VITTORIA AGANOOR
IL CANTO DELL'AMORE
Può dunque una parola, una sommessa
parola, detta da un labbro che trema
balbettando, valer più d'un poema,
prometter più d'ogni miglior promessa?
Può levarsi, a quel suono, una dimessa
fronte, raggiando, qual se un diadema
la cinga, e può dar tanto di suprema
gioia, che quasi ne rimanga oppressa
l'anima?... Io credo svelga oggi dai cuori
ogni ricordo d'amarezza, ormai
sazio d'umane lagrime, il destino.
È così certo! non mai tanti fiori
ebbe la terra, e il cielo non fu mai
né così azzurro, né così vicino!
(da Leggenda eterna, Treves, 19009
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Ah,le parole d’amore… Per gli innamorati sono miele, sono poesie. La poetessa Vittoria Aganoor, con la sua lingua ancora incrostata dallo stile del Decadentismo di fine Ottocento e inizio Novecento, riesce però a esprimere pienamente il valore e la forza del “dir d’amore”, che quattro decenni dopo Carlo Betocchi affermerà essere “più dolce dell’amore che ci stanca”.
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GOTTHARDT JOHANN KUEHL, "INNAMORATI IN UN CAFFÈ"
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LA FRASE DEL GIORNO
Rabbrividir d'amore… / restar muti, così, senza guardarsi / quant'è lungo il cammino / in quel sogno divino.
VITTORIA AGANOOR, Leggenda eterna
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Vittoria Aganoor Pompilj (Padova, 26 maggio 1855 – Roma, 8 maggio 1910), poetessa italiana. La sua poesia, di uno spiritualismo che, pur risentendo di una certa atmosfera decadente, è testimonianza di un'autentica ansia di ricerca, toccò le sue note più alte nei toni elegiaco-amorosi.
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