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sabato 5 settembre 2020

Guardalo come ride


GIOVANNI GIUDICI

L’UOMO CHE DORMENDO RIDEVA

Nel cuore di un qualche sogno che mi vedessero
Ben disteso castamente sul letto
E commentando - guardalo come ride
Lui che da sveglio sta sempre così sulle sue

Nel flusso dei pensieri che carezzandomi
Colmi di letizia alle spalle
Attraverso la buca del cervello oltre la fronte
Volassero una brezza di aquilone

Lo immagino come potrebbe
Darsi la bella visione
Chiusa agli osceni che sghignazzano intorno
Vattelapesca cosa gli naviga in testa

Vieni tu a popolarmi fabbricatore di sorprese
Che all'improvviso tramuti le lacrime
Tu che da un rametto
Ricavi zufoli

Scopritore di nidi mago di mani ombra
Che alle pareti della sera parlano il lupo
Tu che fai treno e l'urlo della sirena
Tu annunciatore della neve sulla porta

Separa acqua da vino nel medesimo bicchiere
Dimmi un pensiero che mi abita dentro
Fa’ il verso alla civetta che da fuori ti risponde
Raccontami il futuro del domani che è passato

Principio di tutto l'amore
Ben composto castamente sul letto
Guardami come rido mentre ti aspetto
O mio tardo visitatore.


(Da Il ristorante dei morti, Mondadori, 1981)

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Il mondo del sogno è quello in cui l’inconscio domina e prende possesso delle nostre vite. Ciò che è stato represso durante il giorno esce come un animale notturno a svolgere le sue cacce. Questa felicità del sogno, questa ilarità magica si manifesta nell’uomo che dorme nella poesia di Giovanni Giudici. Come il signor Anselmo della novella Tu ridi di Luigi Pirandello: “Provvidenzialmente la natura, di nascosto, nel sonno lo ajutava. Appena egli chiudeva gli occhi allo spettacolo delle sue miserie, la natura, ecco, gli spogliava lo spirito di tutte le gramaglie, e via se lo conduceva, leggero leggero, come una piuma, pei freschi viali dei sogni più giocondi. Gli negava, è vero, crudelmente, il ricordo di chi sa quali delizie esilaranti; ma certo, a ogni modo, lo compensava, gli ristorava inconsapevolmente l’animo, perché il giorno dopo fosse in grado di sopportare gli affanni e le avversità della sorte”.

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ASHA CAROLYN YOUNG, "UOMO CHE DORME"

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LA FRASE DEL GIORNO
La mia colpa sociale è di non ridere, / di non commuovermi al momento giusto.
GIOVANNI GIUDICI, La vita in versi




Giovanni Giudici (Porto Venere, 26 giugno 1924 – La Spezia, 24 maggio 2011), poeta e giornalista italiano. Della sua formazione cattolica e del suo lavoro nell'industria ha fatto i poli di una tensione che lo trascende e caratterizza il suo impegno civile. Numerose le sue traduzioni: Frost, Sylvia Plath, Orten, Pound, Ransom e Puškin.


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