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lunedì 21 giugno 2021

Un rovente muro d’orto


EUGENIO MONTALE

MERIGGIARE PALLIDO E ASSORTO

Meriggiare pallido e assorto
presso un rovente muro d’orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.

Nelle crepe del suolo o su la veccia
spiar le file di rosse formiche
ch’ora si rompono ed ora s’intrecciano
a sommo di minuscole biche.

Osservare tra frondi il palpitare
lontano di scaglie di mare
mentre si levano tremuli scricchi
di cicale dai calvi picchi.

E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

(da Ossi di seppia, Gobetti, 1925)


Spulciando l’archivio delle poesie pubblicate mi ha meravigliato l’assenza di "Meriggiare pallido e assorto” di Eugenio Montale, testo che ben si addice a celebrare l’arrivo astronomico dell’estate con il solstizio alle 5.32 di oggi.

C’è tutto Montale: c’è l’isolamento della muraglia, invalicabile addirittura, visti quei pezzi di vetro posti alla sua sommità per impedire lo scavalcamento – offendicula si indicano con termine legale e sono leciti, anche se molto meno diffusi di un tempo; c’è la convinzione che la vita sia un “travaglio”, e non a caso il poeta sottolinea l’aridità del luogo, tra serpi e rovi, tra formiche rosse e il sole a picco. Rimane tuttavia il baluginare della speranza, quel mare di Liguria che luccica lontano, intravisto tra il fogliame.

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ANTONIN SLAVICEK, "MURO DEL GIARDINO"

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LA FRASE DEL GIORNO
Portami tu la pianta che conduce / dove sorgono bionde trasparenze / e vapora la vita quale essenza; / portami il girasole impazzito di luce.
EUGENIO MONTALE, Ossi di seppia




Eugenio Montale (Genova, 12 ottobre 1896 – Milano, 12 settembre 1981), poeta e scrittore italiano, Gli fu conferito il Premio Nobel per la Letteratura nel 1975 “per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”, ovvero la “teologia negativa” in cui il "male di vivere"  si esprime attraverso la corrosione dell'Io lirico tradizionale e del suo linguaggio.


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