AMELIA ROSSELLI
QUANTI CAMPI COME SPUGNA VORREBBERO
Quanti campi che come spugna vorrebbero
arricchire il tuo passato, anche il
tuo presente soffocato.
Quante viuzze del tutto pittoresche
che tu vorresti tramutare in significato
dell’essenza di questa tua sofferenza.
Ma geme nell’essenza della tua sofferenza
un desiderio di sonno e di carne. Oh
come i merli tacciono! Hanno confuso
la tua idea della pace con il tramonto
che offrì ai tuoi occhi penduli solo
un sofisticato sequestro della tua brama
d’essere solo, e te stesso.
(da Documento 1966-1973, Garzanti, 1976)
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L’anima tormentata della poetessa Amelia Rosselli è prigioniera della sua inquietudine, della contrapposizione tra presente e passato, tra sogno e reale, tra pace e sofferenza. Ed è incapace di trovare se stessa, di riconoscersi nel “mutare di questo delirio o rullo nel mio pensiero a seconda della situazione che il mio cervello affrontava ad ogni cantonata della vita, ad ogni spostamento spaziale o temporale della mia quotidiana pratica esperienza”.
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EDWARD HOPPER, "LE UNDICI DI MATTINA"
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LA FRASE DEL GIORNO
La realtà è così pesante che la mano si stanca, e nessuna forma la può contenere. La memoria corre allora alle più fantastiche imprese (spazi versi rime tempi).
AMELIA ROSSELLI, Spazi metrici
Amelia Rosselli (Parigi, 28 marzo 1930 – Roma, 11 febbraio 1996), poetessa, organista ed etnomusicologa italiana che ha fatto parte della "generazione degli anni trenta". È rimasta una figura di scrittrice unica per il suo plurilinguismo e per il tentativo di fondere l'uso della lingua con l'universalismo della musica.
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