WALLACE STEVENS
SOLILOQUIO FINALE DELL'INNAMORATA INTERIORE
Accendi la prima luce della sera, come in una stanza
in cui riposiamo e, con poca ragione, pensiamo
il mondo immaginato è il bene supremo.
Questo è dunque il rendez-vous più intenso.
È in tale pensiero che ci raccogliamo
fuori da ogni indifferenza, in una cosa:
entro una sola cosa, un solo scialle
che ci stringiamo intorno, essendo poveri: un calore,
una luce, un potere, l'influsso prodigioso.
Qui, ora, dimentichiamo l'un l'altro e noi stessi.
Sentiamo l'oscurità di un ordine, un tutto,
un conoscere, ciò che fissò il rendez-vous
entro il suo confine vitale, nella mente.
Diciamo Dio e l'immaginazione sono tutt'uno...
Quanto in alto l'altissima candela irraggia il buio.
Di questa luce stessa, della mente centrale,
facciamo un'abitazione nell'aria della sera,
tale che starvi insieme è sufficiente.
(da Harmonium, 1923 - Traduzione di Massimo Bacigalupo)
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L'innamorata interiore (the “paramour" in originale, ovvero "l'amante", "la spasimante") è, secondo il poeta statunitense Wallace Stevens, l'immaginazione, quella che risiede in un luogo interno a noi, nelle profondità del pensiero. Dio stesso è un'estensione dell'immaginazione, un Dio che "deve essere personale perché solo le persone lo creano" come "sostentamento eterno", incarnarsi dell'immensità nella mente umana.
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PABLO DOMINIC, "LIBRO E LAMPADA"
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LA FRASE DEL GIORNO
Considerare l’immaginazione come metafisica significa pensarla come parte della vita, e pensarla come parte della vita significa rendersi conto della portata dell’artificio. Viviamo nella mente.
WALLACE STEVENS
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Wallace Stevens (Reading, Pennsylvania, 2 ottobre 1879 – Hartford, Connecticut, 2 agosto 1955) è stato un poeta statunitense. Laureato ad Harvard, avvocato dal 1904, lavorò per una compagnia di assicurazioni. Espressione tra le più alte del Modernismo, nei suoi versi risaltano l'immaginazione e lo spessore metaforico del linguaggio.
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