JOSÉ WATANABE
ANONIMO (QUALCUNO, PRIMA DI NEWTON)
Dalla cengia della montagna
lascio cadere dolcemente un sasso verso il precipizio,
azione oziosa
di chi si ferma a riposare in questo luogo.
Mentre la pietra cade libera e pulita nell'aria,
sento confusamente che non è la pietra a cadere,
ma che piuttosto scende richiamata dalla terra, attratta
da un potere invisibile e inevitabile.
La mia bocca vuole dare un nome a quel potere, fa smorfie, balbetta
e non dice niente.
La rivelazione, il principio,
è stato come un pesce sfuggente che è affiorato ed è tornato nei suoi abissi
ed è ancora senza nome.
Mi accontento di averlo intravisto.
Non conosco linguaggio e questa mancanza non mi rattrista.
Un giorno un altro uomo, salito su questa montagna
o su un'altra,
dirà di più, e con precisione.
Quell'uomo, senza saperlo, completerà il mio pensiero.
(da Il fuso della parola, 1989)
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Una poesia, questa del poeta peruviano José Watanabe, che mi ha ricordato un bellissimo album progressive del Banco del Mutuo Soccorso, Darwin: il tema è lo stesso, l’evoluzione, la nascita del sentimento e della scienza, la scoperta. Questo anonimo antenato “scopre” la forza di gravità centinaia di migliaia di anni prima di Newton, ma ancora non può rendersene conto e non può esprimere la sua intuizione.
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FOTOGRAFIA © GIDONPICO/PIXABAY
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LA FRASE DEL GIORNO
C'è un concetto di base nella scienza: ogni scoperta, ogni invenzione è sempre il frutto di ricerche precedenti che hanno preparato il terreno.
PIERO ANGELA, Viaggio nella scienza
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José Watanabe Varas (Trujillo, 17 marzo 1945 - Lima, 25 aprile 2007) poeta peruviano. Voce dei “poeti del ‘70”, al tipico colloquialismo e allo sperimentalismo della corrente mescolò lo zen, il taoismo, il buddhismo e la cultura degli haiku che gli derivavano dalle sue origini giapponesi.
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