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giovedì 8 aprile 2021

Una febbre di andare


CATULLO

È PRIMAVERA, TORNANO I GIORNI MITI

È primavera, tornano i giorni miti
e la brezza leggera dello zefiro
spegne nel cielo la furia dell'inverno.
Lasciamo i campi della Frigia, Catullo,
le pianure fertili e afose di Nicea;
via in volo per le città luminose dell'Asia.
Irrequieto ti brucia una febbre di andare
e nel desiderio ritrovi la tua forza.
Addio, dolce compagnia di amici:
partiti insieme dalla patria lontana,
ognuno per strade diverse ritorneremo.

(da Carmina, 46 – Traduzione di Mario Ramous)

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Tra il 57 e il 56 avanti Cristo il poeta latino Catullo fece parte della delegazione del propretore Gaio Memmio in Bitinia, regione dell’odierna Turchia a ridosso del Mar Nero. Qui è già nella primavera del 56, in procinto di abbandonare la città di Nicea – l’odierna İznik, nella regione di Bursa – per ritornare a Roma: il suo animo è esaltato dalla bella stagione che fiorisce ogni cosa nel vento tiepido, dalla ansiosa frenesia del viaggio, dalla voglia di rientrare in patria e vedere gli amici. Ma non tutti ritorneranno con lui, e quel dissolversi delle amicizie crea una profonda vena di malinconia.

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FOTOGRAFIA © WALLPAPERFLARE

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LA FRASE DEL GIORNO
Viaggiare è un sentirsi morire a ogni passo, la vita appare al viaggiatore come un'esperienza estremamente eccitante, come un'avventura che di certo non si ripeterà di nuovo.
MARIO PRAZ, Penisola pentagonale




Gaio Valerio Catullo (Verona, 84 a.C. – Roma, 54 a.C.), poeta romano. È noto per l'intensità delle passioni amorose espresse, per la prima volta nella letteratura latina, nel suo Catulli Veronensis Liber, in cui l'amore ha una parte preponderante, sia nei componimenti più leggeri che negli epilli ispirati alla poesia di Callimaco e degli Alessandrini in generale.


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