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martedì 22 luglio 2008

La poesia “cattiva”



ARCHILOCO

LUNGAMENTE SBATTUTO DAI MAROSI


Lungamente travolto dai marosi
tu sia sbattuto contro Salmidesso,
nudo, di notte, mentre in noi fa quiete.
E spossato, con ansia della riva,
tu rimanga a ciglio del frangente,
nel freddo, stridendo i denti,
come un cane, riverso sulla bocca;
ed il flusso continuo delle acque
ti copra fitto d’alghe.
Così ti prendano i Traci, che in alto
annodate portano le chiome,
e con loro tu nutra molti mali
mangiando il pane dello schiavo.
Questo vorrei vedere che tu soffra,
tu che m’eri amico un tempo
e poi mi camminasti sopra il cuore.




MARZIALE 

EPIGRAMMI, II, 38


Cosa mi frutti il podere nomentano mi chiedi tu, o Lino?
Che stando là non ti vedo: questo mi frutta, o Lino.



CECCO ANGIOLIERI

S'I' FOSSE FOCO


S’i’ fosse foco, arderéi ’l mondo;
s’i’ fosse vento, lo tempesterei;
s’i’ fosse acqua, i’ l’annegherei;
s’i’ fosse Dio, mandereil'en profondo;

s’i’ fosse papa, sere' allor giocondo,
ché tutti cristiani imbrigherei;
s’i’ fosse ’mperator, sa’ che farei?
A tutti mozzarei lo capo a tondo.

S’i’ fosse morte, andarei da mio padre;
s’i’ fosse vita, fuggirei da lui:
similemente faria da mi’ madre.

S’i’ fosse Cecco com’i’ sono e fui,
torrei le donne giovani e leggiadre:
e vecchie e laide lasserei altrui.



Per poesia “cattiva” qui non si intende quella di scarsa qualità, ma quella che convoglia i suoi canoni emotivi ed estetici in una direzione violenta ed ingiurosa, fino ad augurare il male. È l’invettiva, aspra, pungente, spesso oltraggiosa, talora sferzante. Quando fa uso dell’ironia ne esce addirittura nobilitata. È un genere frequentato dall’antichità, come dimostrano i versi di Archiloco, rivolti ad un amico che lo ha tradito: gli augura di naufragare e di riuscire sì a salvarsi dai marosi ma solo per essere catturato dai Traci e di servire sotto loro come schiavo, così da soffrire per ripagare il male fatto al poeta. Marziale, poeta latino, colpisce con lo stiletto acuminato dell'epigramma. E Cecco Angiolieri, nel Duecento, coltiva la sua rabbia realizzando un beffardo controcanto alla dolcezza dello Stil Novo.



Steve Basham, "Cane pazzo"



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LA FRASE DEL GIORNO
Un uomo non può dire «Io comporrò poesia». Perfino il più grande poeta non può dirlo: infatti la mente che crea è come un carbone semispento che qualche influenza invisibile, come vento incostante, ridesta a momentaneo splendore.
PERCY BYSSHE SHELLEY, Difesa della poesia




Archiloco (Paro, 680 a.C. circa – 645 a.C. circa), poeta greco, è considerato il primo grande lirico. Si guadagnò da vivere facendo il mercenario e la leggenda narra che morì in combattimento nella guerra contro Nasso. È celebre per il suo uso versatile e innovativo della metrica ed è il primo autore a usare il tema delle proprie emozioni ed esperienze.


Marco Valerio Marziale (Augusta Bilbilis, oggi Calatayud, Spagna, 1º marzo 38 o 41 – 104), poeta romano, ritenuto il più importante epigrammista in lingua latina. Maestro nel colpire in frasi incisive una situazione ridicola o un vizio ripugnante, diede all'epigramma quel sapore di componimento adatto all'allusione, al ritratto, al cogliere un attimo di vita reale.


Francesco Angiolieri, detto Cecco (Siena, 1260 circa – 1310/1313), poeta e scrittore italiano. Dalla sua breve opera emerge una figura di poeta empio e triste. È il più forte e il più personale tra i nostri lirici comici del Duecento e del Trecento, con voce tagliente e impetuosa.


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