ELAINE FEINSTEIN
GERUSALEMME, 1
Le tue pietre serbano ancora il bagliore di un sole di giugno
finché la notte del deserto non lascia cadere
un mantello blu scuro sulle strade
bruscamente, come sempre a Levante.
La prima volta che ti ho visto
un filo spinato ti trapassava il cuore,
e la limpidezza delle tue stelle mi trafisse
come un antico dio tribale.
Ho venduto tutti i miei ciondoli d'argento
in modo da poter vagare per i vicoli stretti
con la tua polvere bianca
nei miei sandali ancora per qualche giorno,
bere un tè alla menta con il mio amante marocchino
sotto le armi giordane
prima di partire per la piovosa Londra e l'uomo che ho sposato.
(da Talking to the dead, 2007)
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“Gerusalemme è una città con una storia terribile di essere rasa al suolo e poi ricostruita solo per essere di nuovo distrutta. Qualcosa di quel sapere ci aveva contagiato”: la poetessa inglese di origine ebrea Elaine Feinstein aveva un senso dell’esistenza diverso da quello dei suoi connazionali e guardava per sua stessa ammissione più all’America di Pound, Olson e Ginsberg, “una cultura piena di energia, basata sull’immigrazione”. La ricerca delle radici la porta a indagare nella memoria partendo, ovviamente, da Gerusalemme, lasciandosi contagiare dalla sua particolare atmosfera di città sospesa tra cielo e terra.
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FOTOGRAFIA © JOISEYSHOWAA/FLICKR
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LA FRASE DEL GIORNO
Non si può parlare di Gerusalemme senza amarla.
CARLO MARIA MARTINI, Verso Gerusalemme
Elaine Feinstein (Bootle, 24 ottobre 1930 – Londra, 23 settembre 2019), poetessa, scrittrice, drammaturga e traduttrice inglese. Ha realizzato sceneggiature per la BBC e ITV. La sua poesia è stata influenzata dagli Oggettivisti e dai Poeti Black Mountain. Al centro dei suoi versi appaiono spesso la gente e gli affetti familiari.
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