LOUISE GLÜCK
ITACA
L’amato non ha
bisogno di vivere. L’amato
vive nella testa. Il telaio
è per i proci, ordito
come un’arpa con filo bianco di sudario.
Lui era due persone.
Era il corpo e la voce, la facile
attrazione di un uomo vivo, e poi
il sogno o immagine in evoluzione
creati da una donna intenta al telaio,
seduta là in una sala piena
di uomini dalla mente concreta.
Come compiangete
il mare ingannato che cercò
di portarlo via per sempre
e prese solo il primo,
il vero marito, dovete
compiangere costoro: non sanno
cosa stanno guardando;
non sanno che quando uno ama in questo modo
il sudario diviene un abito da sposa.
(da Prati, 1996 -Traduzione di Massimo Bacigalupo)
Ecco ancora Penelope. Dopo Tua Forsström, Katerina Anghelaki-Rooke e Carol Ann Duffy, ecco un altro sguardo di donna sulla vicenda narrata dall’Odissea e assurta a simbolo per antonomasia della fedeltà coniugale femminile. Louise Glück, Premio Nobel statunitense scomparsa lo scorso ottobre, sposta l’attenzione su ciò che comporta il passare del tempo, dei venti lunghi anni in cui Odisseo resta lontano da Itaca: sarà un altro uomo quello che tornerà, diverso da quello che il ricordo ha conservato e immaginato.
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JOHN WILLIAM WATERHOUSE, "PENELEOPE E I PRETENDENTI"
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LA FRASE DEL GIORNO
È questa quiete che amiamo tutte e due. / L’amore della forma è amore di cose finite.
LOUISE GLÜCK, Ararat
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Louise Elisabeth Glück (New York, 22 aprile 1943 – Cambridge, Massachusetts, 13 ottobre 2023), poetessa statunitense nata da famiglia ebrea ungherese. È stata premiata con il Pulitzer nel 1993 ed è stata Poeta Laureato del Congresso nel 2003. Nel 2020 è stata insignita del Premio Nobel per la Letteratura.
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