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sabato 24 luglio 2021

Guillermo Sucre


Il poeta, saggista, traduttore e critico letterario venezuelano Guillermo Sucre è morto due giorni fa a Caracas. Nato nel 1933, fu docente per molti anni alla Scuola di Lettere dell’Università Centrale del Venezuela. Da studente si trovò a combattere la dittatura di Marcos Pérez Jiménez e incarcerato per un breve periodo. Esule a Santiago del Cile, vi continuò i suoi studi. La sua poesia è caratterizzata da una correlazione tra il senso e la coscienza e da una tensione verbale che gioca spesso con l’alterazione tipografica, l’alternarsi di poesia e di prosa, l’uso di giochi di parole in una specie di prova cui sottopone il linguaggio.

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E MI RIVEDO ABBRACCIATO AL SUO CORPO

E mi rivedo abbracciato al suo corpo
mi rivedo respirare la sua pelle i suoi capelli che appena sfioro
di nuovo la pioggia la notte come un albero scintillante
       ha coperto la casa
l’occhio torrenziale del cielo mi giudica mi condanna
odo le gocce rapide cadere in cortile la sottomissione delle pietre
l’angelo che combatte nell’ombra aguzza il suo profilo di fuoco
e vivo tutto come se fosse il ricordo dell’esilio
ma gli anni passeranno
                                        l’adolescente si bagna
       nel fiume che non lo riflette più
       espone la sua nudità alla luce selvatica del mezzogiorno che gli ferisce gli occhi
       con la mano con cui idolatra il sesso scrive sulla sabbia
       il battito di questo spazio selvaggio
passeranno gli anni
                                 ma resterà lì solo a riposare
       la testa
                       vicina al corpo
respirando l’ultima lucentezza della sua pelle la trama cinerea dei suoi capelli
nella chiarezza che ha diviso il tempo

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SCRIVO CON PAROLE CHE HANNO L’OMBRA

Scrivo con parole che hanno ombra ma che non fanno ombra
appena inizio questa pagina l’insonnia la brucia
non le parole ma ciò che consumano ciò che occupa la realtà -
il luogo senza luogo
l’agonia del gioco l’illusione di stare al mondo

l’illusione non è ciò che fa la realtà ma il lampo scisso -
simulazione dove si svolgono le cerimonie gli scambi di riflessi
del vuoto del desiderio

non c’è più posto per la scrittura perché essa è il posto stesso -
da ciò che è stato cancellato
scopriamo il mondo lo descriviamo nel suo ostinato aggiramento


non tornerò al mare ma il mare vive di quell’assenza che è
il mare quando lo dice la parola
e si riversa sulla pagina come una mano
non sarò nel bosco ma nella foglia che scrivo e intravedo
tra i suoi rami passare il vento
non ci sarà più estate ma quel sole che divora la memoria
e viene la notte della sabbia che copre gli occhi e solo
possiamo leggere quello che non è stato scritto

(da La vastità, 1988)

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LA FRASE DEL GIORNO
La verità è che ci sono molte cose oscure che non possiamo cambiare: devono essere oscure e questo molta gente non lo capisce. Ci sarà sempre una poesia oscura.
GUILLERMO SUCRE, Cuadernos hispanoamericanos, 6 marzo 2020




Guillermo Sucre Figarella (Tumeremo, 15 maggio 1933 - Caracas, 22 luglio 2021), poeta, traduttore e critico letterario venezuelano. Esule in Cile dopo la dittatura di Pérez Jiménez, insegnò a Pittsburgh e a Caracas. La sua poesia ha una tensione poetica che gioca con il linguaggio e si biulancia tra senso e coscienza.


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