Elio Filippo Accrocca, poeta laziale di cui ricorre oggi il centenario della nascita, fu legatissimo a Roma, soprattutto al quartiere di Portonaccio, dove visse fino al 1943, quando la casa dove abitava fu distrutta da un bombardamento alleato: “Ho dormito l'ultima notte / nella casa di mio padre / al quartiere proletario. / La guerra, aborto d'uomini / dementi, è passata sulla / mia casa di San Lorenzo. / Il cuore ha le sue distruzioni / come le macerie di spettri, / eppure il cuore ancora grida, / geme, dispera, ma vive / come la madonna di Raffaello / salvata tra i sassi della mia casa / e un paio di calzoni grigioverdi” scrive in Portonaccio nel 1945. La sua poesia, da un inizio neorealista vira verso un ermetismo più legato a una ricerca stilistica e poi a un tentativo di sperimentazione alla Zanzotto che confluirà nel 1966 in Innestogrammi: corrispondenze, sempre traducendo in versi la sua esperienza esistenziale, segnata da numerosi lutti come la tragica morte del figlio diciottenne in un incidente motociclistico, che darà vita alla raccolta Il superfluo.
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FOTOGRAFIA © LA VOCE DELLA BELLEZZA
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RITORNO A PORTONACCIO
Mutato ponte e più mutate cose
dell'inesausto vivere
negli afoni mattini. Si fa monte
il ricordo degli anni quando ancora
intatta era l'immagine dei pini
densi di fumo e l'isola
di verde m'accoglieva
ogni giorno al passaggio contemplato
dei treni amici e delle amiche grida.
Oggi mutata è pure la mia vita
e i desideri, e il senso
delle parole s'è trasfigurato:
tanta merce è passata e tanto fiato...
Solo intatto mi resta
l'intramontato innesto (amore? odio?)
per il mio Portonaccio fatto mesto
e ilare, sconvolto e avvolto a un tempo
da memoria che rende l'ora desta.
Ottobre 1957
(da Ritorno a Portonaccio, Mondadori, 1959)
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IL SUPERFLUO
Le pareti di casa
sono come le pagine
d'un libro aperto
fessure e macchie
sono date e nomi
che incrinano le vene
non sappiamo che il minimo
appena l'indispensabile
del tanto che esiste
non vediamo che il contorno
delle cose nel raggio
breve degli occhi
non possediamo che il cartoccio
degli oggetti di sussistenza
chiamata proprietà
ma se aggiungi un altro giorno
alla somma puoi dire
che sai e vedi ed hai più del superfluo.
10 maggio 1978
(da Il superfluo, Mondadori, 1980)
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Un’altra poesia di Elio Filippo Accrocca sul Canto delle Sirene:
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LA FRASE DEL GIORNO
L'universo / è continua presenza che ci assorbe. / Mistero, enigma, dubbio sono strati / negativi dell'essere, appartengono / al limite che noi chiamiamo vita.
ELIO FILIPPO ACCROCCA, Il superfluo
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Elio Filippo Accrocca (Cori, 17 aprile 1923 – Roma, 11 marzo 1996), poeta, scrittore e traduttore italiano. Allievo di Ungaretti, fece parte del “Gruppo di Portonaccio”. nelle sue liriche, improntate ora a una pensosa consapevolezza della realtà, ora a una vivace simbologia, ora a una volontà di sperimentazione, è costante la presenza di Roma.
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