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lunedì 31 maggio 2021

L’isola della poesia


ADAM ZAGAJEWSKI

HOUSTON, SEI DEL POMERIGGIO

L’Europa già dorme sotto la ruvida coltre dei confini
e degli odi antichi: la Francia stretta
alla Germania, la Bosnia tra le braccia della Serbia,
la Sicilia solitaria nel mare turchino.

È quasi sera qui, la lampada è accesa
e presto si spegnerà il sole oscuro.
Sono solo, ora leggo, ora rifletto,
ora ascolto un poco di musica.

Sono là dov’è l’amicizia,
ma non gli amici, dove cresce
l’incanto, ma senza incantesimi,
là dove ridono i morti.

Sono solo perché l’Europa dorme, La mia amata
dorme in una casa altra nei pressi di Parigi.
A Cracovia e a Parigi i miei amici
guadano lo stesso fiume dell’oblio.

Leggo e rifletto; in una poesia
ho trovato: Accadono disgrazie così orribili…
‒ Non chiedere! Non chiedo. Nel silenzio della sera
irrompe un elicottero della polizia.

La poesia chiama a una vita più alta ‒
ma ciò che è basso ha la sua eloquenza ‒,
più sonora della lingua indoeuropea,
più forte dei miei libri e dei miei dischi.

Non ci sono usignoli o merli
dalla dolce, triste cantilena,
solo il tordo beffeggiatore che imita
e fa il verso a tutte le altre voci.

La poesia chiama alla vita, al coraggio
di fronte all’ombra che si espande.
Sai guardare con calma la Terra
‒ come un ideale cosmonauta?

Dall’indolenza innocente, dalla Grecia dei libri
e dalla Gerusalemme del ricordo d’un tratto emerge
l’isola della poesia, disabitata,
che un novello Cook un giorno scoprirà.

L’Europa dorme già. Gli animali notturni
rapaci e malinconici,
vanno a caccia, muovono alla morte.
Tra poco anche l’America si addormenterà.

(da Desiderio, 1999)

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L’esperienza del presente è una delle caratteristiche principali della poesia di Adam Zagajewski. Il poeta polacco, dopo aver firmato la “Lettera dei 59”, nel 1976 si vide bandire la stampa dal regime comunista. Nel 1980 firmò l’appello per gli operai di Solidarnosc in sciopero e due anni dopo scelse l’esilio a Parigi. Tornerà a Cracovia solo vent’anni dopo. Nel momento di questa poesia si trova in America, a Houston, per insegnare. Ed è un secondo esilio, oltre che dalla Polonia si sente esule anche dall’Europa: quella patria perduta – la natia Leopoli passata all’Ucraina, Cracovia, lo stesso sentire europeo – rimangono una ferita sempre viva che Zagajewski tenta di sanare elevandosi con la poesia.

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FOTOGRAFIA © TREY RATCLIFF/FLICKR

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LA FRASE DEL GIORNO
Le scienze positive stanno progredendo, mentre poesia e filosofia rimangono nello stesso stato di smarrimento. Uno smarrimento che a volte dà felicità e a volte può essere una vera tortura.
ADAM ZAGAJEWSKI, Sovrapposizioni, 19 gennaio 2021




Adam Zagajewski (Leopoli, Ucraina, 21 giugno 1945 – Cracovia, 21 marzo 2021), poeta, scrittore e saggista polacco. Esordì nel 1972 con Komunikat. Esponente della New Wave polacca, nel 1976 aderì al Comitato per la Difesa degli Operai e la dittatura comunista gli impedì di pubblicare. Cominciò allora il suo esilio a Houston e Parigi. Tornò a risiedere a Cracovia nel 2002.


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