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sabato 11 settembre 2021

Il mondo mutilato


ADAM ZAGAJEWSKI

PROVA A CANTARE IL MONDO MUTILATO

Prova a cantare il mondo mutilato.
Ricorda le lunghe giornate di giugno
e le fragole, le gocce di vino rosé.
Le ortiche che metodiche ricoprivano
le case abbandonate da chi ne fu cacciato.
Devi cantare il mondo mutilato.
Hai guardato navi e barche eleganti;
attesi da un lungo viaggio,
o soltanto da un nulla salmastro.

Hai visto i profughi andare verso il nulla,
hai sentito i carnefici cantare allegramente.
Dovresti celebrare il mondo mutilato.
Ricorda quegli attimi, quando eravate insieme
in una stanza bianca e la tenda si mosse.
Torna col pensiero al concerto, quando la musica esplose.
D’autunno raccoglievi ghiande nel parco
e le foglie volteggiavano sulle cicatrici della terra.
Canta il mondo mutilato
e la piccola penna grigia persa dal tordo,
e la luce delicata che erra, svanisce e ritorna.

(da Dalla vita degli oggetti, Poesie 1983-2005, Adelphi, 2012 - Traduzione di Krystyna Jaworska)

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Ricorre il ventennale degli attacchi dell’11 settembre 2001: quel giorno tutti sappiamo esattamente dove ci trovassimo, come accadde alle generazioni precedenti per l’assassino di Kennedy o la dichiarazione di guerra del 1940. Fu un evento epocale, lo spartiacque tra due mondi, quello che conoscevamo con tute le sue certezze e quello che ci siamo ritrovati in questo ventennio – il recente ritiro della NATO dall’Afghanistan ha riportato indietro quella regione al 2001 o giù di lì. Quel giorno, che Giovanni Paolo II definì "il più buio nella storia dell'umanità", due aerei di linea furono dirottati e infilati nelle Torri Gemelle di New York, un terzo fu fatto precipitare su un’ala del Pentagono e un quarto diretto a Washington, il volo United 93, cadde per l’eroico intervento dei passeggeri a Shanksville, in Pennsylvania.

La poesia di Adam Zagajewski assurta a emblema di quel giorno – l’autore polacco, scomparso quest’anno, era noto soprattutto negli U.S.A. come il “poeta dell’11 settembre” - in realtà fu scritta prima dell’evento, ma come accade spesso, fu interpretata alla luce di ciò che accadde dopo che il New Yorker la pubblicò sull’ultima pagina del suo speciale su quella tragedia che spaccò in due il mondo. Un critico scrisse che era “come se l'America fosse entrata per la prima volta nell'incubo della storia e solo un poeta polacco potesse indicarle la strada”.

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COPERTINA DI TIME

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LA FRASE DEL GIORNO
Siamo entrati nel terzo millennio attraverso una porta di fuoco. Se oggi, dopo l'orrore dell'11 settembre, vediamo meglio, e vediamo oltre, ci renderemo conto che l'umanità è indivisibile. Le nuove minacce non fanno distinzione tra razze, nazioni o regioni
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KOFI ANNAN, Discorso per il Nobel, 10 dicembre 2001




Adam Zagajewski (Leopoli, Ucraina, 21 giugno 1945 – Cracovia, 21 marzo 2021), poeta, scrittore e saggista polacco. Esordì nel 1972 con Komunikat. Esponente della New Wave polacca, nel 1976 aderì al Comitato per la Difesa degli Operai e la dittatura comunista gli impedì di pubblicare. Cominciò allora il suo esilio a Houston e Parigi. Tornò a risiedere a Cracovia nel 2002.


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