GUSTAVO ADOLFO BÉCQUER
RIME, LXIV
Come l'avaro custodisce il suo tesoro
serbavo il mio dolore;
io volevo provare che c'è qualcosa di eterno
a colei che eterno mi giurò il suo amore.
Ma oggi lo chiamo invano, e sento il Tempo,
che lo consumò, dire:
«Ah, fango miserabile, eternamente
non potrai nemmeno soffrire!»
(Traduzione di Marina Cepeda Fuentes)
Parole di un uomo triste e sconsolato queste dello spagnolo Gustavo Adolfo Bécquer, pubblicate nel 1871, l’anno dopo la morte del poeta a soli 34 anni. Si può comprendere tutta l’amarezza di un uomo gravemente ammalato che vede sfuggirgli tutto quanto, persino il dolore provocato da un amore intensamente vissuto e raccontato dal suo emozionante nascere al suo improvviso svanire proprio nelle “Rime”: questa è la numero 64 su un totale di 79, siamo già vicini all’epilogo. La consapevolezza che la tubercolosi non gli lascerà altro tempo arreca a Bécquer un nuovo tormento, quello dell’impossibilità di struggersi per quel disgraziato amore per Julia Espin - “Una donna mi ha avvelenato l’anima” scrive di lei nella Rima LXXVIII e con quel veleno nel cuore se ne andrà, rimpianto dagli amici che ne pubblicheranno le opere.
Immagine da Pinterest
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LA FRASE DEL GIORNO
Ahi! a volte mi ricordo sospirando / dell’antico soffrire… / Amaro è il dolore, ma almeno / è vita il patire.
GUSTAVO ADOLFO BÉCQUER, Rime, LVI
Soffrire nella consapevolezza di non poter più provar dolore perché si avvicina la fine della propria vita ..
RispondiEliminaintensamente e violentemente struggente questo sentire di GUSTAVO ADOLFO BÉCQUER ..
-Liolucy
Delle Rimas di Bécquer esistono varie traduzioni italiane, ma quella di Marina Cepeda Fuentes è, senza ombra di dubbio, la peggiore (piena di errori, fraintendimenti, sgrammaticature, ecc.).
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