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domenica 6 ottobre 2019

Dura ancora, indugia


FËDOR TJUTČEV

L’ULTIMO AMORE

Come, noi declinando, il nostro amore
è più tenero e più superstizioso!...
Luce d'addio dell’ultima passione,
luce d’occaso, splendi, splendi!

Già l’ombra ha preso mezzo il cielo,
all’occidente solo era un chiarore:
giorno venuto a sera, indugia, indugia,
e dura, dura ancora, incanto.

Venga pur meno il sangue nelle vene,
la tenerezza non vien meno in cuore...
Ultimo amore, o tu! tu sei
felicità e disperazione.


1852-54


(da Poesie, Adelphi, 2011 - Traduzione di Tommaso Landolfi)

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Fëdor Tjutčev, poeta russo caro ai simbolisti, si esprime attraverso una profonda inquietudine, delineata grazie a atmosfere eteree, talora desolate come le lande della Russia, in bilico tra le due componenti della realtà: il caos e il cosmo. E tra due componenti opposte si barcamena anche l’ultimo amore, quello tardo, cui comunque non si può resistere e che ci si augura duri il più possibile, con tutto il suo incanto, come un lungo tramonto.

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FOTOGRAFIA © WALLPAPER FLARE

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LA FRASE DEL GIORNO
Ho dolcezza e piacere, / la pace è nel mio petto, / son di sopore involto: / o tempo, ferma il passo!
FËDOR TJUTČEV, Poesie




Fëdor Ivanovič Tjutčev (Ovstug, 5 dicembre 1803 - Carskoe Selo, 27 luglio 1873), poeta e scrittore russo. Fu diplomatico per 22 anni, anche a Torino, e a Monaco, dove conobbe Heine e Schelling. Non si curò dei propri versi, che furono scoperti dai simbolisti russi a inizio Novecento.


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