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domenica 11 settembre 2016

O New York

 

ALDA MERINI

ALDA MERINI PER L’11/9

O New York notturna del nostro amore
così decapitata, ogni tua luce
è stata il vagito della nostra poesia.
Tu non puoi morire quando sogni
poiché noi italiani ti abbiamo
cullato tra le nostre braccia.
Penso che l'amore sia una grande torre
una torre addormentata nel cuore della notte.
Ma questi giganti che ormai non parlano più
hanno sepolto sotto le loro macerie
anche i nostri sospiri d’amore,
”quando la sera si stendeva sopra un tavolo
come un paziente in preda alla narcosi”

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Quindici anni, volati come il vento. Eppure quell’11 settembre 2001 rimane lo spartiacque tra due secoli, tra due vite. Il mondo è cambiato, la percezione della sicurezza è mutata, in peggio naturalmente, e altri sanguinosi eventi hanno colpito l’Europa e gli stessi Stati Uniti. Ci sono state guerre in nome di quell’11 settembre, che poi con effetto domino hanno sconquassato la regione nordafricana e quella mediorientale. L’attentato con aerei di linea che causò il crollo delle Torri Gemelle e la morte di quasi 3000 persone è ben chiaro nelle nostre menti, ancora vivido. Tutti quanti sappiamo dove eravamo e che cosa stavamo facendo in quel preciso momento. Il fatto che abbia colpito una delle città più amate del mondo e in un certo senso anche quel “sogno americano” che romanticamente portiamo in cuore ha contribuito ancora di più a scolpire quel giorno nei nostri ricordi. Questi sono i versi d’occasione che la poetessa milanese Alda Merini dedicò “a caldo” all’evento.

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11-9

FOTOGRAFIA © ROBERT CLARK/AP

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LA FRASE DEL GIORNO
Con l’11 settembre molto è cambiato: ora è diffusa la coscienza del contingente, dell’effimero, della fragilità.

JOHN FRANCIS STAFFORD




Alda Giuseppina Angela Merini (Milano, 21 marzo 1931 - 1º novembre 2009),  poetessa, aforista e scrittrice italiana. Vide pubblicate le prime poesie a diciannove anni. L’amore agitato con Giorgio Manganelli riportò alla luce i disagi psichici: dal 1965 al 1972 fu internata in ospedale psichiatrico. Dimessa, visse nella sua casa sui Navigli, spesso in stato di emarginazione, circondandosi di artisti.


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