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sabato 6 maggio 2023

Rafael Guillén


Il 4 maggio è morto all’età di 90 anni a causa di un ictus Il poeta spagnolo Rafael Guillén, tra i più noti esponenti della cosiddetta Generazione del' 50, quella che ruppe il silenzio in cui era sprofondata la poesia granadina del dopoguerra dopo l'assassinio di Federico García Lorca. Fortemente radicato nel territorio andaluso, disse: “La mia poesia è tremendamente Granada. Direi che non è nemmeno andalusa. Il granadismo si manifesta con una concezione della vita in cui il senso dell'umorismo non è mai estraneo. E distinguo il senso dell'umorismo dallo scherzo”. I suoi versi, come disse Antonio Chicharro al conferimento del Premio García Lorca, sono “in cammino verso l'atemporalità” e “tolgono spazio all'incertezza e alla confusione e cercano domande sull'esistenza, sull'amore, sul mistero senza altra risposta che la traccia di alcune poesie”.

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FOTOGRAFIA © LA NOCHE EN BLANCO DE GRANADA

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ESSERE UN ISTANTE

La certezza arriva come uno stordimento.
Si vive per i momenti di luce. O di oscurità.
Il resto sono le ore, i fondali,
il grigiore della fatica. Il resto è niente.

È un momento. Il corpo si disabita e smette
di essere la trasparenza con cui vede se stesso.
Si incorpora nelle cose; diventa materia estranea
e possiamo sentirlo da un luogo remoto.

Ricordo un istante in cui Parigi
mi cadde addosso con il peso di una stella spenta.
Ricordo quella pioggia totale. Parigi è triste.
Tutto ciò che è bello è triste finché esiste il tempo.

Vivere è fermarsi con il piede alzato,
è perdere un passo, è guadagnare un secondo.
Quando guardi passare un fiume, non vedi l'acqua.
Vivere è vedere l'acqua; fissare il suo rilievo.

Il mio vagare poggiava sul parapetto di ferro
del Pont des Arts. Improvvisamente, la vita balenò.
Pioveva sulla Senna e l'acqua, crivellata,
era diventata pietra, cenere di lava indurita.

Niente altera il suo ordine. È solo un battito
dell'essere che, a sorpresa, diventa percepibile.
E dentro si sente la compattezza del ferro,
e noi siamo lo sguardo stesso che ci trafigge.

La lucidità sceglie i momenti inaspettati.
Come quando in sala proiezioni un guasto
interrompe l'azione, lascia un fermo immagine.
Presto il ritmo continua. E la caduta continua.

La pesante sagoma del Louvre non si adattava
allo spazio. Era installata in una
parte di me, era un pezzo di quella coscienza totale
che trafiggeva la certezza assoluta con il suo raggio.

Essere un istante Essere immersi tra le altre cose
che sono. Dopo non c'è niente. Dopo l'universo
continua la sua morte circolare nel vuoto.
Ma per un attimo si ferma, vive.

Ricordo che pioveva su Parigi. Anche gli alberi
erano eterni sulla riva. Dopo un secondo,
le acque ripresero il loro corso e io, ancora una volta,
le guardavo, senza vederle, perdersi sotto il ponte.

(da Confini, 1971)

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SEI DI FRONTE A ME, INVADI, INAUGURI

Sei di fronte a me, Invadi, inauguri
un territorio, uno spazio
che è già tuo per sempre. Ogni
posa, ogni gesto acquisisce
il carattere di quella trasparenza
che ti protegge in questo momento.
Uno spazio creato
per te, che prima del tuo arrivo
non esisteva; sovrapposto
a precedenti presenze nello stesso
luogo e impenetrabile
a successive invasioni.

La sera è una piazza
con tigli e uccelli e su questa
stessa panchina di marmo
consunto si baciarono altri
amanti; ma si sono
portati via la loro aria ed è la tua,
la nostra, quella che i nostri corpi spostano,
e la nostra felicità è la prima,
e il nostro posto è unico.

(da Le età del freddo, 2002)

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NIENTE

Niente
Non c'è niente qui. O meglio,
c'è solo il mare.
È perché la bellezza arriva a un punto
in cui supera
il proprio limite e si avvicina
all'assoluto.
Nulla è più bello del niente.
Solo, forse, il mare
quando scompare in occhi
che lo annientano nella loro intensa
contemplazione.

È come quando sei assente
ma rimani ad occupare un posto,
ad adattare quell'invisibile assenza
al contorno, alla forma,
al nulla che ti sei lasciato alle spalle.

Non rimane niente. Rimane
la traccia del nulla che ha superato
i suoi confini, che ha raggiunto,
come il mare, come te,
quello stato supremo
che non ha più nome.

(da Ultime poesie [Quello che non saprò mai dirti], 2019)

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  LA FRASE DEL GIORNO   

Ma le lacune rimangono, il tempo rimane. / Il tempo è un insieme /
di lacune successive incolmabili
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RAFAEL GUILLÉN, Confini

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Rafael Guillén (Granada, 27 aprile 1933 – 4 maggio 2023), un poeta spagnolo della Generazione del ‘50.Contribuì a rivitalizzare la poesia andalusa del dopoguerra fondando e dirigendo nel 1957 la raccolta di poesie Veleta al Sur,  La sua poesia si interroga sull’amore, sul tempo e sul mistero della vita.


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