ELIO PAGLIARANI
NINFALE
Liberare parola dal tuo vaso
d'acqua viva, nel cielo ricongiunto
sino al cespuglio d'erba d'infinito
gettarmi con un sasso e riprovare
a guardare negli occhi (sei fasciata
se lievissima sali con la polla,
la via le nostre mani ad affiorare
sanno su aperte palme di ninfee)
a dito riseguire il corso lucido
della luce nell'ombra trasparente
- svolgo la tua sostanza sopra il fiore
dell'acqua che ne trema a grandi cerchi -
non negare se l'acqua ti ritrova
e chiama con chiarezza, e d'una goccia
delle tue gote a corda vibra ancora.
Dicembre 1946
(da Tutte le poesie, Garzanti, 2006)
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È un giovane Elio Pagliarani, non ancora ventenne, quello che scrive questa poesia, ancora distante dall’avanguardia del Gruppo ‘63, dai procedimenti formali, dalla descrizione minuziosa del reale che proporrà con La ragazza Carla. Questa è una scena idilliaca che ha il sapore di certa poesia del Novecento montaliano: sogno e realtà vi si mescolano in un verdeggiante contesto dove la donna – la ninfa – si fonde con la sorgente.
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IMMAGINE © BLACKSTALLIONZ
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LA FRASE DEL GIORNO
Al tramontar del sole la ninfa mia, / spogliando di fiori il verde piano, / quanti ne troncava la bella mano / tanti il bianco piede ne faceva crescere.
LUIS DE GÓNGORA
Elio Pagliarani (Viserba, 25 maggio 1927 – Roma, 8 marzo 2012), poeta e critico teatrale italiano. Tra i principali esponenti della neoavanguardia, fu uno dei protagonisti del Gruppo '63, all'interno del quale occupò tuttavia una posizione autonoma e personale. La sua poesia nasce dalla cronaca e dalla vita quotidiana.
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