strada. 

Ma sfugge a tutti i pericoli 
e arriva all’ultima traversa. 

Quale trionfo essere arrivato là,
alla terribile traversa finale; 
con quale solerzia si avvicina alla morte! 
Perché qui il Pedone morirà
e tutti i suoi sforzi a questo solo tendevano. 
Per la regina che ci salverà, 
per resuscitarla dalla tomba 
è caduto nell’ade degli scacchi.

(da Tutte le poesie, Donzelli, 2020)

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Il pedone è il pezzo meno nobile della scacchiera - un soldatino di fanteria sacrificabile senza troppi patemi, che si muove sul campo di battaglia bersagliato dagli altri pezzi e dagli stessi pedoni avversari che possono prenderlo in un corpo a corpo in diagonale. Ma diventa pezzo pregiato quando, superate mille traversie, riesce a raggiungere l'altro lato del campo: il premio? Non c'è. È sacrificato e scompare dalla scacchiera lasciando al suo posto un altro pezzo resuscitato o raddoppiato, generalmente la regina, che è la pedina dal valore più alto tra quelle in cui il misero pedone può essere promosso. Questa regola del gioco fa riflettere il poeta greco Konstandinos Kavafis.

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FOTOGRAFIA © GEORGE BECKER/PEXELS

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Il pedone è l'anima degli scacchi.
FRANÇOIS-ANDRÉ DANICAN PHILIDOR

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Konstantinos Petrou Kavafis, (Alessandria d'Egitto, 29 aprile 1863 – 29 aprile 1933), poeta e giornalista greco. Pubblicò 154 poesie, spesso ispirate all'antichità ellenistica, romana e bizantina, percorre, mirando al sublime, i vari gradi di un'esperienza estetica congiunta alla pratica dell'amore omosessuale.


lunedì 24 ottobre 2022

La nebbia azzurra


F.S. FLINT

CONI

La nebbia azzurra che segue la pioggia
copre tutti gli alberi;

la luce del sole indora le punte
dai pioppi, lontano,
oltre le case.

Qui un ramo oscilla
e lì
cinguetta un passero.

L'orlo della tenda, ricamato di rosa,
ondeggia rivelando
un comignolo rosso scuro.

La quiete nella stanza
sopportare pazientemente
un passo per la strada.

(da Poetry, vol. 7, nº 6, marzo 1916)

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L'Imagismo, di cui il poeta inglese F.S. Flint fu un esponente, realizza l'emozione poetica attraverso una successione di brevi momenti creativi: basta quindi questa serie di scene dai toni sfumati a raccontare quello che il poeta vede dalla finestra della stanza in cui si trova.

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HECTOR MCDONNELL, "FINESTRA A TORRI DEL BENACO"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La cadenza naturale delle nostre emozioni è la forza trainante delle nostre espressioni poetiche.
F.S. FLINT, Cadenze

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Frank Stuart Flint (Londra, 19 dicembre 1885 – 28 febbraio 1960), poeta e traduttore inglese. Fu esponente di spicco dell’Imagismo, che trattò con un particolare dono per il linguaggio. Ford Madox Ford lo definì “uno degli uomini più grandi e dei migliori spiriti del paese”.


domenica 23 ottobre 2022

Peter Schjeldhal


Venerdì se ne è andato anche il poeta statunitense Peter Schjeldhal, illustre critico d’arte di The New Yorker e del New York Times. È morto a 80 anni nella sua casa di Bovina, nello stato di New York. La sua poesia è allineata con la New York School, di cui ha condiviso molti temi e caratteristiche. Poeta postmoderno contemporaneo,  credeva che la poesia dovesse essere apprezzata e compresa da tutti i lettori: "Non ci sono meriti nell'essere oscuri, astrusi o autoritari”. Così, Schjeldahl affronta spesso esperienze comuni o eventi familiari: "Scrivere cose che le persone vogliono leggere è il mio pane quotidiano".

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PETER SCHJELDHAL CON LA MOGLIE BROOKE NEL 1981 - FOTOGRAFIA © SHEREE ROSE

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PARLARE È MENTIRE

Vorrei migliorare il mondo
con le parole     Mi vedi
dissolvermi nel tentativo?
Ma non c'è soluzione

La nostalgia si mette in mezzo
e anche la meschinità mi devia
con il suo sguardo muto
da un viso che somiglia al mio
ma è il tuo lettore

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SUCCIACAPRE

Il paese è come un grande pensiero
intricato composto da piccoli semi-pensieri
come te, alberi, ecc

Le macchine lo attraversano
sfrecciando dolcemente
anche se in quelle macchine non c’è nessuno

devono essere vuote come le teste degli uccelli
che ti "cantano" nel cielo
di come tutto sia principalmente connesso

a tutto il resto e niente
sia davvero misterioso
o possa essere "conosciuto"

(da Dal 1964: poesie nuove e scelte, 1978)

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La bellezza è una perdita volontaria del controllo mentale, arresa a un processo organico che è momentaneamente sotto la direzione di un oggetto esterno. L'oggetto non è pensato e sentito, esattamente. Sembra usare le mie capacità per pensare e sentire se stesso.
PETER SCHJELDHAL

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Peter Charles Schjeldahl (Fargo, North Dakota, 20 marzo 1942 – Bovina, New York, 21 ottobre 2022), poeta e critico d’arte statunitense attivo su The New Yorker e sul New York Times. Seguace della New York School, postmoderno contemporaneo,  credeva che la poesia dovesse essere chiara per poter essere apprezzata e compresa da tutti i lettori.


sabato 22 ottobre 2022

Jacques Brault


Il poeta canadese di lingua francese Jacques Brault è morto giovedì all’età di 89 anni. La sua opera, sviluppatasi particolarmente in poesia e nei saggi, lo ha fatto definire poeta intimo, dallo spirito indipendente e discreto, vicino ai territori della prosa, senza eccessivi voli: riteneva che la poesia più che uno stile letterario fosse un modo di vivere e trovava l’universale nella generalità della parola umile. Da ciò l’attenzione per il dettaglio, per l’infinitamente semplice che lo ha condotto nel corso degli anni verso un più deciso minimalismo, verso liriche più brevi e l’apprezzamento per gli haiku: cercare l’essenziale nello spazio più piccolo.

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FOTOGRAFIA © DANIELE FRANCIS
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COME TANTI ALTRI

Il tuo essere che invento dallo sguardo
come una macchia d'inchiostro sulla carta
non ho paura di chiamarti amore mio
sei come ti amo come ti creo
con le mie mani ritrovate sul tuo corpo
e l'avida speranza di ogni giorno
l'annuncio di un mondo che è appena all'inizio
il gesto mattutino dietro l'angolo
che sottrae al vagabondo un momento di luce
e questa follia di essere in te come un bambino che deve nascere
ti amo come tanti altri ieri domani
questa vecchia melodia la sto ancora imparando la imparo sempre
ti amo nel vento del futuro nel pietrisco della paura
ti amo nella piccola esistenza nei bigodini
ti amo nelle povere estasi nelle avare glorie
ti amo solo e abbandonato da me stesso

(da Memoria, 1965)

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SI CHIAMA VIVERE

Si chiama vivere
non guardare non ci
sono strade

ma i sentieri che abbiamo percorso
nel dormiveglia
e un vento nero soffia verticale
congela quanti credono
ancora di vivere

(da L’inferiore, l’ammirevole, 1975)

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Il poeta cerca di dare alla sua parola un equilibrio che sfida le leggi del tempo e la mantiene nuova, sorprendente perché misteriosa. L'ossessione per il presente compromette la ricerca di questo equilibrio.
JACQUES BRAULT

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Jacques Brault (Montréal, 29 marzo 1933 – 20 ottobre 2022), poeta, drammaturgo e saggista canadese di lingua francese. La sua poetica prende spunto dalle cose quotidiane in un minimalismo che rifiuta il lirismo e l’eloquenza per affidarsi alle parole umili alla ricerca dell’essenziale.


venerdì 21 ottobre 2022

Foglie d’acacia


AMÉLIE RIVES

DESIDERIO D’AUTUNNO

All'autore del “Cartiglio fiorito”

Le masse scultoree dei bossi si accalcano,
sono come un intaglio nella giada verde notte
oltre le montagne rapprese
in un dipinto di Zhao Mengfu;
davanti alla loro superba stolidità
voli di gialle foglie di acacia scintillano
sospinti dal vento di sud-ovest…

O foglie d'acacia dorate,
posso solo seguirvi fino alla vostra destinazione finale
come il pellegrino dei tempi antichi
seguiva i petali dei fiori di pesco,
sono convinta che anch’io come lui
scoprirei un giardino di chiare delizie
oltre la corrente di un incantesimo celeste.

(da Quando soffiava il vento, 1920)

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Il paesaggio di  un giardino autunnale evoca alla memoria della poetessa statunitense Amélie Rives un’illustrazione del pittore e calligrafo cinese Zhao Mengfu, vissuto a cavallo del 1300, durante la dinastia Yuan. Gli stessi Colori d'autunno sulle montagne Qiao e Hua ritrova tra le acacie, con un desiderio di una fuga eterea e leggera al loro seguito, come nei tempi antichi i pellegrini cinesi solevano seguire il percorso dei fiori di pesco verso “un altro mondo, diverso da quello degli uomini”, come scrisse Li Po.

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ZHAO MENGFU, "COLORI D'AUTUNNO SUI MONTI QIAO E HUA"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Sbiadito dall'estate, / brilla il cielo d'autunno; / i miei pensieri come le foglie sono fiochi, / sbiaditi da ricordi più appassionati / del bruciore dell'estate.
AMÉLIE RIVES, Quando soffiava il vento

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Amélie Rives Troubetzkoy nata Amélie Louise Rives (Richmond, Virginia, 23 agosto, 1863 – Charlottesville, Virginia, 15 giugno 1945), scrittrice, drammaturga e poetessa statunitense. Moglie del principe Pierre Troubetzkoy, visse a Londra e Parigi . Di lei The Critic scrisse: “Vede la natura con l'occhio di un pittore e la descrive con la voce di un poeta”.


giovedì 20 ottobre 2022

I nomi delle donne georgiane


BELLA ACHMADULINA

NOMI DI DONNE GEORGIANE

Là sul mare vagavano le vele,
e, insensibili alla calura,
fiorivano lenti i platani
che a novembre si sfogliavano.

La panchina nel parco antico
biancheggiava muta,
e profumavano d'uva
i nomi delle donne georgiane.

Divenivano mormorio
che correva volando verso il mare,
per affiorare poi come cigno nero,
dal bizzarro collo arcuato.

Rideva una donna, Lamàra,
correva sui sassi, verso l’acqua,
spezzava il tacco sottile,
e nel vino tingeva le labbra.

E si bagnavano i capelli di Medea,
intrecciandosi al mattino alla cascata,
e le gocce cadevano sulla sabbia,
qua e là scintillando.

Più intenso del profumo di oleandri,
raccolti in un sol fiore,
aleggiava il nome di Arianna
e si dileguava in lontananza.

Appoggiandosi appena sui pali
sfiorava l'acqua un pontile.
“Tsisana!”, s'udiva da una finestrella,
“Natela!”, rispondeva una voce...

1956

(da Poesie, Il club di Milano, 2013)

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Con i suoi toni puri e il suo stile virtuoso impiantato sul metro tradizionale, la poetessa russa Bella Achmadulina non poteva non farsi affascinare dalle donne georgiane, ritratte quasi come delle Ninfe vaganti tra le montagne del Caucaso e le acque del Mar Nero. I nomi – usati per sineddoche a indicare le donne stesse – risuonano dolci e ridenti.

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FOTOGRAFIA © PAATA VARDANASHVILI

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   LA FRASE DEL GIORNO   

I Giorgiani sono in generale belli, ben fatti ed agili, e non mancano di spirito: la beltà delle loro donne è celebre quanto quella delle circasse, sebbene sieno di tinta meno bianca e di taglia meno snella.
GIULIO FERRARIO, I costumi antichi e moderni

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Bella Achatovna Achmadulina (Mosca, 10 aprile 1937 – 29 novembre 2010), poetessa russa. Fece parte con il primo marito Evtušenko e con Voznesenskij, della generazione poetica poststaliniana, favorita dal “disgelo” distaccandosi dalla retorica ufficiale. Condusse un'originale ricerca sul linguaggio, con purezza espressiva e fede nella parola.


mercoledì 19 ottobre 2022

Le foglie dell’acero


KARL KROLOW

PAESAGGIO AUTUNNALE

Sacchi di patate sul Reno!
Le foglie d'acero si illuminano di rosso.
E a mezzogiorno di nuovo
la piccola musica del grillo.
Come una barca
le nuvole autunnali passano
con le ombre e la grigia pioggia.
Il campo di rape è più nuvoloso
sotto l'azzurro freddo
del cielo. I semi
cadono nel vento improvviso.
E sotto i tuoi piedi schioccano
le bacche di neve, ora che sono mature
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(da Poesie, 1948)

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Il poeta tedesco Kark Krolow descrive l'autunno nelle varie sfaccettature: a sfumature allegre, come i sacchi di patate, il canto dei grilli nelle ore più calde o il rosso delle foglie, si alternano i lati malinconici, il freddo e le nuvole grigie, senza dimenticare i doni stagionali: i semi e quelle "bacche di neve" che altro non sono che i frutti del sinfocarpo, noti anche come "bacche di cera".

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FOTOGRAFIA © VALIPHOTOS/PEXELS

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Autunno, Non posso sopportare di perdere qualcosa di così prezioso come il sole autunnale restando in casa. Così ho trascorso quasi tutte le ore di luce nel cielo aperto.
NATHANIEL HAWTHORNE

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Karl Krolow (Hannover, 11 marzo 1915 – Darmstadt, 21 giugno 1999) conosciuto anche come Karol Kröpcke, poeta tedesco. Si è affermato come una fra le voci più autentiche della moderna lirica tedesca con raccolte di versi che si ispirano a una visione della natura sensitiva e precisa, in uno stile che contempera le esigenze innovatrici con un senso vigile della tradizione.


martedì 18 ottobre 2022

L’ocra della foglia


ANTONIO MARTÍNEZ SARRIÓN

OTTOBRE

E deve essere sempre così?
I pomeriggi passano
tra il valium atroce e l'agguato agli alberi
per sorprendere l'ocra della foglia,
araldo dei detriti inarrestabili
che, ancora una volta, disperderanno
i miei passi verso sogni cancellati.

In quell’esercizio solo il vento forte
che porta il profumo della pioggia
consentirà un respiro profondo e sfuggente.
E dovrà essere custodito come valuta rara
contro la severa usura del futuro.

(da Dell’accidia, 1986)

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Quell’ocra che viene a colorare le foglie di ottobre, a tingere d’autunno i boschi e i giardini. Quell’emozione il poeta spagnolo Antonio Martínez Sarrión va ricercando nel pomeriggio d’autunno, quasi un punto fermo cui ancorarsi astraendo dalle contingenze della vita quotidiana.

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FOTOGRAFIA © PXHERE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Autunno, / ti aiuterò a ripartire / foglie d'oro / ai poveri della strada.
PABLO NERUDA, Odi elementari




Antonio Martínez Sarrión (Albacete, 1°febbraio 1939 - Madrid, 14 settembre 2021),​ poeta, saggista e traduttore spagnolo. Membro della generazione del ‘68, fu uno dei “nuovissimi poeti spagnoli”, gruppo di rottura con il realismo del dopoguerra. La sua poesia si avvale del collage e delle tecniche surrealiste.


lunedì 17 ottobre 2022

La confusione dei petali


DULCE CHACÓN

LA DURATA DEL MUTUO È SCADUTA

Ricordo
quando la simmetria era pari.
Prima della confusione dei petali:
sì, sì, sì, no, sì, no, no, sì;
quando gli innamorati erano due
e strappavano i petali no, sì, no, sì.
Non lo sapevo allora
che la grande fossa non è un luogo,
è una pretesa:
tutto deve essere restituito.

Adesso
gli sguardi cadono da un occhio solo

(da Quattro gocce, 2003)

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La poetessa spagnola Dulce Chacón si serve di una metafora economica e giuridica per raccontare la fine di un amore: il conto dei petali della margherita sfogliati dagli innamorati nei primi tempi alla fine non tornano più, quasi a confermare l’assioma di Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo: “L'amore. Certo, l'amore. Fuoco e fiamme per un anno, cenere per trenta. Lo sapeva lui cos'era l'amore”.

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FOTOGRAFIA © KRISTINA PAUKSHTITE/PEXELS

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Forse il tempo si misura in parole. Nelle parole che si dicono. E in quelle che non si dicono.
DULCE CHACÓN, La voce addormentata




Dulce Chacón (Zafra, 3 giugno 1954 – Madrid, 3 dicembre 2003), scrittrice e poetessa spagnola. Impegnata socialmente, per i diritti delle donne e contro la violenza di genere e la guerra, fu autrice di poesie, romanzi e testi teatrali, dedicati in gran parte alla guerra civile spagnola.


domenica 16 ottobre 2022

Di là dal monte


DARIA MENICANTI

TELESELEZIONE

Soprattutto mi piace col telefono
entrargli nella camera lontana
di là dal monte,
sentire il mio squillo
che si avventa nel buio. Poi la cara
voce fra tutte che risponde:
Sì-ì?

(da Canzoniere per Giulio, Manni, 2004)

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La teleselezione fu una rivoluzione nelle telecomunicazioni che intervenne in Italia Il 31 ottobre 1970: da allora ogni utente telefonico - quelli che ora si chiamano numeri fissi - era in grado di chiamare qualsiasi altro utente all’esterno della propria rete  digitando il prefisso locale senza passare dal centralino. E a Daria Menicanti questa possibilità diretta di raggiungere l’amato senza intermediari scatena l’emozione dell’incontro, della telefonata serale che le porta subito la voce dell’amato.

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ILLUSTRAZIONE DI OLIVER BRABBINS

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Una voce di donna al telefono / La si ascolta inattesa e ardita. / Quanta dolce armonia / In questa voce senza corpo.
NIKOLAJ GUMILËV




Daria Menicanti (Piacenza, 1914 – Mozzate, 4 gennaio 1995), poetessa, insegnante e traduttrice italiana. In lei si mescolano il registro sarcastico e ironico e quello più sottile della malinconia. Per Lalla Romano la sua era “una voce nuova, moderna e classica, per niente alla moda, ma libera e anche audace”.


sabato 15 ottobre 2022

La mia voce


ANNA ACHMATOVA

UNA NOTA NEL LIBRO

Quello che hai dato è tuo
               Shota Rustaveli

Da che rovine parlo,
da che baratro grido?
Vivo nella calce non spenta,
sotto volte di fetide cantine.

Chiamino pure muto l'inverno,
sbattano in eterno le eterne porte:
udranno sempre la mia voce,
sempre ancora le daranno ascolto
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Leningrado, 1959

(da Poesie, 1962)

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Negli anni terribili della ežóvšcina [periodo in cui commissario del popolo agli Interni fu Nikolaj Ivanovic Ežov, 1936-1938] ho passato diciassette mesi in fila davanti alle carceri di Leningrado. Una volta qualcuno mi «riconobbe». Allora una donna dalle labbra livide che stava dietro di me e che, sicuramente non aveva mai sentito il mio nome, si riscosse dal torpore che era caratteristico di noi tutti e mi domandò in un orecchio (lì tutti parlavano sussurrando): - Ma questo lei può descriverlo? E io dissi: - Posso. Allora una sorta di sorriso scivolò lungo quello che un tempo era stato il suo volto”. La poetessa russa Anna Achmatova tenne fede a questa promessa e denunciò il regime sovietico e tutti i suoi orrori. Questo le costò molto, non solo l’ostracismo letterario ma addirittura la fame e il vile accanimento contro suo figlio, arrestato e torturato, condannato ai lavori forzati. La sua voce però continuò a levarsi pura, coscienza di un popolo.

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ILLUSTRAZIONE © NASTIA SMIYAN/BEHANCE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

No, non sotto un estraneo cielo, / Non al riparo d’ali estranee: / Ero allora col mio popolo, / Là dove il mio popolo, per sventura, era.
ANNA ACHMATOVA, Poema senza eroe e altre poesie

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Anna Andreevna Achmatova, pseudonimo di Anna Andreevna Gorenko (Bol'soj Fontan, 23 giugno 1889 – Mosca, 5 marzo 1966), poetessa russa. Fu osteggiata dal regime sovietico per il suo “estetismo” e per il “disimpegno" politico”. La sua poesia spesso scarna, libera dalle analogie simboliche, scolpita fino all'osso, si veste di un’ironia e di una malinconia che sconfinano nel disincanto.


venerdì 14 ottobre 2022

La bianchezza della luna


CECILIA MEIRELES

MORMORIO

Portami un po’ di quell’ombra serena
che le nubi trascinano nel giorno!
Un poco d’ombra, appena
- guarda che non ti chiedo la gioia.

Portami la bianchezza della luna
che la notte custodisce nel cuore!
la bianchezza dell’aria, unica:
— vedi che non chiedo l'illusione.

Portami un po’ della tua rimembranza,
perduta essenza, nostalgia del fiore!
— Guarda che non ti dico - speranza!
— Guarda che nemmeno sogno - amore!

(da Viaggio, 1939)

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La poesia di Cecilia Meireles è una continua riflessione intima e filosofica: la caducità del vivere e il suo senso, l’infinito strettamente connesso con la natura, si trasfigurano nei versi della poetessa brasiliana: l’amore diventa allora espressione della nostalgia e il desiderio una costante manifestazione.

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FOTOGRAFIA © MYRIAMS-FOTOS/PIXABAY

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   LA FRASE DEL GIORNO   

La notte chiude le sue labbra / — terra e cielo — nome custodito. / E i suoi sogni lunghi e saggi / generano la vita degli uomini..
CECILIA MEIRELES, Viaggio




Cecília Meireles de Carvalho Benevides (Rio de Janeiro, 7 novembre 1901 – 9 novembre 1964), poetessa, insegnante e giornalista brasiliana. Appartenne alla fase spiritualista del Modernismo brasiliano. Risaltano particolarmente nella sua poesia la tecnica e la ricchezza umana.


giovedì 13 ottobre 2022

La marmellata di fragole


CZESŁAW MIŁOSZ

UNA CONFESSIONE

Mio Signore, ho amato la marmellata di fragole
e l’oscura dolcezza del corpo di donna.
Anche la vodka ghiacciata, le aringhe in olio d’oliva,
i profumi, di cinnamomo, di garofano.
Così che genere di profeta sono? Perché dovrebbe lo spirito
avere visitato un uomo simile? Molti altri
furono chiamati, e degni di fiducia.
Ma chi avrebbe dovuto fidarsi di me? Perché mi han visto
come vuoto bicchieri, mi butto sul cibo,
e getto occhiate cupide al collo della cameriera.
Incrinato, e consapevole di esserlo. Desiderando la grandezza,
capace di riconoscere la grandezza dovunque sia,
eppure non ancora del tutto chiaroveggente
seppi cosa fu lasciato agli uomini più piccoli, come me:
una festa di speranze brevi, una adunata di orgogliosi,
un torneo di gobbi, la letteratura.
 

(da Le più belle poesie d’amore, Baldini Castoldi Dalai, 2008, a cura di P. Gelli)

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Il poeta polacco Czesław Miłosz, Premio Nobel per la Letteratura nel 1980, osserva le sue imperfezioni di essere umano - la gola, la lascivia, l'accidia - e, consapevole di esse, sa comunque di potersi elevare grazie alla "speranza breve" della poesia, della letteratura: “Tutte le cose che qui ho conosciuto / son come un giardino, quando stai sulla soglia. // Entrarvi non si può. Ma c’è di sicuro. / Se guardassimo meglio e più saggiamente / un nuovo fiore ancora e più d’una stella / nel giardino del mondo scorgeremmo”.

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PHILIP EVERGOOD, "IL GHIOTTONE"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Ti indirizzo, ti do la vita - anche un nome e un titolo nel principato della grammatica - per proteggerti dall'inflessione del nulla.
CZESŁAW MIŁOSZ, A partire dalle mie strade




Czesław Miłosz (Šeteniai, Lituania, 30 giugno 1911 – Cracovia, 14 agosto 2004),  poeta e saggista polacco. La sua poesia ha grandi ambizioni formali e una decisa intonazione pessimistica. Nel 1980 gli fu conferito il Nobel con la seguente motivazione: “A chi, con voce lungimirante e senza compromessi, ha esposto la condizione dell'uomo in un mondo di duri conflitti”.


mercoledì 12 ottobre 2022

Il suo amaro ricordo


RACHEL BLUWSTEIN

SÌ, MEGLIO CHE CADA NELL’OBLIO

Sì, meglio che cada nell'oblio il suo amaro ricordo,
così la libertà mi chiamerà di nuovo.
Non desidererò il bagliore del fuoco del passato
né mendicando tenderò la mano.

Sì, meglio che la mia anima appartenga all'universo,
non un solo uomo, nessuno può dominarla;
Ho rafforzato e siglato come un tempo il mio patto
con il cielo e il campo.

(da Poesie, 1985)

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La poetessa israeliana Rachel Bluwstein abbandona come una muta di serpente il ricordo del passato, rinuncia a tutto ciò che è stato di un amore, persino al suo calore, per rituffarsi nel presente, per ridonarsi all’universo, per tornare a essere parte del futuro.

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EDWARD HOPPER, "AUTOMAT"

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Una donna, sono solo una donna, una vite / che sale avviticchiandosi e che quando arriva al culmine, / già senza sostegno, afflitta e pallida / torna verso terra.
RACHEL BLUWSTEIN, Poesie




Rachel Bluwstein (Saratov, Russia 2 ottobre 1890 - Tel Aviv, 16 settembre 1931), poetessa russa naturalizzata israeliana. Conosciuta e venerata in Israele anche solo come Rachel o Poetessa Rachel: è stata uno dei primi autori a scrivere in ebraico, lingua di cui padroneggiò sia i registri più colloquiali, sia le più complesse sfaccettature del linguaggio biblico.


martedì 11 ottobre 2022

Una lucciola d’autunno


DAKOTSU IIDA

COS’È L’ANIMA?

Cos'è l'anima?
Per esempio,
una lucciola d'autunno

(da La collezione di cappelli da montagna, 1932)

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Lo yūgen che è parte fondamentale degli haiku, quella misteriosa profondità che non si riesce mai a cogliere appieno, erompe chiaramente da questo componimento di Dakotsu Iida dedicato allo scrittore Ryūnosuke Akutagawa, uccisosi pochi giorni prima. Ciò che l’intelletto umano non riesce a comprendere si rivela concretamente attraverso un’immagine poetica, quella di una lucciola in autunno.

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FOTOGRAFIA ©️HALLV5

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   LA FRASE DEL GIORNO   

In autunno si guarda il cielo. In primavera la terra.
SØREN KIERKEGAARD, Diario, 29/10/1837




Dakotsu Iida (Fuefuki, 26 aprile 1885 – 3 ottobre 1962), pseudonimo di Takeji Iida, poeta giapponese di haiku. Allievo di Kyōshi Takahama, con le sue poesie fu collaboratore delle riviste Hototogisu e Unmo, di cui fu redattore capo.


lunedì 10 ottobre 2022

Nelle notti di ottobre


BAI HUA

L’ESTATE È ANCORA LONTANA

Uno dopo l'altro i giorni passano,
qualcosa ti si avvicina nel buio
Siediti, cammina un po',
guarda cadere le foglie,
la pioviggine,
una persona cammina per strada,
l'estate è ancora lontana

Così veloce eh, nasce e scompare,
tutto il buono arriva nelle notti di ottobre,
troppo bello, inosservato,
una calma uguale a quella delle tue scarpe
pulite, sul bordo del letto
il passato è remoto, caldo, gentile,
come una vecchia scatola,
come la carta ingiallita di un libro,
e l'estate è ancora lontana

Un incontro casuale, forse dimenticato,
fuori fa un po' freddo
la mia mano sinistra stanca
tende segretamente a sinistra
Quella stupida idea fissa
lontana ma penetrante
l'estate è ancora lontana

Mai più perdere la pazienza per niente,
Mai più innamorarsi per niente
riprendere le vecchie abitudini
anno dopo anno deprimersi
Cottage di bambù, camicia bianca
Non sei nel fiore della vita?
Una determinazione rara
l'estate è ancora lontana

1984

(da L'estate è ancora lontana, 2020)

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"L'estate è il tempo di Bai Hua nella poesia" scrive Fiona Sze-Lorrain: è uno stilema che il poeta cinese usa per misurare la sua vita, per valutare, proporzionare, paragonare e comprendere. E, naturalmente, è tempo desiderato, tempo che per molti mesi dell'anno diventa bramosa attesa oppure nostalgia.

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FOTOGRAFIA © TORANGE

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Concentro le mie energie e posso vedere / la brezza pomeridiana / soffiare attraverso gli sguardi che incontro / Che malinconia / che franca benevolenza / e romantica allegria dei vecchi tempi.
BAI HUA

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Bai Hua (Sichuan, 1956), poeta cinese. Dopo aver ottenuto una laurea in inglese presso il Guangzhou Foreign Languages ​​Institute, ha conseguito un Master in Tendenze letterarie occidentali presso l'Università di Sichuan.


domenica 9 ottobre 2022

Un fruscio di foglie


DAVID MARIA TUROLDO

NON ALTRO RIPARO

Mi resta ancora il silenzio
della chiesa sul monte
queste pietre in rapimento,
insanguinate nella notte
dalla lampada rossa.

Mia chiesa, o tomba
chiusa ancora
su più alto silenzio.
Questo invincibile silenzio,
quando neppure l'urlo ha un'eco:

che la terra sia sconvolta da vulcani,
che ogni casa vada in rovina,
purché sia un'altra terra!

Mia preghiera senza ascolto,
monosillabi a labbra chiuse:

appena un fruscio di foglie
ad autunno, cosi
le mie preghiere.

(da Il sesto Angelo, Mondadori, 1976)

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Ho pensato, pochi giorni fa, mentre salivo tra i boschi e i vigneti di Fontanella, il “buen retiro” nel Bergamasco di David Maria Turoldo, che in un luogo simile è più facile accostarsi al divino, leggere il tempo nelle pietre dell’antica abbazia romanica, porsi domande sul senso del vivere. Questi versi ben raffigurano la tensione spirituale di Turoldo, il suo continuo e tormentato dialogo di uomo con Dio – “teomachia” la definì Luciano Erba - mentre attorno turbinano le forze caotiche del mondo.

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L'ABBAZIA DI SANT'EGIDIO A FONTANELLA - FOTOGRAFIA © DANIELE RIVA

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   LA FRASE DEL GIORNO   

Mia preghiera / tempo di fuoco / l’attimo dove l’antico / si fa cenere.
DAVID MARIA TUROLDO




David Maria Turoldo, al secolo Giuseppe Turoldo (Coderno, 22 novembre 1916 – Milano, 6 febbraio 1992), presbitero, teologo, filosofo, scrittore e poeta italiano, membro dell'Ordine dei servi di Maria. Fu sostenitore delle istanze di rinnovamento culturale e religioso della Chiesa, di ispirazione conciliare.