VIRON LEONDARIS
PER BALBETTARE COSÌ
Per balbettare così il mio destino
con parole sconnesse
e con la foglia amara d'alloro tra le labbra…
Il destino è un oracolo
che chiedi e che ricevi da te stesso
per sfuggire a ciò a cui non sfuggirai
per comprendere ciò che non comprenderai
ovvero un discorso inopportuno e infausto
che ti dissuade da quello a cui ti stimola
ti spinge in senso opposto a quello in cui ti tira
e il solo modo per compierlo è violarlo
Per questo sei esiliato da te stesso
e cadi nel banale
in miserande lotte per l’esistenza
in sedicenti avventure e agoni
risolvendo magari indovinelli e uccidendo i mostri della quotidianità
facendo il giusto e dicendo l'insignificante
in espiazioni inutili e intollerabili
inginocchiandoti per vivere
Così anch’io che ho avuto la sorte più pesante e nera
mi sono trovato a sopportare
una vita così incredibilmente banale.
(da Poeti greci del Novecento, Mondadori, 2010 - Traduzione di Filippomaria Pontani )
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Il poeta greco Viron Leondaris si interroga sul destino e sembra pensarla all’incirca come Henry David Thoreau: “Ciò che l'uomo pensa di se stesso – ecco ciò che regola o piuttosto indica il suo destino” e come Cesare Pavese: “Non è che accadano a ciascuno cose secondo un destino, ma le cose accadute ciascuno le interpreta, se ne ha la forza, disponendole secondo un senso – vale a dire, un destino”. Alla fine, come cantava Lucio Dalla, “l’impresa eccezionale, / dammi retta, è essere normale”.
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AUGUSTE RODIN, “LE PENSEUR”
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LA FRASE DEL GIORNO
Il destino è spesso una comoda giustificazione per illuderci che tutto quanto accade non dipende da noi, ma da una forza misteriosa capace di trasformare i sogni in realtà e le nostre azioni in un fallimento.
ROMANO BATTAGLIA, La strada di Sin
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