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mercoledì 7 ottobre 2020

Al sole roseo d’autunno


ALFONSO GATTO

UN’ALBA

Com’è spoglia la luna, è quasi l’alba.
Si staccano i convogli, nella piazza
bruna di terra il verde dei giardini
trema d’autunno nei cancelli.
È l’ora fioca in cui s’incide al freddo
la tua città deserta, appena un trotto
remoto di cavallo, l’attacchino
sposta dolce la scala lungo i muri
in un fruscìo di carta.
La tua stanza
leggera come il sonno sarà nuova
e in un parato da campagna al sole
roseo d’autunno s’aprirà.
La fredda
banchina dei mercati odora d’erba.
La porta verde della chiesa è il mare.

(da Poesie, Mondadori, 1941)

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Mario Lunetta scrisse di Alfonso Gatto che “sembra conoscere della parola solo l’epifania cromatica”. E i colori si manifestano accendendosi in questi versi che raccontano il risveglio della città in un’alba d’autunno in una sinestesia che associa profumi e odori, rumori  e sensazioni, il freddo stesso che si attacca alle ossa, per approdare poi al pensiero dell’amata che, al contrario del poeta, dorme ancora nella sua stanza.

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FOTOGRAFIA © ROMAN BOED/PIXABAY

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LA FRASE DEL GIORNO
Chi stringe i venti, e annebbia le specchiere / oltre i mari d'autunno, nell'alone /
delle polveri cieche?
ALFONSO GATTO




Alfonso Gatto (Salerno, 17 luglio 1909 – Orbetello, 8 marzo 1976), poeta e scrittore italiano. Ermetico, ma di confine, giornalista e pittore, insegnante di Letteratura all'Accademia di Belle Arti, collaboratore di “Campo di Marte”, la sua poesia è caratterizzata da un senso di morte che si intreccia al vivere.


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