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martedì 24 marzo 2020

Alberto Arbasino


“Fare oggi un romanzo tradizionale ha lo stesso senso che conquistare oggi l'Eritrea o fondare oggi la Fiat” scriveva in Fratelli d’Italia, romanzo del 1963, lo scrittore e poeta Alberto Arbasino, morto novantenne a Voghera il 22 marzo dopo una lunga malattia. E questo assioma praticò nella sua carriera letteraria, eclettica, capace di leggere l’Italia e la sua società, soprattutto quella degli Anni Sessanta e Settanta, con una scrittura caustica e impietosa: sua intuizione è la “casalinga di Voghera” che è diventata un modo di dire per indicare lo stereotipo di una popolazione piccolo-borghese. Anche la poesia, con cui si è cimentato poco, rende comunque questa sua idea, mescolando parola e cronaca, invenzioni e citazioni, “alto” e “basso” in un divertimento accostabile per certi versi a Palazzeschi.

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LA VITA DI TUTTI I GIORNI

I

Basta, ormai è finita
e non voglio più gente in casa mia.
Quello che è stato è stato
– una gran birberia –
ma chi ha avuto ha avuto
e chi ha dato ha dato
dal Cardinale all’Innominato.

Cara la mia Lucia
non sarò più tanto snello
ma il cielo di Lombardia
è rimasto sempre quello.
Tu sai bene che non moraleggio,
però la poteva andare anche peggio:
in fondo, ce la caviamo con poco
anche se tu… sì, proprio tu
sembravi fare apposta a scherzare col fuoco…

Ma adesso il romanzo è finito,
e una volta scampati alla peste
com’è vero che almeno una cosa ho capito:
facciamo meglio – i capponi – a mangiarceli noi per le feste.

Va bene, va bene, Lucia,
te l’ho detto, è proprio finito.
E allora, cosa fai lì con le mani in mano?
Non hai mica – per caso – nostalgia?
Con tutto quello che abbiamo da fare…
Appena adesso, si cominciava a parlare…
… O ripensi magari a Milano?…

Io, francamente, non voglio pensarci mai più.
Se è per me, li perdono
tutti quanti, e ci faccio una croce su.
Proprio, da buon cristiano.
Ma è finito – hai capito? –  è finito!
Su, su,
prendi, l’anello ti dono,
senza tante parole.

Andiamo, su, hai sentito?
D’ora in poi ci si alza col sole
e si va a letto – al più tardi – alle dieci.
… Mica come in lazzaretto…

A proposito… sai che era saporito
quel giambonetto
e il tuo minestrone di ceci…


II.

Lucia… rimembri ancora
l’invasione… e non saper dove andare…
e la persecuzione… e sempre scappare…

Dormivi?… Ma io ci ho ripensato.
Forse era quel minestrone squisito,
ma io stanotte non ho proprio dormito.
Mi sono alzato,
ho bevuto – ma niente – non ci sono riuscito.
E tu dormivi – tu –
Ma appena mettevo la testa giù
era come se mi sentissi – io! – sul viso
ancora quell’orribile alito del Griso.

Eppure… vedi… sento che dimenticheremo…
Cosa vuoi… l’abitudine di ogni giorno…
Gli oggetti familiari tutti intorno…
... E domani sera, forse, «per tenermi leggero»,
tu mi farai soltanto un paio di mele al forno.
... Com'è vero! Com'è vero...
E fra meno di un anno, io stesso dirò: che scemo...

Così sarà stato inutile
tutto, come se fossero
vecchie storie, altrui e noiose...
Vedrai... «in un domani», ai nostri figli
che ci verranno a domandare
se Don Abbondio era proprio così fifone,
se (tutto sommato) Don Ferrante fosse
o non fosse un minchione,
o se la sventurata rispose o non rispose...
Noi non sapremo dare
che un po' di ricordi generici, e i soliti buoni consigli.

Non è che mi lamenti...
... Ma allora sarà stato tutto vano,
se per recuperare
momenti meno spenti
Ss episodi famosi
non avremo più niente
di prima mano,
e dovremo rileggerci - come tutti gli altri – «I Promessi Sposi»?
Perciò
promettimi: lo so
che c'è tanto da fare, in tutte le case,
e che una moglie non ha mai un attimo per riposare
né per commuoversi davanti alle albe e ai tramonti;
ma quando ti càpita d'alzar gli occhi su quei monti
sorgenti dall'acque, non dimenticare
che almeno una volta
sei stata capace di una celebre frase.


(da Matinée, Mondadori, 1983)

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BYZANTHIUM VERSUS

Ricordi quando si andò a Patmos,
apposta, per ascoltare
a un giubileo plurisecolare
del celebre monastero
le musiche bizantine più autentiche?
E le Messe erano quasi identiche
alle funzioni pre-conciliari
della nostra infanzia più rustica…
E poi si acquistarono i compact
di “musica bizantina secolare”,
nelle versioni più filologiche,
in poco o nulla si distinguevano
dai ‘bouzoukia’ di Mikonos, in piroscafo…


(da Rap 2, Feltrinelli, 2002)

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LA FRASE DEL GIORNO
In Italia c'è un momento stregato in cui si passa dalla categoria di brillante promessa a quella di solito stronzo. Soltanto a pochi fortunati l'età concede poi di accedere alla dignità di venerato maestro.
ALBERTO ARBASINO, Il Fatto Quotidiano, 23 giugno 2013




Nino Alberto Arbasino (Voghera, 22 gennaio 1930 – 22 marzo 2020), scrittore, giornalista, poeta, critico teatrale e politico italiano. Appartenente al Gruppo 63, ha scritto per Repubblica ed è stato deputato del PRI per una legislatura. Romanziere sofisticato e sperimentale, ha pubblicato anche tre raccolte poetiche: Matinée (1983), Rap! (2000) e Rap 2 (2002).


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