ÁNGEL GONZÁLEZ
ALLORA
Allora,
nelle sere d'estate,
il vento
portava dal campo alla strada
un odore volubile di stalla
e di erba sussurrante come un fiume
che entrava con il suo canto e con il suo profumo
sulle pallide rive del sonno.
Echi remoti,
suoni distaccati
di quella voce,
fili di speranza
a poco a poco disfatti,
svaniscono dolcemente in lontananza:
già ieri va sussurrando come un fiume
portando il sogno a valle,
verso la bianca riva dell'oblio.
(da Campione, corretto e ampliato, di alcuni procedimenti narrativi e degli atteggiamenti sentimentali che abitualmente comportano, 1977)
.
“Poiché si ha coscienza dell’inutilità di tante cose / talvolta uno si siede tranquillo all’ombra di un albero – d’estate – e tace” scrive il poeta spagnolo Ángel González: così, in quell’oasi di pace rievoca la nostalgia delle estati felici del passato – tutti ne abbiamo nella memoria, come un’arcadica età dell’oro. Segue allora il fiume del ricordo, vi si abbandona, consapevole che il punto d’arrivo, la foce, altro non è che l’oblio.
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EDWARD HOPPER, "SERA DI CAPE COD", 1939
.
LA FRASE DEL GIORNO
In queste condizioni non c’è rimedio: / né il balsamo fallace della nostalgia, / né il più saldo conforto dell’oblio.
ÁNGEL GONZÁLEZ, Prosemi o meno
.
Ángel González Muñiz (Oviedo, 6 settembre 1925 – Madrid, 12 gennaio 2008), poeta spagnolo della Generazione del ‘50. Premio Principe delle Asturie nel 1985 e Premio Regina Sofia nel 1996. La sua opera mescola intimismo e poesia sociale con un tocco ironico. Il passare del tempo, l’amore e la civilizzazione sono i suoi temi ricorrenti, giocati su toni di un’ottimistica malinconia.
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