SALVATORE QUASIMODO
QUASI UN EPIGRAMMA
Il contorsionista nel bar, melanconico
e zingaro, si alza di colpo
da un angolo e invita a un rapido
spettacolo. Si toglie la giacca
e nel maglione rosso curva la schiena
a rovescio e afferra come un cane
un fazzoletto sporco
con la bocca. Ripete per due volte
il ponte scamiciato e poi s'inchina
col suo piatto di plastica. Augura
con gli occhi di furetto
un bel colpo alla Sisal e scompare.
La civiltà dell'atomo è al suo vertice.
(da La terra impareggiabile, Mondadori, 1958)
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"Lei compra quello che vogliono venderle, oggi è un ordine, una persuasione psicologica" rispose amaro Salvatore Quasimodo a un lettore sulle colonne del Tempo nel 1964. È quella la "Civiltà dell'atomo" che si è venuta a creare dopo le bombe di Hiroshima e di Nagasaki. Il contorsionista che fa il suo "numero" nel bar è un aspetto della società neocapitalistica che ha tradito gli ideali nati dopo la terribile esperienza della guerra, rappresenta ciò che non sarebbe dovuto essere, il fallimento dell'utopia. E a nulla vale che l'uomo ora sia in grado di lanciare nuove lune con la sua "intelligenza laica" e addirittura di andare sulla Luna vera, come accadrà poco più di un decennio dopo questi versi.
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PABLO PICASSO, “L'ACROBATA”
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LA FRASE DEL GIORNO
In questa città c’è pure la macchina / che stritola i sogni: con un gettone / vivo, un piccolo disco di dolore / sei subito di là, su questa terra, / ignoto in mezzo ad ombre deliranti / su alghe di fosforo funghi di fumo.
SALVATORE QUASIMODO, La terra impareggiabile
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Salvatore Quasimodo (Modica, 20 agosto 1901 – Napoli, 14 giugno 1968), poeta e traduttore italiano, esponente di rilievo dell'ermetismo. Essenziale ed epigrammatico, ha temperato gli influssi originari in un linguaggio poeticamente sempre più autonomo, che libera un’intensa sensualità in trepide visioni. Premio Nobel per la letteratura 1959 “per la sua poetica lirica, che con ardente classicità esprime le tragiche esperienze della vita dei nostri tempi”.
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