JANE HIRSHFIELD
COTOGNA AUTUNNALE
Come sono tristi
le promesse a cui non torniamo mai più.
Rimangono in bocca,
irruvidiscono la lingua, conducono una vita propria.
Case costruite e abitate inconsapevolmente;
una successione di bottiglie di latte consegnate ogni mattina alla porta
e portate dentro.
E quale è reale?
La musica nell'orecchio del compositore
o il pezzo scaduto che suona l'orchestra?
Il mondo è una versione sfocata di se stesso:
rovinata, adorabile e imperfetta.
È abbastanza.
(da Gravità e angeli, 1988)
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Il sapore antico delle cotogne varca il tempo per rappresentare un mondo perduto, quello dell’infanzia – come nella poesia di Fernando Bandini sull’odore scomparso del latte che trabocca - e innesca nei versi della poetessa statunitense Jane Hirshfield una considerazione sulle promesse che il tempo non ha mantenuto, sul suo mutare non più in sincrono con le speranze di allora.
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IMMAGINE © BICANSKI/PIXNIO
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LA FRASE DEL GIORNO
Ad un certo punto ho capito che non si ottiene una vita umana completa se si tenta di tagliarne un'estremità, che è necessario accettare l'intera esperienza, l'intero spettro di ciò che accade.
JANE HIRSHFIELD
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Jane Hirshfield (New York, 24 febbraio 1953), poetessa, saggista e traduttrice statunitense. La sua poesia, influenzata dallo Zen e dal buddhismo, esplora i rapporti personali e quelli con gli elementi naturali con particolare interesse al legame tra inquinamento ambientale e umanità.
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