KOSTANTINOS KAVAFIS
IONICO
Se abbiamo spaccato le loro statue,
se li abbiamo cacciati dai loro templi,
non per questo sono morti gli dèi.
Oh, terra d’Ionia, te amano ancora,
le loro anime te ricordano ancora.
Quando l’alba d'agosto splende su di te
un rigoglio della loro vita percorre l’aria;
e un’eterea forma di adolescente, a volte,
indistinta, con passo celere,
incede sopra le tue alture.
(Ιωνικόν, da Le poesie, Einaudi, 2015 - Traduzione di Nicola Crocetti)
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C’è qualcosa nel mondo che travalica la nostra certezza scientifica: una sacralità insita nelle cose, nella natura, nell’atmosfera, che nessuno può sconfiggere. Anche gli dèi morti sanno risorgere – ci dice il poeta greco Kostantinos Kavafis – nella bellezza, nella giovinezza, nell’amore, in un sentore diffuso nell’aria, in una luce soffusa che parla direttamente all’anima, oltrepassando la ragione.
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LA FRASE DEL GIORNO
E alcuni affermano che l’anima è mescolata proprio nell’universo, per cui – forse – anche Talete ritenne che tutte le cose sono piene di dei.
ARISTOTELE, Sull’anima
Konstantinos Petrou Kavafis, (Alessandria d'Egitto, 29 aprile 1863 – 29 aprile 1933), poeta e giornalista greco. Pubblicò 154 poesie, spesso ispirate all'antichità ellenistica, romana e bizantina, percorre, mirando al sublime, i vari gradi di un'esperienza estetica congiunta alla pratica dell'amore omosessuale.
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