Il Kokinshū, abbreviazione di Kokin Wakashū, è un’antologia poetica giapponese ideata dall’imperatore Uda, che regnò nel decennio 887-897, e realizzata da suo figlio Daigo, sul trono imperiale dall’897 al 930. Il nome dell’antologia significa letteralmente “Collezione di poesie giapponesi dei tempi antichi e moderni”.
Raccoglie waka, tanka e qualche choka, le forme di poesia nipponica più diffuse insieme all’haiku. I poeti che vi compaiono sono quelli che bazzicavano la corte: Ki no Tsurayuki era il leader, poi venivano Ki no Tomonori, Ōshikōchi Mitsune e Mibu no Tadamine, tutti membri della nobiltà media e bassa. Tra i 1111 componimenti ve ne sono anche molti anonimi. L’antologia è la più interessante tra le altre coeve - Ryoounsha, Bunka Shurureishuu e Keikokushuu – per il fatto che le poesie che la compongono furono tutte scritte per la prima volta in giapponese, distaccandosi così dalla scrittura cinese diffusa prima di quel momento. Il fatto che sia stata ordinata dalla più alta autorità politica è inoltre segno di voler preservare l’entità culturale della poesia come forma di tradizione. Ki no Tsurayuki lo intuì, infatti così scrisse: “Dureranno come i torrenti che scendono dalle montagne, daranno luogo a altri poemi così numerosi come i granelli di sabbia che ci sono nelle spiagge, e daranno diletto fino a quando i ciottoli si trasformeranno in rocce”.
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ANONIMI
Il fiume Yoshino
questo monte Imose
scorrendo taglia.
Così il fiume del mondo
separa gli amanti.
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Anche nel sogno
è difficile per me
vedere il mio Amore.
Non dorme?
O mi ha dimenticato?
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Tanto dolcemente
versi i tuoi petali,
fiore di ciliegio.
Com’è atroce e duro quanto
in questo mondo resta!
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KI NO TSURAYAKI
Il vento che passa
per il bosco ombroso
fa più pesante
la mia tunica con
l’odore dei fiori.
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Il fiore di ciliegio,
ecco pare sbocciato.
Lassù, tra le valli
di montagna,
si vedono candide nubi.
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FUN'YA NO YASUHIDE
Rara è la fortuna
di chi si crogiola al sole
un giorno di primavera,
come potrei ancora lamentarmi
se la neve mi cade sulla testa?
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LA FRASE DEL GIORNO
La poesia giapponese ha i suoi semi nel cuore umano.
KI NO TSURAYUKI, Kokinshū
Gli Orientali mi sembrano più liberi di noi nell'esprimere i sentimenti, le emozioni, gli stati d'animo; chissà se c'entra qualcosa la nostra cultura cattolica...? che credo ci abbia un po' inibiti...
RispondiEliminaSono versi che entrano nel cuore.
la filosofia buddhista evidentemente ha inciso... del resto le nostre radici, sebbene la UE insista a negarlo, sono quelle ebraico-cristiane nel bene e nel male
RispondiElimina...molto delicati e si tatuano proprio nel cuore....mi piacciono davvero.
RispondiElimina...ho scoperto da poco cosa siano gli haiku :).... e mi piace questo stile...se così si può chiamare.
ciao Vania
gli haiku sono molto orientali, ma queste forme di respiro appena un po' più ampio mi piacciono di più...
RispondiEliminaC'è una cosa che è sempre presente nel mondo orientale ed è il respiro. Per questo sono catturata ogni volta che leggo un haiku o un altro componimento o qualche loro dipinto.
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